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Peppino Impastato e Aldo Moro, oggi anniversario della morte

Oggi 9 maggio l’Italia ricorda due vittime della mafia e del terrorismo nel giorno in cui decorre l’anniversario della loro morte nel 1978: il giornalista e attivista Peppino Impastato e il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. La morte di Impastato, avvenuta in piena notte, passò inizialmente inosservata perchè proprio in quelle ore veniva ritrovato il corpo senza vita dell’ex Presidente del Consiglio in via Caetani a Roma, dopo 55 giorni di prigionia delle Brigate Rosse.

Il giornalista di Cinisi fu assassinato a 30 anni su mandato di Gaetano Badalamenti, boss di Cosa Nostra, nel corso della campagna elettorale, 5 giorni prima della sua elezione a consigliere comunale di Cinisi nelle liste di Democrazia proletaria. Con il suo cadavere, dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani, venne inscenato un suicidio. Solo l’11 aprile 2002, grazie alla guerra combattuta dalla madre di Peppino e dal Centro Impastato, il mafioso Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del giovane attivista.

A 34 anni dalla morte il Paese celebra i due personaggi nel “Giorno della Memoria”, in ricordo di quanti hanno perso la vita durante gli anni di piombo. Al Quirinale si terrà una celebrazione, preceduta dalla deposizione di una corona di fiori in via Caetani davanti alla lapide di Aldo Moro alla quale parteciperanno le associazioni e numerosi familiari di vittime del terrorismo. Prenderanno la parola anche alcuni giovani autori del libro “A onor del vero. Piazza Fontana. E la vita dopo”, e Piergiorgio Vittorini, avvocato al processo di Piazza della Loggia e promotore del progetto “Memoriale per le Vittime del terrorismo e della violenza politica”.

Questa mattina saranno esposte, sempre al Quirinale, due delle lettere scritte da Aldo Moro durante i giorni della sua prigionia, in esposizione fino al 18 maggio e saranno anche oggetto di un dibattito in una serie d’incontri dal titolo “Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani…”.

Anche i social network ricordano Impastato e Moro. Entrambi su Twitter sono diventate le parole più cinguettate di oggi nella classifica dei top trend. Numerosissimi utenti postano sul profilo le frasi più celebri dei due uccisi: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’’omertà”, PeppinoImpastato. “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”, AldoMoro.

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Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo

“La tragedia del terrorismo non si ripeterà. Quanti fossero tentati di mettersi su quella strada non si illudano di intimidire lo Stato e i cittadini”, di Giorgio Napolitano

All'”opera di raccoglimento solidale nel ricordo e nell’omaggio per tutte le vittime del terrorismo; di ricomposizione unitaria di molteplici esperienze, dolorose e laceranti, vissute in rapporto alle singole vicende di quella stagione di violenza sanguinaria”, ha voluto fare riferimento il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in apertura del discorso celebrativo pronunciato al Quirinale in occasione del “Giorno della Memoria” dedicato alla vittime del terrorismo. Alla “opera, nello stesso tempo, di trasmissione della memoria, di ricostruzione e approfondimento sul piano storico, di riflessione collettiva e di mobilitazione civile. Ecco, quest’opera – ha sottolineato il Capo dello Stato – è andata avanti, negli ultimi cinque anni, attraverso un crescere, in modo imprevedibile, di contributi e di iniziative, che ci ha grandemente confortato, confermando la fecondità dell’impulso e dell’indirizzo” che si espressero già nella prima Giornata celebrata al Quirinale il 9 maggio del 2008.

“Si sono da allora – ha aggiunto il Presidente Napolitano – levate molte voci nuove, hanno preso la parola, innanzitutto, famigliari delle vittime, prima soverchiati dal rumoroso e spudorato esibizionismo dei colpevoli, e scoraggiati da disattenzioni e ambiguità dello stesso mondo dell’informazione. Si sono imposti all’attenzione nuovi analisti e studiosi, con apporti originali e importanti. C’è stato insomma un forte risveglio di sensibilità e di coscienze. Ed è così che dobbiamo proseguire. Per questo siamo oggi qui riuniti”.

Il Presidente Napolitano ha quindi ringraziato per i loro contributi “quanti sono intervenuti a richiamare, per esperienza vissuta e per testimonianza, vicende e figure altamente rappresentative degli anni funesti dell’attacco terroristico, che furono insieme anni di resistenza e risposta coraggiosa da parte delle forze migliori dello Stato democratico e della società italiana”.

“Certo – ha sottolineato il Capo dello Stato – sentiamo ancor più fortemente il tormento di una giustizia incompiuta, dopo tante sollecitazioni, speranze, attese e delusioni. Non è vano ripetere che il corso della giustizia deve – pur nei limiti in cui (ad esempio, anche dopo la recente sentenza per Piazza della Loggia) è rimasto possibile – continuare con ogni scrupolo. Ma è altrettanto necessario mettere sempre in luce tutto quel che di netto, preciso, inconfutabile è emerso dalle stesse carte processuali e dalle stesse sentenze – per quanto insoddisfacenti rispetto all’esigenza di colpire le persone responsabili di orrende stragi con pene adeguate e da scontare effettivamente”. Ma “non brancoliamo nel buio di un’Italia dei misteri : ci troviamo dinanzi a limiti da rimuovere e a problemi di giustizia e di verità ancora da risolvere, ma in un’Italia che ha svelato gravissime insidie via via liberandosene, che ha sconfitto il terrorismo, individuandone e sanzionandone a centinaia gli sciagurati attori, e che ha salvaguardato i presidi della nostra vita democratica”.

Per il Capo dello Stato “anche sul piano della ricostruzione della verità storica, molto rimane da fare. Con rigore di metodo, con giusto distacco da una condizionante vicinanza emotiva o da troppo facili schemi interpretativi, e con possibilità maggiori di accesso a tutte le fonti essenziali. A questo proposito, è in corso – secondo una dettagliata valutazione fornitami dal COPASIR – un’evoluzione positiva in materia di accesso agli atti, compresi quelli degli organismi di intelligence e sul terreno della riorganizzazione dei loro archivi per accelerare il versamento di documenti all’Archivio storico del DIS e quindi all’Archivio Centrale dello Stato, presso il quale siano consultabili. Attraverso la vigilanza e la sollecitazione esercitate dal COPASIR, il Parlamento segue più in generale il rinnovato impegno del governo all’applicazione di regole stringenti in materia di ricorso al segreto di Stato che scongiurino il pericolo delle distorsioni, durante gli anni del terrorismo e delle stragi, che sono state spesso e in più sedi denunciate”. A conferma di “come il tempo della storia sia giunto e possa essere fecondamente coltivato”, il Presidente Napolitano ha fatto riferimento agli originali – esposti nell’occasione al Quirinale – di due lettere di Aldo Moro, scritte in quei 55 giorni, “che furono, quelli sì, davvero ‘notte della Repubblica’, una ‘notte’ che Aldo Moro aveva visto incombere e invano tentato di allontanare”.

“Quel che ci preme in definitiva – insieme col tener viva, anche nelle sue forme più sofferte, la memoria delle vittime del terrorismo, è – ha insistito il Presidente – consolidare nella società e soprattutto nelle nuove generazioni, il senso della libertà e della democrazia conquistate sconfiggendo il fascismo, sancite nella Costituzione repubblicana, fatte oggetto di trame e di azioni distruttive, difese e riaffermate dalla grande maggioranza dei cittadini – normali ‘cittadini’ che vi credevano e che hanno reagito a pericoli estremi come il terrorismo anche pagando prezzi durissimi. Quel che ci preme è diffondere, anzi condividere, consapevolezza storica, sensibilità civica, volontà di partecipazione a tutela dei principi e dei diritti costituzionali, da qualunque parte vengano insidiati o feriti. E’ così che possiamo porre un argine insuperabile a ogni rigurgito di violenza e finanche di violenza armata. Non ci sono ragioni di dissenso politico e tensione sociale, che possano giustificare ribellismi, illegalismi, forme di ricorso alla forza destinate a sfociare in atti di terrorismo. Quella tragedia non si ripeterà, nemmeno in forme di bieca e sempre micidiale farsa. Fossero pure solo le modalità dell’agguato al dirigente d’azienda genovese a richiamare il terrorismo – vedremo i seguiti dell’indagine – la risposta e la vigilanza devono essere categoriche. Quanti fossero tentati di mettersi su quella strada sono dei perdenti, non si illudano di intimidire lo Stato e i cittadini”.

Il Presidente Napolitano si è quindi associato al ricordo di Francesca Dendena, storica rappresentante dell’associazione vittime della strage di Piazza Fontana, dedicandogli l’intera Giornata della memoria, perché nelle sue parole si ritrova “una straordinaria lezione di umanità, combattività ed equilibrio, di sapienza e saggezza politica, di senso della democrazia e della nazione”. Come le parole della Dendena – che Napolitano ha richiamato – riferite allo shock per la strage di Piazza della Loggia : ‘Temetti che a quel punto lo Stato democratico avrebbe potuto non reggere’. “Un timore che – ha aggiunto il Presidente – in più momenti, durante quegli anni, assalì anche me. Ma l’Italia, lo Stato democratico, lo Stato di diritto, ce la fecero. Ed è per questo che celebrando i 150 anni dell’Italia unita, riflettendo sul suo passato e sul suo avvenire, abbiamo potuto indicare nell’esperienza del terrorismo, in quella prova superata grazie a uno sforzo corale, un grande esempio di vitalità del tessuto unitario della nostra nazione e della nostra democrazia, un punto di riferimento e una sorgente di fiducia per il nostro comune futuro”.

Il Capo dello Stato ha concluso il suo intervento con una considerazione personale: “Queste Giornate in memoria delle vittime del terrorismo, il ricordo di quegli uomini e di quelle donne come persone, la vicinanza al dolore delle loro famiglie, la riflessione intensa su quelle vicende, su quel periodo di storia sofferta, di storia vissuta sono stati in questi anni tra gli impegni che più mi hanno messo alla prova e coinvolto non solo istituzionalmente, ma moralmente ed emotivamente. Hanno messo alla prova la mia capacità di ascoltare e di immedesimarmi, la mia responsabilità di lettura imparziale, equanime di fatti che chiamavano in causa diverse ed opposte ideologie e pratiche politiche. Trasmetterò il senso di questo impegno a chi mi succederà, così che possa essere portato avanti con immutata convinzione e tenacia”.

da quirinale.it