Tutti gli articoli relativi a: memoria

"150 anni dopo / Fondi, il risorgimento difficile", di Giuseppe Civati

I cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore», così la Costituzione. Una di quelle frasi perfette, che poi nella pratica trovi rovesciate. Proprio perché, in alcune parti del Paese, le attua la criminalità organizzata. E la politica sporca. «Disciplina e onore». Una sintesi perfetta. Siamo a Fondi, provincia di Latina. Chi ci ospita è Bruno Fiore, unico consigliere del Pd. Qualche mese fa, ha scritto queste righe, che dicono già tutto: «Fondi ha una classe politica che rappresenta solo interessi particolari e corporazioni. Sempre pronta a ubbidire agli ordini del capo. Una classe politica che non amministra la cosa pubblica nell’interesse della collettività, ma opera con i sistemi clientelari e del ricatto. Sta alle forze sane di questa città ribellarsi coraggiosamente a tutto ciò. Deve essere il Pd a farsi portavoce di una primavera di nuova democrazia partecipata, capace di progettare un futuro migliore e diverso per l’intera collettività». E sono cose che valgono più di un intero Congresso. In questa storia, tutti i ‘buoni’ si …

"Il viaggio dell'Unità 150 anni dopo. Bello confondersi col tricolore" di Giuseppe Civati

Di che nazionalità sei?», chiede Nico, nel ristorante in cui i camerieri sono quasi tutti stranieri. «Sono siciliano», risponde il ragazzo dietro il bancone, sorpreso e divertito insieme. Siamo a Reggio Emilia. La città del tricolore. E con i colori ci si può anche confondere. Anzi, lo vedremo, ci si deve proprio confondere. Alberto, che incontriamo di fronte al museo che al Tricolore è dedicato, ricorda di quando le forze dell’ordine hanno presidiato via Roma, perché i cittadini si lamentavano del degrado. E la cosa più irregolare che hanno trovato erano i reggiani che affittavano agli stranieri, per cifre folli, piccoli appartamenti, anche per dieci persone alla volta. Poi gli stranieri hanno imparato come si fa. E le cose sono scappate di mano. Chissà perché mi viene in mente via Padova. Chissà. Ora siamo nel quartiere della stazione, in piazza Domenica Setti, «vittima dell’eccidio delle Officine reggiane», dice il cartello. Una piazza nuova, con il chiosco analcolico gestito da una cooperativa: qualcuno, nel quartiere più difficile della città, si occupa del degrado. Lì vivono 5000 …

"Senza libertà di pensiero l'uomo è perduto. Simone Weil appassionata del bene comune", di Elisabetta Rasy

Nella devozione di certi suoi adepti e adepte di oggi Simone Weil prende spesso una fisionomia caricaturale. Quella di una sorta di santa laica che, nascosta dietro monastiche vesti scure, praticava un impeccabile distacco dal mondo. Niente di più inesatto: per tutto l’arco della sua non lunga vita Simone aveva coltivato contatti col mondo costanti, intensi e avventurosi. Certo, il suo aspetto era ascetico e colpiva quelli che la conoscevano da vicino, come il poeta Jean Tortel, che nel 1940 a Marsiglia, quando partecipava alle riunioni della rivista «Cahiers du Sud», la descrive così: «Una specie di uccello senza corpo, piegato su se stesso. In un’ampia mantellina nera che non lasciava mai, lunga fino ai polpacci; immobile, silenziosa, sedeva da sola – estranea e attenta, indagatrice e insieme lontana – all’estremità di un vecchio canapé sovraccarico di libri e riviste. Una presenza. Presente. Inconsueta». Ma anche quel suo corpo consumato era frutto di un preciso impegno cui Simone era fedele fin dall’adolescenza: quello di rifiutare ogni privilegio. Di privilegi avrebbe potuto averne: i suoi genitori …

"L’anniversario Sant’Anna di Stazzema, la strage ha sessantasei anni" di Vladimiro Frulletti

Sant’Anna ricorda i suoi martiri, sessantasei anni dopo. Era il 12 agosto 1944 quando la rappresaglia nazifascista compì una delle stragi più efferate della storia del Novecento. 560 persone, soprattutto donne e bambini, furono orribilmente trucidate in quel piccolo paese apuano. Domani sarà il presidente della Regione Enrico Rossi a tenere l’orazione ufficiale in memoria dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. «La presenza del presidente della Regione, che viene a Sant’Anna per la prima volta da quando ricopre questa carica, è un evento importante e significativo»commenta il sindaco di Stazzema, Michele Silicani. Dal 2000 la piccola Sant’Anna è Parco Nazionale della Pace, unico al mondo assieme al Memoriale della Pace di Hiroshima. Le celebrazioni inizieranno di prima mattina alle 8.30 con la messa. Poi il raduno dei gonfaloni, la deposizione delle corone di alloro e la messa sulla piazza della chiesa, luogo simbolo dell’eccidio. Poi il corteo si dirigerà al Sacrario di Colle Cava da dove inizieranno i saluti dei sindaci e del presidente Rossi. Alle 12,30, nei locali del Museo Storico della Resistenza, sarà inaugurata …

"Passioni e ragione la grande lezione del conte", di Lucio Villari

Duecento anni fa nasceva uno dei protagonisti della storia italiana. Fu liberale e anti-bigotto con un modello di Stato valido ancora oggi. Le sue lettere d´amore alla ballerina ungherese furono fatte bruciare. Senza la libertà di stampa, scrisse, le società restano ferme, anzi indietreggiano. Un bilancio su Cavour e su quanto ha fatto per portare il Piemonte e l´Italia dal regno della necessità a quello della libertà, della modernità, della laicità: è giusto farlo e aggiungerlo a quanto è stato sempre scritto su di lui e sulla stagione della nostra storia di cui fu protagonista, quella del formarsi di una nazione e di uno Stato. Anche la sua nascita, duecento anni fa, come in un presagio coincide con un´epoca sublime, l´apogeo imperiale napoleonico, che vide l´Italia per la prima volta e per un tempo troppo breve unita da una volontà politica, “governata” da un´idea di potere separata da qualunque dipendenza religiosa, contagiata dalle prime sorti magnifiche della rivoluzione industriale europea. La sua formazione intellettuale avvenne però in un´epoca opposta, in quell´età della Restaurazione che egli …

"Le donne libere dell'Italia unita", di Giuliano Amato

Assisto a quello che sta accadendo in questi giorni sulla scena politica italiana, segnata da diversità e divaricazioni che si accentuano, con la testa piena degli argomenti evocati dal 150° anniversario della nostra unità nazionale, al quale mi sto dedicando. Mi chiedo allora se c’è un valore che ci possa aiutare e che possa fare da guida alla nostra politica in un’unità oggi addirittura contestata da secessionisti e neoborbonici, che neppure in passato ha mai goduto di straordinaria salute. In Francia parlano orgogliosi di “Marianne au pouvoir”, mentre da noi l’Italia è “la patria debole degli italiani” (scrive Raffaele Romanelli), è una nazione “malcerta” (scrive Christopher Duggan) e già Giosuè Carducci, del resto, la vedeva brutta, «brutti fino i cappotti e berretti de’ soldati, brutto lo stemma dello Stato, brutti i francobolli». Né si tratta della solita spocchia degli intellettuali, da sempre critici dell’Italietta e della modestia di tanti dei suoi reggitori. Venti milioni di italiani che a cavallo fra l’800 e il 900 lasciarono il paese (quasi la metà della nostra popolazione di allora) …

"Lo scienziato prestato alla politica", di Gabriele Pedullà

Per uscire da una crisi grave come quella che da tre anni attanaglia le economie occidentali occorrono i consigli di un vero specialista: e, quanto a crisi, nessun pensatore politico italiano – nemmeno Benedetto Croce o Antonio Gramsci, che sperimentarono sulla propria pelle l’avvento del fascismo – merita tale definizione quanto Niccolò Machiavelli. A fare fede, qui, è innanzitutto la sua biografia. Machiavelli aveva venticinque anni quando le truppe del re di Francia Carlo VIII varcarono le Alpi, facendo saltare il sistema di equilibrio a cinque su cui da tempo si reggeva la penisola (Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli), ma soprattutto dando inizio a una cruenta stagione di guerre che, con pochissime pause, si sarebbe prolungata almeno fino al 1530: quando il fiorentino era già morto da tre anni. Quel 1494 fu vissuto dagli italiani come una data spartiacque, perché il rapido ed effimero successo di Carlo VIII dimostrò a tutti in maniera incontrovertibile come, diviso, il paese più ricco e più avanzato culturalmente d’Europa fosse incapace di resistere alle incursioni dei vicini. Così, …