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"Operazione sabotaggio", di Giovanni Valentini

La proposta di nomina di Lorenza Lei è arrivata in mezzo ad altri avvicendamenti più o meno di routine. Ma la Sipra è la concessionaria di pubblicità dell’azienda, il suo polmone finanziario, raccoglie all’incirca metà dei suoi ricavi e dunque rappresenta uno dei due pilastri fondamentali, insieme al canone d’abbonamento, su cui si regge ancora il nostro malandato servizio pubblico radiotelevisivo.
Degradata in pochi mesi da “signora di ferro” a “signora di latta”, alla guida della Rai Lorenza Lei ha deluso le aspettative interne ed esterne, dilapidando rapidamente un’apertura di credito che anche noi, su questo giornale, le avevamo accordato all’inizio dell’incarico in funzione dell’esperienza e della fedeltà aziendale. Sotto la sua direzione, è stata portata a termine l’operazione di “pulizia etnica” già avviata da Mauro Masi su mandato del governo di centrodestra, sottraendo alla Rai professionalità, ascolti e quindi risorse economiche. Alla fine i conti dell’azienda, chiusi formalmente con un piccolo attivo, nascondono in realtà un passivo di bilancio che sarà arduo risanare.
C’è da aggiungere poi che, proprio durante il mandato della signora Lei, la stessa Sipra ha accusato un calo vistoso nella raccolta pubblicitaria, tanto da indurre ora la nuova direzione generale a esonerare l’amministratore delegato della stessa concessionaria, Aldo Reali. È vero che in questa difficile congiuntura tutte le aziende editoriali stanno risentendo pesantemente della crisi, a cominciare da Mediaset. Ma non si può licenziare come un capro espiatorio il responsabile della filiale o della succursale e nel contempo promuovere l’ex dirigente della casa madre: o sono sbagliate tutte e due le scelte oppure, se è giusta la prima, vuol dire che comunque è sbagliata la seconda.
Le motivazioni addotte confidenzialmente da Gubitosi al Consiglio di amministrazione, ammesso che siano autentiche e fondate, non fanno che accrescere le preoccupazioni in ordine alla gestione della Rai. Se Lorenza Lei ha uno stipendio molto alto e non è agevole assegnarle un altro posto adeguato, questa non è evidentemente una ragione valida per consegnarle le chiavi della cassaforte aziendale. E il fatto che lo stesso direttore generale si proponga come presidente della Sipra, quasi a garantire come un “tutor” l’amministratrice delegata, aggiunge l’ulteriore incognita di un doppio incarico che incombe sul futuro del servizio pubblico.
Per completare il quadro, è necessario forse ricordare che sul piano dell’audience e della pubblicità la Rai deve contendere il terreno a Mediaset? E che la signora Lei è notoriamente gradita al centrodestra e al suo padre-padrone? Non c’è il rischio, insomma, che la Sipra diventi sotto la sua guida uno “sleeping partner” di Publitalia o – per essere ancora più espliciti – un suo arrendevole concorrente?
Non sono interrogativi che riguardano soltanto il mercato e il pluralismo televisivo. Coinvolgono l’intero sistema dell’informazione italiana, il suo equilibrio complessivo, i vecchi e i nuovi media. E dunque, l’assetto generale di un settore nevralgico per la libertà di espressione, per la formazione e l’aggregazione del consenso.
È sotto gli occhi di tutti il colossale flop del passaggio al digitale terrestre, imposto dal centrodestra e introdotto nel modo più affrettato e maldestro per favorire la concentrazione televisiva che fa capo all’ex premier-tycoon. Quel disastro porta inequivocabilmente il nome di un esecutore materiale: l’ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri. Ma il mandante è senz’altro Silvio Berlusconi, con alle spalle la sua azienda-partito, i suoi affari privati e familiari. In tempi di lacrime e sangue, di sacrifici per tutti, di tagli e spending review, non è accettabile che il “governo dei tecnici”, o chi ne discende, s’inchini alle ultime volontà del regime televisivo e a quell’indecente conflitto d’interessi su cui storicamente fu fondato.

La Repubblica 04.09.12

"Operazione sabotaggio", di Giovanni Valentini

La proposta di nomina di Lorenza Lei è arrivata in mezzo ad altri avvicendamenti più o meno di routine. Ma la Sipra è la concessionaria di pubblicità dell’azienda, il suo polmone finanziario, raccoglie all’incirca metà dei suoi ricavi e dunque rappresenta uno dei due pilastri fondamentali, insieme al canone d’abbonamento, su cui si regge ancora il nostro malandato servizio pubblico radiotelevisivo.
Degradata in pochi mesi da “signora di ferro” a “signora di latta”, alla guida della Rai Lorenza Lei ha deluso le aspettative interne ed esterne, dilapidando rapidamente un’apertura di credito che anche noi, su questo giornale, le avevamo accordato all’inizio dell’incarico in funzione dell’esperienza e della fedeltà aziendale. Sotto la sua direzione, è stata portata a termine l’operazione di “pulizia etnica” già avviata da Mauro Masi su mandato del governo di centrodestra, sottraendo alla Rai professionalità, ascolti e quindi risorse economiche. Alla fine i conti dell’azienda, chiusi formalmente con un piccolo attivo, nascondono in realtà un passivo di bilancio che sarà arduo risanare.
C’è da aggiungere poi che, proprio durante il mandato della signora Lei, la stessa Sipra ha accusato un calo vistoso nella raccolta pubblicitaria, tanto da indurre ora la nuova direzione generale a esonerare l’amministratore delegato della stessa concessionaria, Aldo Reali. È vero che in questa difficile congiuntura tutte le aziende editoriali stanno risentendo pesantemente della crisi, a cominciare da Mediaset. Ma non si può licenziare come un capro espiatorio il responsabile della filiale o della succursale e nel contempo promuovere l’ex dirigente della casa madre: o sono sbagliate tutte e due le scelte oppure, se è giusta la prima, vuol dire che comunque è sbagliata la seconda.
Le motivazioni addotte confidenzialmente da Gubitosi al Consiglio di amministrazione, ammesso che siano autentiche e fondate, non fanno che accrescere le preoccupazioni in ordine alla gestione della Rai. Se Lorenza Lei ha uno stipendio molto alto e non è agevole assegnarle un altro posto adeguato, questa non è evidentemente una ragione valida per consegnarle le chiavi della cassaforte aziendale. E il fatto che lo stesso direttore generale si proponga come presidente della Sipra, quasi a garantire come un “tutor” l’amministratrice delegata, aggiunge l’ulteriore incognita di un doppio incarico che incombe sul futuro del servizio pubblico.
Per completare il quadro, è necessario forse ricordare che sul piano dell’audience e della pubblicità la Rai deve contendere il terreno a Mediaset? E che la signora Lei è notoriamente gradita al centrodestra e al suo padre-padrone? Non c’è il rischio, insomma, che la Sipra diventi sotto la sua guida uno “sleeping partner” di Publitalia o – per essere ancora più espliciti – un suo arrendevole concorrente?
Non sono interrogativi che riguardano soltanto il mercato e il pluralismo televisivo. Coinvolgono l’intero sistema dell’informazione italiana, il suo equilibrio complessivo, i vecchi e i nuovi media. E dunque, l’assetto generale di un settore nevralgico per la libertà di espressione, per la formazione e l’aggregazione del consenso.
È sotto gli occhi di tutti il colossale flop del passaggio al digitale terrestre, imposto dal centrodestra e introdotto nel modo più affrettato e maldestro per favorire la concentrazione televisiva che fa capo all’ex premier-tycoon. Quel disastro porta inequivocabilmente il nome di un esecutore materiale: l’ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri. Ma il mandante è senz’altro Silvio Berlusconi, con alle spalle la sua azienda-partito, i suoi affari privati e familiari. In tempi di lacrime e sangue, di sacrifici per tutti, di tagli e spending review, non è accettabile che il “governo dei tecnici”, o chi ne discende, s’inchini alle ultime volontà del regime televisivo e a quell’indecente conflitto d’interessi su cui storicamente fu fondato.
La Repubblica 04.09.12

"Così zio Carlo ha chiesto di essere addormentato", di Giulia Facchini

Quando venerdì il tuo feretro è arrivato in Duomo la prima persona, tra i fedeli presenti, che ti è venuta incontro era un giovane in carrozzina, mi è parso affetto da Sla. D’improvviso sono stata colta da una profondissima commozione, un’onda che saliva dal più profondo e mi diceva: «Lo devi fare per lui» e per tutti quei tantissimi uomini e donne che avevano iniziato a sfilare per darti l’estremo saluto, visibilmente carichi dei loro dolori e protesi verso la speranza.
Lo sento, Tu vorresti che parlassimo dell’agonia, della fatica di andare incontro alla morte, dell’importanza della buona morte.

Morire è certo per noi tutti un passaggio ineludibile, come d’altro canto il nascere e, come la gravidanza dà, ogni giorno, piccoli nuovi segni della formazione di una vita, anche la morte si annuncia spesso da lontano. Anche tu la sentivi avvicinare e ce lo ripetevi, tanto che per questo, a volte, ti prendevamo affettuosamente in giro.

Poi le difficoltà fisiche sono aumentate, deglutivi con fatica e quindi mangiavi sempre meno e spesso catarro e muchi, che non riuscivi più a espellere per la tua malattia, ti rendevano impegnativa la respirazione. Avevi paura, non della morte in sé, ma dell’atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede.

Ne avevamo parlato insieme a marzo e io, che come avvocato mi occupo anche della protezione dei soggetti deboli, ti avevo invitato a esprimere in modo chiaro ed esplicito i tuoi desideri sulle cure che avresti voluto ricevere. E così è stato.

Avevi paura, paura soprattutto di perdere il controllo del tuo corpo, di morire soffocato. Se tu potessi usare oggi parole umane, credo ci diresti di parlare con il malato della sua morte, di condividere i suoi timori, di ascoltare i suoi desideri senza paura o ipocrisia.

Con la consapevolezza condivisa che il momento si avvicinava, quando non ce l’hai fatta più, hai chiesto di essere addormentato. Così una dottoressa con due occhi chiari e limpidi, una esperta di cure che accompagnano alla morte, ti ha sedato.

Seppure fisicamente non cosciente – ma il tuo spirito l’ho percepito ben presente e recettivo – l’agonia non è stata né facile, né breve. Ciò nonostante, è stato un tempo che io ho sentito necessario, per te e per noi che ti stavamo accanto, proprio come è ineludibile il tempo del travaglio per una nuova vita.

È di questo tempo dell’agonia che tanto ci spaventa, che sono certa tu vorresti dire e provo umilmente a dire per te.

La chiave di volta – sia per te che per noi – è stata l’abbandono della pretesa di guarigione o di prosecuzione della vita nonostante tutto. Tu diresti «la resa alla volontà di Dio».

A parte le cure palliative di cui non ho competenza per dire, è l’atmosfera intorno al moribondo che, come avevo già avuto modo di sperimentare, è fondamentale.

Chi era presente ha sentito nel profondo che era necessaria una presenza affettuosa e siamo stati con te, nelle ultime ventiquattro ore, tenendoti a turno la mano, come tu stesso avevi chiesto. Ognuno, mentalmente, credo ti abbia chiesto perdono per eventuali manchevolezze ed a sua volta ti abbia perdonato, sciogliendo così tutte le emozioni negative.

In alcuni momenti, mentre il tuo respiro si faceva, con il passare delle ore, più corto e difficile e la pressione sanguigna scendeva vertiginosamente, ho sperato per te che te ne andassi; ma nella notte, alzando gli occhi sopra il tuo letto, ho incontrato il crocefisso che mi ha ricordato come neppure il Gesù uomo ha avuto lo sconto sulla sua agonia.

Eppure quelle ore trascorse insieme tra silenzie sussurri, la recita di rosari o letture dalla Bibbia che stava ai piedi del tuo letto, sono state per me e per noi tutti un momento di ricchezza e di pace profonda.

Si stava compiendo qualcosa di tanto naturale ed ineludibile quanto solenne e misterioso a cui non solo tu, ma nessuno di coloro che ti erano più vicini, poteva sottrarsi. Il silenzio interiore ed esteriore, i movimenti misurati, l’assenza di rumori ed emozioni gridate – ma soprattutto l’accettazione e l’attesa vigile – sono stati la cifra delle ore trascorse con te.

Quando è arrivato l’ultimo respiro ho percepito, e non è la prima volta che mi accade assistendo un moribondo, che qualcosa si staccava dal corpo, che lì sul letto rimaneva soltanto l’involucro fisico. Lo spirito, la vera essenza, rimaneva forte, presente seppure non visibile agli occhi.

Grazie Zio per averci permesso di essere con te nel momento finale. Una richiesta: intercedi perché venga permesso a tutti coloro che lo desiderano di essere vicini ai loro cari nel momento del trapasso e di provare la dolce pienezza dell’accompagnamento.

La Stampa 04.09.12

"Così zio Carlo ha chiesto di essere addormentato", di Giulia Facchini

Quando venerdì il tuo feretro è arrivato in Duomo la prima persona, tra i fedeli presenti, che ti è venuta incontro era un giovane in carrozzina, mi è parso affetto da Sla. D’improvviso sono stata colta da una profondissima commozione, un’onda che saliva dal più profondo e mi diceva: «Lo devi fare per lui» e per tutti quei tantissimi uomini e donne che avevano iniziato a sfilare per darti l’estremo saluto, visibilmente carichi dei loro dolori e protesi verso la speranza.
Lo sento, Tu vorresti che parlassimo dell’agonia, della fatica di andare incontro alla morte, dell’importanza della buona morte.
Morire è certo per noi tutti un passaggio ineludibile, come d’altro canto il nascere e, come la gravidanza dà, ogni giorno, piccoli nuovi segni della formazione di una vita, anche la morte si annuncia spesso da lontano. Anche tu la sentivi avvicinare e ce lo ripetevi, tanto che per questo, a volte, ti prendevamo affettuosamente in giro.
Poi le difficoltà fisiche sono aumentate, deglutivi con fatica e quindi mangiavi sempre meno e spesso catarro e muchi, che non riuscivi più a espellere per la tua malattia, ti rendevano impegnativa la respirazione. Avevi paura, non della morte in sé, ma dell’atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede.
Ne avevamo parlato insieme a marzo e io, che come avvocato mi occupo anche della protezione dei soggetti deboli, ti avevo invitato a esprimere in modo chiaro ed esplicito i tuoi desideri sulle cure che avresti voluto ricevere. E così è stato.
Avevi paura, paura soprattutto di perdere il controllo del tuo corpo, di morire soffocato. Se tu potessi usare oggi parole umane, credo ci diresti di parlare con il malato della sua morte, di condividere i suoi timori, di ascoltare i suoi desideri senza paura o ipocrisia.
Con la consapevolezza condivisa che il momento si avvicinava, quando non ce l’hai fatta più, hai chiesto di essere addormentato. Così una dottoressa con due occhi chiari e limpidi, una esperta di cure che accompagnano alla morte, ti ha sedato.
Seppure fisicamente non cosciente – ma il tuo spirito l’ho percepito ben presente e recettivo – l’agonia non è stata né facile, né breve. Ciò nonostante, è stato un tempo che io ho sentito necessario, per te e per noi che ti stavamo accanto, proprio come è ineludibile il tempo del travaglio per una nuova vita.
È di questo tempo dell’agonia che tanto ci spaventa, che sono certa tu vorresti dire e provo umilmente a dire per te.
La chiave di volta – sia per te che per noi – è stata l’abbandono della pretesa di guarigione o di prosecuzione della vita nonostante tutto. Tu diresti «la resa alla volontà di Dio».
A parte le cure palliative di cui non ho competenza per dire, è l’atmosfera intorno al moribondo che, come avevo già avuto modo di sperimentare, è fondamentale.
Chi era presente ha sentito nel profondo che era necessaria una presenza affettuosa e siamo stati con te, nelle ultime ventiquattro ore, tenendoti a turno la mano, come tu stesso avevi chiesto. Ognuno, mentalmente, credo ti abbia chiesto perdono per eventuali manchevolezze ed a sua volta ti abbia perdonato, sciogliendo così tutte le emozioni negative.
In alcuni momenti, mentre il tuo respiro si faceva, con il passare delle ore, più corto e difficile e la pressione sanguigna scendeva vertiginosamente, ho sperato per te che te ne andassi; ma nella notte, alzando gli occhi sopra il tuo letto, ho incontrato il crocefisso che mi ha ricordato come neppure il Gesù uomo ha avuto lo sconto sulla sua agonia.
Eppure quelle ore trascorse insieme tra silenzie sussurri, la recita di rosari o letture dalla Bibbia che stava ai piedi del tuo letto, sono state per me e per noi tutti un momento di ricchezza e di pace profonda.
Si stava compiendo qualcosa di tanto naturale ed ineludibile quanto solenne e misterioso a cui non solo tu, ma nessuno di coloro che ti erano più vicini, poteva sottrarsi. Il silenzio interiore ed esteriore, i movimenti misurati, l’assenza di rumori ed emozioni gridate – ma soprattutto l’accettazione e l’attesa vigile – sono stati la cifra delle ore trascorse con te.
Quando è arrivato l’ultimo respiro ho percepito, e non è la prima volta che mi accade assistendo un moribondo, che qualcosa si staccava dal corpo, che lì sul letto rimaneva soltanto l’involucro fisico. Lo spirito, la vera essenza, rimaneva forte, presente seppure non visibile agli occhi.
Grazie Zio per averci permesso di essere con te nel momento finale. Una richiesta: intercedi perché venga permesso a tutti coloro che lo desiderano di essere vicini ai loro cari nel momento del trapasso e di provare la dolce pienezza dell’accompagnamento.
La Stampa 04.09.12

Tasse, il governo rassicura sul futuro "Studiamo proroga della sospensione", da repubblica.it

Lo ha detto il ministro alle Politiche agricole Antonio Catania, in visita nelle zone terremotate. “Fatto un grande sforzo per trovare risorse in una situazione finanziaria critica. Ma c’è anche chi non ha bisogno di altre dilazioni”. “La proroga al 30 novembre della sospensione delle tasse è limitata, stiamo lavorando per individuare un criterio oggettivo che consenta di spostarla oltre il giugno 2013 per chi ha subito effettivamente danni per il terremoto”. Lo ha detto il ministro alle Politiche agricole Mario Catania, in visita nelle zone del sisma.
Il ministro ha incontrato le rappresentanze agricole e istituzionali prima alla Cantina Cavicchioli di San Prospero sul Secchia, poi alla Fruit Modena Group di Sorbara di Bomporto. “Ci aspettavamo la delusione delle imprese per la scadenza del 30 novembre – ha precisato Catania – ma abbiamo fatto un grande sforzo per trovare risorse in una situazione finanziaria critica. C’è comunque l’intenzione di attuare un’ulteriore proroga per chi è stato effettivamente danneggiato dal terremoto. Siamo al lavoro – ha aggiunto – per adottare un metodo più mirato che ci permetta di individuare chi ne ha necessità. All’interno del perimetro territoriale in cui vale al momento la sospensione c’è infatti anche chi non ha bisogno di altre proroghe”.

da repubblica.it

Tasse, il governo rassicura sul futuro "Studiamo proroga della sospensione", da repubblica.it

Lo ha detto il ministro alle Politiche agricole Antonio Catania, in visita nelle zone terremotate. “Fatto un grande sforzo per trovare risorse in una situazione finanziaria critica. Ma c’è anche chi non ha bisogno di altre dilazioni”. “La proroga al 30 novembre della sospensione delle tasse è limitata, stiamo lavorando per individuare un criterio oggettivo che consenta di spostarla oltre il giugno 2013 per chi ha subito effettivamente danni per il terremoto”. Lo ha detto il ministro alle Politiche agricole Mario Catania, in visita nelle zone del sisma.
Il ministro ha incontrato le rappresentanze agricole e istituzionali prima alla Cantina Cavicchioli di San Prospero sul Secchia, poi alla Fruit Modena Group di Sorbara di Bomporto. “Ci aspettavamo la delusione delle imprese per la scadenza del 30 novembre – ha precisato Catania – ma abbiamo fatto un grande sforzo per trovare risorse in una situazione finanziaria critica. C’è comunque l’intenzione di attuare un’ulteriore proroga per chi è stato effettivamente danneggiato dal terremoto. Siamo al lavoro – ha aggiunto – per adottare un metodo più mirato che ci permetta di individuare chi ne ha necessità. All’interno del perimetro territoriale in cui vale al momento la sospensione c’è infatti anche chi non ha bisogno di altre proroghe”.
da repubblica.it

"Persi 1,5 mln di posti Giovani senza futuro", di Marco Ventimiglia

Continuano a far discutere, e riflettere, gli ultimi dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica in tema di disoccupazione. Cifre molto pesanti nella loro valenza generale, che diventano drammatiche concentrandosi nella fascia giovanile dove si sta concretizzando una situazione insostenibile, come appare ancor più chiaro facendo dei raffronti con un passato per nulla lontano. Infatti, nel secondo trimestre del 2012 i giovani occupati, tra i 15 e i 34 anni, sono addirittura diminuiti di quasi un milione e mezzo di unità (-1.457.000) rispetto allo stesso periodo del 2007, passando da 7 milioni e 333mila a 5 milioni e 876mila, con un crollo del 19,9%. Guardando solo all’ultimo anno, la riduzione è stata di 230 mila unità.

DINAMICA OPPOSTA

Appare insomma evidente come, dall’inizio della crisi, sono stati proprio gli under 35 ad essere colpiti maggiormente, con una contrazione senza precedenti del numero di giovani che possono contare su un posto di lavoro. Quest’anno, poi, si è scesi al di sotto di un livello importante, se è vero che nel 2011, nel periodo tra aprile e giugno, gli occupati fra i 15 ed i 34 anni risultavano superare ancora la soglia dei sei milioni (6.106.000). Allo stesso tempo, invece, sempre dai dati Istat emerge una tendenza opposta per gli occupati nella classe d’età tra i 55 e i 64 anni, che sono aumentati del 26% nell’arco di cinque anni, dal secondo trimestre del 2007 al 2012. Nel dettaglio, gli occupati “più adulti” sono saliti di 626 mila unità, passando dai 2 milioni 403mila del 2007 ai 3 milioni 29mila del 2012. Nel giro di un solo anno, vale a dire dal secondo trimestre del 2011 allo stesso periodo del 2012, il rialzo è stato altrettanto significativo, 226mila unità (+8%). Una tendenza opposta che, però, non è in grado di compensare l’emorragia di posti nella fascia giovanile, senza contare l’autentica emergenza sociale che innesta quest’ultima dinamica.

Di fronte all’emergenza occupazione, l’enfasi si sposta inevitabilmente sul rilancio dell’attività imprenditoriale per riuscire a creare nuovi posti di lavoro. Ieri la Cisl si è schierata con la proposta del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che vorrebbe garantire un trattamento di favore alle aziende che investono. «Siamo molto favorevoli – ha detto il segretario generale, Raffaele Bonanni – all’idea di introdurre un migliore trattamento fiscale per le aziende che investono». Sulla stessa linea si schierano le associazioni dei consumatori. Ad esempio il Codacons, che partendo proprio dagli ultimi dati dell’Istat sulla disoccupazione giovanile chiede «sgravi fiscali e incentivi per le imprese». In particolare, il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi parla di «una vera e propria emergenza sociale. Al forte calo dell’occupazione si associa infatti una pesantissima perdita del potere d’acquisto per gli under 35, che in base alle stime del Codacons si attesta a quota -18% dal 2007 ad oggi. I giovani assieme agli anziani sono coloro che pagano il prezzo maggiore della crisi economica e dei rincari che negli ultimi anni hanno travolto il Paese subendo un progressivo impoverimento aggravato dalle difficoltà nel trovare una occupazione stabile, situazione che ha ridotto drasticamente la loro capacità di acquisto».

Tornando alle parole del ministro Fornero, il deputato democratico Sergio D’Antoni osserva che «il tempo degli annunci è ampiamente scaduto. Abbiamo sul tavolo una legge delega fortemente voluta dal Pd: il governo si impegni ad attuarla, sottoponendo la questione alle parti sociali già dai prossimi incontri del 5 e dell’11 settembre». Una delle vie d’uscite dalla crisi, sottolinea D’Antoni, passa dalla «partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche delle imprese, che rappresenta la chiave di volta di un nuovo modello di sviluppo solidale e partecipativo, capace di coniugare l’allargamento dei diritti dei lavoratori al necessario aumento di produttività e competitività. A questo punto le dichiarazioni devono lasciare spa- zio alla concretezza».

L’Unità 03.09.12