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"Se l’economia dei numeri minaccia la convivenza", di Giancarlo Bosetti – La Repubblica 03.10.14
"Il biomedicale dimentica il sisma", di Natascia Ronchetti – Il Sole 24 Ore 03.10.14
Oggi viaggia all’estero con una crescita delle esportazioni, nel primo semestre dell’anno, pari al 5,7%, a fronte di un 4,5 a livello regionale. E si prepara all’inaugurazione – il prossimo 29 novembre – del tecnopolo, l’undicesimo della rete ad alta tecnologia dell’Emilia Romagna, sul quale ha puntato la Regione per sostenere la ripresa di un cluster che è tra i capofila in Europa e nel mondo. Una corsa contro il tempo, visto che la firma della convenzione tra l’ente e Democenter, che sta completando il tecnopolo per assumerne la gestione, risale a soli otto mesi fa.
«Stiamo installando le ultime attrezzature – conferma Enzo Madrigali, direttore di Democenter – e la nostra dead line è la metà di novembre, quando saremo pienamente operativi». Il tecnopolo ospiterà tre laboratori di ricerca (in tossicologia, biologia cellulare e sensoristica) in uno spazio di 750 metri quadrati nel nuovo polo scolastico di Mirandola, il cuore di un distretto, con un fatturato stimato in oltre 900 milioni, che è riuscito a neutralizzare gli effetti del sisma sull’occupazione – gli addetti sono circa 3.500 – e si muove nuovamente con grande agilità oltreconfine, intercettando soprattutto la domanda dei Paesi con sistemi sanitari avanzati, che chiedono massima qualità e innovazione. «Il trend – dice Alberto Nicolini, consigliere dell’associazione DBM, distretto biomedicale di Mirandola – è di assoluta crescita, soprattutto nei mercati maturi dove facciamo leva su uno dei fattori che ci rendono maggiormente competitivi: l’investimento in ricerca e sviluppo. Intravediamo già il traguardo: entro sei-sette mesi il terremoto comincerà ad essere definitivamente archiviato».
Il distretto di Mirandola – che comprende altri cinque comuni del Modenese, tutti nell’area del cratere – conta 94 aziende, delle quali sei multinazionali, big come B.Braun o Gambro che hanno fatto ricorso alle proprie forze per ricostruire. Se ancora problemi ci sono riguardano i tempi per accedere ai contributi per la ricostruzione. «Le domande che si sono concluse con la liquidazione del risarcimento – spiega Giuliana Gavioli, vice presidente di Confindustria Modena, con delega al biomedicale – sono circa il 30 per cento. Ma va anche detto che molte aziende, dopo la pre-presentazione, non hanno ancora inoltrato la richiesta».
Per provvedere c’è ancora poco tempo (la scadenza per formalizzare le domande è infatti fissata alla fine dell’anno): una proroga, a questo punto, non è esclusa. Nel frattempo le inaugurazioni dei nuovi stabilimenti non si fermano. Dopo il nuovo centro logistico di Gambro, domani sarà la volta di PTL, azienda del biomedicale attiva da quasi quarant’anni. A sua volta il tecnopolo, con l’apertura ufficiale di fine novembre, sarà al servizio delle imprese con uno staff di venti persone (tra cui undici ricercatori e tre coordinatori scientifici) e con una dotazione di 4,4 milioni di euro per garantire l’attività di ricerca fino alla fine del 2015.
L’area dove si trovano i laboratori sarà affiancata entro breve da uno spazio di altri mille metri quadrati che ospiterà, oltre a un incubatore di imprese, la Fondazione Its Biomedicale, l’istituto tecnico superiore post-diploma per formare gli specialisti richiesti dal settore. «Servirà non solo per preparare i giovani – aggiunge Madrigali – ma anche per le esigenze formative delle aziende». Forte della crescita il distretto si presenta nei prossimi giorni (8 e 9 ottobre) al Medtec, a Modena Fiere, uno dei principali appuntamenti europei per la filiera dei dispositivi medici. Un salone – 150 gli espositori, duemila gli operatori attesi – che è anche una anteprima di nuove tecnologie e materiali.
"Con lo «sblocca-Italia» a rischio i 150 milioni per le borse di studio" , di Eugenio Bruno – Scuola 24 03.10.14
La norma contestata
L’articolo 42, comma 1, dello sblocca-Italia interviene sull’articolo 46 del cosiddetto “decreto Irpef” che imponeva un contributo alla finanza pubblica da parte delle regioni di 500 milioni. Dando attuazione all’intesa sancita in sede di Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 29 maggio 2014, la disposizione sospendeva l’esonero dal patto di stabilità interno di una lunga serie di voci, gran parte delle quali interessano l’istruzione. Si tratta dei 150 milioni destinati alle borse di studio universitarie, dei 100 milioni per le scuole paritarie, degli 80 milioni per i libri di testo e dei 15 milioni per il sostegno agli studenti disabili.
L’impatto sulle borse di studio
Alla questione si è interessata la commissione Istruzione che ha esaminato in sede consultiva lo “sblocca-Italia”. Durante la discussione di mercoledì la relatrice Simona Malpezzi (Pd) ha sottolineato come il reinserimento all’interno del patto di stabilità metta «seriamente in forse tutto il sistema». Nel ricordare che il finanziamento del diritto allo studio universitario poggia su tre gambe (i 154 milioni di aiuto statale, la tassa regionale pagata dagli studenti e i contributi delle Regioni) la deputata democratica ha evidenziato che se mancassero questi ultimi due forme di finanziamento i livelli di prestazione «scenderebbero immediatamente sotto il livello attuale che è già il minimo in Europa». Sottolineando poi l’urgenza in sé della questione: la norma – ha aggiunto – si riferisce già al 2014 e «quindi concerne le borse di studio che dovranno essere pagate a decorrere dal 1° novembre di quest’anno».
La richiesta di modifica
Nel parere reso ieri sul decreto la relatrice ha dedicato una delle due condizioni al nodo borse di studio. Chiedendo che venga ripristinata l’esclusione dal patto di stabilità interno delle risorse destinate alle Regioni relativamente agli interventi in materia di diritto allo studio, scuole paritarie, contributi e benefici agli studenti anche con disabilità ed erogazione gratuita di libri di testo se non si vogliono «vanificare misure recentemente adottate nel settore scolastico». E la sua collega di partito, Manuela Ghizzoni, è andata anche oltre presentando un emendamento allo “sblocca-Italia” per «tornare allo spirito originario della norma». Anche perché – ha commentato – sul diritto allo studio già siamo il fanalino di coda dell’Ue: «Nel 2013 in Italia sono state erogate 141.310 borse di studio, quando in Spagna erano state 305.454, in Germania 440.217 e addirittura in Francia 629.115». Numeri che si commentano da soli.
Università, Ghizzoni “Togliere le borse di studio dal Patto stabilità” – comunicato stampa 02.10.14
“Occorre ritornare allo spirito originario della norma”: la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Istruzione della Camera, ha presentato un emendamento al decreto Sblocca Italia che chiede di ripristinare l’esenzione dal Patto di stabilità delle risorse relative al Diritto allo studio provenienti dal Fondo integrativo nazionale.
Nel 2013 si era battuta per ottenere fondi da destinare a sostegno del Diritto allo studio, oggi continua a battersi affinché quei fondi, 150 milioni di euro, vengano esclusi dai vincoli del Patto di stabilità: la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Istruzione della Camera, ha presentato un emendamento al decreto Sblocca Italia che chiede di ripristinare l’esenzione dal Patto di stabilità delle risorse relative al Diritto allo studio provenienti dal Fondo integrativo nazionale. “L’Italia è purtroppo fanalino di coda in Europa per investimenti a sostegno del Diritto allo studio – conferma Manuela Ghizzoni – meglio di noi fanno Paesi, come la Spagna, che pure attraversano un periodo di crisi altrettanto pesante. Nel 2013 in Italia sono state erogate 141.310 borse di studio, quando in Spagna erano state 305.454, in Germania 440.217 e addirittura in Francia 629.115. Gli ultimi dati ci confermano che la mancanza di efficacia nel sostegno al Diritto allo studio innesca un meccanismo perverso che, a caduta, travolge tutto il sistema. Abbiamo una delle più basse percentuali di laureati in Europa, ma, negli ultimi anni, è continuata l’emorragia di immatricolazioni: solo nell’anno accademico 2013/2014, in Italia, abbiamo registrato un calo del 3,4% rispetto all’anno accademico precedente”. Se questo è il contesto complessivo, quindi, secondo Manuela Ghizzoni, diventa fondamentale ripristinare la situazione originale: “Come Pd – ricorda l’on. Ghizzoni – ci eravamo battuti affinché i fondi stanziati con la legge di stabilità 2013 a favore del Diritto allo studio fossero tenuti fuori dai vincoli del Patto di stabilità. Ragioni di risparmio hanno, invece, prodotto un accordo tra Stato e Regioni che reinserisce questi finanziamenti tra quelli vincolati: si rischia concretamente che alcune Regioni non riescano a erogare queste risorse per rispettare i vincoli definiti dal Patto. E’ indispensabile ritornare allo spirito originario che ci aveva guidato nel predisporre le nuove risorse da indirizzare al sostegno degli studenti meritevoli, ma provenienti dalle fasce sociali più deboli”.
Sblocca Italia, Pd “Su rifiuti penalizza Regioni virtuose, non va” – comunicato stampa 01.10.14
I parlamentari modenesi Pd Baruffi, Ghizzoni e Vaccari critici sull’art. 35 del decreto
«Non riteniamo questa posizione coerente con le politiche di riduzione dei rifiuti e di riciclo che lanostra Regione ha portato avanti da anni e che hanno consentito di raggiungere percentuali di raccolta differenziata di oltre il 50%: gli impianti dell’Emilia-Romagna non possono diventare l’unica soluzione al problema dei rifiuti in Italia. Lavoreremo nelle sedi opportune per modificare sostanzialmente l’articolo 35 del decreto Sblocca Italia.» Questo quanto dichiarato dai parlamentari modenesi del Pd Stefano Vaccari, Manuela Ghizzoni e Davide Baruffi. Ecco la loro dichiarazione:
“L’articolo 35 del decreto ‘Sblocca Italia’, che di fatto liberalizza lo smaltimento dei rifiuti urbani attraverso l’utilizzo degli impianti di termo-trattamento presenti nella nostra Regione, così come formulato dal Governo non è sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Ci aspettavamo una proposta più complessiva sul tema della gestione integrata dei rifiuti, e non una scorciatoia che rischia di trasformare gli impianti dell’Emili- Romagna, compreso quindi quello della città di Modena, nell’unica soluzione al problema dei rifiuti in Italia. Non riteniamo coerente questa posizione con le politiche di riduzione dei rifiuti e di riciclo che da anni la Regione Emilia-Romagna porta avanti e che oggi consentono di raggiungere percentuali di raccolta differenziata di oltre il 50%. Per questo lavoreremo per modificare sostanzialmente l’articolo 35 nelle sedi opportune”.
"Sì significa sì", la lezione della California contro gli stupri – Manuela Ghizzoni 30.09.14
Lo stupro è forma di violenza le donne antica. Una violenza che si nutre degli stereotipi patriarcali e sessista, diffusi nelle società democratiche occidentali più di quanto non siamo portati a credere, perché è più comodo per la nostra coscienza credere che la libertà e la dignità delle donne sia oltraggiata solo dalle “altre culture”. Non c’è dubbio sul fatto che la violenza alle donne sarà sconfitta grazie ad un profondo lavoro culturale, in grado di rimuovere stereotipi e modelli che pongono la donna in un ruolo subordinato. Ma il cammino è lungo e per accelerarlo ben vengano anche strumenti giuridici “estremi”, come la legge Usa contro gli stupri nei campus universitari. Pronunciare un no e un si è un atto di libertà e autodeterminazione, tanto che provenga da una donna o da un uomo. Ma poiché questo facile principio non pare sia condiviso da tutti, allora è giusto che sia la legge a sancirlo.