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"Troppi errori sul lavoro", di Luigi Mariucci

Da anni, anzi da decenni, il diritto del lavoro è stato inquinato da una legislazione confusa, arrembante ed emergenziale. A partire in specie dal libro bianco del governo Berlusconi del 2001 ad ogni cambio di governo e di legislatura si sono succedute miriadi di interventi sovrapposti l’uno all’altro, talora modificativi tal’altra integrativi, tutti naturalmente emanati dichiarando la buona intenzione di «semplificare», «alleggerire», «attivare» il mercato del lavoro. L’esito è sotto gli occhi di tutti. Si è costruita così una normativa pletorica, farraginosa, a tratti incomprensibile, caratterizzata da una serie innumerevole di contratti atipici di tipo precario che hanno avuto un solo esito concreto: diffondere una cattiva cultura d’impresa, dare l’idea che i problemi della competitività potessero tutti scaricarsi sul lavoro, riducendo il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori. I risultati, sul piano macro, sono altrettanto evidenti: il tasso di competitività si è abbassato, la produttività è calata, in termini direttamente proporzionali all’incremento della precarietà del lavoro, l’industria e l’economia complessiva declinano. Il caso del contratto a termine costituisce la rappresentazione più eloquente di questo paradossale caos normativo: prima il contratto a termine è stato totalmente liberalizzato nel 2001 dal governo Berlusconi, poi sono state introdotte alcune limitazioni dal governo Prodi nel 2007, poi si è tornati a una nuova liberalizzazione col governo Berlusconi dal 2008 in poi. Ora il governo Monti con la riforma del mercato del lavoro ha introdotto un ulteriore cambiamento: per un verso il contratto a termine è di nuovo liberalizzato, per le prime assunzioni, con l’abolizione della necessità di motivare le ragioni della assunzione a termine, salvo restringerne poi l’utilizzo con una serie di norme in materia di tempi di rinnovo, du rata del periodo oltre che di costi contributivi. Questa poi è solo una delle tante modifiche, di incerta e complessa interpretazione, introdotte dalla riforma Monti-Fornero: ce ne sono molte altre in tema di Cococo, partite Iva, lavoratori stagionali, mini-Arspi e ammortizzatori sociali in genere che stanno ponendo enormi problemi applicativi. Per tacere delle modifiche introdotte all’articolo 18 dello Statuto in tema di licenziamenti, che sono un vero e proprio rompicapo, specie sul piano processuale. E senza nominare la questione dei cosiddetti «esodati», che prima o poi dovranno chiamarsi disoccupati tout court, privi di ogni sostegno del reddito. È comprensibile quindi che il ministro Fornero, nel forum pubblicato ieri sul Sole 24 ore, faccia su questo ed altro una riflessione autocritica, e annunci misure correttive. La riflessione autocritica dovrebbe tuttavia essere più ampia. È stato un errore mettere mano, nel pieno di una crisi dai caratteri e dalle proporzioni inedite, a una maxi-riforma composta da migliaia di commi, spesso soggetti a dubbie interpretazioni, e comunque destinati per lo più a rimanere sulla carta, solo al fine di dimostrare (a chi? a quella Europa che dobbiamo cambiare, dato che così com’è non funziona più?) che si poteva finalmente esibilre lo scalpo dell’art. 18 dello Statuto. Ora il ministro annuncia che intende promuovere un ennesimo decreto correttivo, sui tempi del rinnovo dei contratti a termine ed altro. Faccia pure. Non sarà questo che risolverà il problema delle tante incertezze applicative della sua riforma. È da sperare invece che dei tanti errori commessi fin qui si faccia tesoro. Dando vita nella prossima legislatura a una correzione di fondo della legislazione del lavoro, ad un mutamento di paradigma, fondato sull’idea che una chiara definizione dei diritti e dei doveri dei lavoratori e la riaffermazione della qualità del lavoro sono la condizione imprescindibile di uno sviluppo compatibile e sensato.
L’Unità 17.10.12

"Sei ore in più, scuola in rivolta Profumo: ora gli stati generali", di Maria Teresa Martinengo

Tutti contro l’allungamento dell’orario degli insegnanti da 18 a 24 ore scritto nero su bianco nella proposta di legge di stabilità inviata alla Camera dopo l’approvazione in consiglio dei ministri. Il testo, pubblicato ieri, ha scatenato le reazioni dei sindacati, compatti nel chiedere la cancellazione del provvedimento, e ha suscitato una netta presa di posizione del segretario del Pd Pierluigi Bersani. «Le misure sulla scuola sono inaccettabili», ha detto Bersani, definendole «improvvisate» e, venendo al nocciolo del problema cui guardano le organizzazioni sindacali: «Chiudono la strada ai precari. La logica non tiene. La scuola ha bisogno che ci fermiamo e reimpostiamo il discorso in modo strategico».

Piena disponibilità al dialogo con Bersani e il Pd sulla scuola è arrivata poco dopo dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, «purchè si resti all’interno dei vincoli di bilancio votati dallo stesso Parlamento». Per il suo dicastero significa un taglio di 182 milioni. «Condivido appieno l’esigenza espressa da Bersani – ha detto il ministro – di impostare il confronto in un quadro strategico complessivo. È in quest’ottica che sto lavorando a una conferenza generale sulla scuola, nei primi due mesi del 2013, con il coinvolgimento di tutte le forze professionali e sociali. Circa le misure, ogni suggerimento nel dibattito parlamentare sarà benvenuto».

Per il sottosegretario Marco Rossi Doria «i vincoli di bilancio non possono che essere rispettati, ma non è sostenibile tagliare altri posti di lavoro nella scuola. Poi, il dibattito in Parlamento dovrà tener conto che non è più rimandabile l’avvio di un processo di innovazione che porti a una scuola secondaria più flessibile, più simile alla primaria, dove il tempo scuola degli insegnanti non coincide con le ore frontali, come nella maggior parte dei paesi sviluppati. Una condizione che è anche in parte all’origine dei risultati accreditati e abbastanza stabili della nostra primaria». Rossi Doria ribadisce che «occorre più progettualità, possibilità di recupero di chi è indietro, ma anche promozione di chi è avanti, maggiore flessibilità nell’organizzazione del tempo scuola, classi e aule non necessariamente corrispondenti per rispondere a bisogni non standardizzati. Tutto questo fa pensare a un progressivo aumento di orario per i docenti, a differenziazione di compiti. Certo, un processo così significativo non si fa facilmente con la legge di stabilità. Ma speriamo che le forze politiche in Parlamento colgano il problema».

La Stampa 17.10.12

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“Modello tedesco. Bastone e carote italiane”, di Pippo Frisone

A mezzanotte di lunedì, il governo trasmetteva alle Camere in zona cesarini il ddl sulla stabilità.

Tutti i tagli preannunciati sulla scuola venivano lì confermati.

Nessuna retromarcia, nessun rinvio nonostante alcune aperture anticipate alla stampa dal ministro Profumo. Nel testo del ddl non c’è alcun coinvolgimento dei sindacati, nessun rinvio alla contrattazione né sull’ orario né sulle ferie anzi viene ribadito che il contratto non può in alcun modo derogare dalla legge!! Brunetta docet.

La Scuola, in particolare quella secondaria di 1 e 2 grado viene chiamata dal Governo Monti ad ulteriori sacrifici !

Il cosiddetto orario potenziato o lungo per i docenti della secondaria vale da solo 721 milioni nel triennio 2013-15.

L’orario di lavoro destinato all’insegnamento viene innalzato per legge dalle 18h. attuali a 24 h. settimanali, con decorrenza 1 settembre 2013.

L’innalzamento dell’orario fino a 6h , già previsto ma solo su base volontaria adesso diventa obbligatorio.

Le 6h, vengono così destinate all’interno dello stesso istituto di titolarità per la copertura di spezzoni orari e/o supplenze temporanee in sostituzione dei colleghi assenti, su qualsiasi tipologia di classe di concorso per cui abbia titolo, compreso il sostegno se in possesso di diploma di specializzazione.

Anche i docenti di sostegno nella secondaria allungheranno l’orario a 24 h per rispondere in prima battuta a nuove esigenze orarie di sostegno e in subordine anche per coprire spezzoni orari d’insegnamento curriculari per i quali hanno titolo .

Nel 2013/14 l’organico di diritto di sostegno sarà determinato in misura non superiore a quello del 2012/13.

Per il sostegno i risparmi saranno 109,5 milioni nel 2013 (sett-dic) , 328,6 nel 2014 e 328,6 nel 2015. Le diagnosi funzionali per gli alunni disabili, propedeutiche all’assegnazione dei docenti di sostegno, verranno affidate all’Inps e non più alle ASL.!

Si risparmiano inoltre sui posti comuni e sulle supplenze 128,6 milioni nel 2013 ( sett-dic) che passano a 385,7 nel 2014 e 385,7 nel 2015.

E ancora tagli ai distacchi e ai comandi del personale scolastico presso il Miur , enti e associazioni per altri 7 milioni.

In totale, nel triennio 2013-2015 si prevedono tagli alla scuola per 1.683 Mld di euro !

Questo sono le bastonate di Profumo e di Monti alla scuola pubblica.

Quanto alle carote, si regalano ai docenti della secondaria e solo a loro 15 gg. di ferie in più mentre i docenti di ogni ordine e grado potranno fruire delle ferie anche nei giorni di sospensione delle attività didattiche (natale, pasqua..)..Più una presa in giro che una partita di giro a costo zero!

Viene ripristinato l’elenco prioritario per docenti e ata precari, nella consapevolezza che rimarranno a migliaia privi di un incarico annuale nel 2013/14.

A pagare questa ulteriore stretta saranno ancora una volta i precari, sui quali è stata scatenata una vera e propria caccia all’uomo e col bastone per giunta. Almeno 29mila posti saranno inghiottiti da questa manovra che contribuirà ad abbassare ulteriormente il livello qualitativo dell’insegnamento.

Immaginiamo un docente della secondaria con 24h settimanali, con 25-30 alunni per classe che dovrà accollarsene 9-12 magari con 300 e più alunni, senza contare quelli diversamente abili o quelli di nazionalità non italiana!

Quel docente viene così condannato a peggiorare, non certo a migliorare, la propria condizione lavorativa con classi in più, alunni in più, con 6h settimanali in più e per di più gratis!

Profumo vuole copiare il modello tedesco coi fichi secchi italiani!

Se il Parlamento lasciasse passare le norme contenute nel ddl stabilità così come li ha volute e pensate il governo Monti, a risultare destabilizzata sarà tutta la scuola italiana.

Sarà un caso ma mentre si lasciano in mutande e senza contratto gli insegnanti, con scuole sempre più lontane dagli standard europei di qualità ed efficienza, alle scuole private non viene tolto un solo centesimo dei 250milioni di euro di finanziamento statale!

Anche qui nessuna rottura ma piena continuità col governo precedente.

Riuscirà la strana maggioranza che appoggia Monti in Parlamento evitare il peggio in cui sta precipitando la scuola italiana?

Le proteste nelle scuole e nelle piazze sono tante ma le speranze, senza un sussulto che scuota il Palazzo, sono ancora poche.

Ma si sa la speranza è l’ultima a morire, sapendo che la scuola che lasciamo oggi ai nostri figli prefigura già il loro destino domani.

da ScuolaOggi 17.10.12

"Sei ore in più, scuola in rivolta Profumo: ora gli stati generali", di Maria Teresa Martinengo

Tutti contro l’allungamento dell’orario degli insegnanti da 18 a 24 ore scritto nero su bianco nella proposta di legge di stabilità inviata alla Camera dopo l’approvazione in consiglio dei ministri. Il testo, pubblicato ieri, ha scatenato le reazioni dei sindacati, compatti nel chiedere la cancellazione del provvedimento, e ha suscitato una netta presa di posizione del segretario del Pd Pierluigi Bersani. «Le misure sulla scuola sono inaccettabili», ha detto Bersani, definendole «improvvisate» e, venendo al nocciolo del problema cui guardano le organizzazioni sindacali: «Chiudono la strada ai precari. La logica non tiene. La scuola ha bisogno che ci fermiamo e reimpostiamo il discorso in modo strategico».
Piena disponibilità al dialogo con Bersani e il Pd sulla scuola è arrivata poco dopo dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, «purchè si resti all’interno dei vincoli di bilancio votati dallo stesso Parlamento». Per il suo dicastero significa un taglio di 182 milioni. «Condivido appieno l’esigenza espressa da Bersani – ha detto il ministro – di impostare il confronto in un quadro strategico complessivo. È in quest’ottica che sto lavorando a una conferenza generale sulla scuola, nei primi due mesi del 2013, con il coinvolgimento di tutte le forze professionali e sociali. Circa le misure, ogni suggerimento nel dibattito parlamentare sarà benvenuto».
Per il sottosegretario Marco Rossi Doria «i vincoli di bilancio non possono che essere rispettati, ma non è sostenibile tagliare altri posti di lavoro nella scuola. Poi, il dibattito in Parlamento dovrà tener conto che non è più rimandabile l’avvio di un processo di innovazione che porti a una scuola secondaria più flessibile, più simile alla primaria, dove il tempo scuola degli insegnanti non coincide con le ore frontali, come nella maggior parte dei paesi sviluppati. Una condizione che è anche in parte all’origine dei risultati accreditati e abbastanza stabili della nostra primaria». Rossi Doria ribadisce che «occorre più progettualità, possibilità di recupero di chi è indietro, ma anche promozione di chi è avanti, maggiore flessibilità nell’organizzazione del tempo scuola, classi e aule non necessariamente corrispondenti per rispondere a bisogni non standardizzati. Tutto questo fa pensare a un progressivo aumento di orario per i docenti, a differenziazione di compiti. Certo, un processo così significativo non si fa facilmente con la legge di stabilità. Ma speriamo che le forze politiche in Parlamento colgano il problema».
La Stampa 17.10.12
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“Modello tedesco. Bastone e carote italiane”, di Pippo Frisone
A mezzanotte di lunedì, il governo trasmetteva alle Camere in zona cesarini il ddl sulla stabilità.
Tutti i tagli preannunciati sulla scuola venivano lì confermati.
Nessuna retromarcia, nessun rinvio nonostante alcune aperture anticipate alla stampa dal ministro Profumo. Nel testo del ddl non c’è alcun coinvolgimento dei sindacati, nessun rinvio alla contrattazione né sull’ orario né sulle ferie anzi viene ribadito che il contratto non può in alcun modo derogare dalla legge!! Brunetta docet.
La Scuola, in particolare quella secondaria di 1 e 2 grado viene chiamata dal Governo Monti ad ulteriori sacrifici !
Il cosiddetto orario potenziato o lungo per i docenti della secondaria vale da solo 721 milioni nel triennio 2013-15.
L’orario di lavoro destinato all’insegnamento viene innalzato per legge dalle 18h. attuali a 24 h. settimanali, con decorrenza 1 settembre 2013.
L’innalzamento dell’orario fino a 6h , già previsto ma solo su base volontaria adesso diventa obbligatorio.
Le 6h, vengono così destinate all’interno dello stesso istituto di titolarità per la copertura di spezzoni orari e/o supplenze temporanee in sostituzione dei colleghi assenti, su qualsiasi tipologia di classe di concorso per cui abbia titolo, compreso il sostegno se in possesso di diploma di specializzazione.
Anche i docenti di sostegno nella secondaria allungheranno l’orario a 24 h per rispondere in prima battuta a nuove esigenze orarie di sostegno e in subordine anche per coprire spezzoni orari d’insegnamento curriculari per i quali hanno titolo .
Nel 2013/14 l’organico di diritto di sostegno sarà determinato in misura non superiore a quello del 2012/13.
Per il sostegno i risparmi saranno 109,5 milioni nel 2013 (sett-dic) , 328,6 nel 2014 e 328,6 nel 2015. Le diagnosi funzionali per gli alunni disabili, propedeutiche all’assegnazione dei docenti di sostegno, verranno affidate all’Inps e non più alle ASL.!
Si risparmiano inoltre sui posti comuni e sulle supplenze 128,6 milioni nel 2013 ( sett-dic) che passano a 385,7 nel 2014 e 385,7 nel 2015.
E ancora tagli ai distacchi e ai comandi del personale scolastico presso il Miur , enti e associazioni per altri 7 milioni.
In totale, nel triennio 2013-2015 si prevedono tagli alla scuola per 1.683 Mld di euro !
Questo sono le bastonate di Profumo e di Monti alla scuola pubblica.
Quanto alle carote, si regalano ai docenti della secondaria e solo a loro 15 gg. di ferie in più mentre i docenti di ogni ordine e grado potranno fruire delle ferie anche nei giorni di sospensione delle attività didattiche (natale, pasqua..)..Più una presa in giro che una partita di giro a costo zero!
Viene ripristinato l’elenco prioritario per docenti e ata precari, nella consapevolezza che rimarranno a migliaia privi di un incarico annuale nel 2013/14.
A pagare questa ulteriore stretta saranno ancora una volta i precari, sui quali è stata scatenata una vera e propria caccia all’uomo e col bastone per giunta. Almeno 29mila posti saranno inghiottiti da questa manovra che contribuirà ad abbassare ulteriormente il livello qualitativo dell’insegnamento.
Immaginiamo un docente della secondaria con 24h settimanali, con 25-30 alunni per classe che dovrà accollarsene 9-12 magari con 300 e più alunni, senza contare quelli diversamente abili o quelli di nazionalità non italiana!
Quel docente viene così condannato a peggiorare, non certo a migliorare, la propria condizione lavorativa con classi in più, alunni in più, con 6h settimanali in più e per di più gratis!
Profumo vuole copiare il modello tedesco coi fichi secchi italiani!
Se il Parlamento lasciasse passare le norme contenute nel ddl stabilità così come li ha volute e pensate il governo Monti, a risultare destabilizzata sarà tutta la scuola italiana.
Sarà un caso ma mentre si lasciano in mutande e senza contratto gli insegnanti, con scuole sempre più lontane dagli standard europei di qualità ed efficienza, alle scuole private non viene tolto un solo centesimo dei 250milioni di euro di finanziamento statale!
Anche qui nessuna rottura ma piena continuità col governo precedente.
Riuscirà la strana maggioranza che appoggia Monti in Parlamento evitare il peggio in cui sta precipitando la scuola italiana?
Le proteste nelle scuole e nelle piazze sono tante ma le speranze, senza un sussulto che scuota il Palazzo, sono ancora poche.
Ma si sa la speranza è l’ultima a morire, sapendo che la scuola che lasciamo oggi ai nostri figli prefigura già il loro destino domani.
da ScuolaOggi 17.10.12

“Terremoto, emiliani meglio degli aquilani”, di Jenner Meletti

La prima scossa arriva alle 6.52. Piccola, magnitudo 2, ma capace di rinnovare la paura nei Comuni del cratere, fra Campotosto e Pizzoli. La seconda scossa, più forte, in mattinata, quando Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, dice che dopo il terremoto di maggio «gli emiliani hanno reagito meglio
rispetto agli aquilani». Il successore di Guido Bertolaso è stato prefetto dell’Aquila, arrivato in quella città proprio nel giorno del sisma, 6 aprile 2009. E adesso (rispondendo al sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che aveva denunciato come nella sua città la ricostruzione non fosse mai cominciata) nell’intervista a Radio Capital dice che «anche il territorio ha le sue responsabilità. È sempre facile dare le responsabilità ad altri, a chi sta fuori». Sembra quasi farne una questione di genetica: «C’è in alcune comunità un attivismo, una voglia di fare, che sono insiti. Non è la quantità di denaro destinato agli aiuti a fare la differenza, ma la capacità di progettualità di ogni singolo territorio. Gli emiliani hanno reagito meglio».
Parole che fanno male. E la reazione è pesante. «Tra me e Hamid Karzai, presidente dell’Afghanistan — dice il sindaco Massimo Cialente — non c’è nessuna differenza: entrambi viviamo sotto un’occupazione militare. Ma come si fa a dire che un territorio non è stato capace di fare progetti quando una città come l’Aquila viene trattata come Kabul? Certo, una differenza con l’Emilia c’è: là non è scattata l’occupazione e la Protezione civile non ha avuto tutti i poteri. Io, come sindaco, semplicemente non contavo nulla. Alla Protezione civile c’era qualche persona gentile che mi faceva leggere qualche decreto prima di pubblicarlo. Con il commissario Giovanni Chiodi, presidente della Regione, non mi mostravano nulla. C’è voluto un cambio di governo, per mandare via questo nuovo commissario». Il sindaco per più di due anni ha lavorato assieme al prefetto Gabrielli. «Le sue dichiarazioni mi stupiscono perché lui conosce benissimo il peccato originale dell’Aquila: tutto è stato deciso senza ascoltare cittadini e istituzioni. Non a caso, subito dopo il terremoto in Emilia, il presidente Vasco Errani ha dichiarato: “Non faremo come all’Aquila”. Qui è stato sperimentato, sulla nostra pelle, il potere assoluto della Protezione civile di Guido Bertolaso. E qui proprio quel modello — del tutto diverso da quello sperimentato in Friuli — è completamente fallito».
Il centro storico aquilano è ancora distrutto e sorvegliato da soldati armati. Il professor Raffaele Colapietra, storico, per almeno due anni è stato l’unico abitante di questa città fantasma: «Sono aquilano e conosco bene l’Emilia. Le differenze sono tante. Lassù il terremoto è arrivato all’improvviso, come tutte le calamità. Qui da noi invece era non posso dire previsto ma probabile. Ed è per questo che l’esodo della popolazione era stato preparato ed è scattato subito. 35mila persone si sono trovate negli hotel al mare, cedendo a quella che io chiamo suggestione. “Tutto è pronto, andate al mare…”. Non c’è stata la reazione giusta. Molti di loro potevano dire: resto qui, come ho fatto io, in camper, in macchina, nella mia casa ancora abitabile…”. E con la scomparsa di 35 mila persone, è scomparso anche il cuore della città: c’è stata una dissoluzione della
società. Poi, un’altra differenza: in Emilia non c’è stato un Berlusconi. Immaginate l’idea di fare un G8 a Finale Emilia, a Mirandola, a San Felice?».
Il terremoto divenne uno spot, per il governo del 2009. Case prefabbricate a prezzi altissimi, spumante sulle tavole, tutto sembrava risolto in pochi mesi. «E invece — racconta Eugenio Carlomagno, preside dell’accademia di Belle arti — già aspettiamo la neve del quarto inverno. Proprio ieri abbiamo potuto presentare i progetti di ricostruzione per le nostre case distrutte e già sappiamo che la risposta arriverà fra tre anni. Queste accuse da Gabrielli non me le aspettavo. È stato un bravo prefetto, ha lavorato molto per riaprire le scuole. Non ha però capito che a stare fermi non sono stati i cittadini ma le istituzioni». Stefania Pezzopane era presidente della Provincia e ora è assessore alla cultura in Comune. «Reazione migliore rispetto a cosa? Ai 309 morti che ancora piangiamo? Gli emiliani, persone meravigliose che erano già qui il 6 aprile, non direbbero mai una cosa così ingiusta. L’Emilia ha avuto una sorte migliore: non hanno avuto un presidente cinico come Berlusconi che con il suo codazzo scorrazzava fra le rovine e le tendopoli ad annunciare che tutto era risolto».
«Il prefetto Gabrielli — ricorda il comitato 3.32 — vietava assemblee e volantinaggi nelle tendopoli. Secondo lui, noi avremmo dovuto restare “seduti e buoni” ad aspettare il miracolo ». Ma la polemica è solo all’inizio. «Non pretendo — replica il prefetto in serata — di dare pagelle. Tantomeno voglio offendere la memoria delle 309 vittime. Ho voluto soltanto esprimere un giudizio che, se pure non gradito, è difficilmente contestabile».

La Repubblica 17.10.12

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Zone colpite: stanziati 91 milioni recuperati dai risparmi sui partiti”, di GREGORIO ROMEO

Più di 91 milioni di euro dai forzieri dei partiti alle casse dei comuni italiani colpiti dal sisma: il Presidente del Consiglio Mario Monti ha firmato il decreto con cui vengono distribuite nelle zone terremotate le risorse ottenute dai tagli ai contributi per partiti e movimenti politici.
Nello specifico, alle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo saranno destinati oltre 61 milioni di euro, mentre ai comuni dell’Umbria (colpiti dal sisma del 15 dicembre 2009) andranno 20 milioni. Meno consistente il saldo per l’Abruzzo, che riceverà dallo Stato 10 milioni di euro. «Certo ci aspettavamo qualcosa in più — spiega il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente — . Ma questa volta non facciamo polemiche, ci rendiamo conto che in altre zone del Paese la situazione è ancora di piena
emergenza».
Il decreto di ripartizione dei fondi firmato dal Presidente Monti segue l’approvazione, il 6 luglio scorso, della legge numero 96: una vera e propria scure che dimezza le risorse pagate dallo Stato ai partiti, passate nel 2012 da 182 a 91 milioni di euro. «Apprezziamo il valore etico della norma — prosegue il sindaco Cialente — ma tutte le istituzioni devono impegnarsi di più». Sempre in chiave ricostruzione, i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani hanno già annunciato che almeno parte dei risparmi ottenuti tagliando le spese interne del Parlamento (circa 170 milioni di euro) sarà destinata alle comunità terremotate. «Intanto — commenta il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani — . I fondi in arrivo dal Governo rappresentano un primo passo nella giusta direzione».

La Repubblica 17.10.12

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Terremoti, c’è il via libera al decreto. I risparmi sulla casta per ricostruire

«Gli emiliani hanno reagito meglio degli aquilani» al terremoto. È polemica dopo le parole del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.

La frase del prefetto arriva commentando i ritardi nella ricostruzione in Abruzzo dopo il sisma del 2009. «Ci sono – rileva Gabrielli – molte cause, ma anche il territorio ha le sue responsabilità. Io ho visto un territorio, quello emiliano, molto diverso dalla mia esperienza aquilana. È sempre facile dare le responsabilità ad altri, a chi sta fuori. C’è in alcune comunità un attivismo, una voglia di fare, che sono insiti. La differenza, storicamente, in Italia, non la fa la quantità di denaro destinato agli aiuti ma la capacità di progettualità di ogni singolo territorio. E gli emiliani – sottolinea – hanno reagito meglio».

Non ci sta il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ed attacca. «Gabrielli – osserva – ha perso la capacità di avere notizie sulla situazione aquilana, noi abbiamo dovuto inventare come ricostruire. Le città vanno ricostruite dai cittadini non da un potere commissariale. Altro che volontà e progettualità del territorio. Colpa di un Governo e di tutto un meccanismo che ha creato una governance in cui gli enti locali non avevano alcun ruolo. Da aprile al primo febbraio 2010 siamo passati dal potere assoluto della Protezione Civile a un regime di commissariamento, in cui la stessa organizzazione escludeva completamente un ruolo degli enti locali». Ancora più duro il deputato Augusto Di Stanislao (Idv), che definisce «vergognose» le parole del capo della Protezione civile. «Gli aquilani – prosegue – sono stati colpiti al cuore, hanno perso le loro case, i loro figli, il futuro, l’identità stessa. Le sue scuse sono doverose».

Da Gabrielli non arrivano scuse, ma un invito agli abruzzesi ad assumersi le proprie responsabilità. «La reazione di alcuni esponenti politici alle mie dichiarazioni sui problemi dei ritardi della ricostruzione post sisma – sostiene Gabrielli – appaiono sproporzionate oltre che offensive. Evocare i morti e le distruzioni – sottolinea – non serve a nascondere le responsabilità che sono molteplici ma che non possono non riguardare anche il territorio e le sue Istituzioni. Non pretendo – conclude – di dare pagelle, non è mia intenzione offendere la memoria delle 309 vittime o dimenticare i dolori patiti, semplicemente credo sia nelle mie facoltà, laddove mi viene peraltro richiesto, esprimere un giudizio che seppur non gradito è difficilmente contestabile».

E compiacimento per le dichiarazioni del prefetto giungono dall’Emilia. «Senza polemizzare con gli aquilani, gente altrettanto tenace – dice il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Matteo Richetti – è nella storia e nel dna della nostra gente, della nostra terra, tirarsi su le maniche ed essere i primi protagonisti della ricostruzione».

Intanto oggi il premier Mario Monti «ha firmato il decreto per la ripartizione dei fondi» per il terremoto in favore di Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Umbria e Abruzzo.. Le risorse ammontano ad oltre 91 milioni di euro e derivano dai risparmi sui contributi in favore dei partiti e dei movimenti politici. Un cospicuo tesoretto che in particolare interessa i comuni delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 ed a cui vanno oltre 61 milioni di euro. Venti milioni vanno poi ai comuni del cratere del terremoto in Umbria del 15 dicembre 2009. Alla provincia dell’Aquila vanno, infine, i rimanenti 10 milioni di euro.

La Stampa 17.10.12

"Scuola, l'orario lungo «vale» 721 milioni", Luigi Illiano

Via ai risparmi derivanti dall’incremento dell’orario di lavoro per gli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado (da 18 a 24 ore), aumento di 15 giorni del periodo di ferie per chi va in cattedra, debutto del “Fondo da ripartire per la valorizzazione dell’istruzione scolastica”, conferma per la norma “salva precari” per promuovere – tra Miur e Regioni – progetti che coinvolgano i docenti rimasti senza incarico: sono alcuni degli interventi previsti per la scuola nel Disegno di legge Stabilità. Nelle 6 ore di lavoro eccedenti l’orario di cattedra (18 ore) i prof saranno utilizzati soprattutto per coprire spezzoni di cattedra e per le supplenze, scelta che da un lato ridurrà gli spazi di inserimento per migliaia di insegnanti precari e dall’altro permetterà di mettere a segno i risparmi programmati.
Intanto il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, chiede «un patto tra tra scuola e mondo del lavoro, con il coinvolgimento dei sindacati e delle organizzazioni datoriali per dare un segnale forte alle famiglie e ai ragazzi» e invoca il «modello tedesco» come riferimento per un possibile ridisegno dell’offerta formativa italiana.
Il testo del Ddl Stabilità contiene anche regole di sbarramento contro i diplomi “facili” e fissa paletti per la valutazione della diagnosi funzionale necessaria per l’assegnazione del docente di sostegno agli alunni diversamente abili, affidando il compito della verifica all’Inps. I risparmi programmati dall’aumento delle ore per gli insegnanti sono descritti in una tabella contenuta nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento. L’applicazione del nuovo impegno di tempo lavorativo per i professori porterà a 128,6 milioni di euro di spesa in meno nel 2013 che diventeranno 385,7 nel 2014 e 385, 7 nel 2015. Mentre dall’allungo per gli insegnanti di sostegno deriveranno 109,5 milioni di euro nel 2013 e 328,6 milioni rispettivamente per il 2014 e altrettanti nel 2015. Infine, il taglio dei distacchi dei prof presso il Miur, enti o associazioni, farà risparmiare 2,3 milioni di euro nel 2013 e 7 milioni per anno nel 2014 e 2015. Le somme totali di questa stretta sulle spese che investirà Viale Trastevere sono di 240,4 milioni di euro per il 2013 e 721,2 milioni rispettivamente per il 2014 e il 2015. Parte delle cifre derivanti dai risparmi confluiranno nel nuovo “Fondo da ripartire per la valorizzazione dell’istruzione scolastica”, destinato all’integrazione delle risorse per il funzionamento delle scuole, alla realizzazioni di iniziative in materia di sicurezza degli istituti e alle necessità collegate all’organizzazione degli organici. La dotazione finanziaria sarà di 548,5 milioni nel 2014 e 484,5 milioni nel 2015.
Profumo ieri si è dichiarato disponibile ad aprire un confronto complessivo, immaginando un percorso formativo basato sul «modello tedesco», e che rivaluti la formazione professionale: «Ci vuole il coinvolgimento degli imprenditori, con un patto tra la scuola e il mondo del lavoro», ha detto parlando ad un workshop organizzato dal Centro Elis al Senato. Dai sindacati la risposta è arrivata a stretto giro: Cisl, Uil, Snals-Confsal e Gilda hanno proclamato lo sciopero per l’intera giornata del 24 novembre contro le azioni previste dalla legge di stabilità. Ma non solo, nel mirino anche il mancato accordo sul pagamento degli scatti di anzianità.

Il Sole 24 ore 17.10.12

"Scuola, l'orario lungo «vale» 721 milioni", Luigi Illiano

Via ai risparmi derivanti dall’incremento dell’orario di lavoro per gli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado (da 18 a 24 ore), aumento di 15 giorni del periodo di ferie per chi va in cattedra, debutto del “Fondo da ripartire per la valorizzazione dell’istruzione scolastica”, conferma per la norma “salva precari” per promuovere – tra Miur e Regioni – progetti che coinvolgano i docenti rimasti senza incarico: sono alcuni degli interventi previsti per la scuola nel Disegno di legge Stabilità. Nelle 6 ore di lavoro eccedenti l’orario di cattedra (18 ore) i prof saranno utilizzati soprattutto per coprire spezzoni di cattedra e per le supplenze, scelta che da un lato ridurrà gli spazi di inserimento per migliaia di insegnanti precari e dall’altro permetterà di mettere a segno i risparmi programmati.
Intanto il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, chiede «un patto tra tra scuola e mondo del lavoro, con il coinvolgimento dei sindacati e delle organizzazioni datoriali per dare un segnale forte alle famiglie e ai ragazzi» e invoca il «modello tedesco» come riferimento per un possibile ridisegno dell’offerta formativa italiana.
Il testo del Ddl Stabilità contiene anche regole di sbarramento contro i diplomi “facili” e fissa paletti per la valutazione della diagnosi funzionale necessaria per l’assegnazione del docente di sostegno agli alunni diversamente abili, affidando il compito della verifica all’Inps. I risparmi programmati dall’aumento delle ore per gli insegnanti sono descritti in una tabella contenuta nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento. L’applicazione del nuovo impegno di tempo lavorativo per i professori porterà a 128,6 milioni di euro di spesa in meno nel 2013 che diventeranno 385,7 nel 2014 e 385, 7 nel 2015. Mentre dall’allungo per gli insegnanti di sostegno deriveranno 109,5 milioni di euro nel 2013 e 328,6 milioni rispettivamente per il 2014 e altrettanti nel 2015. Infine, il taglio dei distacchi dei prof presso il Miur, enti o associazioni, farà risparmiare 2,3 milioni di euro nel 2013 e 7 milioni per anno nel 2014 e 2015. Le somme totali di questa stretta sulle spese che investirà Viale Trastevere sono di 240,4 milioni di euro per il 2013 e 721,2 milioni rispettivamente per il 2014 e il 2015. Parte delle cifre derivanti dai risparmi confluiranno nel nuovo “Fondo da ripartire per la valorizzazione dell’istruzione scolastica”, destinato all’integrazione delle risorse per il funzionamento delle scuole, alla realizzazioni di iniziative in materia di sicurezza degli istituti e alle necessità collegate all’organizzazione degli organici. La dotazione finanziaria sarà di 548,5 milioni nel 2014 e 484,5 milioni nel 2015.
Profumo ieri si è dichiarato disponibile ad aprire un confronto complessivo, immaginando un percorso formativo basato sul «modello tedesco», e che rivaluti la formazione professionale: «Ci vuole il coinvolgimento degli imprenditori, con un patto tra la scuola e il mondo del lavoro», ha detto parlando ad un workshop organizzato dal Centro Elis al Senato. Dai sindacati la risposta è arrivata a stretto giro: Cisl, Uil, Snals-Confsal e Gilda hanno proclamato lo sciopero per l’intera giornata del 24 novembre contro le azioni previste dalla legge di stabilità. Ma non solo, nel mirino anche il mancato accordo sul pagamento degli scatti di anzianità.
Il Sole 24 ore 17.10.12

Cultura, a rischio legge su alta formazione artistica musicale

Pd, Lega Nord, Udc e Idv contestano relatore Pdl. “Dopo mesi di lavoro con rammarico dobbiamo prendere atto che, per le rigidità del Relatore (Giuseppe Scalera, Pdl), è impossibile proseguire i lavori del Comitato ristretto per integrare il testo della legge sull’Alta formazione artistico musicale, rispondendo innanzitutto alle tante attese di studenti e docenti precari. Ma la nostra battaglia continua. Ripresenteremo in commissione gli emendamenti al testo del Senato. Il nostro obiettivo è e resta quello di garantire al sistema dell’Alta formazione pari dignità e pari opportunità rispetto al sistema universitario, portarlo nel contesto europeo, salvarne le peculiarità, perché anche l’arte va riconosciuta come un’attività formativa di eccellenza. Per questo è importante votare una buona legge subito”. Lo rendono noto con un comunicato congiunto Emilia De Biasi del Pd, Paola Goisis della Lega Nord, Gabriella Carlucci dell’Udc, Pierfelice Zazzera dell’Idv.