Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

"La primavera araba non giova alle donne", di Giovanna Zincone

Non sempre il progresso giova alle donne. La Tunisia ne ha offerto da poco un infelice esempio. Grazie al Codice del 1956 e a successive riforme, rappresentava un ammirato precursore dell’emancipazione femminile tra i Paesi arabi. E il nuovo corso tunisino è stato considerato il più assennato tra quelli scaturiti dalla Primavera araba. I risultati elettorali del 2011 non hanno premiato i partiti laici moderati, ma i rischi di chiusure islamiste parevano evitabili. Purtroppo la Commissione «Diritti e libertà» dell’Assembla Costituente tunisina, in disinvolta contraddizione con il proprio titolo, ha approvato un nuovo articolo 28 che retrocede le donne. Afferma infatti: «Lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna», un’affermazione positiva solo all’apparenza; secondo Roberta Aluffi, studiosa di diritto delle religioni, si tratta di una rischiosa espressione islamista perché implica specifici diritti femminili (il dono matrimoniale e il mantenimento), cui potrebbero fare da pendant pesanti diritti maschili (il ripudio e l’obbedienza delle donne di famiglia). L’articolo 28, inoltre, vuole la donna «associata» o «complementare» all’uomo non solo nella sfera familiare, ma anche nella «edificazione …

"La città delle donne senza volto sfigurate per aver detto di no", di Ettore Mo

Bruciate con l’acido da mariti gelosi o fidanzati respinti Viaggio a Satkhira, il villaggio-ghetto del Bangladesh. Neanche un mese e la sua amorevole zia aveva già pensato di lubrificarlo con qualche goccia di acido solforico e rispedirlo in paradiso. Motivo? La gelosia che la donna nutriva nei confronti della sorella (o cognata) per aver messo al mondo un maschietto, mentre a lei era toccata in sorte soltanto una bambina. Cose che avvenivano e tuttora avvengono nel Bangladesh, uno dei più popolosi Paesi asiatici (140 milioni di abitanti), dove fin dalla più tenera età la condizione delle donne sembra essere tra le più ardue del mondo: condizione che non si esaurisce nel tumultuoso e affollato «girone» delle prostitute, indagato nel precedente reportage, ma riguarda tutti gli aspetti del vivere quotidiano. Delitti e regolamenti di conti in questa remota contrada, chiusa fra India e Birmania e affacciata sul Golfo del Bengala, sono per lo più provocati da promesse di matrimonio non mantenute o da dispute su case, terreni e interessi economici di vario genere. Una specie di …

Giustizia, la Severino accelera "Anticorruzione inderogabile l´Europa ci chiede norme più dure", di Liana Milella

Le misure anti-corruzione? «Inderogabili e imprescindibili. Sono la chiave di volta per garantire la crescita del Paese. E poi ce le chiede l´Europa, e non possiamo certo fingere indifferenza e attendere ancora». L´ha detto tante volte Paola Severino. E l´ha ripetuto ancora durante il consiglio dei ministri di venerdì. E anche ieri, con chi le chiedeva la sua opinione sulla legge contro i corrotti in attesa ormai dalla primavera 2010, ripeteva la stessa frase. Convinta com´è che «la legge debba essere approvata il prima possibile», con corsia preferenziale su tutto il resto. Con la fiducia com´è già accaduto alla Camera, se è necessario per spezzare una melina che dura ormai da troppo tempo. È un´eredità pesante del governo Berlusconi questo ddl anti-corruzione. Originariamente firmato dall´ex Guardasigilli Angelino Alfano, oggi segretario di quello stesso Pdl che mette di continuo ostacoli al via libera definitivo. L´ultimo, al Senato, è consentire una sola seduta a settimana nelle commissioni. L´attuale ministro della Giustizia, invece, non ha dubbi. Norme anti-corruzione, misure per una detenzione giusta, strumenti per ridurre l´arretrato civile. …

"Le ragazze di Tunisi", di Vanna Vannucci

Le donne che affollavano il palazzo dei Congressi, lunedì scorso, dopo la cena del ramadan, non smettevano di gridare entusiaste mentre il regista Raja Farhat leggeva il Codice dello statuto personale che nel 1956 aveva fissato i diritti della donna tunisina. In migliaia sono sfilate poi sulla via Bourghiba. Donne a capo scoperto, donne velate, bambine con cartelli con su scritto “Gannouchi non toccare i diritti della mamma”, ragazze con il foulard rosso come la bandiera nazionale. Rosso è il colore della rivoluzione che diciotto mesi fa divampò in Tunisia e questa, diciotto mesi dopo, era la più grande manifestazione da allora. Le donne in Tunisia hanno più diritti che in ogni altro paese arabo. Il fondatore della Repubblica Bourghiba, che certo non era un liberale e — come accadeva spesso in quegli anni negli Stati postcoloniali — creò una dittatura, riconobbe però alle donne la parità, convinto che questo fosse un passaggio obbligato per fare della Tunisia un paese moderno. Da allora le tunisine possono chiedere il divorzio senza aspettare anni come succede in …

Intercettazioni, la mediazione del Csm “Faremo una autoregolamentazione”, di Liana Milella

Se lo dicono riservatamente tutti nella maggioranza. «Ormai il tempo delle intercettazioni è scaduto. Una riforma non è più possibile». La stessa certezza corre al Csm come tra i magistrati. Tra i quali, con sempre maggiore insistenza, si fa strada la strategia dell’autoregolamentazione, del rispetto rigido e rigoroso delle regole che già esistono. Che, se applicate in modo puntiglioso, metterebbero al riparo sia gli inquirenti che la stampa dal rischio di qualsiasi legge bavaglio. Al Csm non si parla che di questo. La verifica partirà a settembre. Riguarderà il rispetto delle norme già in vigore sia per chiedere di registrare una conversazione, sia per utilizzarla nel processo. Ci lavorerà la sesta commissione che si occupa di studiare leggi e riforme. La proposta arriva da Aniello Nappi, esponente della sinistra del Movimento giustizia, toga votata in Cassazione. Proprio alla Suprema corte ecco “girare” in queste ore una sentenza scritta nel febbraio 2009 dall’attuale segretario generale Franco Ippolito sul processo Federconsorzi in cui un passaggio colpisce sugli altri: «L’intercettazione può essere disposta solo quando (come scrive il …

Samia, l’atleta somala di Pechino 2008 morta su un barcone per raggiungere l’Italia

Il racconto di Abdi Bile, oro nei 1500 metri ai mondiali di Roma del 1987: «È morta per raggiungere l’Occidente» «Sapete che fine ha fatto Samia Yusuf Omar?». La platea riunita per ascoltare i membri del comitato olimpico nazionale resta in silenzio. Un silenzio spezzato solo dalle parole e dalla commozione di Abdi Bile, che dopo il trionfo di Mo Farah (atleta britannico di origine somale) alle Olimpiadi di Londra 2012, chiede di Samia. L’EROE – Anche Abdi è un atleta, un eroe per i somali, visto che a Roma, nel 1987 ha vinto un oro nei 1500 metri ed è stato il primo atleta somalo a farsi notare nell’atletica leggera. Abdi ha parlato di una sua connazionale, Samia Yusuf Omar, la più grande di sei figli di una famiglia di Mogadiscio cresciuta, come i suoi fratelli, in povertà. Nel 2008, questa ragazza piccola e gracile, partecipò alle Olimpiadi proprio in rappresentanza della Somalia. Nata nel ’91, figlia di una fruttivendola e di un uomo ucciso da un proiettile d’artiglieria, questa ragazza era riuscita con …

"Sono musulmana e non porto il velo. Ma non mischiate religione e violenza", di Rania Ibrahim

Velo o non velo? Sarà questo il problema della Umma musulmana? Credo proprio di no. Come al solito la strumentalizzazione avviene sempre sulla pelle e sulla dignità delle donne, da sempre in tutti i secoli e in tutte le religioni e civiltà. “Rania, a te manca solo il velo e saresti una musulmana completa”. Questo è quello che mi dicono molte amiche, per di più integrate e occidentalissime nuove italiane, nate e cresciute sempre ininterrottamente in Italia. Un po’ meno le coetanee del mio Paese d’origine. Il velo è divenuto negli ultimi decenni uno “strumento” di appartenenza palesemente sfoggiato da una comunità. Almeno, io lo interpreto così. Se di quella comunità vuoi fare parte, se vuoi essere accettata, devi sottostare a queste “piccolezze” . Per quanto mi riguarda il velo sta all’Islam quanto il crocifisso sta a una cristiana. Non è certo indossando un crocifisso al collo che si diventa buoni cristiani, fedeli impeccabili. Io prego, digiuno durante il Ramadan, faccio le mie zakat, beneficenza, mi occupo dei bisognosi e sono sempre disponibile quando gli …