Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

“Basta uomini al comando” l’Europa si scopre femminista, di Andrea Bonanni

Bocciato perché maschio. Per la prima volta nella sua storia l’Europa respinge un candidato ad un incarico di prestigio con la sola motivazione che è del genere “sbagliato”. ETRA il Parlamento europeo e i governi nazionali si apre una guerra dei sessi in cui la Banca centrale compare sul banco degli imputati sotto l’accusa di essere un’istituzione maschilista. Gli eurodeputati hanno respinto ieri con un voto in seduta plenaria la candidatura del presidente della Banca centrale del Lussemburgo, Yves Mersch, al board della Bce. La bocciatura, decisa «a prescindere dalle qualità del candidato», ha voluto essere un atto di protesta per il fatto che i 23 membri del Consiglio della Banca centrale europea (composto dai diciassette governatori delle banche centrali nazionali dell’eurozona più sei membri del board) sono tutti maschi e che nella lista dei possibili candidati non figurava neppure una donna. La scelta di Mersch, che dovrebbe sostituire un banchiere spagnolo, era stata fatta a luglio dai ministri finanziari e confermata all’unanimità dal vertice dei capi di governo. Si tratta di una personalità ben …

Profondo rosso

In Italia viene uccisa una donna ogni due giorni ma il femminicidio è solo l’ultimo atto di violenze di ogni tipo. Sono crimini e vanno combattuti con le leggi e con l’educazione. “Oltre 100 donne uccise. Uccise perché donne. Nel nostro Paese crescono il dolore, lo sdegno e la preoccupazione. Ma si avvertono anche segni di rassegnazione. Non ce lo possiamo permettere. Occorre reagire subito con atti concreti. E’ necessaria una nuova legge organica contro il femminicidio anche secondo le piú recenti convenzioni internazionali”. Lo afferma la senatrice del Pd Anna Serafini. “Noi – aggiunge – abbiamo giá presentato in bozza questo progetto di legge sul femminicidio, con l’aggravante per i delitti di genere, ma soprattutto con azioni di prevenzione. E’ stata firmata finalmente la Convenzione di Istanbul. Ora, come ha annunciato il ministro Fornero, ci attendiamo la ratifica. Da subito però occorrono due interventi: un investimento certo e sicuro per i Centri antiviolenza e per il sistema dei servizi di prevenzione che si occupano della violenza sulle donne e in secondo luogo occorre rompere …

"Tumori, la strada per prevenire", di Umberto Veronesi

I dati sulla mortalità nella provincia di Taranto diffusi dal ministero della Salute ci impongono una riflessione approfondita, al di là della situazione di drammatica emergenza. La gravità del problema tumore emerge in maniera così evidente da non richiedere quasi sottolineature. Ci sono tuttavia due aspetti che meritano di essere evidenziati. Innanzitutto dovremmo ragionare sui numeri assoluti perché le percentuali – pur chiare e significative – fotografano soltanto una parte della questione. Dall’analisi dei numeri assoluti si può invece definire con maggiore precisione il livello di rischio per il cittadino. In secondo luogo bisognerebbe sforzarsi di non concentrare l’attenzione sui dati della mortalità, anche se sono quelli che ci choccano di piu’ . E’ invece il numero di nuovi casi in un anno, che chiamiamo incidenza, ovvero la frequenza con cui ci si ammala in una determinata zona, il fattore su cui concentrare l’attenzione, perché è dall’esame di questo aspetto che possono nascere le strategie per una migliore prevenzione e una più efficace cura dei tumori. Dal punto di vista della mortalità, l’Italia è un …

"Tumori, la strada per prevenire", di Umberto Veronesi

I dati sulla mortalità nella provincia di Taranto diffusi dal ministero della Salute ci impongono una riflessione approfondita, al di là della situazione di drammatica emergenza. La gravità del problema tumore emerge in maniera così evidente da non richiedere quasi sottolineature. Ci sono tuttavia due aspetti che meritano di essere evidenziati. Innanzitutto dovremmo ragionare sui numeri assoluti perché le percentuali – pur chiare e significative – fotografano soltanto una parte della questione. Dall’analisi dei numeri assoluti si può invece definire con maggiore precisione il livello di rischio per il cittadino. In secondo luogo bisognerebbe sforzarsi di non concentrare l’attenzione sui dati della mortalità, anche se sono quelli che ci choccano di piu’ . E’ invece il numero di nuovi casi in un anno, che chiamiamo incidenza, ovvero la frequenza con cui ci si ammala in una determinata zona, il fattore su cui concentrare l’attenzione, perché è dall’esame di questo aspetto che possono nascere le strategie per una migliore prevenzione e una più efficace cura dei tumori. Dal punto di vista della mortalità, l’Italia è un …

"La fabbrica del veleno", di Giovanni Valentini

E adesso? Che cosa diranno i signori dell’acciaio, i profeti dello sviluppo a tutti i costi, i nemici dell’ambiente e della salute collettiva di fronte all’agghiacciante rapporto dell’Istituto superiore di Sanità? Il senso della decenza — se non quello dell’etica — vorrebbe che riconoscessero i propri errori e si assumessero le loro responsabilità. I dati diffusi pubblicamente dal ministro Balduzzi non ammettono repliche. Non solo documentano il lugubre record della mortalità a Taranto e in provincia rispetto al resto della Puglia. Ma dimostrano in modo irrefutabile la correlazione fra i veleni emessi dallo stabilimento dell’Ilva e l’incidenza dei tumori nella popolazione locale, uomini, donne e bambini. Un disastro ambientale e sanitario che grida vendetta. Ma basterebbe fare un po’ di giustizia, come i magistrati di Taranto stanno cercando faticosamente di fare, almeno per fermare la catastrofe e impedire che produca altri danni, altre vittime, altre morti. Ecco, adesso, la vera emergenza. Fin dall’inizio di questa vicenda, aperta da una coraggiosa iniziativa giudiziaria, stiamo assistendo invece a un indegno talk-show di polemiche, a un rimpallo di …

"La fabbrica del veleno", di Giovanni Valentini

E adesso? Che cosa diranno i signori dell’acciaio, i profeti dello sviluppo a tutti i costi, i nemici dell’ambiente e della salute collettiva di fronte all’agghiacciante rapporto dell’Istituto superiore di Sanità? Il senso della decenza — se non quello dell’etica — vorrebbe che riconoscessero i propri errori e si assumessero le loro responsabilità. I dati diffusi pubblicamente dal ministro Balduzzi non ammettono repliche. Non solo documentano il lugubre record della mortalità a Taranto e in provincia rispetto al resto della Puglia. Ma dimostrano in modo irrefutabile la correlazione fra i veleni emessi dallo stabilimento dell’Ilva e l’incidenza dei tumori nella popolazione locale, uomini, donne e bambini. Un disastro ambientale e sanitario che grida vendetta. Ma basterebbe fare un po’ di giustizia, come i magistrati di Taranto stanno cercando faticosamente di fare, almeno per fermare la catastrofe e impedire che produca altri danni, altre vittime, altre morti. Ecco, adesso, la vera emergenza. Fin dall’inizio di questa vicenda, aperta da una coraggiosa iniziativa giudiziaria, stiamo assistendo invece a un indegno talk-show di polemiche, a un rimpallo di …

Zagrebelsky “Perché è in pericolo la libertà d’informazione”, di Carmelo Lopapa

“Sbagliata la pena del carcere per il direttore del Giornale”. «Neppure il fascismo aveva previsto una disciplina del genere. Il codice penale prevede lo schermo del direttore responsabile e tutto, da allora, è riconducibile a quella figura. Nel momento in cui però si estende la responsabilità all’editore, allora il sistema di garanzie e di diritti, il delicato equilibrio che è alla base del diritto di informare e di essere informati rischia di essere compromesso». Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky nutre più di una perplessità sul testo che corre spedito in commissione al Senato e che rischia di trasformarsi in una nuova edizione della legge-bavaglio. E sono tanti i nodi da passare al setaccio. Tutto parte dal caso Sallusti, Professore. Dal direttore del «Giornale» che rischia la galera per un articolo diffamatorio. «Lasciamo da parte per un momento la libertà di stampa con la «L» maiuscola. Parliamo del caso specifico. La pena detentiva è prevista dalla legge penale e il problema dell’adeguatezza della pena è annoso, non nuovo. Va detto, però, che nel caso dell’articolo in questione …