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Profondo rosso

In Italia viene uccisa una donna ogni due giorni ma il femminicidio è solo l’ultimo atto di violenze di ogni tipo. Sono crimini e vanno combattuti con le leggi e con l’educazione. “Oltre 100 donne uccise. Uccise perché donne. Nel nostro Paese crescono il dolore, lo sdegno e la preoccupazione. Ma si avvertono anche segni di rassegnazione. Non ce lo possiamo permettere. Occorre reagire subito con atti concreti. E’ necessaria una nuova legge organica contro il femminicidio anche secondo le piú recenti convenzioni internazionali”. Lo afferma la senatrice del Pd Anna Serafini.
“Noi – aggiunge – abbiamo giá presentato in bozza questo progetto di legge sul femminicidio, con l’aggravante per i delitti di genere, ma soprattutto con azioni di prevenzione. E’ stata firmata finalmente la Convenzione di Istanbul. Ora, come ha annunciato il ministro Fornero, ci attendiamo la ratifica. Da subito però occorrono due interventi: un investimento certo e sicuro per i Centri antiviolenza e per il sistema dei servizi di prevenzione che si occupano della violenza sulle donne e in secondo luogo occorre rompere ogni indugio e unificare tutte le informazioni in un’unica banca dati, che consenta a tutte le forze dell’ordine e all’intero sistema dei servizi dei antiviolenza di reperire in tempi rapidi le notizie sulle vittime e sugli autori del reato”.
“Oggi non è così. Le Forze dell’ordine hanno sistemi divisi. I dati non sono disaggregati per genere e per grado di parentela e questo rende difficile l’azione di prevenzione. E’ fondamentale anche fondamentale, come richiesto dalle associazioni firmatarie della Convenzione contro la violenza maschile sulle donne, di verificare l’efficacia e l’attuazione del Piano nazionale contro la violenza che termina nel 2013, una immediata ed efficace revisione con il contributo dei soggetti promotori della Convenzione”, conclude Serafini.
“No a lasciare le donne nella prigione di pratiche discriminatorie o perfino in balia della violenza domestica”. Questo il commento del segretario del PD, Pier Luigi Bersani.
“E’ necessario che chi ha responsabilità pubbliche e istituzionali faccia tutto quanto è in proprio potere per fermare il femminicidio. – lo dichiara Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, in occasione della manifestazione per l’avvio dei processo agli autori dei femminicidi di Barbara Cuppini, avvenuto a Serramazzoni il 18 Giugno 2011, e di Giuseppa Caruso, avvenuto a Carpi il 22 marzo 2011 – E’ il momento del protagonismo, è il momento della denuncia di un contesto culturale maschilista e ipocrita e di una politica inadeguata e talvolta inerte. I femminicidi non possono più essere considerati come fatti isolati: siamo di fronte ad un vero e proprio bollettino di guerra che annovera tra le sue vittime 90 donne dall’inizio del 2012. Eppure – prosegue Ghizzoni – c’è chi ancora si ostina a definire gli omicidi basati sul genere ‘delitti passionali’, se compiuti da un connazionale e ‘delitti d’onore’ causati dall’effetto di pratiche religiose o culturali, se compiuti da uno straniero. Sono, in realtà, crimini di Stato. Ce lo dicono le statistiche, ce lo dice l’Onu quando afferma che sono ‘tollerati dalle pubbliche istituzioni per l’incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita, ce lo dice la realtà che osserviamo e viviamo quotidianamente. E’ un fenomeno dalle proporzioni allarmanti e nei confronti del quale la politica ha mostrato finora la sua inadeguatezza e colpevole disattenzione. E’ necessario che il Parlamento agisca con urgenza e prima della fine della legislatura ratifichi la convenzione di Istanbul e che faccia proprie le raccomandazioni Onu rivolte alle Istituzioni italiane per il contrasto alla violenza maschile sulle donne e la prevenzione del femminicidio. Già a partire dai prossimi giorni – conclude la Presidente Ghizzoni – porterò all’attenzione della Commissione che presiedo il fenomeno del femminicidio, affinché si possa giungere ad una risoluzione condivisa che impegni il Governo ad attuare misure efficaci a sovvertire lo stato di cose esistente, anche a partire dai percorsi educativi”.
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