“Riforme, ultima spiaggia”, di Marco Olivetti
Da più parti nel centrosinistra – dentro e fuori il Pd, tra i cittadini e tra i loro rappresentanti – si levano con frequenza voci che chiedono di modificare subito la legge elettorale e consigliano di abbandonare il tentativo di riformare la Costituzione che il governo ha posto in marcia. Questa tesi – ripresa in forme più rozze dal Movimento Cinque stelle – muove dall’idea che la riforma costituzionale in itinere sia, nella migliore delle ipotesi, una perdita di tempo che porterebbe con sé, come danno collaterale, il rischio di tornare a votare con la legge Calderoli, e che, nello scenario peggiore, aprirebbe un grave vulnus nella Costituzione: nella forma, per via della deroga all’art. 138 Cost. delineata nel disegno di legge ora all’esame della Camera, e an- cor più nei contenuti, in quanto molti sospettano che si stia tramando uno stravolgimento della Carta del 1947. In realtà vi sono solide ragioni che inducono a connettere strettamente la riforma elettorale con alcuni interventi per nulla marginali sulla forma di goveno, che appaiono quanto mai necessari, …
