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“Il valore della creatività”, di Pietro Greco

Gli ultimi dati di Eurostat sull’andamento dell’economia sono incoraggianti per l’Europa. Nel secondo trimestre 2013 il continente esce dalla recessione e ricomincia a crescere: + 0,3% del Pil. Purtroppo quegli stessi dati sono molto meno incoraggianti per l’Italia. Il nostro Paese è ancora in recessione: – 0,2%. Peggio di noi ha fatto solo Cipro. La Germania (+ 0,7%) è, ancora una volta, la locomotiva dell’Unione. Seguita a stretto giro da Gran Bretagna (+ 0,6%) e Francia (+ 0,5%). Noi siamo, ancora una volta, il vagone piombato che frena il convoglio. Poiché questo differenziale di circa un punto tra noi e il resto d’Europa nella crescita del Pil dura, con sconcertante costanza, da quasi trent’anni: poiché negli ultimi decenni siamo il Paese al mondo cresciuto di meno dopo Haiti; e poiché la decrescita (la recessione) degli ultimi 5 anni non è stata e non è tuttora affatto felice, ma, ahimè crea disoccupazione e povertà dovremmo chiederci: perché? E tenere la domanda costantemente sulla prime pagine dei giornali e in cima all’agenda politica. Purtroppo da vent’anni ci …

“Atenei, le classifiche instabili, La Sapienza oscilla di 109 posti”, di Leonard Berberi

Dice il ministro francese: «Quella classifica non rispecchia il nostro sistema accademico». Aggiunge più di un esperto: «I criteri utilizzati sono opinabili e parziali». E mentre qualche rettore festeggia, molti altri precisano, mostrano dati disaggregati, si appellano a studi precedenti. Critiche e polemiche. Almeno quattro volte all’anno. E proprio quando vengono pubblicate la graduatorie sui migliori atenei del mondo. L’ultima, in ordine di tempo, è l’Academic Ranking of World Universities (Arwu) della Jiao Tong University di Shanghai. Le università americane — secondo l’Arwu — sono le migliori. Quelle inglesi inseguono. Le nostre restano indietro (Pisa e «La Sapienza» avanti a tutte). E nemmeno le francesi se la passano tanto bene. Uno studio, questo cinese, che affianca il Taiwan Ranking, il Qs World University Rankings e il Times Higher Education. Quattro classifiche che, a leggerle, non concordano nemmeno sul migliore ateneo. Per tre di loro al primo posto c’è Harvard. Per l’altra il Mit di Boston. E se, per esempio, la Johns Hopkins è medaglia d’argento per il Taiwan Ranking, lo stesso non compare nemmeno tra …

“Crescono solo le facoltà tecniche atenei impoveriti da 5 anni di recessione”, di Agnese Ananasso

La crisi economica forse sta per allentare la morsa sull’Italia, ma restano sul campo gli effetti devastanti della più pesante recessione del dopoguerra per il nostro Paese. Rovine che non risparmiano l’università e le prospettive dei giovani e delle loro famiglie. Un percorso sempre più lungo e costoso, tra corsi di perfezionamento e master, e sempre meno propedeutico ad un posto di lavoro stabile. Datagiovani ha elaborato per Repubblica i numeri del Miur, mettendo a confronto l’anno accademico appena terminato con quello pre-crisi del 2007/2008 (per intenderci, i mesi dello scandalo subprime e del crac Lehman Brothers. L’inizio della fine). In 5 anni si sono registrate 38.340 immatricolazioni in meno, pari a una flessione del 12,5%, più evidente nel Mezzogiorno dove 24mila ragazzi hanno rinunciato a rincorrere la laurea. Considerando solo Sud e Isole le iscrizioni sono diminuite del 20%, mentre al Nord si parla di cifre più contenute, nell’ordine del 5%. La maglia nera spetta alla Sardegna (—23%) mentre limitano i danni Lombardia (—2,8%), Veneto ed Emilia Romagna (entrambe a — 4% circa). Ma …

“Un miliardo a scuola e ricerca”, di Eugenio Bruno

Verificare come sono andati i programmi per l’utilizzo dei fondi europei. Puntare all’empowerment dei giovani. Reperire un miliardo per la scuola, l’università e la ricerca. Sono le tre leve che il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, chiede di azionare per rendere il nostro sistema più competitivo e al tempo stesso più attrattivo. Passando anche dall’introduzione di un vero credito d’imposta per le imprese. «Perché i cittadini sottolinea l’ex rettore della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa devono capire che non c’è solo l’Imu». E anche perché «non c’è un’opzione B» I dati sull’utilizzo dei fondi Ue per la ricerca dicono che abbiamo speso poco più dell’8% e siamo solo quarti in Europa. Che impressione trae da quei numeri? La mia impressione è che le nostre prestazioni non siano state all’altezza del valore dei nostri enti di ricerca e delle nostre università. Occorre migliorare dal punto di vista dell’organizzazione della ricerca e aumentare sia il numero che la qualità dei nostri ricercatori. Il mio obiettivo è fare del 2013-2014 l’anno accademico dei giovani ricercatori. Per questo dobbiamo …

“C’è la crisi all’università vanno solo i primogeniti”, di Alessia Camplone

Nel conto che la crisi presenta alle famiglie c’è anche la difficoltà a sostenere i costi dello studio: sono sempre di più i genitori costretti a scegliere di mandare all’università solo il figlio più grande, quello che “arriva prima”. ROMA Come nelle dinastie nobiliari. Un’università per i primogeniti. Nel conto che la crisi presenta alle famiglie c’è anche la difficoltà a sostenere i costi dello studio: sono sempre di più i genitori costretti a scegliere di mandare all’università solo il figlio più grande, quello che “arriva prima”. Una scelta che nasce dalla necessità, e che finisce con il penalizzare chi non è nato nel momento giusto. «I secondi e terzi figli – avverte Gianmaria Palmieri, neo rettore dell’ateneo del Molise – arrivano alla maturità ovviamente dopo i primi. Ma purtroppo, in questo periodo di crisi, tante famiglie sono costrette a rinunciare alle loro aspirazioni». E’ anche per questo che diminuiscono le matricole. Negli ultimi tre anni il calo è stato di 30mila iscrizioni. In Europa l’Italia è al quart’ultimo posto, con 3.302 iscritti ogni 100mila …

“Il dramma dei più deboli se cade la rete dei servizi”, di Chiara Saraceno

Costo dei trasporti urbani aumentato, a fronte di drastiche riduzioni del servizio. Riduzione, se non chiusura, dei servizi cosiddetti a domanda individuale (asili nido, mense scolastiche, trasporto scolastico, servizi domiciliari e diurni per la non autosufficienza), con contestuale aumento dei contributi richiesti agli utenti e possibile eliminazione delle condizioni di favore per i meno abbienti. Rifiuto di farsi carico del costo delle scuole per l’infanzia, un servizio educativo a carattere universale che tuttavia in molti casi continua a rimanere una responsabilità economica ed organizzativa dei Comuni, nell’assenza, o insufficienza, degli istituti statali. Se il Comune non può più sostenerne i costi, una parte di bambini rischia di rimanere esclusa da un servizio pure definito da ben due leggi (la 53 del 2003 e il Dl 59 del 2004) un diritto educativo dei bambini ed uno strumento di contrasto alle disuguaglianze sociali tra bambini. Drastico taglio, se non eliminazione, ai sussidi per chi si trova in povertà, inclusi i sostegni al costo dell’affitto. Manutenzione delle strade e degli spazi pubblici ridotta al minimo o assente. Perdita …

“Inegalité” le differenze sociali minano la democrazia, di Paul Krugman

Detroit è un simbolo del vecchio concetto di declino economico. L’abbandono non ha colpito solo il centro della città; in tutta la sua area metropolitana, tra il 2000 e il 2010 la popolazione ha subito un calo più drastico di quello registrato in altre grandi città. Per converso, Atlanta può essere citata ad esempio di sviluppo impetuoso. In quello stesso periodo, il numero dei suoi abitanti è aumentato di oltre un milione: un incremento paragonabile a quelli di Dallas e Houston, senza la spinta aggiuntiva del petrolio. Ma al di là di questo netto contrasto, c’è un fattore che accomuna una Detroit in bancarotta a un’Atlanta in piena crescita. Sembra che anche qui, nonostante il boom, il “sogno americano” sia ormai svanito. Chi nasce in una famiglia povera difficilmente riesce a migliorare la propria condizione. Di fatto, l’ascensore sociale – o in altri termini, la possibilità di raggiungere uno status socioeconomico più elevato rispetto alle proprie origini – ad Atlanta sembra funzionare anche peggio che a Detroit, dove il livello di mobilità sociale è comunque …