Tutti gli articoli relativi a: università | ricerca

"Se perfino l’università ora è made in China", di Giampaolo Visetti

Dal ristorantino all’università. Dal barbiere low cost al manager della multinazionale. La Cina cambia volto ed esporta nel mondo anche l’istruzione del futuro. Lo sbarco in Europa non è di basso profilo: un ateneo nel centro di Londra, cuore della conoscenza nel vecchio continente, a due passi da Oxford e da Cambridge. ad aprire il campus, stile anglosassone e metodi asiatici, l’ università dello Zhejiang, tra le cinque migliori nella seconda economia del pianeta. Accordo fatto con il glorioso Imperial College, che da lunedì metterà a disposizione le proprie aule agli insegnanti reclutati dal ministero dell’ Istruzione di Pechino. Cattedre a contratto e stipendi più ricchi rispetto alla media degli atenei inglesi: gli studenti potranno trovare docenti cinesi, ma pure di altre nazioni del mondo. La grande novità sono i programmi: rigorosamente cinesi, con la garanzia di una laurea a prova di Oriente, l’area più concorrenziale, ricca e in crescita del secolo. Tra gli obbiettivi, attività accademiche congiunte, ossia l’integrazione totale dei corsi dell’ Imperial College e dell’Università dello Zhejiang, gioiello della regione più industrializzata …

"Spesa per ricerca ai minimi così l'Italia non innova più", di Rosaria Talarico

Pochi capitali, pochi brevetti, poca ricerca e sviluppo. La diagnosi di Banca d’Italia sulla situazione delle imprese italiane è impietosa. «Le determinanti del ritardo innovativo dell’Italia vanno ricercate in alcune caratteristiche del sistema produttivo e finanziario privato» si legge nella relazione annuale di Bankitalia «e nella difficoltà del settore pubblico di creare un contesto istituzionale e regolamentare favorevole all’innovazione e di sostenere direttamente l’attività innovativa». Inoltre il 40 per cento circa della spesa in ricerca e sviluppo è effettuata dal settore pubblico. Una produzione scientifica che non sfigura nel confronto con altri paesi, sebbene le nostre strutture universitarie siano meno presenti nelle posizioni di eccellenza delle principali graduatorie internazionali. Ma nonostante i recenti progressi, la collaborazione tra il sistema di ricerca pubblica e il settore privato è scarsa. «Gli incentivi pubblici all’innovazione delle imprese hanno conseguito risultati modesti. La loro efficacia ha risentito negativamente della frammentazione degli interventi, dell’instabilità delle norme e dell’incertezza sui tempi di erogazione». Un parametro per misurare l’innovazione è il numero di brevetti. Nel 2010 le domande depositate presso l’Ufficio europeo …

"Più giovani e flessibili, ecco i nuovi laureati", di Federica Cavadini

L’ultima istantanea sul laureato italiano è in Rete ed è stata presentata ieri a Milano. Intanto. È più giovane: rispetto a dieci anni fa un paio d’anni in meno, il titolo arriva a 25, non più a 27. E meno frequentemente è un fuori corso. Gli studenti in regola con tempi ed esami, che erano una minoranza, appena uno su dieci, sono diventati il 40%. Queste le buone notizie. Il contesto è quello denunciato dal consiglio universitario nazionale nei mesi scorsi: poche immatricolazioni, fuga dagli atenei («mancano all’appello quasi sessantamila studenti», denunciò il Cun). «Oggi i diciannovenni che si immatricolano sono soltanto tre su dieci», è stata la premessa anche ieri, alla presentazione dell’Identikit dei laureati 2012, rapporto confezionato annualmente dal consorzio interuniversitario Almalaurea. Il messaggio. «Pensando ai 400 mila giovani e alle loro famiglie che stanno decidendo se continuare gli studi, vorremmo ribadire che con una formazione superiore si lavora meglio e di più: le opportunità per i laureati oggi, con la crisi, sono il 14% in più», ha detto Andrea Cammelli, direttore del …

"Finanziamenti per la divulgazione scientifica", di Manuela Ghizzoni

Sono stata relatrice, in Commissione, dell’Atto del Governo che prevede la redazione della Tabella triennale (per gli anni 2012-2014) in cui sono inseriti i soggetti beneficiari dei finanziamenti per iniziative per la diffusione della cultura scientifica. Si tratta di risorse che gli Enti dedicati alla divulgazione scientifica attendono con trepidazione, poiché ne finanziano la meritoria attività di divulgazione, a vantaggio di scuole, giovani, famiglie… Per chi fosse interessato, a questo link http://www.camera.it/leg17/824?tipo=I&anno=2013&mese=05&giorno=22&view=filtered&commissione=07# può leggere la mia relazione al provvedimento. In calce, il parere approvato – con il voto favorevole di tutti i gruppi, eccetto la Lega – a sintesi della discussione dei componenti della commissione. Tabella triennale 2012-2014, relativa ai soggetti beneficiari dei finanziamenti per iniziative per la diffusione della cultura scientifica (Atto n. 4) PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione), esaminata la tabella triennale 2012-2014, relativa ai soggetti beneficiari dei finanziamenti per iniziative per la diffusione della cultura scientifica (atto n. 4); valutata l’opportunità di promuovere una apposita iniziativa legislativa in favore della divulgazione scientifica in ambito storico e …

"La scuola pubblica della middle-class dove nasce la coesione americana", di Claudio Magris

Chicago. Accompagno Silvio Marchetti, che dirige con rara creatività l’Istituto italiano di Cultura, a tenere una lezione sull’Unione Europea in una scuola pubblica della città, il liceo classico — se così si può tradurre highschool — Foreman. La scuola si trova nel quartiere Belmont, alla periferia alquanto isolata e scialba di quella che forse è la più bella città degli Stati Uniti e quantomeno vanta una delle vie più belle del mondo, il Magnificent Mile. Il liceo Foreman è frequentato soprattutto da studentesse e studenti ispanici — per lo più di provenienza o di origine messicana — e neri; alcuni, specialmente alcune ragazze, musulmani. È la prima volta che metto piede in una scuola secondaria pubblica americana, di cui spesso si lamentano la bassa qualità, il modesto stipendio e lo scarso prestigio sociale degli insegnanti nel Paese del business, ancorché ora vacillante, e delle grandi università, perfettamente organizzate e attrezzate come in nessun altra parte del mondo, in cui premi Nobel sdottorano come guru e in cui sussiegosi studenti in divisa assomigliano a giocatori di …

"Il governo blocca i tagli a istruzione e ricerca", di Salvo Intravaia

Il governo blocca i tagli all’istruzione e alla ricerca che sarebbero dovuti scattare nel 2015. Una buona notizia per scuole, atenei e enti di ricerca che negli ultimi anni hanno dovuto subire la furia “riformatrice” della coppia Gelmini-Tremonti, prima, e del governo Monti dopo. La commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che blocca accantonamenti e riduzione per un totale 137 milioni, da effettuare a partire dal 2014, per consentire il pagamento alle imprese dei debiti contratti nei loro confronti dallo Stato e fare ripartire l’economia. Il presidente del Consiglio Enrico Letta lo aveva promesso un paio di domeniche fa durante la trasmissione televisiva “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio, impegnandosi a dimettersi se il governo avesse operato ulteriori tagli a scuola, università, ricerca e cultura. Anche la neoministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, si era impegnata a salvaguardare l’istruzione pubblica. E lo ha fatto postando su facebook un impegno a considerare “come centrali nell’azione di governo scuola, università e ricerca” E adesso arrivano i primi fatti. Ieri pomeriggio, la V commissione della …

"Le superscuole che comandano il mondo", di Federico Rampini

Perfino in un paese come il nostro, le cui università non figurano in cima alle classifiche mondiali, esistono comunque degli atenei percepiti come “élitari”, abituati a sfornare pezzi di classe dirigenti, e quindi a creare una mentalità da “clan”, reti di amicizie, cordate utili per fare carriera nella politica o altrove. Le polemiche divampano anche in Francia. Le fortune politiche declinanti di François Hollande vengono sottolineate con una sorta di insulto: «Enarca». Se questo presidente socialista ha deluso le aspettative degli elettori, e la sua popolarità è crollata, per i suoi detrattori la causa è anche quella: come troppi “grand commis” dello Stato francese, Hollande è un tipico prodotto dell’Ecole Nationale d’Administration (Ena), la fucina della classe dirigente. Un corpo separato, insomma, una sorta di palestra dei leader troppo avulsa dalla società civile, dall’economia reale. È un paradosso, perché l’Ena venne fondata nel 1945 dal presidente Charles de Gaulle e dall’intellettuale- ministro Michel Debré, proprio con la missione di «democratizzare l’accesso ai vertici della pubblica amministrazione». Attraverso regole di reclutamento puramente meritocratiche, l’Ena doveva spalancare …