Giorno: 29 Giugno 2016

Più studenti all’università, per un sistema universitario nazionale solidale, sostenibile, smart

In tarda mattinata, la Camera ha approvato una mozione, a mia prima firma, che impegna il Governo ad assumere precise misure per non sprecare il talento e il valore di migliaia di giovani diplomati che ogni anno, per decisione autonoma o per costrizione, non proseguono gli studi o la loro formazione. Tra le misure proposte e accolte dal Governo, ci sono la stabilizzazione delle risorse del Fondo integrativo per il diritto allo studio e il loro progressivo incremento, l’istituzione di una “no tax area” per gli studenti con reddito familiare basso e la relativa compensazione per i bilanci degli atenei statali nonchè l’indicazione di interventi migliorativi per la ripartizione del Fondo di finanziamento degli atenei statali, in particolare per contrastare i divari territoriali. Per chi fosse interessato, cliccare qui per leggere il testo della mozione approvata. La discussione in Aula aveva preso avvio diverse settimane fa: ecco il mio intervento, lungo (me ne rendo conto), ma credo di poter dire anche circostanziato, senza tema di essere smentita. In calce, chi avesse interesse all’argomento, ma poco tempo a disposizione, pongo la mia dichiarazione …

Quel capitale umano che non sappiamo sfruttare

Ancora una classifica importante in cui l’Italia non brilla. A stilarla è il World Economic Forum che, con l’edizione 2016 dello Human capital Index, prova a misurare la capacità dei singoli Paesi di valorizzare il capitale umano a propria disposizione. Il talento, non il capitale – dicono al World Economic Forum – sarà il fattore chiave che lega innovazione, competitività e crescita nel 21esimo secolo. Ebbene, l’Italia in questa graduatoria si piazza solo 34esima, decisamente dietro tutte le potenze mondiali (Giappone, Canada, Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sono tutti nelle prime 24 posizioni). Sul gradino più alto del podio c’è la Finlandia per la sua capacità di sviluppare i talenti dei giovani. Bene anche il Giappone che dimostra di sapersi avvalere dei talenti degli ultra 55enni. L’Italia, invece, sembrerebbe essere incapace di utilizzare il suo capitale umano, giovani e adulti “persi” in egual misura. Uno spreco che mette insieme vecchi problemi, che intrecciati tra loro ci rimandano un quadro decisamente preoccupante: pochi laureati, scarsa partecipazione alla forza lavoro (immaginiamo soprattutto le donne), alta …