Tutti gli articoli relativi a: memoria

"La leggenda di Belzebù", di Eugenio Scalfari

Giulio Andreotti è stato il vero – e mai risolto – mistero della prima Repubblica. Una cosa è certa: Andreotti è stato un personaggio inquietante e indecifrabile, l’incrocio accuratamente dosato d’un mandarino cinese e d’un cardinale settecentesco. Ha tessuto per quarant’anni, infaticabilmente, una complicatissima ragnatela servendosi di tutti i materiali disponibili, dai più nobili ai più scadenti e sordidi. È stato lambito da una quantità di scandali senza che mai si venisse a capo di alcuno. L’elenco è lungo: lo scandalo del Sifar (era ministro della Difesa all’epoca dei dossier di De Lorenzo e di Allavena). E poi lo scandalo Montedison-Rovelli (allora era presidente del Consiglio), lo scandalo Eni-Petromin (di nuovo presidente del Consiglio), quello Caltagirone, l’arresto del direttore generale della Banca d’Italia, Mario Sarcinelli, e l’incriminazione del governatore Paolo Baffi (che furono ricondotti ad una sua vendetta), lo scandalo Sindona al quale era legato da una dubbia amicizia, quello del Banco Ambrosiano, quello del comandante della Guardia di Finanza in combutta con i contrabbandieri del petrolio e, infine, lo scandalo della P2 che in …

"25 aprile, i qualunquisti e il partigiano Chiesa", di Enzo Costa

Leggo dei soliti sproloqui mortuari di Grillo, questa volta dedicati al 25 Aprile (a suo bloggare, defunto causa gli ultimi sviluppi della politica nazionale), conditi, e ci mancava, con la classica lamentazione sul tradimento degli ideali resistenziali da parte della classe politica. Per carità, l’attuale classe politica ha molto da farsi perdonare, ma che l’invettiva filopartigiana venga dal già ammiccante a Casa Pound suona grottesco. Ma il Guru è sicuro: i Partigiani che non ci sono più l’avrebbero pensata come lui. Io ho qualche dubbio, in compenso sono certo di come la pensa sul suo MoVimento e sull’idea di politica che rappresenta, un partigiano che è ancora molto attento e vigile sulla nostra democrazia: Angelo Chiesa, presidente provinciale dell’Anpi di Varese. Un paio di mesi fa, a ridosso delle elezioni politiche, mi aveva scritto una lettera molto eloquente al riguardo: la pubblico qui di seguito con la sua autorizzazione. «Ciascun uomo politico vale l’altro, sono tutti mestieranti privi di scrupoli, pronti a strumentalizzare tutto e tutti per la salvezza della loro pagnotta». È una delle …

“Beppe sbaglia, i valori della Resistenza sono vivi”, di Andrea Montanari

Antonio Pizzinato presidente onorario dell’Anpi Lombardia, Grillo dice che il 25 aprile è morto. È vero? «Credo che la manifestazione di ieri anche a Milano stia ad indicare che il 25 aprile sia più vivo che mai nel far vivere i valori della Resistenza. Ieri mattina ero a Dongo sul lago di Como. Un luogo simbolo della nostra storia. Ho sottolineato alle nuove generazioni che devono far vivere questi valori e ho ricevuto consensi da tutti. Non è questo il problema, oggi». Qual è? «Il punto è che nell’ultimo ventennio in parte non si sono fatti vivere i valori nati dalla Liberazione che sono implementati nella nostra Costituzione. Non possiamo dimenticare che il valore della Resistenza è stata alla base del decreto luogotenenziale che nel giugno del 1944 stabiliva che spettava solo al popolo sovrano decidere i passi successivi ». Cioè? «Uno dei punti che negli ultimi anni è stato messo in discussione è proprio quello che oggi non sono più gli italiani a scegliere, ma il Parlamento. Ecco perché serve una riforma elettorale subito. …

Messaggio di Laura Boldrini per il 68mo anniversario della liberazione di Fossoli di Carpi

La celebrazione dell’anniversario della Liberazione non è mai una formalità. Questa ricorrenza ci chiama tutti al ricordo e alla riflessione. Al ricordo, innanzitutto, delle tante persone che hanno combattuto e hanno dato la vita per la democrazia e la libertà. Celebriamo la liberazione dell’Alta Italia dall’occupazione tedesca e dalla Repubblica di Salò. Ma celebriamo anche i valori della Costituzione, il rifiuto della guerra, l’uguaglianza e la giustizia sociale. Il 25 aprile segna la conclusione di una vicenda drammatica e il punto di partenza della ricostruzione della democrazia italiana. Durante l’occupazione tedesca dell’Italia e nel corso della ritirata, la popolazione civile fu vittima di fatti di sterminio programmato e sistematico. Decine di migliaia di italiani finirono nelle mani dell’apparato delle S.S. e della polizia tedesca, principale responsabile della deportazione di circa 24.000 oppositori politici italiani nei campi di concentramento tedeschi, e di circa 7.000 ebrei italiani nei campi di sterminio. L’aspetto più agghiacciante di questa spirale di violenze è costituito da stragi, uccisioni indiscriminate di popolazione civile che vennero definite genericamente ‘rappresaglie’. Si trattava in realtà …

"25 aprile, una piazza per unire il Paese", di Andrea Liparoto

Il Paese vive in uno stato di abbandono sociale senza precedenti e l’interesse individuale, l’”attesismo”, le divisioni, sono le uniche, incredibili risposte. Non è più possibile esitare. È l’ora di una piazza nazionale, infinita, responsabile, una piazza delle radici, autentiche: una piazza della Costituzione. Una piazza della memoria, di donne e uomini che ricordano o gli è stato raccontato dai protagonisti che cosa è stato il Paese senza la Costituzione, senza la libertà. Un Paese intollerabile. Una piazza per chi non sa, è distratto, appartato, perché «tanto non cambia niente». Una piazza per unire. Una piazza di vene partigiane. Senza fronzoli, di voci come mani sulla coscienza e sul cuore. «Guai a far naufragare la Resistenza nelle parole encomiastiche. Ritrovo con commozione i compagni persi nelle boscaglie, nei greti dei fiumi… Se potessero parlare direbbero: non vogliamo essere celebrati, ma amati», scrive il comandante Nello Quartieri, 91 anni (dal libro «Io sono l’ultimo» pubblicato da Einaudi) Una piazza che se non ci stiamo tutti, riscendiamo domani. Che non c’è giorno di troppo per liberarsi. Una …

"Qualcosa tipo una liberazione", di Massimo Gramellini

Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile. Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile …

Il testamento spirituale di Giacomo Ulivi in una lettera agli amici

Giacomo Ulivi fu fucilato il 30 ottobre 1944, a 19 anni, perchè “resistente”. Una lettera, mai spedita e indirizzata agli amici, rappresenta il suo testamento spirituale ed è una delle più alte testimonianze del cambiamento morale e politico della resistenza. E’ importante rileggerla oggi, in un passaggio difficile della nostra storia costituzionale. “Cari amici, vi vorrei confessare innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa lettera. L’avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine che ci circondano, ma, nel passare da questo argomento di cui desidero parlarvi, temevo di apparire “falso”, di inzuccherare con un patetico preambolo una pillola propagandistica. E questa parola temo come un’offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame che vorrei fare con voi. Invece dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quanto da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. Ecco per esempio, quanti di noi sperano …