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Accesso al credito, deputati Pd “Aiutare le famiglie e le imprese”

I parlamentari modenesi Baruffi, Ghizzoni e Patriarca hanno siglato una specifica mozione. Assicurare un adeguato accesso al credito per famiglie e imprese è una delle chiavi di volta per superare questo difficilissimo momento di crisi. Per questo i parlamentari modenesi del Pd Baruffi, Ghizzoni e Patriarca hanno firmato una specifica mozione in cui si chiede al Governo di ampliare la platea di coloro che possono accedere al Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa e di promuovere, prima della scadenza del 30 giugno, una proroga per la normativa che contiene misure per il credito alle Pmi.

L’obiettivo è quello di assicurare “un adeguato livello di credito alle famiglie, alle piccole e medie imprese, all’agricoltura e all’artigianato”, in modo da poter “sostenere la prospettiva di ripresa dei consumi e del sistema produttivo”: i parlamentari modenesi del Pd Davide Baruffi, Manuela Ghizzoni ed Edoardo Patriarca hanno siglato una specifica mozione (primi firmatari Misiani e De Micheli) che impegna il Governo a “promuovere tutte le iniziative necessarie per implementare forme di ristrutturazione diffusa dei debiti senza spese aggiuntive per i debitori”. Com’è noto, nonostante le iniziative legislative messe a punto nella passata legislatura, la tendenza alla riduzione dei prestiti bancari al settore privato è uno dei grandi problemi con cui imprese e famiglie in difficoltà per la crisi devono confrontarsi. Al 30 giugno scade il termine di validità delle “Nuove misure per il credito alle Pmi”, frutto dell’accordo raggiunto nel febbraio dell’anno scorso tra Abi e Associazioni di categoria. “La scadenza della moratoria per le imprese – spiegano i parlamentari Pd – rischia di indebolire ulteriormente il tessuto produttivo, già messo a dura prova da mesi di calo delle richieste e dei consumi”. L’operatività del Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa è stata, invece, da poco riavviata grazie alla pubblicazione, a fine aprile, dello specifico regolamento. Dalla normativa, che consente di sospendere il pagamento delle rate in caso di gravi difficoltà familiari e lavorative, sono però, ad esempio, esclusi i lavoratori autonomi e i cassintegrati. Con la mozione Pd, quindi, si chiede al Governo, da una parte, di “ampliare la platea dei soggetti che possono accedere al Fondo, assicurando una adeguata dotazione finanziaria al Fondo stesso” e, dall’altra, di promuovere, entro il 30 giugno, “un nuovo accordo con gli istituti di credito allo scopo di definire nuove misure per sostenere finanziariamente le piccole e medie imprese e migliorare la trasparenza nelle relazioni tra banche e imprese”. “Solo se metteremo famiglie e imprese in condizione di superare questi mesi di gravissima difficoltà – ricordano Baruffi, Ghizzoni e Patriarca – questo Paese potrà ripartire. Le misure di austerità, pur necessarie, non hanno favorito il rilancio economico. E’ su quest’ultimo fronte, invece, che il nuovo Governo Letta dovrà impegnarsi”.

"In parlamento si discute di Istanbul", da lastampa.it

Oggi nella commissione Affari esteri della Camera si incomincia a discutere della proposta di legge di ratifica della Convenzione di Istanbul. Ne avevo già parlato a inizio legislatura. È stata firmata dal governo italiano a settembre (grazie al solitario sforzo di Elsa Fornero come ha ricordato Antonella Graziadei del ministero delle Pari Opportunità recentemente). L’Aula di Montecitorio potrebbe quindi esse chiamata a esprimersi sulla Convenzione fra pochi giorni. Il progetto di legge se approvato poi passerà al Senato. Per entrare in vigore dovrà essere ratificato da almeno 4 altri paesi (l’ Italia è il sesto, ne servono almeno 10).
Intanto giovedì scorso a Roma, è stato fatto un passo avanti nel riconoscimento dei centri antiviolenza come avamposti in prima linea contro la violenza e la discriminazione di genere. L’ Anci, l’associazione dei comuni e il suo presidente, Alessandro Cattaneo hanno firmato con Dire (donne in rete contro la violenza) un protocollo d’intesa per il riconoscimento e la promozione dei centri. Avrà durata triennale con la funzione indirizzo e di informazione nei confronti degli 8100 comuni italiani.

Sempre scorsa settimana Pd, Pdl, Scelta civica e gruppo Misto hanno depositato diverse mozioni per chiedere all’esecutivo di agire in modo tempestivo sul tema della violenza contro le donne. È forse la prima volta che accade in queste forme, e anzi nella passata legislatura al Senato mentre si discuteva dello stesso tema, per la prima volta nella storia della Repubblica si dovette interrompere la seduta perché mancava la presidenza.

Invece, ancora si aspettano input dal Consiglio dei ministri. A parte gli annunci del ministro degli Interni Angelino Alfano e della ministra delle Pari opportunità Josefa Idem si attendono decisioni sul tema. La ministra- è lei che ha deciso che fosse più corretto che la chiamassimo così- vedrà mercoledì le associazioni femminili e i centri antiviolenza per iniziare a discutere delle priorità.

Non abbiamo più notizie della task force, ovvero quell’ azione coordinata tra ministeri, che si tradurrebbe in protocolli d’intervento per polizia, uffici giudiziari, pronti soccorsi. Anche questa è stata annunciata dal governo e sul territorio ci sono già esempi positivi da seguire, per esempio quello dell’ Asl di Grosseto. Già questo potrebbe fare la differenza, sottolineano i centri, in particolare, Teresa Manente, avvocato di Differenza donna. Non sarebbero necessarie nell’immediato nuove leggi o l’introduzione del reato di femminicidio.

da lastampa.it

"Contratto al restyling normativo", di Alessandra Ricciardi

Risorse non ci sono. Ma questo non vuol dire che il contratto non possa essere riaperto sotto il profilo normativo. Un’ipotesi, questa raccolta da ItaliaOggi, che trapela tra viale Trastevere e Palazzo Vidoni, rispettivamente sede del ministero dell’istruzione e della funzione pubblica. Il decreto che congela per due anni gli aumenti contrattuali, e con essi anche gli scatti di anzianità della scuola, fino al 2014, sarà licenziato questa settimana dalle commissioni competenti del parlamento dove il provvedimento è stato esaminato per il prescritto parere.

Rilievi potrebbero giungere dalle commissioni istruzione e cultura, ma si tratta di richieste che potranno presumibilmente trovare scarso ascolto presso il governo. Il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, non è affatto più tenero del suo predecessore, Vittorio Grilli, nel controllo serrato della borsa, stretto tra richieste variegate, dalla nuova Imu al rifinanziamento della cassa integrazione. Il ministro della funzione pubblica, Gianpiero D’Alia, proprio dalle colonne di ItaliaOggi (si veda il numero di giovedì scorso), ha confermato che il quadro economico non consente di finanziare i contratti del pubblico impiego, che hanno un costo stimato in 2,7 miliardi di euro, «purtroppo dovremo confermare il blocco del decreto Monti fino al 2014. Ci sono altre priorità. Altre emergenze». Ma questo non vuole dire non poter discutere sul futuro, programmare delle scelte organizzative di tipo diverso. Ed è questo spiraglio che i sindacati vorrebbero allargare per ridiscutere quanto meno di aspetti giuridici che magari consentano anche l’utilizzo di risorse interne alle amminsitrazioni o addirittura europee per rinforzare la busta paga dei travet. Sulla scuola, i profili normativi sui quali poter avviare un confronto sono vari, dall’organizzazione del lavoro, e dunque l’orario, alle funzioni svolte dai docenti e personale amministrativo. Un’indicazione in tal senso era giunta anche dal premier Enrico Letta quando aveva indicato tra le priorità del programma di governo, al momento del suo insediamento, il maggior tempo scuola contro l’abbandono scolastico. Un fronte che appunto può essere finanziato attraverso fondi europei, quelli per le regioni svantaggiate. Lo spiraglio insomma c’è, e i tecnici dei due ministeri stanno esaminando il dossier per produrre ipotesi di lavoro da offrire al confronto politico e sindacale. Sarà invece una battaglia a tutto campo quella che riguarderà il recupero degli scatti, che lo scorso anno sono stati salvati grazie all’intesa governo-sindacati e al riutilizzo di una quota del fondo di istituto.

Tra le emergenze in campo c’è il lavoro. Il lavoro anche dei precari del pubblico impiego, per i quali il decreto Imu ha prorogato la scadenza dei contratti fino al 31 dicembre 2013, evitando la tagliola dei 36 mesi di durata massima decisa dalla riforma Fornero. In attesa di una soluzione a regime, in cui i sindacati vorrebbero che si affacciasse il percorso della stabilizzazione. Percorso analogo a quello che da più parti si sta sponsorizzando presso il ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, per i precari della scuola. Che però sono oltre 112 mila solo tra quanti hanno un contratto di durata annuale, su un organico che non arriva ai 700 mila. Eliminare la differenza tra organico di diritto e di fatto, per approdare all’organico funzionale, potrebbe essere un primo approdo.

da ItaliaOggi 21.05.13

"Balo e Buu", di Massimo Gramellini

Vorrei la pelle nera per potermi concedere il lusso di ripetere le parole pronunciate ieri a Torino dalla ministra Kyenge, che con equilibrio encomiabile ha scollegato i fischi a Balotelli dalla questione ben più seria del razzismo. Persino un buonista politicamente corretto come me desidererebbe ogni tanto che il centravanti della Nazionale fosse biondo con gli occhi azzurri per poterlo mandare senza sensi di colpa a quel paese. (Anche se, e non bisogna mai dimenticarlo, a un biondo con gli occhi azzurri nessuno indirizzerebbe certi buu). Capisco il trauma della sua infanzia e le ferite sottili dell’adolescenza, quando la famiglia adottiva gli organizzava feste con gli amichetti e lui spariva in camera sua a sfasciare giocattoli, traboccante di rabbia esibizionista nei confronti di un mondo che lo considerava diverso. Però la vita gli ha restituito tanto – in affetti umani, doti sportive e beni materiali – o comunque abbastanza per rendere necessario, e dignitoso, uno scatto di qualità che gli faccia smettere almeno in campo di assumere atteggiamenti da bamboccio indolente, strafottente e provocatorio.

Sia chiaro: la balotellaggine di Balotelli non giustifica i buu. Ma neanche i buu giustificano Balotelli, né possono essere utilizzati da quest’ultimo per continuare a fare i propri comodi indossando i panni della vittima. Le vittime sono i neri sfruttati, discriminati e irrisi. Balotelli può essere il simbolo di un’Italia giovane, aperta e multirazziale, l’unica in grado di tirarci fuori dai guai. Oppure può diventare l’ennesimo prodotto del vittimismo italico: il vero sport nazionale. A lui, non alle curve, la scelta.

La Stampa 21.05.13

"Quasi nove milioni di italiani soffrono a causa della crisi", di Laura Matteucci

Alla vigilia dell’avvio del confronto fra governo e parti sociali sui temi del lavoro, dall’ultimo studio firmato Ires-Cgil arrivano dati da allarme rosso. L’area della sofferenza occupazionale sta crescendo a dismisura, e ormai interessa quasi 9 milioni di persone in «età attiva », ovvero tra i 15 e i 64 anni. Per l’esattezza, sono 8 milioni e 750mila, e tra loro si trovano i disoccupati tout-court, gli scoraggiati che il lavoro non lo cercano nemmeno, i lavoratori part-time e i precari. Il dato rilevante è che nell’ultimo anno quest’area ha registrato un aumento del 10,3%, equivalente a 818mila persone in più, e rispetto all’ultimo trimestre pre-crisi, il quarto del 2007, l’incremento stimato è del 47,4%, 2 milioni e 811mila persone. Nell’ultimo trimestre 2012 l’area della sofferenza ha riguardato 4 milioni e 570mi1a persone (+16,6%, 650mi1a unità), mentre quella del disagio ha interessato altri 4 milioni e 175mila persone (+4,2%, pari a 168mila unità). Intrecciamo i dati Cgil con quelli Istat delle statistiche del mercato del lavoro, che ci dicono che a marzo il numero di disoccupati (2 milioni e 950mila) è diminuito rispetto a febbraio in misura trascurabile (14mila persone), mentre su base annua è cresciuto in misura notevole (+11,2%, ovvero 297mi1a persone). Il tasso di disoccupazione è fermo all’11,5%, +1,1% in un anno. Ma quella giovanile a marzo è volata al 38,4%, +3,2% rispetto all’anno prima. Nell’ultimo trimestre 2012 il numero delle persone in cerca di occupazione ha segnato un nuovo aumento tendenziale (+23% rispetto a un anno prima), alimentato da ex occupati, ex inattivi con precedenti esperienze lavorative e persone in cerca del primo impiego. Da segnalare anche che oltre la metà dell’aumento della disoccupazione è coperto da persone con almeno 35 anni. Secondo Fulvio Fammoni, presidente dell’associazione Bruno Trentin, i dati dello studio Ires-Cgil «già di per sé gravissimi, delineano l’ulteriore deterioramento che attraversa oggi il mercato del lavoro. La crescita tendenziale del tasso di disoccupazione riguarda tutte e tre le ripartizioni territoriali, ma nel Mezzogiorno è più marcata». Fammoni aggiunge che «anche il tasso di disoccupazione di lavoratori stranieri continua a crescere e si perpetua il dramma della disoccupazione giovanile». Per quanto riguarda la cassa integrazione «possiamo già prevedere che, nonostante l’altissimo numero di ore del 2012, nel 2013 (per il quinto anno consecutivo) si supererà il miliardo di ore autorizzate. Il dato ad aprile 2013 è già infatti superiore a quello precedente nonostante il calo, per mancanza di fondi, della cassa integrazione in deroga». Sul fenomeno dell’inattività Fammoni ricorda come sia «straordinariamente elevata, e questo spiega perché, a fronte di un tasso di occupazione molto basso, il tasso di disoccupazione sia sostanzialmente in linea con la media europea».PRIMATO EUROPEO Tornando ai dati dello studio Ires-Cgil, infatti, troviamo che il tasso di disoccupazione cresce su tutte e tre le ripartizioni territoriali, pur essendo più marcata nel Mezzogiorno (al 18,3% dal 14,9% di un anno prima). Aumenta anche la disoccupazione tra i lavoratori stranieri e raggiunge il 15,4%. Ma soprattutto quella giovanile (15-24 anni) con tassi che al Sud superano il 46% per gli uomini e il 56,1% per le donne, e la disoccupazione di lunga durata (raggiunge ormai il 54,8% del totale a fronte del 50,6% nel quarto trimestre 2011). L’Ires ricorda come sia ampia in Italia l’area dell’inattività e come questo consenta a fronte di un basso tasso di occupazione di averne uno di disoccupazione sostanzialmente in linea con la media europea. Il tasso di disoccupazione nel nostro Paese, sottolinea il Rapporto, «non misura la dimensione reale della platea di chi vorrebbe lavorare » soprattutto quando la crisi economica moltiplica le posizioni border line di quanti si collocano in prossimità del mercato senza prendervi parte attiva. Le forze lavoro «potenziali» – ovvero coloro che non cercano lavoro ma sono disponibili oppure lo cercano ma non sono immediatamente disponibili a lavorare – hanno raggiunto nell’ultimo trimestre 2012 i 3 milioni 229.000 persone (il 12,5% in rapporto alla forza). «Un primato europeo», sottolinea la Cgil.

L’Unità 21.05.13

"L’autogol che aiuta l’antipolitica", di Michele Brambilla

Abbiamo più volte sottolineato – e continueremo a farlo – gli eccessi dell’antipolitica, i suoi qualunquismi e i suoi moralismi, il suo giacobinismo fanatico e il suo furor cieco, la facile demagogia e la tragicomica ossessione del complotto. Ma c’è qualcosa che nonostante tutto continua a dare, a questa antipolitica rabbiosa e urlante, fiato e ragion d’esistere: ed è la politica. La giornata di ieri ne è stata una triste conferma. Grillo e i suoi, fino a una certa ora del pomeriggio, apparivano in difficoltà. Era successo che domenica sera, a Report, Milena Gabanelli, dopo aver parlato del finanziamento dei partiti, aveva posto al Movimento Cinque Stelle due domande: che fine fanno i proventi del blog di Grillo, e quanto guadagna la Casaleggio e Associati dalla pubblicità sul sito. Due domande destinate a restare senza risposta sia durante la trasmissione – Casaleggio, assicura la Gabanelli, ha rifiutato l’intervista – sia dopo.

Scossi dall’essere, per una volta, sul banco degli imputati di un tribunale «amico» come Report, Grillo e i suoi seguaci hanno dato in un certo senso il peggio di sé. Primo: hanno dimostrato di essere, sul tema della trasparenza, piuttosto doppiopesisti: esigono la luce del sole per gli altri, ma non per loro stessi (e verrebbe da dire che non è la prima volta: ricordate le dirette streaming degli incontri con Bersani e Letta e, viceversa, le loro riunioni a porte chiuse?). Secondo: hanno dato un’ennesima prova di incontinenza verbale, visto che Milena Gabanelli, sul blog di Grillo, è stata insultata con tutto il consueto repertorio che si usa in questi casi, in particolare con le donne. Terzo: non hanno saputo spiegare ai propri militanti, e forse neanche a loro stessi, come mai certe incalzanti richieste di glasnost provenissero da una persona che, solo poche settimane fa, era la candidata del Movimento Cinque Stelle al Quirinale.

Quarto, Grillo e i suoi ieri stavano offrendo un brutto spettacolo soprattutto perché nel replicare alle critiche hanno fatto ricorso al solito schema che prevede la delegittimazione, per non dire la demonizzazione, dell’«avversario». Come purtroppo quasi sempre accade, chi non è d’accordo con il Movimento non è presentato appunto per quello che dovrebbe essere, cioè per una persona che non è d’accordo: ma come il servo di qualcuno, la longa manus di poteri forti, il solito giornalista prezzolato. Forse ancora più pesanti degli insulti da trivio, infatti, sono le insinuazioni nei confronti di Milena Gabanelli: «È stata richiamata all’ordine dal padrone PD-L»; «Le sue trasmissioni sembrano manovrate da una regìa politica»: «Lei è una asservita al padrone piddino»; «Cara Gabanelli, dicci chi ti ha costretto a fare quel servizio…». Di tutta la violenza verbale dell’antipolitica, questo del voler sempre attribuire loschi mandanti a chi eccepisce è l’aspetto più odioso, il più vile.

Ma come dicevamo l’antipolitica non avrebbe di che nutrirsi se non ci fosse la politica. Infatti sempre ieri, proprio mentre Grillo e i suoi si affannavano nella titanica impresa di far apparire Milena Gabanelli come un ventriloquo della Casta, ecco che dai partiti è arrivato l’autogol che ha cambiato la partita. Il Pd ha infatti presentato al Senato un disegno di legge che introduce la «personalità giuridica» dei partiti. Lasciamo agli azzeccagarbugli i dettagli. La sostanza è che, se passasse una legge del genere, il Movimento Cinque Stelle sarebbe costretto o a rinnegare se stesso – diventando un partito – oppure a non presentarsi alle elezioni. E siccome Grillo ha già detto che il suo movimento non diventerà mai un partito, una legge del genere avrebbe l’effetto di tenere i Cinque Stelle fuori dal Parlamento.

È bastata la notizia di questo disegno di legge, dunque, a levare i grillini dagli impicci, e a consentire loro di gridare al complotto. E non senza ragioni, stavolta. Il Pd ha già forzato la mano nelle regole delle sue primarie, pochi mesi fa: ora cerca di eliminare Berlusconi dichiarandolo ineleggibile e il Movimento Cinque Stelle costringendolo a cambiare pelle. Si può pensare di risolvere così i propri problemi?

No, non si può pensarlo. Ma la cosa più inquietante è che i politici non ci arrivino a capirlo da soli, dimostrando un distacco dal sentire del popolo che è poi la prima e più vitale linfa dell’antipolitica.

La Stampa 21.05.13

"Gabanelli sfida Grillo sui soldi “Spieghi chi guadagna sul blog” E in rete i militanti si dividono", di Tommaso Ciriaco

L’avevano coccolata. Esaltata. Fino a candidarla, clamorosamente, alla Presidenza della Repubblica. Poi domenica sera è arrivata la puntata di Report. E la passione del Movimento Cinque Stelle per Milena Gabanelli è evaporata. Svanita in un attimo sotto i colpi di un servizio in cui la giornalista reclama chiarezza sui proventi del blog di Grillo e sulla Casaleggio associati. Il leader dei cinquestelle, che della giornalista è amico, si prende un’intera giornata per rispondere. E a sera replica: «Gabanelli ieri ha fatto un servizio, ma non è vero. Non è vero nulla». Eppure il web non perdona e si divide. Spaccato tra chi insulta la cronista e chi dubita del Fondatore e del Guru.
«Che fine fanno i proventi del blog di Grillo? Quanto guadagna la Casaleggio e associati dalla pubblicità sul sito?». Sono i due quesiti semplici, quasi elementari, avanzati da Gabanelli. Capaci però di agitare per l’intera giornata il movimento. Alla Camera i deputati cliccano in Rete, hanno voglia di rivedere la puntata di Report. Molti preferiscono non commentare, qualcuno sottovoce confessa di aver trovato conferma su alcuni interrogativi serbati da tempo e mai manifestati. Massimo Artini, invece, non si scompone: «I guadagni sul blog? Si tratta di cifre risibili. E poi basta andare alla Camera di commercio e vedere il bilancio della Casaleggio e la nota integrativa».
La capogruppo Roberta Lombardi, intanto, la prende
con un sorriso: «Pentita di aver sostenuto la giornalista per il Colle? No, assolutamente. Una giornalista deve fare le pulci a tutti. Però avrebbe dovuto approfondire di più». Per poi aggiungere, comprensiva: «Comunque in mezzo a tanta informazione in malafede, il suo è un peccato veniale…».
Per arginare un eventuale danno d’immagine tocca direttamente a Grillo scendere in campo. Il leader del M5S interviene nel corso del suo tour elettorale. «Con la pubblicità sostiene da Aosta – noi paghiamo i costi del blog e basta, poi il Movimento si finanzia. Non abbiamo dietro nessun gruppo». Poco prima era stato lo staff del leader a precisare: «Il M5S si finanzia con il lavoro e le piccole donazioni volontarie degli attivisti di tutta Italia». E anche il gruppo comunicazione della Camera, chiamato in causa da Report, mette nero su bianco: «Solo l’assemblea dei parlamentari sovrana nel gruppo del M5S può decidere sia l’assunzione dei giornalisti proposti da Grillo, sia l’entità dello stanziamento». Resta però nell’aria il sapore amaro della delusione. Amaro come l’invito rivolto dalla giornalista sulla diaria: «Con tre milioni di disoccupati smettetela di parlare di scontrini».
La reazione più dura, comunque, è della Rete. Il blog diventa terreno di battaglia. C’è chi insulta Gabanelli: «È stata richiamata all’ordine dal padrone PD-L». E ancora: «Non guarderò mai più quel programma di merda. Lei è una asservita al padrone piddino. Chi l’ha votata un testa di c…». Eppure c’è chi invece – e sono tanti – non nasconde dubbi sul ruolo della Casaleggio e incalza Grillo: «La chiarezza e la trasparenza della risposta mi lascia sgomento. Io i soldi li ho messi e voi avete promesso di dettagliare le spese…». E ancora: «Se il blog riesce a guadagnare grazie al movimento i soldi devono rimanere al M5S e non andare a Casaleggio!!». Oppure chi, con garbo, tiene il punto: «Gentile staff, vorrei cortesemente invitarvi a pubblicare i dettagli degli introiti pubblicitari del blog. Non è un atto dovuto, ma un gesto di trasparenza che gioverà al Movimento».

La Repubblica 21.05.13