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"Questi i punti che vanno cambiati", di Luigina Venturelli

Il presidente del Consiglio si è detto «disponibile a valutare tutte le modifiche proposte» alla legge di Stabilità che sta per passare all’esame del parlamento. Ma la parziale apertura di Monti, insieme alla prevedibile alzata di scudi che le forze politiche e sociali hanno avanzato in questi giorni, rischia di affondare il dibattito sotto una montagna di emendamenti a tutto campo.
Per individuare gli elementi costitutivi della manovra e quindi provare a migliorarne la sostanza, è meglio concentrarsi su «tre capitoli da cui non si può prescindere e che devono necessariamente essere migliorati per rendere il disegno di legge più equo e sostenibile dal punto di vista sociale» spiega il relatore in commissione Bilancio della Camera, Pierpaolo Baretta. Vale a dire, «fisco, scuola, e esodati».
La scelta operata dal governo di intervenire in materia fiscale «facendo di tutto un po’», ovvero con un insieme molto frammentato di norme che apportano «un eccessivo aumento dell’Iva e un’insufficiente diminuzione dell’Irpef e un drammatico taglio delle detrazioni», andrebbe in realtà discusso in blocco.

AGEVOLARE LE DETRAZIONI
Meglio «ridiscutere il mix», secondo il parlamentare democratico, scegliendo di «concentrarsi o su una più efficace diminuzione Irpef oppure sulla rinuncia all’aumento dell’Iva». Entrambi i provvedimenti insieme, infatti, rischiano nel migliore dei casi di «annullarsi a vicenda» o, nel peggiore, di comprimere il reddito disponibile delle famiglie, con tutte le conseguenze negative che questo avrebbe sui consumi e sull’economia in generale.

Quella che invece deve essere modificata certamente, secondo l’esponente Pd, è tutta la parte relativa alle detrazioni e deduzioni fiscali, perchè «la somma della franchigia di 250 euro e della retroattività dei nuovi provvedimenti andranno ad incidere soprattutto sui ceti medio bassi, facendo scattare le detrazioni solo dai 15mila euro di reddito in su».
Una proposta che certo troverà ampio consenso in parlamento e nella società. «Chiediamo che siano riviste le franchigie per le deduzioni fiscali a favore delle fasce sociali più deboli» ha chiesto, tra gli altri, il leader Cisl Raffaele Bonanni.

RISORSE A SCUOLA E ESODATI

Il secondo capitolo su cui concentrare le modifiche è quello della scuola che, ancora una volta, dovrebbe subire pesanti tagli di risorse. «Già nella spen- ding review è stata decisa una sottrazione di 180 milioni di euro, ed ora se ne vorrebbero togliere altri 500 milioni» continua Baretta. «Il taglio complessivo sarebbe così di quasi 700 milioni, e andrebbe ad impoverire un sistema scolastico che è già stato molto penalizzato in questi anni». In proposito la modifica da apportare è semplicissima: «Il taglio va eliminato. Non si può pensare sempre di risparmiare su un aspetto vitale per il Paese, per i suoi giovani e per il suo futuro complessivo».

In proposito, l’onorevole Pd non vuole nemmeno entrare nel merito delle decisioni del governo Monti, che apporteranno un aggravio delle condizioni di lavoro degli insegnanti di scuola media e superiore, a cui si chiede di incrementare l’orario delle lezioni in classe dalle attuali 18 a 24 ore settimanali: «È un errore che la legge di Stabilità si occupi dell’organizzazione del lavoro nella funzione pubblica, materia che non rientra nelle sue competenze. Basta questo a dire che il governo ha passato il segno».

Il terzo intervento di modifica, secondo Baretta, deve infine riguardare le risorse per sostenere i lavoratori esodati: «Va bene l’idea del Fondo, ma 100 milioni di euro sono assolutamente insufficienti, tanto più che non esiste ancora una stima precisa della platea degli aventi diritto».
E per rispettare i saldi finali della manovra, su cui Monti si è detto indisponibile a cambiamenti, «si possono recuperare risorse aggiuntive». Ad esempio, «grazie al calo dello spread» che – come ha riferito il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo – consente di risparmiare sugli interessi. Op- pure «grazie al cosiddetto Piano Giavazzi, cioè alla rimodulazione degli incentivi alle imprese avviata ormai mesi fa». Se ci sono risorse aggiuntive, «è il momento di renderle disponibili».

L’Unità 20.10.12

"Questi i punti che vanno cambiati", di Luigina Venturelli

Il presidente del Consiglio si è detto «disponibile a valutare tutte le modifiche proposte» alla legge di Stabilità che sta per passare all’esame del parlamento. Ma la parziale apertura di Monti, insieme alla prevedibile alzata di scudi che le forze politiche e sociali hanno avanzato in questi giorni, rischia di affondare il dibattito sotto una montagna di emendamenti a tutto campo.
Per individuare gli elementi costitutivi della manovra e quindi provare a migliorarne la sostanza, è meglio concentrarsi su «tre capitoli da cui non si può prescindere e che devono necessariamente essere migliorati per rendere il disegno di legge più equo e sostenibile dal punto di vista sociale» spiega il relatore in commissione Bilancio della Camera, Pierpaolo Baretta. Vale a dire, «fisco, scuola, e esodati».
La scelta operata dal governo di intervenire in materia fiscale «facendo di tutto un po’», ovvero con un insieme molto frammentato di norme che apportano «un eccessivo aumento dell’Iva e un’insufficiente diminuzione dell’Irpef e un drammatico taglio delle detrazioni», andrebbe in realtà discusso in blocco.
AGEVOLARE LE DETRAZIONI
Meglio «ridiscutere il mix», secondo il parlamentare democratico, scegliendo di «concentrarsi o su una più efficace diminuzione Irpef oppure sulla rinuncia all’aumento dell’Iva». Entrambi i provvedimenti insieme, infatti, rischiano nel migliore dei casi di «annullarsi a vicenda» o, nel peggiore, di comprimere il reddito disponibile delle famiglie, con tutte le conseguenze negative che questo avrebbe sui consumi e sull’economia in generale.
Quella che invece deve essere modificata certamente, secondo l’esponente Pd, è tutta la parte relativa alle detrazioni e deduzioni fiscali, perchè «la somma della franchigia di 250 euro e della retroattività dei nuovi provvedimenti andranno ad incidere soprattutto sui ceti medio bassi, facendo scattare le detrazioni solo dai 15mila euro di reddito in su».
Una proposta che certo troverà ampio consenso in parlamento e nella società. «Chiediamo che siano riviste le franchigie per le deduzioni fiscali a favore delle fasce sociali più deboli» ha chiesto, tra gli altri, il leader Cisl Raffaele Bonanni.
RISORSE A SCUOLA E ESODATI
Il secondo capitolo su cui concentrare le modifiche è quello della scuola che, ancora una volta, dovrebbe subire pesanti tagli di risorse. «Già nella spen- ding review è stata decisa una sottrazione di 180 milioni di euro, ed ora se ne vorrebbero togliere altri 500 milioni» continua Baretta. «Il taglio complessivo sarebbe così di quasi 700 milioni, e andrebbe ad impoverire un sistema scolastico che è già stato molto penalizzato in questi anni». In proposito la modifica da apportare è semplicissima: «Il taglio va eliminato. Non si può pensare sempre di risparmiare su un aspetto vitale per il Paese, per i suoi giovani e per il suo futuro complessivo».
In proposito, l’onorevole Pd non vuole nemmeno entrare nel merito delle decisioni del governo Monti, che apporteranno un aggravio delle condizioni di lavoro degli insegnanti di scuola media e superiore, a cui si chiede di incrementare l’orario delle lezioni in classe dalle attuali 18 a 24 ore settimanali: «È un errore che la legge di Stabilità si occupi dell’organizzazione del lavoro nella funzione pubblica, materia che non rientra nelle sue competenze. Basta questo a dire che il governo ha passato il segno».
Il terzo intervento di modifica, secondo Baretta, deve infine riguardare le risorse per sostenere i lavoratori esodati: «Va bene l’idea del Fondo, ma 100 milioni di euro sono assolutamente insufficienti, tanto più che non esiste ancora una stima precisa della platea degli aventi diritto».
E per rispettare i saldi finali della manovra, su cui Monti si è detto indisponibile a cambiamenti, «si possono recuperare risorse aggiuntive». Ad esempio, «grazie al calo dello spread» che – come ha riferito il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo – consente di risparmiare sugli interessi. Op- pure «grazie al cosiddetto Piano Giavazzi, cioè alla rimodulazione degli incentivi alle imprese avviata ormai mesi fa». Se ci sono risorse aggiuntive, «è il momento di renderle disponibili».
L’Unità 20.10.12

"Tutte le bugie del Cavaliere", di Piero Colaprico

Scorrono due mondi paralleli. Uno è quello di Silvio Berlusconi, come l’ha raccontato ieri. L’altro è quello emerso nelle udienze o grazie alle intercettazioni che per il loro valore documentale sono diffuse su www. repubblica. it. Stabilire quale sia la versione dei fatti più credibile è compito dei giudici. Ma sin d’ora può essere utile – per i lettori, per i cittadini, forse persino per lo stesso imputato – mettere in evidenza alcune non banali contraddizioni. OCCORRE affiancare e giustapporre le due versioni, quella del tutto innocentista e auto-assolutoria di Berlusconi e quella colpevolista, con indizi, sospetti e prove, proposta dai pubblici ministeri Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano.
IL SESSO AD ARCORE
Berlusconi: «Posso escludere con assoluta tranquillità che si siano mai svolte scene di natura sessuale a casa mia».
Qualcuno ricorderà Nicole Minetti che «briffa un attimino» l’amica Melania Tumini: «Ne vedrai di ogni». Non si sbaglia: Tumini parla della festa di Arcore come di «un troiaio», di toccamenti davanti a tutti, di porno-balletti, di spogliarelli. Non è la sola: Maria M., ballerina di danza del ventre partecipa a un’altra serata e racconta quello che vede al suo fidanzato del tempo. La modella Imane Fadil (altra serata) chiama al telefono Emilio Fede descrivendo scene anche di paura, con una fidanzata dell’ex premier che si lancia dalle scale per richiamarne l’attenzione. Ambra Battilana e Chiara Danese (altra serata) hanno reso testimonianze hard e sono «fuggite». Natascia T. (altra serata) ha fatto lo stesso.
IL SEGRETO SULLE SERATE
Berlusconi: «Ipotizzare che volessi mantenere segreto quelle serate è risibile, la mia vita privata è stata oggetto di spasmodica e attenzione », dice Berlusconi.
Ma, in realtà, né la sua partecipazione alla festa a Casoria di Noemi Letizia, né le intercettazioni depositate in forte ritardo da Bari, hanno mai rivelato prima dell’inchiesta di Milano su Karima-Ruby che cosa si nascondesse dietro le
«cene eleganti».
I RAPPORTI CON LE OSPITI
«I miei rapporti con le ospiti erano basati sul rispetto, non c’è mai stata alcuna dazione di denaro per ottenere rapporti intimi, lì come in tutta la mia vita (…) bunga bunga è una vecchia barzelletta (…) Natascia T.: «Sentii dire “andiamo al bunga bunga”, non sapevo che cos’era, mi dissero: “Ma non leggi i giornali?” (…) Andai ad Arcore sapendo che avrei potuto fare sesso con il premier e, come disse la mia amica, ricevere in cambio soldi». Lei non se la sente, ma una ragazza è invidiata perché «ha preso nine flowers», nove fiori, per dire 9mila euro. Un’altra racconta alla madre di aver preso «molto più di un operaio in un mese». E così via, il nostro sito offre un ricco campionario.
MINETTI E L’AFFIDO DI RUBY
Berlusconi: «Non avevo affatto chiesto che Ruby venisse affidata a Minetti, ma per agevolare le procedure d’identificazione le disse di recarsi in questura, mi sembrò una scelta logica e operosa».
In realtà, con la carica inesistente di «consigliere ministeriale», Minetti è già in questura. A lei, come da documento, viene «affidata» la minore, e come recapito viene scritto l’indirizzo di casa della brasiliana Michelle Coinceicao, nonostante il magistrato dei minori l’avesse categoricamente escluso. Non c’è traccia nei rapporti scritti in questura delle quattro telefonate del premier e del suo entourage, ma la traccia dell’interesse spunta nel fax ricevuto dagli agenti del commissariato siciliano, incaricati di cercare i genitori di Ruby. Li rintracciano alle 4, ma Ruby alle 2 è già uscita.
LA PARENTE DI MUBARAK
Berlusconi ieri davanti ai giudici ha immaginato persino che, se non fosse intervenuto, Mubarak avrebbe potuto dirli: «“Ma come, tu mi hai parlato di questa mia parente e permetti che sia oltraggiata in casa tua”».
Nessun testimone sinora ha confermato in aula: «Mubarak disse a Berlusconi che aveva una nipote di nome Ruby», anzi tutto è rimasto molto vago. Per altro, questa altolocata parentela mal si concilia con altri elementi. A cominciare dalla «triste epopea» che, secondo Berlusconi, Ruby racconta facendoli commuovere, con «il padre che le versa olio bollente sulla testa per impedire di convertirsi alla religione cattolica».
INTIMITA’ CON RUBY
Berlusconi: «Non ho mai avuto rapporti intimi con Ruby, le avevo solo concesso tramite il mio amministratore un prestito perché lei mi aveva detto di poter diventare socia di un centro estetico».
In base alla giurisprudenza, perché scatti la condanna per «sesso con minori» non occorre che ci sia un rapporto. È sufficiente che una persona sotto i 18 anni si trovi nel luogo dove avviene il sesso. Se c’era sesso nella villa Casati Stampa, e Ruby era là, s’impone una domanda: che cosa è accaduto nelle quattordici date, con notti comprese, dal 14 febbraio e sino al lungo week end del Primo maggio 2010, in cui la minorenne stava ad Arcore? Berlusconi, sul punto, ieri non ha parlato.
LE PRESSIONI SULLA QUESTURA
Berlusconi: «Non avendo nulla da nascondere sulle serate (…) non avevo interesse a chiedere in questura comportamenti diversi dalla legge. Non ho mai svolto pressioni sulla questura».
Questo è un argomento logico. Anche condivisibile? Dalle stesse parole di Berlusconi nasce un’altra lettura logica, ma di segno diametralmente opposto: se Berlusconi ha raccontato bugie sul sesso e la minorenne ad Arcore, aveva sì molto da nascondere. Ed ecco perché deve chiamare la questura. Per salvarsi, commettendo concussione. Ecco come da un’autodifesa spericolata può nascere il possibile e più clamoroso degli autogol.

La Repubblica 20.10.12

"Tutte le bugie del Cavaliere", di Piero Colaprico

Scorrono due mondi paralleli. Uno è quello di Silvio Berlusconi, come l’ha raccontato ieri. L’altro è quello emerso nelle udienze o grazie alle intercettazioni che per il loro valore documentale sono diffuse su www. repubblica. it. Stabilire quale sia la versione dei fatti più credibile è compito dei giudici. Ma sin d’ora può essere utile – per i lettori, per i cittadini, forse persino per lo stesso imputato – mettere in evidenza alcune non banali contraddizioni. OCCORRE affiancare e giustapporre le due versioni, quella del tutto innocentista e auto-assolutoria di Berlusconi e quella colpevolista, con indizi, sospetti e prove, proposta dai pubblici ministeri Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano.
IL SESSO AD ARCORE
Berlusconi: «Posso escludere con assoluta tranquillità che si siano mai svolte scene di natura sessuale a casa mia».
Qualcuno ricorderà Nicole Minetti che «briffa un attimino» l’amica Melania Tumini: «Ne vedrai di ogni». Non si sbaglia: Tumini parla della festa di Arcore come di «un troiaio», di toccamenti davanti a tutti, di porno-balletti, di spogliarelli. Non è la sola: Maria M., ballerina di danza del ventre partecipa a un’altra serata e racconta quello che vede al suo fidanzato del tempo. La modella Imane Fadil (altra serata) chiama al telefono Emilio Fede descrivendo scene anche di paura, con una fidanzata dell’ex premier che si lancia dalle scale per richiamarne l’attenzione. Ambra Battilana e Chiara Danese (altra serata) hanno reso testimonianze hard e sono «fuggite». Natascia T. (altra serata) ha fatto lo stesso.
IL SEGRETO SULLE SERATE
Berlusconi: «Ipotizzare che volessi mantenere segreto quelle serate è risibile, la mia vita privata è stata oggetto di spasmodica e attenzione », dice Berlusconi.
Ma, in realtà, né la sua partecipazione alla festa a Casoria di Noemi Letizia, né le intercettazioni depositate in forte ritardo da Bari, hanno mai rivelato prima dell’inchiesta di Milano su Karima-Ruby che cosa si nascondesse dietro le
«cene eleganti».
I RAPPORTI CON LE OSPITI
«I miei rapporti con le ospiti erano basati sul rispetto, non c’è mai stata alcuna dazione di denaro per ottenere rapporti intimi, lì come in tutta la mia vita (…) bunga bunga è una vecchia barzelletta (…) Natascia T.: «Sentii dire “andiamo al bunga bunga”, non sapevo che cos’era, mi dissero: “Ma non leggi i giornali?” (…) Andai ad Arcore sapendo che avrei potuto fare sesso con il premier e, come disse la mia amica, ricevere in cambio soldi». Lei non se la sente, ma una ragazza è invidiata perché «ha preso nine flowers», nove fiori, per dire 9mila euro. Un’altra racconta alla madre di aver preso «molto più di un operaio in un mese». E così via, il nostro sito offre un ricco campionario.
MINETTI E L’AFFIDO DI RUBY
Berlusconi: «Non avevo affatto chiesto che Ruby venisse affidata a Minetti, ma per agevolare le procedure d’identificazione le disse di recarsi in questura, mi sembrò una scelta logica e operosa».
In realtà, con la carica inesistente di «consigliere ministeriale», Minetti è già in questura. A lei, come da documento, viene «affidata» la minore, e come recapito viene scritto l’indirizzo di casa della brasiliana Michelle Coinceicao, nonostante il magistrato dei minori l’avesse categoricamente escluso. Non c’è traccia nei rapporti scritti in questura delle quattro telefonate del premier e del suo entourage, ma la traccia dell’interesse spunta nel fax ricevuto dagli agenti del commissariato siciliano, incaricati di cercare i genitori di Ruby. Li rintracciano alle 4, ma Ruby alle 2 è già uscita.
LA PARENTE DI MUBARAK
Berlusconi ieri davanti ai giudici ha immaginato persino che, se non fosse intervenuto, Mubarak avrebbe potuto dirli: «“Ma come, tu mi hai parlato di questa mia parente e permetti che sia oltraggiata in casa tua”».
Nessun testimone sinora ha confermato in aula: «Mubarak disse a Berlusconi che aveva una nipote di nome Ruby», anzi tutto è rimasto molto vago. Per altro, questa altolocata parentela mal si concilia con altri elementi. A cominciare dalla «triste epopea» che, secondo Berlusconi, Ruby racconta facendoli commuovere, con «il padre che le versa olio bollente sulla testa per impedire di convertirsi alla religione cattolica».
INTIMITA’ CON RUBY
Berlusconi: «Non ho mai avuto rapporti intimi con Ruby, le avevo solo concesso tramite il mio amministratore un prestito perché lei mi aveva detto di poter diventare socia di un centro estetico».
In base alla giurisprudenza, perché scatti la condanna per «sesso con minori» non occorre che ci sia un rapporto. È sufficiente che una persona sotto i 18 anni si trovi nel luogo dove avviene il sesso. Se c’era sesso nella villa Casati Stampa, e Ruby era là, s’impone una domanda: che cosa è accaduto nelle quattordici date, con notti comprese, dal 14 febbraio e sino al lungo week end del Primo maggio 2010, in cui la minorenne stava ad Arcore? Berlusconi, sul punto, ieri non ha parlato.
LE PRESSIONI SULLA QUESTURA
Berlusconi: «Non avendo nulla da nascondere sulle serate (…) non avevo interesse a chiedere in questura comportamenti diversi dalla legge. Non ho mai svolto pressioni sulla questura».
Questo è un argomento logico. Anche condivisibile? Dalle stesse parole di Berlusconi nasce un’altra lettura logica, ma di segno diametralmente opposto: se Berlusconi ha raccontato bugie sul sesso e la minorenne ad Arcore, aveva sì molto da nascondere. Ed ecco perché deve chiamare la questura. Per salvarsi, commettendo concussione. Ecco come da un’autodifesa spericolata può nascere il possibile e più clamoroso degli autogol.
La Repubblica 20.10.12

Bersani al Cern: l'Italia ha le energie per ripartire

Pier Luigi Bersani ha voluto lanciare oggi da Ginevra, al termine della sua visita al Cern, prima tappa del tour per le primarie, partito domenica scorsa da Bettola. Dopo aver incontrato i ricercatori del prestigioso centro internazionale, Bersani ha spiegato che “qui ci si rende conto della presenza dell’Italia in una splendida avventura scientifica, è una vera comunità di giovani straordinari. Qui si vede l’Italia che può esserci e può funzionare”.
“Riusciremo a ripartire”, è la convinzione del segretario che ha voluto anche rassicurare alcuni ricercatori ‘sfiduciati’. Occorre “aver fiducia perché riusciremo a ripartire. Se i ricercatori sono ambiti da tutti, vuol dire che abbiamo le risorse e le capacità, dobbiamo migliorarle”.
“La ricerca è il segnale più chiaro delle possibilità che abbiamo, e della fiducia che possiamo determinare nel paese. Sono italiani straordinari qui. Se li mettiamo in campo ci aiutano a venir fuori dai guai”, ha aggiunto Bersani, che durante la sua visita a Ginevra incontrerà anche il direttore generale dell’Organizzazione Internazionale del lavoro Guy Rider e quello del WTO Pascal Lamy.

da http://www.bersani2013.it/

Sisma: UE, primo via libera a 670mln aiuti per Emilia, voto favorevole in Commissione, ora parola passa in aula

La commissione bilancio del Parlamento Europeo ha approvato oggi uno stanziamento di 670milioni di euro dal Fondo di solidarietà Ue per le vittime del terremoto che nel maggio e giugno scorsi hanno colpito l’Emilia Romagna e regioni limitrofe. Lo ha reso noto lo stesso Pe. La decisione dovrà ora essere confermata dall’aula e dal Consiglio. Lo stanziamento di aiuti per 670 milioni di euro era stato proposto dalla Commissione Ue il 19 settembre scorso a fronte di costi di ricostruzione stimati in 13,3 miliardi.(ANSA).

"L'Italia sta crollando: i tagli alla cultura che cancellano la storia", di Andrea Carandini

La politica è come un morto che afferra il vivo dell’Italia, ha scritto Galli della Loggia («Corriere della Sera», 16 ottobre). Da vent’anni ci siamo allontanati dalla nostra storia, recente e anche lontana, vegetando in un presente che non ricorda e non progetta, privo di visione. Questa morte si materializza anche nel corpo del Paese, con frane e terremoti, monumenti che crollano e il volto della Patria — il paesaggio — sfigurato, mancando ogni argine al cemento (il ministro dell’Agricoltura ha proposto un’ottima legge al riguardo: è prevista una corsia preferenziale?).
Nei tagli sempre più orizzontali e pesanti l’articolo 9 della Costituzione mai vale per creare quell’eccezione culturale in cui consiste la natura storica della Penisola, epicentro di pensieri e di opere di valore universale per due millenni e mezzo. Questa nostra modernità è caduta prima nel vuoto di un’ignoranza elogiata e poi nel pieno, ma troppo esile, di uno specialismo autorevole ma privo di una prospettiva oltre l’economia. La causa sta forse in un’idea sbagliata di progresso.
Nelle scienze della natura le scoperte si elidono, per cui si superano a vicenda. Ma così non è nelle scienze storiche. Le domande di Platone e di Vico appaiono ormai insulse? Omero è stato superato dal cinema di Hollywood? La storia rivive in un presente che sappia fondere l’orizzonte tramontato con il proprio, in un dialogo ininterrotto, in cui l’oggi prepara il domani, pascendosi dei secoli trascorsi.
Abbiamo obliterato le tradizioni, nel pregiudizio per il quale ogni radice deve essere recisa per librarsi nella vita, e così siamo precipitati nel nulla attuale. La cultura è per noi come il gioco di animali e bambini: una funzione centrale dell’essere, che si interpone tra noi e la vita ordinaria, funzione di cui è rarissimo sentire parlare ai più alti livelli istituzionali e mediatici, dediti alla finanza. Per questa ragione avevo proposto con Galli della Loggia un museo sintetico della storia d’Italia: dobbiamo pur avere un punto da dove cominciare a rammendare l’abito mentale lacerato della nazione, nel senso di uno sviluppo produttivo ordinario intrecciato a uno sviluppo umano straordinario, fatto di istruzione, ricerca, cultura e produttività creativa. Ma per ritrovare chi siamo e cosa potremmo essere nel globo dobbiamo smettere di considerare unicamente il Pil, tornando alla politica nel più alto senso della parola. Se non risuscitiamo nell’anima i nostri grandi, antichi e moderni, moriremo a una vita piena anche noi.
Intanto di male in peggio per il ministero dei Beni culturali. Sono scomparsi i Comitati tecnico-scientifici, per risparmiare 10.000 euro di missioni. L’anno prossimo rischiamo di avere fondi ulteriormente dimezzati: solo 86 milioni realmente disponibili per mantenere il patrimonio di storia e d’arte della nazione (i tagli cadono per intero sui Beni culturali, per risparmiare lo spettacolo). Una trentina di dirigenti rischiano di scomparire (nonostante il rapporto 1 a 150), per cui le pratiche paesaggistiche non potranno essere più evase (con organico inadeguato il silenzio-assenso diventa pericolosissimo). Neppure sono in vista i vantaggi fiscali più volte richiesti. A questo punto la spesa rappresentata dal ministero appare inutile: tanto varrebbe eliminarlo. Lo smarrimento da questo punto di vista è completo.

Il Corriere della Sera 19.10.12