Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

"Convenzione, non cambiamo la forma di governo", di Massimo Luciani

La questione, dunque, è ora quella della Convenzione per le riforme. È legittimo istituirla? Ed è opportuno? Di cosa si dovrebbe occupare? E chi dovrebbe guidarla? Sia l’opportunità che la legittimità sono discusse. Si dice che la Costituzione prevede già uno specifico procedimento di revisione e che il Parlamento ha dimostrato (modificando, ad esempio, il titolo V e la disciplina del bilancio) che si tratta di un procedimento funzionante, che non paralizza le trasformazioni costituzionali. Non solo. Si aggiunge che quel procedimento, essendo una garanzia della Costituzione, non potrebbe essere derogato senza mettere in discussione proprio il sistema delle garanzie, sicché sarebbe illegittimo disegnare un percorso ad hoc, da usare soltanto stavolta. Non sono obiezioni di poco conto, ma non possono essere accolte acriticamente. Partiamo da una constatazione. La Costituzione repubblicana, sino ad oggi, non è stata oggetto di modificazioni particolarmente felici. La legge costituzionale che ha completamente riscritto i rapporti fra Stato, Regioni ed enti locali non è un esempio di sapienza. E la recente riforma della disciplina di bilancio, sebbene sia, fortunatamente, molto …

"Governo e battaglia politica", di Claudio Sardo

Il Pd ha sbagliato, non ha vinto le elezioni, ha fallito la prova del governo di “cambiamento”, ma tuttavia non può fuggire dalla proprie responsabilità, né voltare le spalle al Paese, né sognare un anno sabbatico mentre la crisi continua a colpire i ceti più deboli e la società chiede di invertire ora la rotta delle politiche economiche. La grande coalizione che sostiene il governo Letta certifica la sconfitta della sinistra, che voleva uscire dallo stato di necessità del governo Monti e invece il suo progetto e le sue alleanze non sono stati capaci di raggiungere l’obiettivo. Oggi sarebbe però un errore catasfrofico – peraltro un atto innaturale per i riformatori – immaginare che la ri-generazione o la ri-progettazione del Pd possa avvenire in un dibattito separato dai processi reali, dal governo delle emergenze sociali, dal conflitto politico che ancora in larga parte dipende delle torsioni della seconda Repubblica. Per questo il governo Letta è un’opportunità. Ed è una sfida che incrocerà più volte il congresso del Pd: nessuno si illuda che si possa marciare …

"Pd, la sindrome del rigetto", di Gad Lerner

L’episodio di lotta di classe intrapresa nel Pd dai volontari del servizio d’ordine torinese, che al corteo del 1° maggio si sono rifiutati di garantire la tutela dei parlamentari, va al di là della dialettica base-vertice. I quadri più “fidati” della sinistra torinese – invitando i dirigenti a farsi proteggere dalla polizia anziché dalla struttura militante che in passato tutelò la sicurezza di personalità minacciate dai terroristi come Ugo Pecchioli e Luciano Violante, e che scortava Giorgio Amendola anche quando egli richiedeva “sacrifici senza contropartite” ai lavoratori – denunciano un’incompatibilità culturale senza precedenti: quasi che oggi esistessero non uno, ma due Partiti democratici. Mai prima d’ora avevano rotto una silenziosa disciplina. Si sono dichiarati al servizio dei lavoratori in corteo, ma non di chi dovrebbe rappresentarli. Hanno marciato con gli iscritti autonominatisi “Resistenti democratici” dietro a uno striscione inequivocabile: “No all’inciucio Pd-Pdl”; e con loro invocavano “Congresso libero e subito!”. Guai a confondere questi militanti del movimento operaio con gli antagonisti che issavano uno striscione recante l’effigie di Luigi Prieti, detestabile apologia della violenza armata. …

"Il Pd ritrovi la sua funzione", di Guglielmo Epifani

Il primo atto del governo si è compiuto, dopo un braccio di ferro duro e una difficilissima mediazione finale. Sapevamo che non sarebbe stato il governo di cambiamento del quale l’Italia avrebbe bisogno. Sappiamo che la strada, per quanto inevitabile, sarà irta di ostacoli. Ma ha fatto premio l’esigenza di dare un governo al Paese, per affrontare quei nodi resi ineludibili da una crisi pesantissima e senza fine. E in questo modo riuscire a restituire un po’ di fiducia a un Paese scosso ed in difficoltà. Il profilo del governo ha tante facce. Novità importanti – tra tutte la presenza della prima donna nera – presidi importanti e non scontati all’Economia e alla Giustizia, equilibrio in altri campi tra espressioni politiche alternative. Con la stessa franchezza, manca nel governo una più significativa presenza di quella cultura politica che viene dalla tradizione del lavoro e si sente parte del socialismo europeo, e ha tante radici e rappresentanze nel Paese. Questo limite andava evitato. Adesso, in Parlamento, il presidente del consiglio ha il compito di esporre punti …

Nel partito va in scena il disagio “Chi ci spiega che cosa è successo?”, di Giovanni Cerruti

Passa appena per un saluto. «Non chiedetemi niente, non dico niente», risponde Pierluigi Bersani sul portone della sede del Nazareno. E su al terzo piano, davanti a questi cento segretari Pd arrivati da città, province e regioni, ha davvero poco da aggiungere. Forse, in questo stanzone, è il suo ultimo intervento da segretario dimissionario. Il partito lo conosce bene, i parlamentari forse meno. E sa che lontano da Roma non sono solo i bolognesi di “#ResetPd”, o i torinesi di “OccupyPd”, a non aver capito. «Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto. Ora vi raccomando il bene della Ditta». Applausi, rimpianti. E altro. Perchè i cento son venuti qui per sapere cosa è successo. «Perchè mi chiamano, mi chiedono, mi dicono “sei tu che ci rappresenti” e ancora io non so cosa rispondere», come sta spiegando Marco Zanolla, goriziano con una gran coda di capelli. C’è Roberto Speranza, il capogruppo, che provvede alla «relazione introduttiva», e come sempre si vola alto: «Cos’è il Pd? Cosa ci tiene uniti? Quali obiettivi ci diamo? ». E …

"Segretari Pd: sì a Letta ma ora si cambia", di simone collini

Sostegno al tentativo di Enrico Letta ma, primo, serve una squadra di governo fortemente rinnovata e senza impresentabili e, secondo, adesso il partito deve garantire il confronto a tutti i livelli, un profondo ricambio della classe dirigente, una discussione congressuale seria che porti a «rifondare il Partito demo- cratico». Mentre Pippo Civati e gli altri parlamentari contrari a un esecutivo insieme al Pdl («siamo una cinquantina ma quelli che si manifesteranno saranno la metà») preparano un documento molto critico da lanciare prima del voto di fiducia, i segretari regionali e provinciali del Pd arrivano a Roma dopo aver vissuto giornate difficili. Sui territori, le votazioni per il Quirinale hanno provocato tensioni, suscitato proteste fomentato la rabbia di militanti e simpatizzanti che non hanno digerito né la proposta di Franco Marini perché figlia di un’intesa con il Pdl né l’impallinamento di Romano Prodi ad opera di 101 franchi tiratori. Ed è toccato a loro affrontarli, dare spiegazioni. Anche se non erano stati coinvolti prima che a Roma si prendessero le diverse decisioni. Per questo ora arrivano …

OccupyPd arriva alla Bolognina “Niente scissione, resettiamo il partito”, di Michele Smargiassi

La Bolognina 2.0 non sarà una mozione congressuale, è una mozione degli affetti. È il Piave dello sgomento organizzato dei militanti dopo l’atroce Caporetto del voto per il Quirinale. Ma è pur sempre una reazione. «Qui c’è più futuro che passato», si rincuorava Giorgio Prodi, figlio di Romano, assistendo in disparte all’assemblea autoconvocata nella sezione di partito che porta un nome che risuona ancora, nella storia della sinistra italiana, e che non riesce a tornare ad essere solo un’espressione geografica, tant’è che pure Matteo Renzi, nel tour delle primarie, pur di parlare alla Bolognina prenotò il locale cinema dei salesiani. In platea, centocinquanta ragazzi seduti per terra, sulle scale, che twittavano #resetPd, che parlavano leggendo dal tablet, che fotografavano con gli smartphone, ma erano lì a presidiare un luogo fisico della politica ancora non dato per perso «Sono la cosa più vicina al Pd che immaginava mio padre nel ‘96». Sul palco, tre giovani assessori della giunta Merola, Matteo Lepore, Luca Rizzo Nervo, Andrea Colombo, e un consigliere comunale che fu braccio destro di Cofferati, …