"La paura, il dolore e i pavlov leghisti", di Michele Serra
A Milano un giovane uscito di senno aggredisce i passanti impugnando un piccone. Ne uccide uno, ne ferisce gravemente altri due. Il crimine è gratuito e orribile. L’uomo non è italiano. È un africano, non ha permesso di soggiorno, ha precedenti con la giustizia. È in Italia dal 2011, in attesa di risposta alla domanda di asilo. Vive – diciamo così – nelle smagliature di una rete giudiziaria e poliziesca che non è in grado (anche per i costi molto elevati) di espellere chi non ha diritto, ma neppure di legalizzare chi lo avrebbe. Nella rudimentale dialettica della politica italiana, niente è più prevedibile del riflesso pavloviano che l’evento scatena. Passano poche ore e la responsabilità di quel sangue viene scaricata addosso al ministro per l’integrazione del governo Letta, l’afroitaliana Cécile Kyenge: «Quei clandestini che il ministro dice di voler regolarizzare ammazzano la gente a picconate», dice il capo dei leghisti milanesi Matteo Salvini. Proprio così, dice. “Quei clandestini”, proprio quelli “che il ministro dice”, ammazzano la gente a picconate. È una volgarità e una …
