21 dicembre 2007 – Il Parlamento non ha peggiorato la Finanziaria dal punto di vista degli effetti sulla finanza pubblica. Anzi l’ha migliorata. Ha ridotto di 400 milioni il saldo netto da finanziare e si sono ampliate le questioni affrontate, trovando le risorse attraverso modifiche alle entrate e alle uscite. Non vi è stato, insomma, l’assalto alla diligenza, sebbene non siano mancati gli interventi localistici e microsettoriali. Ecco diseguito un commento dell’on. Maino Marchi. In allegato una sintesi dei provvedimenti contenuti in Finanziaria.
Il Senato ha concluso la maratona di approvazione della Finanziaria, confermando il testo già approvato dalla Camera dei Deputati. In questi giorni si sono sentiti diversi commenti sulla Finanziaria, sulla sua “lievitazione” rispetto all’impostazione originaria del Governo, sugli aspetti fiscali, sulla dimensione della spesa pubblica, sull’equità e sui problemi di competitività del Paese. In una fase dove la politica e le istituzioni non sono certo al centro delle benevolenze del Paese, va innanzitutto sottolineato che il Parlamento non ha peggiorato la Finanziaria dal punto di vista degli effetti sulla finanza pubblica. Anzi l’ha migliorata. Ha ridotto di 400 milioni il saldo netto da finanziare e si sono ampliate le questioni affrontate, trovando le risorse attraverso modifiche alle entrate e alle uscite. Non vi è stato, insomma, l’assalto alla diligenza, sebbene non siano mancati gli interventi localistici e microsettoriali, confermando la famosa definizione di Amato “Finanziaria come ultimo treno per Yuma”.
Procedure e pesantezza dell’articolato sono certo da riformare. Tutto ciò però non può oscurare gli aspetti positivi di questa Finanziaria. Si parla tanto di tasse. Il centro destra ne ha fatto un cavallo di battaglia, ma la pressione fiscale al termine dei suoi cinque anni di governo non è calata né per le imprese (se non in piccolissima parte per l’IRAP) né per i cittadini, salvo quelli con i redditi più alti. Ovviamente si sono chiusi entrambi gli occhi sull’evasione fiscale e di fatto la si è favorita con i condoni. Il centro sinistra sta recuperando in misura rilevante (circa 20 miliardi) una parte dell’evasione fiscale e questo permette di avviare un’azione di riduzione fiscale. Per i cittadini: riduzione dell’IRPEF per i redditi più bassi con la Finanziaria 2007; aumento delle pensioni più basse con il decreto legge di luglio; interventi per gli incapienti con il decreto legge collegato alla Finanziaria 2008; riduzione dell’ICI, detrazioni fiscali per l’affitto e per i giovani che escono dalle famiglie di origine, detrazioni per le famiglie con quattro o più figli, altre detrazioni in vari campi, tra cui quelle più rilevanti riguardano le ristrutturazioni edilizie e l’efficienza energetica degli edifici, con la Finanziaria 2008. Sempre la Finanziaria ha previsto che tutte le maggiori entrate andranno a costituire un fondo per ridurre le imposte ai lavoratori dipendenti (non è una vaga promessa, è il corrispondente di quanto successo quest’anno per le pensioni più basse e gli incapienti).
Per le imprese va ricordato che tra il 2007 e 2008 vi è il più grande taglio dell’IRAP degli ultimi anni con l’intervento sul cuneo fiscale, a cui segue una riforma di IRES e IRAP con la Finanziaria 2008, che abbassa le aliquote, amplia la base imponibile con vantaggi sia fiscali che di minor burocrazia per le imprese. Alla Camera abbiamo migliorato la norme sull’indeducibilità degli interessi passivi, che avevano creato qualche apprensione anche a Reggio Emilia. Vi sono poi le semplificazioni per le imprese marginali, l’uscita di fatto dagli studi di settore per le imprese manifatturiere che svolgono attività per conto terzi almeno per il 90%, detrazioni fiscali e credito d’imposta per vari aspetti, dalla ricerca agli interventi relativi alla sicurezza. Tremonti dice che facciamo regali alle banche, perché si riducono le aliquote IRES e IRAP anche per loro. Fa finta di scordarsi che quando non abbiamo previsto il taglio del cuneo fiscale per le banche, l’Unione Europea è intervenuta affinché rientrassero nel regime delle riduzioni.
Il taglio delle tasse non manca, ma è parte fondamentale della politica del Governo Prodi, insieme al contrasto all’evasione fiscale e al lavoro nero. La spesa pubblica non sta lievitando. Questo è successo tra il 2001 e il 2005. Dal 2006 la si sta contenendo, pur nell’esigenza di mettere più risorse in settori strategici come la sicurezza o il trasporto pubblico locale o per gli investimenti. Queste le scelte della Finanziaria. Soprattutto, però, si sta intervenendo, con una politica di medio termine, per rivedere ogni singola voce di spesa. E’ un lavoro avviato, richiede tempo, ma è l’unico modo (si definisce “spending review”) per riqualificare, contenere e anche ridurre la spesa pubblica.
Due settori sono ancora in sofferenza dopo la Finanziaria: Enti locali e Università. Sull’Università vi sono stati peggioramenti conseguenti alle ultime decisioni, come quelle dell’accordo sull’autotrasporto, che andranno recuperati in seguito. Per gli Enti locali la Camera ha prodotto diversi miglioramenti, ma restano serie difficoltà, in un quadro che è migliorato rispetto al 2007 per i meccanismi del patto di stabilità interna, ma peggiorato per alcuni tagli al fondo dei trasferimenti.
E’ una Finanziaria che dà soprattutto a chi ne ha più bisogno. Da una parte i cittadini a più basso reddito, per un problema di equità e per attenuare alcuni effetti negativi che derivano dai recenti aumenti dei prezzi e dei costi dei mutui. Dall’altra alle imprese, per aiutarle ad essere più competitive in un quadro internazionale sempre più complesso.