Perché l’Asia ci condanna a un ruolo di comprimari", di Bill Emmott
Perplessi. Sconcertati. Sprezzanti. Compassionevoli. Ma alla fine, non veramente interessati. E�� questo il genere di parole e di frasi che mi è venuto in mente quando, nel corso di una visita a Delhi, ho chiesto a banchieri, funzionari, diplomatici e giornalisti che cosa ne pensassero della crisi europea. Sono stato in India per tenere una conferenza sulle tendenze economiche globali a un pubblico prevalentemente asiatico, che s’incontrava a Delhi per la riunione annuale della Banca asiatica di sviluppo, l’agenzia di prestito pubblico regionale. Da patriota europeo avrei voluto essere positivo sull’Europa e scoprire che al pubblico importava dove stiamo andando. Sono stato deluso su entrambi i fronti. In parte perché, com’è naturale, le preoccupazioni locali oscurano sempre quelle globali. L’India è in difficoltà per la deludente crescita economica, gli scandali legati alla diffusa corruzione, un governo inefficace e una sensazione generale di disfunzione politica. Un po’ come l’Italia, in effetti, tanto più che il ruolo politico di primo piano di Sonia Gandhi sollecita il paragone. Dietro al disinteresse per l’Europa, tuttavia, c ’è di più …