Tutti gli articoli relativi a: lavoro

“Risorse ridotte per la Cassa in deroga”, di Claudio Tucci

Il fabbisogno stimato dalle Regioni per coprire i sussidi in deroga fino a fine 2013 è di 1,3 miliardi di euro. Ma per ora la coperta è più corta: l’intervento di rifinanziamento che farà il Governo (già forse nel prossimo consiglio dei ministri, ma potrebbe slittare ai primi di settembre) si aggira intorno ai circa 500-600 milioni; anche se la questione non è del tutto chiusa con il pressing del ministero del Lavoro sul ministero dell’Economia per avere più fondi. L’ipotesi di partenza, infatti, era quella di dedicare a cassa e mobilità in deroga circa un ulteriore miliardo di euro; ma, a quanto si apprende, la necessità di reperire risorse per gli altri dossier fiscali caldi (Imu e Iva) e la difficoltà di coprire per intero il miliardo ipotizzato hanno fatto scendere, almeno per il momento e salvo ulteriori colpi di scena, la cifra. Accanto al rifinanziamento dei sussidi in deroga il Governo, attuando quanto previsto nel decreto di maggio Imu-Cig, è pronto a emanare il provvedimento che prevede criteri più restrittivi per concedere questi …

“Stop al precariato nel pubblico impiego”, di Massimo Franchi

Due ore di Consiglio dei ministri per mettere a punto le norme sulla Pubblica amministrazione, un decreto e un disegno di legge per dare «efficienza» al sistema. E fissare un principio: basta precariato di Stato. È direttamente Enrico Letta ad annunciarlo: «Abbiamo deciso di dare una soluzione strutturale al tema del precariato», «tipizzando e riducendo le forme di lavoro flessibile, mettendo una barriera per evitare scorciatoie, come nelle assunzioni nel- le aziende partecipate»: il contratto a tempo determinato sarà quello «prevalente». Al contempo si avvia un «percorso di parziale inserimento di precari» che saranno stabilizzati «previa procedura altamente selettiva, come prescrive la Costituzione». E con l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di assumere i vincitori di concorso. Se il principio è chiaro, molto meno lo sono i numeri. E ancora meno i tempi della stabilizzazione. Dei 150mila precari stimati dai sindacati, l’unica platea su cui ci siano notizie è quella dei lavoratori della sanità. Proprio mentre il ministro Giampiero D’Alia specificava come siano «oltre 30mila precari i contratti a termine nel com- parto», un comunicato della …

“La flessibilità danneggia lavoratori, sindacati e Paese”, di Paolo Leon

Supponendo che anche l’Italia sia vicina alla ripresa, e vi sono ragioni per dubitarne, molti esperti ritengono che la riduzione dalla disoccupazione sarà ritardata e che, nell’attesa, aumenterà ancora. Nel passato, il ritardo era di un anno circa rispetto alla crescita, e poiché la crisi di oggi è più severa di quelle del passato, il ritardo, si pensa, sarà più lungo. Da qui nasce la preoccupazione che, nel frattempo, gli italiani non ne possano più e che si prospetti un periodo di ribellioni sociali. Il pericolo c’è, e abbiamo già sperimentato che si trova sempre qualcuno capace di provocarne l’esplosione con le opportune demagogie. L’Italia è ormai diventata un Paese nel quale è massima la precarietà della forza lavoro; perfino il provvedimento per consentire la riproduzione dei contratti a tempo determinato – per evitare altri licenziamenti – dimostra che ci si è rassegnati alla precarietà come una struttura permanente e pervasivi. Non solo le imprese ma anche parti politiche e perfino sindacali, ritengono che se l’occupazione deve aumentare, allora la precarietà – che per pudore …

“Indesit, Mirafiori e Ilva: niente soluzioni senza governo”, di Massimo Franchi

Sono i primi ad attendersi risposte. E sarebbero i primi a pagare a caro prezzo una crisi di governo. Sono le centinaia di migliaia di lavoratori coinvolti in una crisi aziendale. L’elenco è lungo una quaresima e, accanto ai nomi noti, conta di centinaia di piccole fabbriche di provincia che non fanno notizia. Al ministero dello Sviluppo economico ogni giorno ci sono tavoli (spesso più di uno al giorno) per cercare di risolvere le centinaia di crisi aperte, per evitare licenziamenti, delocalizzazioni, mobilità e assicurare continuità alle produzioni e ammortizzatori sociali ai lavoratori. Se il governo dovesse cadere, come già successo quando si dimise il governo Monti a fine 2012, il potere di pressione del ministero sulle aziende calerebbe immediatamente e a pagare sarebbero i lavoratori. Alla riapertura di settembre la prima patata bollente per il dicastero di via Molise è certamente quella dell’Indesit. La multinazionale dell’elettrodomestico di proprietà della famiglia Merloni e sede a Fabriano il 4 giugno ha presentato un piano industriale che prevedeva 1.435 esuberi (un altro migliaio colpirebbero l’indotto), la chiusura …

“Lavoratori e imprese: chi paga i ricatti del Cav”, di Andrea Bonzi

Chi pagherebbe la crisi di governo? La risposta è semplice e amara: gli italiani, specie i più poveri. Il ricatto dell’italiano più ricco (Berlusconi: o mi salvate o faccio cadere il governo) ricadrebbe sui milioni di italiani che sono in cassa integrazione, su quelli che con l’aumento dell’Iva dovranno tagliare ulteriormente sui generi alimentari, su quelli che fanno veramente fatica a pagare l’Imu sull’unica casa, figlia dei risparmi di una vita. Se il Pdl staccherà veramente la spina al governo Letta le conseguenze sull’economia italiana sono da far tremare i polsi. Un lunghissimo elenco che parte proprio dal cavallo di battaglia del Pdl. Quell’Imu per cui i berlusconiani chiedono l’abolizione totale su tutte le prime case. La crisi invece produrrebbe come prima risultato masochistico e illogico quello di far pagare a tutti gli italiani possessori di una casa la tassa più odiata dagli elettori della destra. Ad oggi infatti la situazione è questa: il 28 o 29 agosto il Consiglio dei ministri varerà il decreto per azzerare la prima rata Imu, (congelata il 17 maggio) …

“I Sindacati in pressing subito risposte per i precari”, di Giuseppe Caruso

La lunga guerra. Combattuta sulla pelle dei precari. È quella che sembrano aver deciso di affrontare i ministri berlusconiani: nella riunione del Consiglio dei ministri di venerdì scorso hanno di fatto bloccato il via libera alla soluzione del problema dei precari nell’amministrazione pubblica. Nonostante, dal punto di vista ufficiale, lo stop al provvedimento sia arrivato per una questione di natura formale, vale a dire una richiesta di maggior approfondimento sul tema avanzata dai ministri del Pdl, è parso evidente che il vero motivo del tergiversare avesse un nome e cognome: Silvio Berlusconi. Il centro-destra continua così la sua pressione sull’esecutivo per ottenere l’agibilità politica (ma sarebbe meglio definirla impunità) del suo leader. Adesso si attende la nuova riunione del Consiglio dei ministri, fissata per domani. Lì si capirà fino a quanto è disposto a spingersi il Pdl. Un atteggiamento, quello del partito di Berlusconi, che non piace per niente ai sindacati. Che ricordano a più riprese come in ballo ci siano la bellezza di 150mila precari, che garantiscono di fatto il funzionamento della macchina statale …

“L’industria senza politica”, di Massimo Mucchetti

L’Italia della politica si scervella sul destino di Silvio Berlusconi. L’economia passa in secondo piano. E, nel recinto dell’economia, scompare la politica industriale. Doveva essere, la politica industriale, un segno distintivo del governo Letta.Non se ne avverte ancora traccia sia nella definizione dei soggetti deputati a darle impulso, per esempio nella definizione della missione della Cassa depositi e prestiti, sia nell’assunzione di un ruolo di regia discreta nelle grandi ristrutturazioni in corso. Sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico si accavallano decine, se non centinaia, di crisi aziendali. Ma dov’è la nuova politica di ampio respiro per rilanciare la grande impresa italiana che non si può fare solo nel dicastero di via Veneto ma richiede anche l’impegno convergente dei ministeri dell’ Economia, delle Infrastrutture, dell’Ambiente e della stessa presidenza del Consiglio? Automobile, trasporto aereo e ferroviario, telecomunicazioni, impiantistica per l’energia, distribuzione organizzata, televisione, il sistema residuo della grande impresa è variamente in difficoltà. Ma non se ne parla. O meglio si evoca la grande impresa come ideale astratto solo per dire che la piccola e …