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"Matera è la capitale", di Stefano Baia Curioni e Gabriele Messineo – Il Sole 24 Ore 19.10.14

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E se non ci fosse un solo vincitore? Ha vinto Matera la fase finale della corsa per essere nominata Capitale Europea della Cultura 2019. Si tratta per diverse ragioni di una affermazione importante per una città ricca di storia e di capacità artigianali, ma colpita da un diffuso processo di crisi industriale.
È in primo luogo una sorta di miracolosa inversione di tendenza nel rapporto con la propria storia. Alcide De Gasperi, nella seconda metà degli anni Cinquanta, era uscito da una visita ai Sassi persuaso che la parte antica di Matera, con le sue abitazioni grotta, strappate alla montagna, costituiva l’esempio principe di ciò che la modernizzazione del paese doveva sconfiggere: promiscuità, povertà, mancanza di speranza, arretratezza. La conseguenza è stata un esodo forzato, una “eviction” (come si dice negli studi urbani) epocale: i Sassi si sono svuotati, la loro proprietà assegnata al demanio, la città moderna è cresciuta su nuove case, a volte anche con sperimentazioni architettoniche importanti, e ha letteralmente girato le spalle alla città antica i cui accessi sono stati talvolta addirittura murati. La valle dei Sassi, scoscesa , costellata di abitazioni cesellate nel tufo e abitate con continuità da tempo immemorabile, prima ancora della presenza illuminante della Grecia, fronteggiate da innumerevoli chiese rupestri e siti di romitaggio è così rimasta deserta e intatta. Poi, adagio, gli spazi antichi sono stati riscoperti. Nel 1959 un gruppo di giovani intellettuali appassionati si è riunito nel Circolo Culturale La Scaletta, proponendo interventi di recupero e rilanciando consapevolezza sul patrimonio culturale della regione, in particolare per le parti relative alle magnifiche chiese rupestri. Poi è nata Zètema, poi il Museo della scultura contemporanea. Grazie agli studi dell’architetto Pietro Laureano, nel ’93 arriva l’inserimento dei Sassi nella lista dell’Unesco, che ha riportato in luce l’antica dignità delle architetture civiche. I Sassi hanno ripreso a vivere. Il fascino di quei posti – che si capisce davvero soltanto andandoci, camminando per gli sguinci antichi, per le piazze e le strade, guardando le luci e la valle – è stato alla fine capace anche di sconfiggere i ricordi di povertà e avvilimento che li accompagnavano.
In secondo luogo perché questo recupero rappresenta un riscatto non solo per la città, ma per un intero territorio che ha saputo conservare gelosamente e davvero un saper fare antico: dal pane alla cartapesta, dalla ceramica alla lavorazione della pietra, arrivando ad includere oggi anche il design, la grafica, e gli spazi di co-working per i “makers” contemporanei. La capitale della cultura potrà essere l’occasione anche di un progetto regionale allargato, capace di utilizzare il turismo e le prospettive della stagione 2019 per attrarre investimenti, valorizzare la propria storia e le proprie capacità, magari facendo richiamare i giovani talenti che hanno trovato fortuna altrove. Matera 2019 non potrà essere solo un progetto urbano, e del resto questo è uno dei piani espliciti della candidatura il cui programma prevede investimenti per 56 milioni di euro.
Ma Matera è anche zone d’ombra: il lungo oblio in cui i Sassi sono stati lasciati offre in eredità una grave mancanza di piani urbanistici, una mancanza di certezza nel regime di governo di quel pezzo di città conteso tra demanio statale e Comune. Molti insediamenti, forse troppi, si sono orientati ad un turismo veloce e di bocca buona. L’alternativa, evidente, è tra un progetto di sfruttamento turistico veloce e invasivo, orientato al breve termine, teso a sfruttare l’opportunità del 2019 e un progetto più impegnativo e strutturale, orientato alla riqualificazione degli spazi e alla formazione di competenze, artigianali, produttive, professionali , imprenditoriali. Giovani capaci di fare e di progettare.
Matera può riuscire a diventare migliore. Non è garantito ovviamente, deve trovare la forza di mediare tra gli interessi costituiti e quelli da costituire, lasciando spazi e speranze a coloro che portano innovazione e cambiamento. In questo senso il bello e il difficile devono ancora venire e il governo di questo percorso potrà e dovrà essere un esempio. Non siamo sicuri di vedere già segni chiari di questa capacità di integrazione tra le diverse energie della città.
Per questo la vera posta in gioco non riguarda solo Matera. Riguarda anche e forse soprattutto le altre città del concorso dell’Unione Europea Siena , Ravenna, Cagliari, Lecce e Perugia. Tutte queste città in modi diversi hanno usato la candidatura per attivare dei processi importanti di consapevolezza e di imprenditorialità culturali. Dovranno avere la forza di continuare anzi, dovranno aiutarsi reciprocamente a continuare. Il successo vero accadrà se da questa vittoria potrà nascere una rete speciale di collaborazione: un sistema di città speciali. Sarebbe la vittoria culturale del Paese Italia.