Se possedeste un castello o un quadro antico, per restaurarlo, interpellereste uno psicologo esperto in marketing o magari un politologo? In entrambi i casi i vostri congiunti telefonerebbero allarmati al medico di fiducia e, nel caso insisteste, al 113. È invece proprio quello che accadrà al patrimonio storico-artistico-paesaggistico della Nazione (art. 9 della Costituzione) dopo le nomine effettuate dal ministro «competente» Lorenzo Ornaghi per il Consiglio Superiore: come «vice» esecutivo, un filosofo del diritto, Francesco De Sanctis (prima di lui, Salvatore Settis e Andrea Carandini), quali consiglieri, una docente di Scienze Politiche (Gloria Pirzio Ammassari), uno storico contemporaneo (Enrico Decleva, Rettore della Statale a Milano, dove Ornaghi lo è della Cattolica), il preside della facoltà di Psicologia, e dàgli, della Cattolica (Albino Claudio Bosio) e finalmente uno storico dell’arte, Antonio Paolucci, peraltro direttore dei Musei Vaticani e quindi dipendente di quello Stato. Col che il tasso di «pietas religiosa» (almeno quello) è alto e garantito.
Del resto, dal CdA del Teatro alla Scala il medesimo Ornaghi aveva lasciato fuori, fra vibrate proteste, un esperto di musica e di bilanci, Francesco Micheli, per infilarci il suo segretario. Viva la meritocrazia. Nel Devoto-Oli «tecnico» vuol dire «persona esperta e competente nella parte pratica e strumentale di un’arte, scienza o disciplina». Nella già desolata landa dei beni culturali, con l’arrivo dell’Ornaghi, di tennico (come dicono a Milano) non c’è più nemmeno l’ombra. Insomma, da rimpiangere Galan e Bondi. Un vero incubo.
Pochi giorni fa l’accetta della spending review è calata sui comitati tecnico-scientifici dei Ministeri e quindi su quelli del MiBAC: eliminati gli esperti, i detentori di saperi tecnici effettivi, incaricati di istruire, nell’interesse generale, pratiche complesse da esaminare poi in Consiglio Superiore. Decisione tanto meccanica quanto imbecille che ha tirato giù un altro pezzo del Ministero che Spadolini aveva pensato «diverso», composto da tecnici. Un organo che, pur consultivo, faceva da contrappeso alla burocrazia calcificatasi, specie negli ultimi anni, al Collegio Romano. Oltre tutto, organismo poco costoso. Non si sarebbe risparmiato di più eliminando la quanto mai discussa Direzione Generale per la Valorizzazione creata per Mario Resca traslocato all’Acqua Marcia antica e pia e cominciare così a ridurre le 9 (con la Segretaria generale) Direzioni generali centrali? Sì, ma Ornaghi vi ha nominato una laureata in pedagogia che di marketing deve saperne moltissimo, con l’alto stipendio, pensiamo, di Resca (più il costo della sua struttura). Non si sarebbe risparmiato di più riportando (per adesso) a ruoli di mero coordinamento le Direzioni generali regionali che hanno elevato a 26 il totale delle Direzioni generali di un Ministero che anni fa ne aveva soltanto 4?
Con la sparizione dei Comitati tecnici di settore, con un Consiglio Superiore composto di psicologi, politologi, storici contemporanei, ecc. e, diciamolo, con un ministro che non ne azzecca mezza, prevarrà la burocrazia centrale, spesso collocata lì per ragioni «politiche», estranee al merito, dove da anni non figura uno storico dell’arte. Una imbalsamazione burosaurica. Bondi è stato il demolitore del Ministero? Ornaghi ne sarà il necroforo. Così ci togliamo pure il pensiero dell’arte. Se ne occuperanno i privati. Come a Brera. «Disgraceful and disastrous», vergognoso e disastroso, ha commentato una famosa storica dell’arte inglese.
Chi può darle torto?
l’Unità 20.09.12
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Il bando di concorso il 25 settembre, preselettiva a dicembre per un costo di 1mln di euro", di P.A. da La Tecnica della Scuola
Il bando di concorso il 25 settembre, preselettiva a dicembre per un costo di 1mln di euro
Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, durante l’audizione in Commissione Cultura alla Camera di oggi, ha dato tutte le delucidazioni sul concorso, confermando la pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale del 25 settembre: i posti autorizzati dal Mef sono 11.542. I vincitori di concorso saranno così suddivisi: 7.351 con presa di servizio nel 2013/2014 e 4.191 nel 2014/2015. La prova preselettiva del concorso per gli insegnanti si svolgerà con un test da ”50 domande di cui 7 per la parte informatica, 7 per quella linguistica e 36 per la parte logico-deduttiva. Il tempo a disposizione sarà corretto cioè di 50 minuti, un minuto per test”. Ha detto Profumo oggi all’audizione in Commissione Cultura alla Camera.
”Ci sarà un punteggio positivo per un test positivo e un punteggio negativo per un test in cui la risposta non è corretta. Non ci sarà poi una valorizzazione per chi non risponde. Le persone potranno conoscere immediatamente il risultato al termine del test in modo tale che tutta questa operazione diventi un’operazione di normalità del Paese. Ai candidati verrà messa a disposizione un esercitatore (forse con 3.500 domande) cioè lo stesso strumento che verrà utilizzato nella fase dei test”.
Dopo il test di preselezione, ha aggiunto Profumo, ”ci saranno poi le due prove: una di competenza e l’altra di attitudine rispetto al rapporto con gli studenti e la scuola.
L’operazione parte attraverso un fase preselettiva e una prova di competenza seguita da una prova di attitudine alla scuola”.
”A disposizione ci sono circa 11 mila posti – ha ribadito Profumo – che non sono pochi” perchè ”in questo momento di difficoltà del Paese è un segnale forte di attenzione nei confronti della scuola”.
Il bando ”verrà pubblicato il 25 settembre”, ha aggiunto Profumo, e la prova preselettiva è ”prevista per dicembre in modo tale che l’anno prossimo ci siano la prima e seconda prova”.
Mentre la prova orale consisterà nel presentare una lezione su un argomento designato dalla commissione nelle 24 ore antecedenti il colloquio. La lezione durerà 30 minuti, quindi la commissione potrà approfondire temi di natura disciplinare, di legislazione scolastica e di lingua (lingua scelta dal candidato mentre per la scuola primaria sarà obbligatoriamente l’inglese).
”L’obiettivo finale è che il concorso termini per l’estate così le persone potranno prendere servizio con regolarità. Il numero di posti per i vincitori sarà uguale al numero di posti a concorso per cui non si creeranno nuove graduatorie. Questa è la prima fase di normalizzazione del Paese”.
Rispondendo alla domanda di Pierfelice Zazzera dell’Idv che sosteneva che il concorso sarebbe costato 130 milioni di euro, il ministro ha risposto che il nuovo concorso costerà circa un milione di euro: ”se costasse 130 milioni di euro costerebbe 1.000 euro a persona, – ha risposto il ministro – vorrei che tornassimo alla normalità. Il costo del concorso è molto limitato: 70-80 mila euro per le procedure e poi quello per le commissioni, per un totale di circa un milione di euro”.
“Il concorso per gli insegnanti della scuola metterà a bando 11.542 posti (vedi autorizzazione del Mef del 12 settembre, ndr), di cui 7.351 con presa di servizio nel 2013/2014 e 4.191 nel 2014/2015. La presa di servizio sarà immediata. D’ora in poi non ci saranno più graduatorie”.
Quanto al futuro prossimo, saranno 5mila i posti che saranno banditi con un nuovo concorso nel 2013. La presa di servizio per questi insegnanti sarà nel 2015/2016.
Profumo ha ricordato ai deputati che il concorso è stato voluto perchè “nonostante ci sia una norma che prevede il doppio canale dagli anni Novanta non è più rispettata. Voglio avviare processo normalizzazione”.
Il ministero sta anche lavorando al regolamento per le future procedure di reclutamento che dovranno essere “semplificate” rispetto alla situazione attuale.
“Dobbiamo dare prospettive ai giovani con procedure certe. Ci sarà questo primo concorso che bandiremo la settimana prossima, poi ce ne sara’ un secondo con un nuovo regolamento e poi le prove dovranno avere cadenza biennale in modo che le persone possano programmare la loro vita”. Il ministro, con procedure semplificate e trasparenti, vuole “ricreare la fiducia dei cittadini nei confronti delle modalità di selezione da parte dello Stato che evono avere tempi chiari e definiti”.
La Tecnica della Scuola 20.09.12
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“Scuola, ecco le regole del concorsone”, di PIETRO PIOVANI
ECCOLO il concorsone, l’esame di massa che regalerà il posto fisso a quasi 12 mila insegnanti precari. Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, ascoltato ieri in commissione Cultura alla Camera, ha fornito qualche dettaglio in più sulle modalità del reclutamento. Si comincia a dicembre con il quiz a risposta multipla per la preselezione, poi a gennaio una seconda prova scritta, più avanti l’orale ed «entro l’estate» si saprà chi ha vinto e chi ha perso.
«Mi prendo tutte le responsabilità» ha detto ieri Profumo.
«Per la prima volta sono io a gestire un’operazione del genere». Al momento però gli interessati, i potenziali candidati del concorso, non sembrano affatto contenti. Domani a Roma ci sarà il corteo dei «Precari uniti contro i tagli», mentre per oggi la Flc-Cgil ha organizzato iniziative di protesta in tutta Italia.
«Mi prendo tutte le responsabilità» ha detto ieri Profumo.
«Per la prima volta sono io a gestire un’operazione del genere». Al momento però gli interessati, i potenziali candidati del concorso, non sembrano affatto contenti. Domani a Roma ci sarà il corteo dei «Precari uniti contro i tagli», mentre per oggi la Flc-Cgil ha organizzato iniziative di protesta in tutta Italia.
L’iscrizione.
Il bando di concorso sarà pubblicato martedì prossimo (un giorno dopo il previsto). Chi ha i requisitit e vorrà partecipare dovrà iscriversi online. A quanto si è capito, dal giorno della pubblicazione ci saranno 30 giorni di tempo per iscriversi.
La preselezione.
Entro dicembre ci sarà la prima prova scritta. I candidati dovranno rispondere a un quiz con domande a risposta multipla: 50 domande, 50 minuti per rispondere. Le domande di tipo logico deduttivo saranno 36, quelle di informatica 7, quelle di lingua altre 7. Tutto l’esame si svolgerà al computer, in aule appositamente attrezzate, ogni candidato riceverà la sua password. Ogni risposta giusta vale un punto, una sbagliata meno uno, zero punti se non si risponde. Stando a quanto è stato riferito ai sindacati, il punteggio minimo per essere ammesso alle prove successive sarà di 35 punti. Le 50 domande saranno scelte da un software in modo casuale, su una batteria di 3.500 domande che verranno rese pubbliche in largo anticipo così che i candidati possano esercitarsi per prepararsi all’esame.
La seconda prova.
Anche questa consisterà in un questionario scritto, ma non si dovrà scegliere tra più risposte prestabilite, i candidati dovranno fornire le loro risposte aperte. Questo secondo test dovrebbe svolgersi a gennaio.
La prova orale.
Si terrà entro l’estate. Davanti a una commissione composta di tre esaminatori, ogni candidato dovrà simulare una lezione di 30 minuti. L’argomento della lezione verrà comunicato al candidato 24 ore prima dell’esame, inoltre la commissione potrà approfondire la conoscenza delle lingue straniere (l’inglese sarà obbligatorio per i candidati alle primarie), della legislazione scolastica e delle norme disciplinari.
I posti da assegnare.
Il concorso servirà a individuare 11.542 nuovi insegnanti di ruolo, Di questi, 7.531 otterranno la loro cattedra a partire dall’anno scolastico 2013-14, mentre per gli altri 4.191 il posto fisso scatterà dal 2014-15. Profumo ha promesso che da questo concorso non si genereranno nuove graduatorie. In altre parole, oltre agli 11.542 vincitori di cui sopra non ci sarà una nuova lista di «idonei» in attesa di scalare la classifica anno dopo anno per ottenere un posto: questa volta il concorso o si vince o si perde.
Le classi
di concorso.
È una delle decisioni più difficili che spettano al ministero: come vanno distribuiti gli 11 mila e passa posti messi a concorso? Secondo uno schema consegnato nei giorni scorsi ai sindacati, circa un terzo dei neoassunti (3.500 docenti) saranno maestri delle primarie, 2.300 insegnanti di «ambito lettere» alle superiori, 1.400 assunti alla scuola dell’infanzia, e poi insegnanti di scienze, disegno, educazione artistica, latino e materie letterarie, educazione tecnica nelle medie e anche 51 insegnanti di filosofia. Le assunzioni per il sostegno sarebbero circa un migliaio. Ancora non si sa come si distribuiranno i posti sul territorio nazionale, anche se già è noto che in molte regioni del Nord i concorsi per alcune categorie di insegnanti non saranno neanche banditi.
I costi. Le operazioni del concorso costeranno, fa sapere il ministro, un milione di euro. Quasi tutte le spese consisteranno nei compensi per i membri delle commissioni giudicanti. Per il resto i costi sono stati drasticamente abbattuti grazie alla procedura informatica, che consentirà tra l’altro di valutare i risultati dei test scritti in economia e nell’arco di pochissimi minuti: i candidati sapranno subito se hanno superato la preselezione o no.
I sindacati.
Per Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, sarà «un concorso inutile e costoso». Inutile perché, sostengono i sindacati, a questo concorso possono partecipare praticamente solo i precari già inseriti nelle graduatorie, da anni in attesa di assunzione. L’Usb (Unione sindacale di base) ha aderito alla mobilitazione dei precari di domani chiedendo «il ritiro del concorso».
ilmessaggero.it
Il bando di concorso il 25 settembre, preselettiva a dicembre per un costo di 1mln di euro", di P.A. da La Tecnica della Scuola
Il bando di concorso il 25 settembre, preselettiva a dicembre per un costo di 1mln di euro
Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, durante l’audizione in Commissione Cultura alla Camera di oggi, ha dato tutte le delucidazioni sul concorso, confermando la pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale del 25 settembre: i posti autorizzati dal Mef sono 11.542. I vincitori di concorso saranno così suddivisi: 7.351 con presa di servizio nel 2013/2014 e 4.191 nel 2014/2015. La prova preselettiva del concorso per gli insegnanti si svolgerà con un test da ”50 domande di cui 7 per la parte informatica, 7 per quella linguistica e 36 per la parte logico-deduttiva. Il tempo a disposizione sarà corretto cioè di 50 minuti, un minuto per test”. Ha detto Profumo oggi all’audizione in Commissione Cultura alla Camera.
”Ci sarà un punteggio positivo per un test positivo e un punteggio negativo per un test in cui la risposta non è corretta. Non ci sarà poi una valorizzazione per chi non risponde. Le persone potranno conoscere immediatamente il risultato al termine del test in modo tale che tutta questa operazione diventi un’operazione di normalità del Paese. Ai candidati verrà messa a disposizione un esercitatore (forse con 3.500 domande) cioè lo stesso strumento che verrà utilizzato nella fase dei test”.
Dopo il test di preselezione, ha aggiunto Profumo, ”ci saranno poi le due prove: una di competenza e l’altra di attitudine rispetto al rapporto con gli studenti e la scuola.
L’operazione parte attraverso un fase preselettiva e una prova di competenza seguita da una prova di attitudine alla scuola”.
”A disposizione ci sono circa 11 mila posti – ha ribadito Profumo – che non sono pochi” perchè ”in questo momento di difficoltà del Paese è un segnale forte di attenzione nei confronti della scuola”.
Il bando ”verrà pubblicato il 25 settembre”, ha aggiunto Profumo, e la prova preselettiva è ”prevista per dicembre in modo tale che l’anno prossimo ci siano la prima e seconda prova”.
Mentre la prova orale consisterà nel presentare una lezione su un argomento designato dalla commissione nelle 24 ore antecedenti il colloquio. La lezione durerà 30 minuti, quindi la commissione potrà approfondire temi di natura disciplinare, di legislazione scolastica e di lingua (lingua scelta dal candidato mentre per la scuola primaria sarà obbligatoriamente l’inglese).
”L’obiettivo finale è che il concorso termini per l’estate così le persone potranno prendere servizio con regolarità. Il numero di posti per i vincitori sarà uguale al numero di posti a concorso per cui non si creeranno nuove graduatorie. Questa è la prima fase di normalizzazione del Paese”.
Rispondendo alla domanda di Pierfelice Zazzera dell’Idv che sosteneva che il concorso sarebbe costato 130 milioni di euro, il ministro ha risposto che il nuovo concorso costerà circa un milione di euro: ”se costasse 130 milioni di euro costerebbe 1.000 euro a persona, – ha risposto il ministro – vorrei che tornassimo alla normalità. Il costo del concorso è molto limitato: 70-80 mila euro per le procedure e poi quello per le commissioni, per un totale di circa un milione di euro”.
“Il concorso per gli insegnanti della scuola metterà a bando 11.542 posti (vedi autorizzazione del Mef del 12 settembre, ndr), di cui 7.351 con presa di servizio nel 2013/2014 e 4.191 nel 2014/2015. La presa di servizio sarà immediata. D’ora in poi non ci saranno più graduatorie”.
Quanto al futuro prossimo, saranno 5mila i posti che saranno banditi con un nuovo concorso nel 2013. La presa di servizio per questi insegnanti sarà nel 2015/2016.
Profumo ha ricordato ai deputati che il concorso è stato voluto perchè “nonostante ci sia una norma che prevede il doppio canale dagli anni Novanta non è più rispettata. Voglio avviare processo normalizzazione”.
Il ministero sta anche lavorando al regolamento per le future procedure di reclutamento che dovranno essere “semplificate” rispetto alla situazione attuale.
“Dobbiamo dare prospettive ai giovani con procedure certe. Ci sarà questo primo concorso che bandiremo la settimana prossima, poi ce ne sara’ un secondo con un nuovo regolamento e poi le prove dovranno avere cadenza biennale in modo che le persone possano programmare la loro vita”. Il ministro, con procedure semplificate e trasparenti, vuole “ricreare la fiducia dei cittadini nei confronti delle modalità di selezione da parte dello Stato che evono avere tempi chiari e definiti”.
La Tecnica della Scuola 20.09.12
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“Scuola, ecco le regole del concorsone”, di PIETRO PIOVANI
ECCOLO il concorsone, l’esame di massa che regalerà il posto fisso a quasi 12 mila insegnanti precari. Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, ascoltato ieri in commissione Cultura alla Camera, ha fornito qualche dettaglio in più sulle modalità del reclutamento. Si comincia a dicembre con il quiz a risposta multipla per la preselezione, poi a gennaio una seconda prova scritta, più avanti l’orale ed «entro l’estate» si saprà chi ha vinto e chi ha perso.
«Mi prendo tutte le responsabilità» ha detto ieri Profumo.
«Per la prima volta sono io a gestire un’operazione del genere». Al momento però gli interessati, i potenziali candidati del concorso, non sembrano affatto contenti. Domani a Roma ci sarà il corteo dei «Precari uniti contro i tagli», mentre per oggi la Flc-Cgil ha organizzato iniziative di protesta in tutta Italia.
«Mi prendo tutte le responsabilità» ha detto ieri Profumo.
«Per la prima volta sono io a gestire un’operazione del genere». Al momento però gli interessati, i potenziali candidati del concorso, non sembrano affatto contenti. Domani a Roma ci sarà il corteo dei «Precari uniti contro i tagli», mentre per oggi la Flc-Cgil ha organizzato iniziative di protesta in tutta Italia.
L’iscrizione.
Il bando di concorso sarà pubblicato martedì prossimo (un giorno dopo il previsto). Chi ha i requisitit e vorrà partecipare dovrà iscriversi online. A quanto si è capito, dal giorno della pubblicazione ci saranno 30 giorni di tempo per iscriversi.
La preselezione.
Entro dicembre ci sarà la prima prova scritta. I candidati dovranno rispondere a un quiz con domande a risposta multipla: 50 domande, 50 minuti per rispondere. Le domande di tipo logico deduttivo saranno 36, quelle di informatica 7, quelle di lingua altre 7. Tutto l’esame si svolgerà al computer, in aule appositamente attrezzate, ogni candidato riceverà la sua password. Ogni risposta giusta vale un punto, una sbagliata meno uno, zero punti se non si risponde. Stando a quanto è stato riferito ai sindacati, il punteggio minimo per essere ammesso alle prove successive sarà di 35 punti. Le 50 domande saranno scelte da un software in modo casuale, su una batteria di 3.500 domande che verranno rese pubbliche in largo anticipo così che i candidati possano esercitarsi per prepararsi all’esame.
La seconda prova.
Anche questa consisterà in un questionario scritto, ma non si dovrà scegliere tra più risposte prestabilite, i candidati dovranno fornire le loro risposte aperte. Questo secondo test dovrebbe svolgersi a gennaio.
La prova orale.
Si terrà entro l’estate. Davanti a una commissione composta di tre esaminatori, ogni candidato dovrà simulare una lezione di 30 minuti. L’argomento della lezione verrà comunicato al candidato 24 ore prima dell’esame, inoltre la commissione potrà approfondire la conoscenza delle lingue straniere (l’inglese sarà obbligatorio per i candidati alle primarie), della legislazione scolastica e delle norme disciplinari.
I posti da assegnare.
Il concorso servirà a individuare 11.542 nuovi insegnanti di ruolo, Di questi, 7.531 otterranno la loro cattedra a partire dall’anno scolastico 2013-14, mentre per gli altri 4.191 il posto fisso scatterà dal 2014-15. Profumo ha promesso che da questo concorso non si genereranno nuove graduatorie. In altre parole, oltre agli 11.542 vincitori di cui sopra non ci sarà una nuova lista di «idonei» in attesa di scalare la classifica anno dopo anno per ottenere un posto: questa volta il concorso o si vince o si perde.
Le classi
di concorso.
È una delle decisioni più difficili che spettano al ministero: come vanno distribuiti gli 11 mila e passa posti messi a concorso? Secondo uno schema consegnato nei giorni scorsi ai sindacati, circa un terzo dei neoassunti (3.500 docenti) saranno maestri delle primarie, 2.300 insegnanti di «ambito lettere» alle superiori, 1.400 assunti alla scuola dell’infanzia, e poi insegnanti di scienze, disegno, educazione artistica, latino e materie letterarie, educazione tecnica nelle medie e anche 51 insegnanti di filosofia. Le assunzioni per il sostegno sarebbero circa un migliaio. Ancora non si sa come si distribuiranno i posti sul territorio nazionale, anche se già è noto che in molte regioni del Nord i concorsi per alcune categorie di insegnanti non saranno neanche banditi.
I costi. Le operazioni del concorso costeranno, fa sapere il ministro, un milione di euro. Quasi tutte le spese consisteranno nei compensi per i membri delle commissioni giudicanti. Per il resto i costi sono stati drasticamente abbattuti grazie alla procedura informatica, che consentirà tra l’altro di valutare i risultati dei test scritti in economia e nell’arco di pochissimi minuti: i candidati sapranno subito se hanno superato la preselezione o no.
I sindacati.
Per Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, sarà «un concorso inutile e costoso». Inutile perché, sostengono i sindacati, a questo concorso possono partecipare praticamente solo i precari già inseriti nelle graduatorie, da anni in attesa di assunzione. L’Usb (Unione sindacale di base) ha aderito alla mobilitazione dei precari di domani chiedendo «il ritiro del concorso».
ilmessaggero.it
Imu, Ghizzoni “Fermare assurde richieste del ministero”
Il Governo ha risposto all’interrogazione firmata da Manuela Ghizzoni, insieme a Ivano Miglioli e Giulio Santagata, su quello che i parlamentari modenesi hanno definito le “stime pazze” sul gettito Imu elaborate dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Governo ha ammesso che ci sono “anomalie” su cui si sta lavorando a uno specifico tavolo tecnico. “Le anomalie devono essere sanate con urgenza – ha aggiunto Manuela Ghizzoni – pena il rischio di collasso economico per le amministrazioni locali”. “Non basta ammettere che per i Comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio “la stima del ministero dell’Economia sul gettito IMU risente di una maggiore aleatorietà”, bisogna procedere con urgenza per sanare le anomalie – lo dichiara la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni, Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, dopo la risposta del Governo all’interrogazione al Ministro dell’Economia e delle Finanze – Il tavolo tecnico approntato da Dipartimento delle Finanze, e che vede la presenza dell’ANCI, deve compiere il suo lavoro con la massima celerità, affinché – spiega Ghizzoni – le assurde richieste avanzate dal Ministro Grilli ai Comuni interessati vengano fermate per permette alle comunità di riprendere il suo cammino verso la normalità. Se così non fosse si rischierebbe non solo il collasso economico delle amministrazioni locali, ma anche ricadute immediate sulla vita delle cittadine e dei cittadini già vessati dal terremoto”
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"Puntare su tre priorità per fare uscire il Paese dall’emergenza", di Pierpaolo Baretta e Cesare Damiano
La XVII legislatura è alle porte e la difficile iniziativa di risanamento avviata dal Governo Monti, dopo la disastrosa gestione di Berlusconi, non è terminata. Saranno gli elettori a scegliere il nuovo governo “politico” e, nella campagna elettorale, i partiti dovranno dire con chiarezza con quali proposte intendono guidare il Paese. Nel corso dell’ultimo anno si è lavorato molto per fare uscire l’Italia dall’emergenza, ma non basta riequilibrare i conti e perseguire il rigore. Bisognerà fare di più e meglio, soprattutto sul terreno dello sviluppo e dell’equità sociale. Il Partito Democratico deve imprimere un’accelerazione alle soluzioni da indicare per uscire dalla crisi. Occorre recuperare, esplicitamente e con proposte di merito, l’impostazione originaria del governo: come aveva detto il presidente Monti nel suo discorso di insediamento, «la nostra sarà una politica di rigore, di crescita e di equità». Sugli ultimi due punti si tratterà di superare ritardi e contraddizioni e di trovare un nuovo equilibrio nelle politiche del futuro governo. Noi vorremmo dare un contributo di merito alla definizione del programma dei progressisti e riconosciamo alla Carta d’Intenti di Bersani la capacità di rappresentare un punto di riferimento essenziale.
Nel nostro ragionamento individuiamo tre priorità sulle quali misurarsi: il debito pubblico; l’occupazione e gli investimenti; la protezione sociale. Le idee, su ciascuna di esse, vanno precisate meglio se vogliamo proporci credibilmente come forza di governo, e tradotte in proposte specifiche e misurabili. Lo scopo è migliorare e correggere l’azione dell’attuale governo. A questo fine vanno individuate le risorse e le manovre di politica economica che rendano concreta, agli occhi degli italiani, la realizzazione degli obiettivi dichiarati. A nostro avviso le tre priorità che abbiamo indicato costituiscono un contenuto unitario e vanno, perciò, affrontate in maniera contestuale. Non può esistere un prima ed un dopo o una graduatoria. Solo così i sacrifici saranno sopportabili e si potranno contenere i loro effetti negativi sul tessuto sociale. È
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infatti evidente che se si agisce solo sul risanamento della finanza pubblica, mentre la crescita resta stagnante e la disoccupazione cresce, la percezione delle famiglie e dei singoli cittadini è concentrata sugli squilibri, aumentano le difficoltà e si diffonde la perdita di fiducia. Al contrario se si avverte anche una modesta, ma veritiera, inversione di tendenza dei dati economici, il volano si mette in moto e i sacrifici diventano più sopportabili perché finalizzati. Occorre uno sforzo rilevante di recupero di risorse, che non deve avvenire attraverso l’imposizione di ulteriori tasse, che si possono
suddividere nei tre capitoli prioritari che abbiamo individuato. I bacini dai quali attingere per liberare risorse sono molti.
Un piano molto «contenuto», ma deciso, su alcune voci può produrre entrate straordinarie molto rilevanti. Ad esempio: la lotta alla corruzione (stimata in 60 miliardi di euro): obiettivo 10 miliardi (1 miliardo all’anno); la lotta all’evasione (stimata in 130/150 miliardi di euro): obiettivo 30 miliardi (3 all’anno); le dismissioni del patrimonio pubblico (stimato in 400 miliardi di euro): obiettivo 80 miliardi (8 annui); una nuova spending review (stimabile in 70 miliardi di euro): obiettivo 20 miliardi (2 all’anno); una patrimoniale sulle grandi rendite (solo lo scudo fiscale è stato stimato in ben oltre 100 miliardi): obiettivo 2 miliardi annui; infine, tasse di scopo finalizzate a obiettivi specifici. Non tutti gli anni godranno di flussi di entrata regolari di 16 (sedici !) miliardi all’anno com’è nella nostra proposta, ma la curva si compensa nel periodo. Così facendo si possono suddividere queste entrate, ad esempio, nel seguente modo: 50% al debito, allo scopo di portarlo rapidamente sotto il 100%; il 25% alla crescita; il 15% alla riduzione del cuneo fiscale e alla incentivazione del salario di produttività a vantaggio di impresa e lavoro; il 10% al welfare. In questo schema l’avanzo di bilancio (previsto per il 5% nel 2015) può costituire una importante riserva, sia per favorire interventi a favore della crescita, sia per garantire la richiesta della introduzione della golden rule e il rispetto dei nuovi dettati della riforma costituzionale che prevede la introduzione, nel nuovo articolo 81, dell’equilibrio di bilancio in relazione all’andamento del ciclo economico.
Il resto delle manovre dovrà servire a rispettare i vincoli del Fiscal Compact che andrà rinegoziato, una volta assicurato che scendiamo sotto il 100%, nell’ambito di una revisione dei trattati finalizzata ad accrescere il livello di «europeizzazione» delle nostre Istituzioni. A tal fine si propone che i partiti europei presentino, alle elezioni, liste transnazionali e che il presidente della Commissione venga eletto a suffragio universale. Vorremmo, infine, fornire alcune indicazioni circa la finalizzazione delle risorse non destinate al debito. Le nostre proposte sono: investimenti pubblici coordinati dalla Cassa Depositi e Prestiti; defiscalizzazione degli investimenti privati per grandi opere; nuova Aspi e sostegno al reddito in caso di disoccupazione; incentivi alle assunzioni stabili per ridurre la precarietà; copertura finanziaria alla proposta di legge 5103 (che ha l’obiettivo di risolvere il problema dei lavoratori esodati), aumento delle pensioni più basse e ripristino della loro indicizzazione fino a sette volte il minimo.
l’Unità 20.09.12
"Puntare su tre priorità per fare uscire il Paese dall’emergenza", di Pierpaolo Baretta e Cesare Damiano
La XVII legislatura è alle porte e la difficile iniziativa di risanamento avviata dal Governo Monti, dopo la disastrosa gestione di Berlusconi, non è terminata. Saranno gli elettori a scegliere il nuovo governo “politico” e, nella campagna elettorale, i partiti dovranno dire con chiarezza con quali proposte intendono guidare il Paese. Nel corso dell’ultimo anno si è lavorato molto per fare uscire l’Italia dall’emergenza, ma non basta riequilibrare i conti e perseguire il rigore. Bisognerà fare di più e meglio, soprattutto sul terreno dello sviluppo e dell’equità sociale. Il Partito Democratico deve imprimere un’accelerazione alle soluzioni da indicare per uscire dalla crisi. Occorre recuperare, esplicitamente e con proposte di merito, l’impostazione originaria del governo: come aveva detto il presidente Monti nel suo discorso di insediamento, «la nostra sarà una politica di rigore, di crescita e di equità». Sugli ultimi due punti si tratterà di superare ritardi e contraddizioni e di trovare un nuovo equilibrio nelle politiche del futuro governo. Noi vorremmo dare un contributo di merito alla definizione del programma dei progressisti e riconosciamo alla Carta d’Intenti di Bersani la capacità di rappresentare un punto di riferimento essenziale.
Nel nostro ragionamento individuiamo tre priorità sulle quali misurarsi: il debito pubblico; l’occupazione e gli investimenti; la protezione sociale. Le idee, su ciascuna di esse, vanno precisate meglio se vogliamo proporci credibilmente come forza di governo, e tradotte in proposte specifiche e misurabili. Lo scopo è migliorare e correggere l’azione dell’attuale governo. A questo fine vanno individuate le risorse e le manovre di politica economica che rendano concreta, agli occhi degli italiani, la realizzazione degli obiettivi dichiarati. A nostro avviso le tre priorità che abbiamo indicato costituiscono un contenuto unitario e vanno, perciò, affrontate in maniera contestuale. Non può esistere un prima ed un dopo o una graduatoria. Solo così i sacrifici saranno sopportabili e si potranno contenere i loro effetti negativi sul tessuto sociale. È
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infatti evidente che se si agisce solo sul risanamento della finanza pubblica, mentre la crescita resta stagnante e la disoccupazione cresce, la percezione delle famiglie e dei singoli cittadini è concentrata sugli squilibri, aumentano le difficoltà e si diffonde la perdita di fiducia. Al contrario se si avverte anche una modesta, ma veritiera, inversione di tendenza dei dati economici, il volano si mette in moto e i sacrifici diventano più sopportabili perché finalizzati. Occorre uno sforzo rilevante di recupero di risorse, che non deve avvenire attraverso l’imposizione di ulteriori tasse, che si possono
suddividere nei tre capitoli prioritari che abbiamo individuato. I bacini dai quali attingere per liberare risorse sono molti.
Un piano molto «contenuto», ma deciso, su alcune voci può produrre entrate straordinarie molto rilevanti. Ad esempio: la lotta alla corruzione (stimata in 60 miliardi di euro): obiettivo 10 miliardi (1 miliardo all’anno); la lotta all’evasione (stimata in 130/150 miliardi di euro): obiettivo 30 miliardi (3 all’anno); le dismissioni del patrimonio pubblico (stimato in 400 miliardi di euro): obiettivo 80 miliardi (8 annui); una nuova spending review (stimabile in 70 miliardi di euro): obiettivo 20 miliardi (2 all’anno); una patrimoniale sulle grandi rendite (solo lo scudo fiscale è stato stimato in ben oltre 100 miliardi): obiettivo 2 miliardi annui; infine, tasse di scopo finalizzate a obiettivi specifici. Non tutti gli anni godranno di flussi di entrata regolari di 16 (sedici !) miliardi all’anno com’è nella nostra proposta, ma la curva si compensa nel periodo. Così facendo si possono suddividere queste entrate, ad esempio, nel seguente modo: 50% al debito, allo scopo di portarlo rapidamente sotto il 100%; il 25% alla crescita; il 15% alla riduzione del cuneo fiscale e alla incentivazione del salario di produttività a vantaggio di impresa e lavoro; il 10% al welfare. In questo schema l’avanzo di bilancio (previsto per il 5% nel 2015) può costituire una importante riserva, sia per favorire interventi a favore della crescita, sia per garantire la richiesta della introduzione della golden rule e il rispetto dei nuovi dettati della riforma costituzionale che prevede la introduzione, nel nuovo articolo 81, dell’equilibrio di bilancio in relazione all’andamento del ciclo economico.
Il resto delle manovre dovrà servire a rispettare i vincoli del Fiscal Compact che andrà rinegoziato, una volta assicurato che scendiamo sotto il 100%, nell’ambito di una revisione dei trattati finalizzata ad accrescere il livello di «europeizzazione» delle nostre Istituzioni. A tal fine si propone che i partiti europei presentino, alle elezioni, liste transnazionali e che il presidente della Commissione venga eletto a suffragio universale. Vorremmo, infine, fornire alcune indicazioni circa la finalizzazione delle risorse non destinate al debito. Le nostre proposte sono: investimenti pubblici coordinati dalla Cassa Depositi e Prestiti; defiscalizzazione degli investimenti privati per grandi opere; nuova Aspi e sostegno al reddito in caso di disoccupazione; incentivi alle assunzioni stabili per ridurre la precarietà; copertura finanziaria alla proposta di legge 5103 (che ha l’obiettivo di risolvere il problema dei lavoratori esodati), aumento delle pensioni più basse e ripristino della loro indicizzazione fino a sette volte il minimo.
l’Unità 20.09.12
"Cacciatori di poltrone e bella vita", di Luigi La Spina
C’è una lettura politica immediata: lo scandalo alla Regione Lazio non sta devastando solo la destra romana, ma rischia di essere il detonatore di quella spaccatura nel Pdl nazionale che, ormai da qualche mese, è sempre più evidente. Tra il gruppo degli ex An e quello degli ex Forza Italia, il collante di Berlusconi non basta più, perché non assicura più l’unica condizione che lo sigillava, la probabilità della vittoria. Ma le convulsioni della giunta Polverini, in una agonia che trascina la sua fine oltre la decenza, dopo i casi Lusi, Penati, Lombardo, Formigoni suggeriscono una riflessione più profonda e qualche domanda inquietante.
Gli interrogativi sono almeno due. Che razza di classe politica e amministrativa è stata allevata in Italia negli ultimi anni? Con quali metodi di formazione è stata coltivata e con quali criteri si è selezionata la carriera dirigente? E, poi, lo spettacolo di sfascio democratico, civile e morale, con punte di squallida farsa, come quelle testimoniate dalle foto durante le feste nel costume di una pseudo Roma antica, non segnala anche la fine di un’illusione?
Quella delle virtù del potere diffuso sul territorio, meno esposto alle tentazioni perché più prossimo e, quindi, più controllabile da parte del cittadino. Una illusione e pure una speranza, alla base di quei consensi popolari che, negli ultimi tempi, hanno fatto crescere l’idea federalista in Italia. Ma anche l’alibi dietro il quale un famelico assalto alla diligenza è dilagato tra pletorici Consigli regionali, provinciali, comunali, di quartiere, tra migliaia di poltrone dove all’ideale democratico della partecipazione si è sostituito il costume criminogeno della spartizione.
La risposta alla prima domanda è facile, basta guardare alla realtà dei partiti italiani, così come si è modificata negli ultimi decenni. Finita la forte motivazione ideologica che divideva gli animi, ma che accendeva la passione di un impegno che pensava di poter cambiare se non il mondo, almeno l’Italia, l’ingresso in un partito non è più una scelta di vita, ma l’opportunità di acchiappare un tenore di vita. La conferma dell’obiettivo viene data, poi, dalla selezione delle carriere, perché chi avesse altre intenzioni viene subito emarginato e, infine, costretto all’abbandono o a ricoprire ruoli marginali. Criteri di promozione che sono necessitati, peraltro, dalla mutata natura della lotta politica: dallo scontro tra correnti ideologiche alle rivalità tipiche dei «partiti personali». Un modello di organizzazione che, dall’alto, si è ormai propagato nelle realtà periferiche, anche le più piccole. Con la ovvia conseguenza che la fedeltà è più utile della capacità, l’obbedienza fa premio sull’indipendenza.
Come in tutte le società, anche in quella politica, il peggioramento della classe dirigente diviene, a un certo punto, talmente insopportabile e manifesto che il sistema non regge più e l’attuale situazione sembra potersi configurare sul crinale di questa drammatica svolta. Come fu all’epoca di «Mani pulite», quando il meccanismo della diffusa pratica di «dazione ambientale» si spezzò clamorosamente e tutto in una volta, così, adesso, la corruzione e il malcostume della classe politica locale pare annunciare una vera e propria crisi della democrazia italiana.
La necessità di un profondo rinnovamento della classe politica, nazionale e locale, non può che partire là dove il male si è annidato e ha prosperato: la vita dei partiti. Se la democrazia non si riesce a concepire senza i partiti, questi partiti non sono concepibili in una democrazia. Sono necessari statuti rigorosi, controlli di autorità esterne, regole di finanziamento trasparenti, ma, e soprattutto, una modifica profonda e radicale dei criteri di formazione e di selezione delle carriere.
Lo spettacolo che, dalla Sicilia alla Lombardia, passando per la capitale, sta squadernandosi sotto gli occhi degli italiani, però, dovrebbe limitare anche gli entusiasmi, come si è detto, per certi dogmatismi federalistici troppo sbandierati, in buona o cattiva fede. La moltiplicazione dei poteri e la loro diffusione sul territorio, di per sé, non è una garanzia democratica. Può diventare anche la moltiplicazione e la diffusione di ruberie, sprechi, alimento di corruzioni spicciole e grandi. Perché in politica, non ci sono buone ricette, se non sono preparate da un bravo cuoco.
La Stampa 20.09.12
