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Uno sguardo oltre il finestrino…

Forse, quello che ho compiuto oggi, è l’ultimo viaggio di ritorno da Roma, almeno di questa legislatura.

Me ne sono resa conto all’improvviso, alzando gli occhi dallo schermo del computer ho gettato lo sguardo distrattamente oltre il finestrino e qualche secondo è trascorso prima che prendessi coscienza del fatto che il paesaggio al di là del vetro mi era completamente estraneo. Come è potuto accadere che nulla, di quel tragitto tante volte affrontato, fosse ai miei occhi così inconsueto?

Ho sorriso, di riso amaro, rivedendomi nel pendolarismo Carpi-Roma con il naso sempre tuffato su carte, dossier, quotidiani… Un’attenzione “responsabilmente” dedicata al lavoro che mi aspettava come capogruppo in Commissione ed in Aula, mentre il paesaggio (a tratti dolce, e poi aspro, e spesso così segnato da mano umana al punto da apparire “irrecuperabile” alla bellezza originaria) lambiva il mio veloce passaggio: una metafora della XV legislatura e della sorte toccata a quanti, parlamentari ed esecutivo, l’hanno vissuta?

Abbiamo lavorato sodo, con la convinzione che il sacrificio per la cura choc, resa necessaria dalla gravità della malattia, sarebbe stata compresa ed accettata dal paziente: così non è stato. Completamente, e colpevolmente, assorbiti dal nostro lavoro svolto “a testa bassa”, non abbiamo avuto l’umiltà di tenere il Paese vicino a noi, non abbiamo avuto il coraggio di coinvolgerlo nella nostra battaglia quotidiana. In verità, sono convinta che, nel tempo, il Governo Prodi e la sua maggioranza saranno ricordati non solo per la breve durata, ma anche per i risultati “oggettivamente” conseguiti in soli 18 mesi rispetto al risanamento dei conti pubblici, all’avvio di interventi di equità sociale e di rilancio economico (ma questo sarà la Storia a dirlo…).

I frutti di quella fatica – resa però insostenibile dalla frastagliata ed eterogenea composizione della coalizione riunita sotto il simbolo dell’Unione – consentiranno al vincitore della prossima competizione elettorale di avviare il proprio programma senza eredità pesanti: non è certo cosa da poco!

Per il bene del Paese, mi auguro che le schede depositate nelle urne e scrutinate nel pomeriggio di lunedì 14 aprile possano decretare il successo del candidato presidente Veltroni. È un augurio che in queste ultime settimane ha assunto la consistenza di una convinzione, dovuta anche alla certezza che egli sappia evitare gli errori commessi durante questa esperienza di governo.

L’avvio – è sotto gli occhi di tutti – infonde ottimismo, poiché la scelta di correre con una piccolissima e compatta coalizione, nonostante i rischi prodotti dalla vigente legge elettorale, mostra chiaramente il coraggio e il senso di responsabilità di una opzione politica assunta non per “vincere”, ma per “governare” un Paese, per dargli speranza, crescita, futuro (possiamo dire altrettanto per la coalizione che sostiene il candidato presidente Berlusconi?).

Ora, poi, che le liste del Partito Democratico sono state predisposte, e chiuse ben prima delle altre forze politiche, la nostra fiducia in una stagione di nuova politica è ancora più forte. Mai tante donne e tanti giovani entreranno in Parlamento: non si tratta di un banale maquillage generazionale e di genere – come i molti detrattori stanno propagando su tutti i media, ma se anche così fosse, sarebbe comunque una bella novità per l’asfittico mondo politico italiano – ma di valorizzare concretamente la passione, il talento e le competenze di coloro ai quali (donne e giovani) l’accesso al “fare politica” è stato sostanzialmente precluso.

E la presenza in lista di personalità anche lontane per esperienza professionale, per ceto sociale, per storia politica non è la rappresentazione di incongrua eterogeneità (contro la quale garantisce non solo il programma, ma soprattutto l’orizzonte etico e valoriale dei documenti fondativi approvati dall’Assemblea congressuale di Roma il 16 febbraio scorso), ma la testimonianza di un grande partito a vocazione maggioritaria che aspira ad interpretare i complessi bisogni del nostro Paese e a promuovere politiche per le attese di oggi e gli scenari del domani.

Per quanto mi riguarda, ad oggi, ancora non riesco a fare un bilancio personale di questa esperienza, se non attraverso un’ampia gamma di emozioni, forse contrastanti, che vanno dalla grande gioia (come dimenticare il primo ingresso nell’aula di Montecitorio o l’elezione del Presidente Napolitano?), alla soddisfazione per aver fatto un buon lavoro (e sono stati tanti, i provvedimenti approvati che vanno in questo senso), alla frustrazione (vogliamo ricordare la prima Finanziaria? O la caduta del Governo?). Il tempo mi aiuterà ad elaborare l’avventura vissuta in questi ultimi 20 mesi, ma non posso farlo ora: grazie al riconoscimento del lavoro svolto che le elettrici e gli elettori hanno voluto tributarmi nelle consultazioni di domenica 24 febbraio, sarò di nuovo candidata alla Camera dei Deputati, nella lista del PD, e alla imminente campagna elettorale dovrò dedicare ogni sforzo e ogni attenzione (nessuna distrazione è concessa!).

Dopo due anni esatti dalla precedente campagna elettorale, sono quindi a chiedere nuovamente un voto e affidamento nella lista che rappresento. E sulla fiducia che ci accorderanno le elettrici e gli elettori sono certa, per il tempo e l’energia che ho profuso nell’impegno assunto, per alcune buone leggi approvate in questi due ultimi anni, nonostante le turbolenze della coalizione, ma soprattutto per la novità assoluta rappresentata dal PD e dal suo programma.

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