attualità, economia, politica italiana

"A caccia delle coperture, verso il miniemendamento", di Raffaella Cascioli

La commissione bilancio al lavoro ieri sulle modifiche per Ici e pensioni Si scioglierà entro oggi il nodo delle coperture finanziarie per le modifiche tese a rendere meno pesante il decreto salva-Italia. Insomma, in tempi di crisi si ragiona più su un mini che su un maxiemendamento.
In attesa dell’incontro con il ministro Giarda – che, come nel suo stile, si è riaffacciato solo ieri sera a Roma per contrattare con i parlamentari entro stamattina le proposte di modifica – la commissione bilancio della camera ha individuato tre modifiche su cui puntare per rendere meno indigesta agli italiani la manovra del governo: a cominciare dall’indicizzazione delle pensioni fino a 1.440 euro lordi l’anno, equivalenti a tre volte il minimo, e dall’aumento da 200 a 300 euro della franchigia prima casa per l’Imu fino all’alleggerimento delle penalizzazioni per chi sceglie la pensione anticipata con un’età inferiore ai 62 anni al netto di 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne.
Misure che da sole valgono diversi miliardi e per i quali i parlamentari per tutto ieri hanno lavorato allo scopo di trovare le compensazioni finanziarie. Se ieri mattina il sottosegretario all’economia Vieri Ceriani ha spiegato che «sulle modifiche alla manovra e le relative coperture è ancora troppo presto, aspettiamo la presentazione degli emendamenti», non c’è dubbio che ieri in commissione bilancio c’era molta prudenza. Non solo nell’affrontare la discussione di merito ma anche nella scelta dell’individuazione degli strumenti da utilizzare per apportare le singole modifiche.
Tutti d’accordo che i cambiamenti dovranno essere pochi e circostanziati al fine di evitare di stravolgere la natura degli interventi e modificare i saldi. Tuttavia, non si è ancora deciso se sarà un emendamento del governo o della commissione ad assorbire le modifiche proposte dal coordinamento di Pd, Pdl e Terzo polo.
Anzi ieri l’allarme in commissione ha riguardato proprio il fatto che si danno per acquisite modifiche che sono tutt’altro che già in tasca. «È prioritario – ha sostenuto il capogruppo del Pd in commissione bilancio della camera, Pier Paolo Baretta – ridimensionare il blocco dell’indicizzazione delle pensioni. Dobbiamo garantire che dall’applicazione di tale misura siano esclusi tutti i pensionati a rischio di povertà secondo le stime Istat». Baretta, che insieme a Maurizio Leo del Pdl è relatore del provvedimento ha spiegato che «il lavoro dei relatori è convergente».
Certo molto dipenderà dal negoziato con Giarda che, abituato a respingere gli assalti alla diligenza degli anni Novanta, non lascerà aperti grandi spazi di manovra. Tanto più che non ce ne sono o quasi. E se per Baretta è opportuno ridefinire la franchigia dell’Imu per la prima casa, la commissione è anche chiamata ad affrontare «esplicitamente alcuni elementi di criticità presenti nelle scelte del governo e a intervenire, nel più ampio spirito di collaborazione con l’esecutivo, per proporre quei miglioramenti che, pur confermando e sostenendo l’impianto e la struttura dei provvedimenti adottati, alzino il tasso di equità di questa importante manovra correttiva».
Le prudenti dichiarazioni di Baretta lasciano capire che i margini di manovra sono risicati e, in vista del termine ultimo per la presentazione degli emendamenti fissato per questa mattina, c’è necessità di trovare una mediazione che consenta di sollevare le fasce più deboli senza mettere a rischio le coperture. Coperture che potrebbero essere rintracciate nell’aumento del prelievo sui capitali scudati, al momento fissato all’1,5%, nonostante proprio i tecnici della camera abbiano ieri sollevato qualche dubbio sulla possibilità che l’una tantum, che non avrebbe dunque elementi strutturali, trovi applicazione sul complesso dei capitali già emersi: «nel caso in cui il contribuente scudato abbia investito i capitali emersi in altre attività finanziarie ovvero abbia spostato la sua posizione presso un altro intermediario » il vecchio intermediario non avrebbe la provvista mentre il nuovo non avrebbe la dichiarazione riservata.
Quale sarebbe dunque, si chiedono i tecnici della camera, il sostituto d’imposta? Un quesito al quale non ci si può sottrarre nel momento in cui si intende recuperare per questa via capitali aggiuntivi per 2 miliardi di euro qualora la percentuale salisse dall’1,5% al 3%. Quantificare poi le risorse che potrebbero arrivare dall’asta delle frequenze tv, che riassegna quelle liberate con il passaggio dall’analogico al digitale, sarebbe ancora più difficile.
E mentre la Cgia di Mestre fa i conti in tasca al decreto salva-Italia che vale 63 miliardi di euro con un costo medio di 2.500 euro a famiglia nel triennio 2012- 2014, a cui si aggiungono gli effetti delle due manovre estive del governo Berlusconi, da Berlusconi arriva la richiesta perentorio di porre la fiducia sulla manovra, perché – spiega Cicchitto – «altrimenti c’è il rischio che molti nel centrodestra non la votino».

da Europa Quotidiano 09.12.11

*****

“Pensioni, prima casa e capitali «scudati» Corsa per cambiare la manovra in Aula”, di Roberto Bagnoli

Meno tasse sulla prima casa e indicizzazione delle pensioni basse, gradualità per quelle di anzianità. Su questi tre punti si gioca la partita politica della maggioranza parlamentare con il governo dei tecnici. Oggi alle 11 scadono i termini ufficiali per gli emendamenti (ma non per quelli presentati dai relatori e dal governo) e probabilmente ce ne sarà uno solo e «mini» presentato dai relatori Pier Paolo Baretta (Pd) e Maurizio Leo (Pdl). Non è ancora certo se conterrà anche una modifica al provvedimento più scomodo della manovra da 33,4 miliardi di euro (tanto vale secondo l’ultimo aggiornamento fatto dal Tesoro) cioè la norma che abolisce d’un colpo le pensioni d’anzianità. In ogni caso entrerà di sicuro nei prossimi giorni. Prima dello sciopero generale dei sindacati programmato per lunedì.
Baretta conferma che si sta «pensando a una norma transitoria per gestire con minor trauma il salto a 42 anni per l’anzianità e a 66 per la vecchiaia» ma nei corridoi di Montecitorio si discute anche di riesumare la quota 100 (60 anni di età e 40 di contributi per esempio) che era stata fino all’ultimo una delle soluzioni allo studio. Tutto naturalmente a saldi invariati e con grande fretta perché la manovra deve essere approvata entro il 23 dicembre e quasi sicuramente con la fiducia come ha ribadito ieri da Marsiglia l’ex premier Silvio Berlusconi: «Credo sia necessaria, perché ci sono tante cose su cui non ci troviamo d’accordo».
La sfida ora passa ai «tecnici» per individuare le risorse in modo da accontentare i mal di pancia dei politici e dei sindacati. Si punta sempre al doppio o al triplo del contributo di solidarietà sui capitali scudati, a uno storno da parte delle banche sui presunti maggiori introiti da minor uso del contante, mentre si ridimensiona la cifra favolosa dei 16 miliardi che potrebbero spuntare dall’asta delle frequenze tv. Secondo alcuni calcoli fatti in modo riservato dall’Agcom, il passaggio dal «beauty contest» all’asta potrebbe portare nelle casse dello Stato un miliardo e 250 milioni di euro. E comunque non subito ma tra qualche mese.
In zona saldi e risorse ieri sono emerse criticità su alcune entrate della manovra da parte del servizio bilancio della Camera. I tecnici di Montecitorio hanno osservato che sui capitali scudati e sulla vendita di immobili si tratta di «una tantum» che non incidono in modo strutturale sui conti pubblici. E poi, valutando gli scudati sin dal 2002, si rileva che «l’imposta non potrebbe trovare applicazione sul complesso della cifra», (oltre 182 miliardi di euro) perché nel frattempo il contribuente potrebbe aver spostato il gruzzoletto da qualche altra parte.
Insomma i problemi non mancano. Ieri ne è emerso uno sul pagamento delle pensioni minime in virtù del blocco dei contanti oltre i 500 euro disposto dalla manovra. I pensionati il cui assegno supera quella cifra dal primo di gennaio non potranno più ritirarlo in banca o alle poste in contanti ma dovranno per forza aprire un conto corrente. L’articolo 12 della manovra prevede che entro tre mesi le banche e il ministero del Tesoro dovranno firmare una convenzione per consentire apertura di conto corrente gratuito per le fasce deboli. Intanto però il problema resta e dovrà essere affrontato.
Tra gli emendamenti della maggioranza quello sulla prima casa tenderà a elevare l’attuale esenzione Ici-Imu fissata a 200 euro. Bruno Tabacci, parlamentare dell’Api e assessore a Milano, ha proposto di introdurre l’Isee (il misuratore della ricchezza di una famiglia) per valutare chi debba pagare l’imposta.

da Il Corriere della Sera 09.12.11