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“Il nepotismo si batte con regole valide per tutti gli atenei italiani”, di Andrea Rossi

Le racconto il mio primo giorno al Cnr. Arriva un impiegato con un faldone di telegrammi da firmare. Da buon ligure chiedo quanto costa. E lui: 500 euro ciascuno. E io: non se ne parla, d’ora in poi si mandano le mail. È rimasto stranito. Dopo un po’ è tornato per dirmi che aveva consultato i regolamenti: si potevano convocare le riunioni via posta elettronica». La scuola che Francesco Profumo ha in mente è così: senza burocrazia, senza carta, forse anche senza cattedre, magari con pochi soldi, però spesi bene. Quanti? Il ministro dell’Istruzione di una cosa è certo: non saranno meno che in passato. Basta tagli. «Questo governo, pur nelle difficoltà, pur tenendo ferma la barra del rigore, avvierà una politica per il futuro partendo da giovani, scuola e ricerca».

Ministro, il passato non promette bene. La scuola è stata immolata sull’altare dei conti pubblici.

«È vero. Però dobbiamo riflettere su un dato: non si è investito in tecnologia. La conseguenza è che una parte della spesa è parassitaria».

Soldi buttati?

«Già. Io voglio usare bene le risorse che ci sono. Finora non è stato fatto. C’è poca attenzione al controllo della spesa. Non si curano i dettagli. Invece chi governa dovrebbe avere a cuore che ogni euro sia impiegato bene. E solo a quel punto chiedere più risorse».

Da investire in che modo?

«Dal punto di vista tecnologico l’Italia è rimasta nel vecchio millennio. La pubblica amministrazione non ha investito in de-materializzazione, semplificazione, tecnologie. Sono convinto che a parità di risorse, semplicemente spostandone una quota su questi versanti, si possano rilanciare formazione e ricerca».

Basta la tecnologia? O nella scuola mancano i saperi?

«I nostri figli acquisiscono non più del venti per cento delle loro competenze in classe. Assimilano informazioni attraverso un’infinità di mezzi. Però non sanno organizzarle. La scuola deve insegnarlo».

Il ruolo dell’insegnante cambierà?

«Ha senso passare trent’anni e più a ripetere le stesse nozioni? Dobbiamo chiederci se la scuola in cui uno spiega e gli altri ascoltano abbia ancora ragione d’essere».

Intanto le classi scoppiano: 30 allievi non sono troppi?

«Se superiamo il meccanismo delle lezioni frontali e il concetto dei laboratori, trasformando tutta la scuola in un vettore 2.0, allora trenta studenti possono persino essere pochi».

Cambierà le riforme Gelmini come molti le chiedono?

«Ho trascorso parte della vita occupandomi di gestione dei sistemi complessi. E ho imparato una cosa: quando si inizia un lavoro è indispensabile far funzionare quel che c’è. La riforma ha aspetti positivi e altri meno, ma questo Paese non può campare in eterno con rivoluzioni e fasi transitorie. Ha bisogno di stabilità».

Ad Alessandria un concorso per ricercatore, l’ennesimo, è finito nella bufera.

«Non conosco nei dettagli la vicenda. Però il sistema dei concorsi si rende immune da contaminazioni con regole valide pertuttigliatenei: più valore alle pubblicazioni, meno ai test. E incentivi alla mobilità. Dobbiamo mescolare il sangue».

Come costruirà la scuola che ha in mente?

«In questi anni sono state avviate sperimentazioni di grande valore. Nei prossimi mesi voglio girare l’Italia, raccogliere queste esperienze, metterle a sistema, farne i cardini di un grande progetto Paese. Il momento è difficile. Purtroppo a lungo non abbiamo voluto dircelo. Adesso sono necessari sacrifici. Però l’Italia è meglio di quel che appare. Custodisce grandi individualità. Ma non possiede il senso del collettivo».
“In questi anni sono state avviate sperimentazioni di grande valore Adesso vanno messe a sistema anche se si è perso molto tempo”

La Stampa 09.12.11

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“Iscrizioni a scuola con l’aiuto di internet”, Flavia Amabile

Sul sito del ministero le mappe per cercare quella più vicina ma anche valutazioni sugli istituti e l’offerta formativa. Finora si ricorreva ad un metodo unico e infallibile: il passaparola. Quando si inizia ad avvicinare la scadenza dell’iscrizione all’anno scolastico successivo, chi deve cambiare istituto tartassa di domande gli altri genitori fino a confondersi totalmente le idee, o chiarirsele e scegliere. Da gennaio il ministero dell’Istruzione fornirà qualche elemento in più. Il ministro Francesco Profumo l’ha definita la «carta d’identità delle scuole italiane». Sarà visibile sul sito del Miur da gennaio, basterà cliccare sul logo «La scuola in chiaro» ed appariranno alcune informazioni che possono essere utili nell’orientarsi tra un istituto e l’altro. Chi vorrà conoscere le scuole più vicine alla propria casa o all’ufficio non dovrà fare altro che scegliere il sistema di geolocalizzazione: attraverso Google maps si potrà collocare geograficamnete le scuole. Quest’informazione esisteva già, faceva parte di un progetto precedente chiamato «Cerca la scuola» ma era poco usato e altrettanto poco visibile.

Una volta collocata la scuola che interessa da gennaio il sito fornirà molte altre informazioni: i docenti di ruolo e quelli precari, il numero delle classi, il numero degli studenti nelle aule, i promossi e i bocciati, le infrastrutture in dotazione e anche numero e tipologia dei laboratori offerti. Obiettivo successivo sarà poi quello di chiedere alle scuole di inserire, su base volontaria e attraverso un sistema di inserimento semplice, i dati relativi alle valutazioni Invalsi dell’apprendimento e dell’offerta formativa. In questo modo i genitori possono avere un quadro piuttosto organico delle scuole e scegliere se è il caso di iscrivere il figlio.

Ad annunciare la novità è lo stesso Francesco Profumo, nel corso del suo intervento al convegno «L’avvio del sistema di valutazione in Italia come fattore di miglioramento e di sviluppo» che si è tenuto ieri al Cnr. Il ministro vuole una scuola «smart», ovvero accessibile, come la società attuale. «Il legame virtuoso tra valutazione e miglioramento – avverte – è in genere ancora tutto da sviluppare nel contesto culturale della nostra scuola, che in questa prospettiva sarà chiamata a rendere disponibili tutti i suoi dati all’interno di un più ampio concetto di smart society». «In questo modo – prosegue il ministro – la valutazione si collega a un più ampio processo di condivisione e di trasparenza che non riguarderà solo la scuola, ma il più ampio orizzonte delle smart city, dove i servizi ai cittadini saranno accessibili, trasparenti e condivisi».

È questa dunque la scuola immaginata dal neo ministro. Un luogo dove non vi saranno altre riforme. «C’è bisogno di stabilità», precisa. E c’è bisogno di valutazione, a dispetto delle proteste che lo scorso anno hanno accompagnato la sperimentazione voluta dall’ex ministro Mariastella Gelmini in 33 istituti italiani. «La valutazione – sostiene Profumo – è centrale in ogni processo di cambiamento, non deve essere vista come un atto sanzionatorio nei confronti dei docenti, ma in funzione di un miglioramento della qualità della scuola, tramite prove strutturate e s t a n d a r d i z z a t e , che consentano confronti tra i risultati».

Positivo il commento del Pd. «Finalmente oggi dal ministro Profumo abbiamo ascoltato parole nuove per ricostruire il clima di fiducia nella scuola pubblica e di pieno coinvolgimento di insegnanti, dirigenti scolastici, studenti, famiglie, necessario per fare i passi avanti che servono verso una nuova cultura della valutazione, su cui il nostro paese è parecchio indietro» afferma in una nota Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Pd.

La Stampa 09.12.11