Giorno: 16 Dicembre 2011

"Ammainabandiera a Bagdad", di Vittorio Zucconi

Tutti a casa e non si capisce ancora se questa da Bagdad sia una fuga o una vittoria. È finita con un sospiro, non con un botto, la guerra che avrebbe dovuto inaugurare il “nuovo secolo americano” nel mondo. Da ieri, nessun soldato americano morirà più per Bagdad. Se ne stanno andando gli ultimi 4.500 rimasti, in una crudele ironia dei numeri: sono tanti quanti coloro che già se ne erano andati dal 2003. Da morti. È finita in silenzio, quasi di nascosto, tra l´indifferenza e l´imbarazzo. Un´Apocalisse in bianco. Nessun volo di elicotteri dal tetto della ambasciata come nella Saigon 1975, con i disperati aggrappati alle porte. Niente folle assiepate per fuggire dal nemico in arrivo, nella Bagdad dell´addio alle armi americane. Soltanto un cortile interno protetto da mura altissime per evitare razzi e cecchini, accompagnati dalle note dell´inno eseguite, con qualche straziante stonatura di trombe, da una piccola banda di sette marine musicanti in uniforme mimetica da fatica, ha salutato la più dolorosa, costosa, sanguinosa avventura militare americana dopo il Vietnam. Per un …

Il Louvre: «Vi dimostriamo che la cultura rende», intervista a Hervé Barbaret di Stefano Miliani

Con 8,7 milioni di visitatori nell’ultimo calcolo annuale, il Louvre stacca tutti i musei del globo: il British Museum di Londra segue a 5,8 milioni,il Metropolitan di New York 5,2, la Tate Modern londinese a 5 milioni. Il sottosegretario ai Beni culturali Roberto Cecci puntualizza che confrontando gli ingressi con la superficie espositiva allora il primo museo al mondo diventa gli Uffizi con 1,5 milioni, ciononostante la casa della Gioconda parigina resta in testa, imbattibile, ed eccelle anche in quantità e qualità di servizi. Hervé Barbaret è l’amministratore del museo parigino e partecipa al convegno organizzato dall’associazione italiadecide presieduta da Luciano Violante, «Darevalore Averevalore»: nell’auletta presso la Camera a Roma si parla di come salvare i beni culturali e della possibile unione delle forze tra pubblico e privato Barbaret al convegno parla per oltre mezz’ora, segno che l’argomento gli preme. Il vostro bilancio? Quanto dà lo Stato? Abbiamo un budget totale di 200 milioni di euro di cui la metà viene dallo Stato, 50 milioni dai biglietti, gli altri 50 dai mecenati, dall’affittare spazi per …

Una cura psicologica per la crisi", di Mario Deaglio

Per l’Europa il 2012 non sarà un anno gradevole». Questo a dir poco singolare, ma probabilmente veritiero, biglietto di auguri per il Vecchio Continente porta la firma di Olivier Blanchard, il capo economista del Fondo Monetario Internazionale, ossia di quella grande istituzione i cui esperti verranno in visita (ispezione?) a Roma la settimana prossima. Gli ha fatto eco, a poche ore di distanza, il primo ministro polacco, Donald Tusk. Tusk ha pronunciato un durissimo discorso di saluto al Parlamento europeo, al termine del semestre di presidenza del suo Paese, l’unico in Europa che possa vantare risultati economici veramente buoni negli ultimi 2-3 anni. L’Europa, ha detto Tusk, è sull’orlo del precipizio, non si comporta più come una comunità ma come una somma di egoismi nazionali al punto che la crisi ormai si trova nei nostri cuori e non solo nelle nostre banche. Passando dai principi alle cifre, ancora una volta a poche ore di distanza, la Banca Centrale Europea ha rivisto ieri sensibilmente al ribasso le proprie stime per i Paesi dell’euro: mentre a settembre …

"La democrazia economica", di Massimo Giannini

Non è un paese da economia liberale. L´Italia non lo è mai stata, e oggi lo è meno che mai. La furiosa vandea delle macro e micro-corporazioni, che si ribellano alle pur timide liberalizzazioni del governo Monti, è la prova di un drammatico limite culturale: la difesa di una rendita frutta molto di più dell´apertura di un mercato. L´operosa copertura delle categorie “in lotta”, assicurata in Parlamento da una destra provinciale e illiberale, è la confema di un tragico limite politico: garantire una lobby rende molto di più che scardinare un monopolio. Ma questo, oggi, è lo spettacolo desolante al quale stiamo assistendo, i danni del cittadino-consumatore già tartassato dalla crisi e dalla manovra. Il Paese è ufficialmente in recessione: di qui alla prossima primavera il Pil crollerà di altri due punti percentuali, nel 2013 avremo bruciato oltre 800 mila posti di lavoro. Ovunque, nelle democrazie occidentali, le liberalizzazioni sono state e sono uno dei principali fattori di sblocco dell´economia e di rilancio della crescita. Offrono un duplice vantaggio: aumentano la concorrenza (e dunque riducono …