attualità, politica italiana

"Quel cancro da sessanta miliardi terza causa di danno all´erario così siamo diventati maglia nera", di Emanuele Lauria

È una voragine in cui sprofondano i conti pubblici. Sessanta miliardi di euro che, in un Paese chiamato a stringere la cinghia, rappresentano il costo della corruzione. Il fenomeno, hanno spiegato i giudici contabili, è in costante crescita «e si è insediato e annidato dentro le pubbliche amministrazioni». Finendo per costituire la terza causa di danno all´erario.
L´ultimo allarme, fatto risuonare nel corso di un´audizione alla Camera dal presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, ha trovato pronta eco nelle tabelle di Transparency International, che vedono l´Italia scendere in due anni dal 63° al 69° posto dell´indice di percezione della corruzione. Siamo in compagnia del Ghana e delle Isole Samoa e quartultimi in Europa davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Non sono numeri vuoti: Transparency ha stimato che per ogni peggioramento in classifica si perde il 16 per cento degli investimenti dall´estero. Al contrario, scalando qualche gradino, si attrarrebbero preziose risorse.
L´economia reale, insomma, risente oggi più che mai dell´effetto nefasto del malaffare. Nelle capitali politiche del Continente, anche in questo campo, hanno puntato gli occhi sul nostro Paese: il Greco, l´organismo del consiglio d´Europa deputato alla prevenzione e al contrasto della corruzione, in un recente rapporto ha espresso preoccupazione per la mancanza di un programma nazionale coordinato e per l´indipendenza “solo parziale” delle strutture chiamate a fronteggiare il ritorno delle mazzette negli uffici pubblici. D´altronde, l´istituzione di un´autorità unica anti-corruzione sganciata dal potere politico è prevista anche da diverse convenzioni internazionali, dell´Ocse come dell´Uncac, un´organizzazione di Stati nata per combattere le infiltrazioni illecite nell´amministrazione.
Il tutto mentre la nuova legge contro la corruzione, varata dal governo Berlusconi nel marzo del 2010, dopo il sì del Senato attende ancora il via libera definitivo della Camera. Il ministro della Giustizia Paola Severino ha annunciato una riforma per sanzionare nuove figure giuridiche come la corruzione privata all´interno delle imprese. Il crimine, per adesso, corre più veloce delle norme.

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L´Italia al 69mo posto nel mondo in Ue peggio solo Grecia e Romania

In una scala che va da 0 (molto corrotto) a 10 (per niente corrotto), l´Italia anche quest´anno ha una valutazione molto negativa: 3,9 punti. La stessa dell´anno scorso, ma con un arretramento nella posizione in classifica poco edificante: Transparency international, organizzazione con sede a Berlino, ora colloca il nostro Paese al 69° posto. E quart´ultima in Europa, davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Dato che ha portato la presidente della sezione italiana di Transparency, Maria Teresa Brassiolo, a lanciare un appello: «Fate il possibile per abbattere il livello di corruzione diminuendo i costi pubblici e quindi il debito». «Sono necessarie – afferma Walter Forresu, membro del board – misure strutturali che riducano in maniera drastica il costo della governance e della politica». Fra le proposte di Transparency Italia l´adozione di codici di condotta per i membri del parlamento e del governo.

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“Tassa” di mille euro sul contribuente ma nel calcolo non c´è il sommerso

Che la corruzione non sia soltanto un aspetto del malcostume italico è ormai un fatto assodato. In una visione più prosaica, ha invece un peso economico che incide, su ogni contribuente, per circa mille euro a testa. E frena gli investimenti esteri. I sessanta miliardi di “buco” stimati dalla Corte dei conti rischiano di essere solo una buona approssimazione perché, come spiega il presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, i reati di corruzione sono caratterizzati da «una rilevante difficoltà di emersione ed esiste una scarsa propensione alla denuncia, non solo perché si tratta di comportamenti che spesso nascono da un accordo fra corruttore e corrotto ma anche perché, nell´ambiente in cui sorgono, anche le persone estranee al fatto, ma partecipi all´organizzazione, non dimostrano disponibilità a denunciare fenomeni di tal tipo».

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Battaglia impari per la Corte dei conti nel 2010 recuperati solo 293 milioni

E´ una battaglia impari, quella contro la corruzione. Basti pensare che, a fronte del costo plurimiliardario del fenomeno, la Corte dei conti nel 2010 è riuscita a recuperare nel complesso”solo” 293 milioni. Di questi 32,19 milioni sono il risultato delle 47 sentenze emesse dalle quattro sezioni d´appello con le quali sono stati condannati per danni patrimoniali da reato contro la pubblica amministrazione 90 funzionari pubblici. E bisogna aggiungere 4,73 milioni per danni all´immagine. Le sezioni regionali della Corte invece hanno emesso 350 sentenze con condanne al pagamento di 252,68 milioni per danni patrimoniali e altri 3,57 per danni all´immagine della pubblica amministrazione. Ma incombono le citazioni in giudizio da parte delle procure regionali della Corte: delle 227 depositate, 95 riguardano reati di truffa e falso, 50 peculato e 40 concussione e corruzione. Nel Lazio il maggior numero di citazioni, poi Calabria, Sicilia e Campania.

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In 5 anni reati in costante aumento prescrizione fenomeno inquietante

Anche la magistratura ordinaria registra un aumento dei reati contro la pubblica amministrazione: in particolare i procedimenti per concussione, nei cinque anni fra il 2005 e il 2010, sono stati in costante aumento: da 114 a 144 quelli per cui hanno proceduto otto grandi uffici giudiziari (Milano, Torino, Venezia, Firenze, Roma, Bari, Napoli e Palermo). Il dato, fornito dal governo italiano, è contenuto in un rapporto del Greco datato 14 giugno 2011. L´organismo del consiglio europeo non ha mancato di far notare che “i procedimenti giudiziari falliti per la scadenza dei termini di prescrizione è ritenuta causa, almeno nella percezione del pubblico, di una parte inquietante della corruzione”. Il governo Berlusconi, nei dati inviati a Strasburgo, si è vantato di una diminuzione del 3 per cento del numero delle prescrizioni, dal 2009 al 2010.

La repubblica 21.12.11