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"Thyssen, quei soldi in cambio del perdono", di Gad Lerner

LA Thyssenkrupp è in cerca di attenuanti dopo la pesante condanna per omicidio volontario inflitta ai suoi manager per il rogo del 2007, nel quale morirono sette operai.
Per questo la multinazionale tedesca propone addirittura una maggiorazione del risarcimento che la sentenza di primo grado assegna al Comune di Torino; ma pone una condizione pesante: che il sindaco rinunci a costituirsi parte civile nel processo d´appello. Cioè che la città di Torino (ma con essa la Provincia e la Regione) prenda i soldi e smetta di considerarsi parte lesa.
Ancora più lesto è stato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, imputato per disastro ambientale doloso e rimozione volontaria di cautele nel processo Eternit per la strage dell´amianto. Senza neanche aspettare la sentenza di primo grado, Schmidheiny offre 18,3 milioni di euro al sindaco della città-martire di Casale Monferrato (1800 morti di mesotelioma, e non è ancora finita) purché faccia marcia indietro e rinunci a dichiararsi parte lesa in rappresentanza dei suoi concittadini. Proprio ieri il sindaco Giorgio Demezzi ha ricevuto una telefonata del ministro della Salute, Renato Balduzzi, che lo ha invitato a rimeditare il suo orientamento alla luce della storia esemplare di lotta per la verità, la giustizia e la salute, in cui il comune di Casale Monferrato ha finora svolto un ruolo di battistrada.
Ma cosa sta succedendo? Due storie contemporanee in cui la vita e la morte s´intrecciano all´economia, diverse fra loro per modalità e dimensione, così come (finora) è apparsa diversa la reazione dei sindaci chiamati a fronteggiare il medesimo dilemma: soldi o giustizia?
Possibile che l´Italia in recessione torni a essere un paese vassallo, nel quale dei capitalisti possono sottomettere grazie al denaro la pubblica rappresentanza dei cittadini? Chi ha accumulato profitti miliardari ignorando le normative di sicurezza o avvelenando consapevolmente i polmoni dei residenti, ora ne reinveste una quota marginale per acquisire sconti di pena. È una legittima strategia difensiva, ci mancherebbe. Ma qual è il ruolo delle istituzioni pubbliche nella tutela del diritto alla salute quando esso sia violato e la collettività si aspetta un pronunciamento giudiziario?
È sgradevole avvertire che nel tempo della crisi pure la giustizia rischia di soggiacere alla prassi dei saldi anticipati, come il commercio. Una sensazione umiliante che si vive soprattutto a Casale Monferrato, dove il Comune potrebbe sparire dal processo in cambio di una somma inferiore di parecchio alla liquidazione di un singolo amministratore delegato. La delibera votata in Municipio (per fortuna non definitiva, il sindaco ha compreso che il turbamento va ben al di là delle contrapposizioni politiche) lacera le coscienze; ma è soprattutto la straordinaria, civile, composta Associazione dei familiari delle vittime che vivrebbe come un´inspiegabile diserzione la transazione con Schmidheiny, a poche settimane da una sentenza di rilevanza storica, attesa in tutto il mondo infestato da fabbriche d´amianto, preceduta da decenni di sofferenze e denunce.
A Torino, se non altro, il Comune è stato presente in Tribunale, come parte civile, di fianco ai familiari degli operai morti e feriti, fino al primo giudizio di colpevolezza della ThyssenKrupp: ben sedici anni e mezzo di condanna per l´amministratore delegato Harald Espenhan, presente in ogni fase del dibattimento.
Nel caso della Eternit di Casale Monferrato, viceversa, gli imputati (oltre a Schmidheiny c´è un suo socio belga) pesa come un macigno sulle quasi tremila famiglie costituitesi parte civile l´invisibilità dei proprietari della Eternit. La giornalista Silvana Mossano, autrice del libro Malapolvere già prima che il destino la chiamasse a seguire personalmente anch´essa il tormento e la cura di una persona amata, ricorda ciò che le ripetevano da bambina agli incontri di catechismo: “Stai attenta, che il diavolo è tentatore…”. Ora manifesta stupore per la repentina comparsa di questa ipotesi, “il patto col diavolo” lo chiama, ritenuto fino a ieri inconcepibile. Neanche dire che ci si arriva sospinti dal bisogno – il bilancio comunale di Casale Monferrato è virtuoso – no, è proprio l´idea che rifiutare soldi certi e immediati sia un delitto nei confronti della collettività. Siamo davvero cambiati tutti così profondamente? Casale Monferrato sta provando il vitale bisogno di smentire questo luogo comune, troppo grande è la sua ferita, prima di Natale vuole recuperare il suo senso di comunità solidale.

La Repubblica 22.12.11

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“Risarcimento o processo, la Thyssen sfida Torino”, di Diego Longhin

Subito un milione ma stop alla parte civile. Caso Eternit, il ministro Balduzzi chiama Casale: “Ripensateci. Il sindaco Fassino “Prima di decidere sentiremo il parere dei familiari delle vittime”. Incassare i risarcimenti decisi dai giudici con la sentenza di primo grado e rinunciare a costituirsi parte civile nel processo di appello contro la ThyssenKrupp per il rogo del 6 dicembre del 2007, incendio che provocò la morte di sette operai della multinazionale tedesca: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe De Masi. Decisione che il Comune di Torino, guidato ora da Piero Fassino, la Provincia e la Regione dovranno prendere in fretta.
I legali sono già al lavoro, per venerdì è fissato un primo incontro tra il sindaco, accompagnato dal vice, Tom Dealessandri, e i familiari delle vittime dell´incendio nell´acciaieria per capire qual è la loro posizione. «Non abbiamo ancora preso nessuna decisione – dice Fassino – prima vogliamo ascoltare quello che hanno da dire i parenti degli operai che hanno perso la vita a causa dell´incendio». E aggiunge: «Si tratta però di una vicenda molto diversa da quella di Casale Monferrato».
Il timore è che le polemiche seguite alla scelta del Comune di Casale Monferrato di ritirarsi dal processo contro l´Eternit, in cambio di 18 milioni di euro, si possano estendere anche a Torino. «Non è la stessa cosa», ribadisce Fassino. E proprio ieri il ministro alla Sanità, Renato Balduzzi, ha telefonato al sindaco di Casale, Giorgio Demezzi, per chiedere «un supplemento di riflessione sulla vicenda». Il primo cittadino ha accolto l´invito: «Ci stiamo pensando – dice – sono ancora in corso della valutazioni tecnico-legali sull´accordo. Vogliamo arrivare ad una definizione dell´intesa, ma potrebbero comunque nascere ripensamenti o problemi».
Sul fronte Thyssen, invece, si è già arrivati ad una prima sentenza, dura e storica. I giudici hanno riconosciuto non solo la colpa, ma l´omicidio volontario con dolo eventuale, accusa avanzata nei confronti dell´ad Harald Espenhahn e gli altri dirigenti dal pm Raffaele Guariniello. In tutto 81 anni di carcere, di cui 16 e mezzo solo per Espenhahn, e sette milioni di euro di indennizzi.
Del totale dei risarcimenti due milioni e mezzo devono andare al Comune di Torino (1 milione), alla Provincia di Torino (500 mila euro) e alla Regione (1 milione). Accettarli e rinunciare all´appello, oppure andare avanti? «È stato riconosciuto quello che volevamo», dice il vicesindaco di Torino, Dealessandri, più propenso a trovare un´intesa con l´azienda. Anche perché in appello la sentenza potrebbe essere riformulata ed anche gli indennizzi rivisti al ribasso. E aggiunge: «Useremo questi fondi per borse di studio e progetti per aumentare la sicurezza sul lavoro». Scelta che non viene vista di buon occhio da una parte di Sinistra Ecologia e Libertà, convinta che così si possa indebolire l´appello. La Regione, guidata da Roberto Cota, è pronta a «prendere una decisione in sintonia con le altre istituzioni». Per Antonio Saitta, presidente della Provincia, «si tratta di una scelta politica più che di una scelta processuale e sono d´accordo con Fassino, bisogna prima ascoltare il parere dei familiari». Parenti che hanno ricevuto 12 milioni di euro dalla ThyssenKrupp come risarcimento prima che iniziasse il processo.
Antonio Boccuzzi, ora parlamentare del Pd e operaio sopravvissuto al rogo, invita ad evitare le polemiche: «Quella di Thyssen e di Casale Monferrato sono vicende diverse – dice – a Casale il Comune ha deciso di ritirarsi in prossimità del giudizio, a Torino gli enti hanno partecipato al processo e le richieste sono state accolte dai giudici. Non vedo gli estremi per ripresentarsi». Sulla stessa linea per il sindacato: «Il compito di Comune, Regione e Provincia è dire come utilizzeranno quei soldi per migliorare la sicurezza sul lavoro – sottolinea Giorgio Airaudo della Fiom – bene hanno fatto a costituirsi parte civile prima, bene fanno ora ad impegnare le risorse sulla sicurezza, quella stessa sicurezza che la Thyssen ha violato provocando la morte di sette persone. A Casale, invece, l´Eternit ha contaminato un´intera collettività e il Comune ha deciso di fare un passo indietro grave».

La Repubblica 22.12.11