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"2012, dato per morto potrebbe stupirci", di Mario Calabresi

Il 2012 è un anno che nasce con lo strano destino di essere già stato giudicato: sarà nero. Nessuno sembra disposto a dargli un minimo di fiducia, una possibilità e nemmeno a sperare in un momento di luce. Tutti, anche quelli che in passato si professavano ottimisti, hanno già preso le distanze dai prossimi dodici mesi e mettono le mani avanti: «Meglio non aspettarsi niente» e passano direttamente a parlare del 2013. Come tutti quelli che non hanno niente da perdere perché sono già stati dati per persi, il 2012 potrebbe riservarci invece delle sorprese e stupirci. Prima di tutto perché in un anno che parte dichiaratamente all’insegna delle difficoltà saremo costretti a prendere delle decisioni, personali e collettive. Lo dovrà fare l’Europa, spinta dai debiti, dalle pressioni dei mercati e dalla concorrenza asfissiante dei giganti che le stanno crescendo intorno. Lo dovrà fare l’Italia, a partire dalla sua classe dirigente e politica a cui nessuno sembra più disposto a perdonare i vizi storici dell’eterno rinvio, del privilegio e dello spreco. Lo dovremo fare noi cittadini che, messi di fronte all’impossibilità di continuare a vivere e a consumare come abbiamo fatto negli ultimi trent’anni, dovremo finalmente scegliere. Quando ci si trova di fronte ad un muro o si pensa di aver toccato il fondo è quello il momento di mettere da parte la paura e scegliere una strada per provare a uscire. Sapendo con chiarezza che stare fermi e mettersi in difesa non significherà conservare la posizione ma scivolare irrimediabilmente ancora più in basso.

Scegliere significa alzare lo sguardo dalle polemiche quotidiane e ricominciare a immaginare un futuro, significa capire che per investire su qualcosa che vale bisogna saper rinunciare a qualcos’altro che sembrava scontato. Scegliere significa smettere di tenere i propri figli protetti e al caldo ma insegnargli a avere di nuovo fame, a guardare lontano. Anche il resto del mondo sarà chiamato a scegliere, come vi raccontiamo in questo inserto che propone le migliori analisi del settimanale The Economist. Lo faranno gli americani, i francesi e i russi che dovranno decidere se cambiare gli inquilini di Casa Bianca, Eliseo e Cremlino, e lo faranno i cittadini di un Egitto che non sappiamo in che direzione andrà, come tutto ciò che resta delle primavere arabe.

La premio Nobel birmana Aung San Suu Kyi ci racconta che questo sarà l’anno della ricerca di un nuovo equilibrio, in un mondo che – lo potete leggere nelle pagine dei commenti – è spinto verso modelli economici più consapevoli e rivaluta concetti come rispetto e frugalità. Ma sarà anche un anno di sfide olimpiche e di scoperte scientifiche, di matrimoni e di neonati soprattutto nel Paese più popoloso del mondo, la Cina, che considera l’anno del Drago il più fortunato per ricchezza e potere, quello in cui è ideale mettere al mondo un figlio. La citazione migliore per un anno delle scelte è di Albert Einstein: «Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose».

La Stampa 24.12.11