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“Obama: università gratis per tutti. Ma i repubblicani sono contrari”, di Massimo Gaggi – Corriere della Sera.it 12.01.15

Tre anni di università gratis per tutti i ragazzi americani che finiscono il liceo con risultati anche modesti ma sufficienti. Quella appena formulata da Barack Obama sembra una proposta ragionevole, almeno dal punto di un’Europa nella quale lo Stato pesa molto di più, rispetto agli Usa, nella formazione accademica. E, per gli Stati Uniti, appare anche una proposta di forte impatto sociale. In realtà il presidente punta soprattutto a eliminare gli squilibri fra Stati, molti dei quali, nei fatti, già garantiscono istruzione gratis agli studenti dei loro«college», e ad approfittare di questa riforma per responsabilizzare maggiormente gli istituti e imporre standard d’insegnamento più elevati.

La battaglia politica

Ma la riforma difficilmente decollerà, visto che deve essere varata da un Congresso ora completamente controllato dai repubblicani. Che hanno già detto di non essere interessati ad approvare la manovra di Obama che costerebbe 60 miliardi di dollari in dieci anni. Allo stato attuale quella di Obama sembra soprattutto una battaglia di bandiera: i democratici che si presentano alle elezioni presidenziali del 2016 col vessillo dell’investimento nell’istruzione, la formazione di capitale umano come leva dello sviluppo sociale oltre che economico. Sorprese non sono, però, da escludere: i repubblicani potrebbero anche convincersi che non è il caso di lasciare questo vessillo nelle mani degli avversari, tanto più che i costi della riforma, tutto considerato, sono modesti. E i momenti di confronto non mancheranno visto che, comunque, nei prossimi due anni il Congresso dovrà affrontare la revisione del sistema di finanziamento della scuola pubblica.

Un tessuto a macchia di leopardo

Del resto, come detto, più che una rivoluzione quello di Obama sembra il rammendo di un tessuto a macchie di leopardo: i college pubblici sono a pagamento, ma in molti Stati la retta è inferiore al sussidio federale, il Pell Grant, garantito a gran parte degli studenti. Ai figli delle famiglie con reddito basso e anche medio il governo federale garantisce un assegno annuo di 5730 dollari. Abbastanza per pagare le spese universitarie in Stati come Michigan e Florida nei quali la retta è molto bassa, attorno ai 3000 dollari, mentre in New Hampshire o in Vermont il costo dell’università è superiore al sussidio federale. Il presidente ha cercato di aggirare l’ostilità della destra al suo provvedimento modellando la sua proposta sulla riforma introdotta nel Tennessee dal governatore repubblicano Bill Haslam e andando a presentarla proprio in questo Stato. Per adesso non l’ha spuntata. E’ stato abbandonato anche dai parlamentari repubblicani da lui coinvolti perché in passato avevano sostenuto riforme di questo tipo: è vero, gli hanno risposto, ma preferiamo che ad attuarle siano i singoli Stati senza imposizioni da Washington.

Merito e giustizia sociale

Nel merito, poi, stavolta Obama non è stato criticato dalla destra per essersi comportato da «socialista» ma, al contrario, è stato paradossalmente accusato di non essersi preoccupato abbastanza di ridurre gli squilibri sociali. «Noi premiamo il merito, chi si impegna», ha spiegato Obama: per essere ammessi al college gratis, comunque, gli studenti non dovranno dimostrare di essere dei geni. Basterà l’aurea mediocrità di un punteggio di 2,5 su 5 nella media dei voti GPA (Grade Point Average): un voto che corrisponde a un 6+ italiano. Ma così, sono subito insorti alcuni parlamentari repubblicani, le differenze sociali aumentano anziché diminuire: si finanziano i ragazzi del ceto medio che al college andrebbero comunque, mentre le famiglie più povere, che in genere sono anche quelle coi ragazzi più problematici, restano ai margini. Il partito della meritocrazia che accusa il presidente di essere troppo meritocratico?