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27 gennaio,Ghizzoni “Lo Stato aiuti la trasmissione della memoria” – comunicato stampa 27.01.15

 

“Fare memoria oggi significa anche prendersi cura di luoghi, teatro di oscene violenze, perché esse non abbiamo ripetersi”: nel giorno della Memoria, la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Cultura della Camera, sottolinea il valore di luoghi come il Campo di Fossoli e il Memoriale al Deportato e ribadisce che da luoghi patrimonio di una comunità devono diventare, con l’aiuto del Mibact, patrimonio nazionale. Ecco la sua dichiarazione:

 

«Primo Levi inizia “Sommersi e salvati” con la frase “La memoria umana  è uno strumento meraviglioso, ma fallace”. Una frase che attesta la straordinaria onestà intellettuale di chi, come Levi,  non ha mai smesso di fare testimonianza dell’esperienza del lager. Ma memoria non è solo esercizio del ricordo: per quelli come  noi, a cui è stata risparmiata quell’esperienza disumana, fare memoria significa prendere in carico quanto è stato e farne azione civile perché non accada più. Significa prendersi la responsabilità di tramandare  testimonianze non nostre. Significa prendersi cura di luoghi teatro di oscene violenze perché esse non abbiano a ripetersi. A Fossoli di Carpi si prova a fare memoria da decenni, perché ci è toccato in sorte l’unico grande campo di transito della deportazione italiana. Un’eredità, vorrei dire un dono, che ci ha spinto ad un esercizio continuo di ricerca, di racconto, di divulgazione, che ci ha portato a istituire l’unico Memoriale al Deportato in Italia, dove le storie di uomini e donne si vivono e si respirano. Non finirò mai di invitare a visitarlo. Eppure manca qualcosa perché questi luoghi da patrimonio di una comunità diventino patrimonio nazionale. Manca un po’ di Stato, che si assuma consapevolezza, responsabilità e impegno, perché gli sforzi di una comunità da soli non ce la fanno. Un concreto segnale potrebbe venire dall’ingresso del Mibact, il Ministero per i beni e delle attività culturali e del turismo, nel consiglio di amministrazione della Fondazione Campo Fossoli, un impegno che il ministro Franceschini ha già dichiarato di sostenere. Guardiamo ad Auschwitz, ma cominciamo dall’Italia. Da Fossoli, il 22 febbraio 1944, partì Primo Levi “verso il nulla”, insieme ad altri 650 ebrei. Da quelle partenze nascono le domande di oggi. Quanto dell’emozione di questa giornata rimarrà nelle giornate a venire? Quanto si deve ancora fare perché sui nostri documenti alla parola “razza” si possa scrivere, come fece Einstein, “umana”?  E, concretamente, con quali mezzi possiamo trasmettere la storia?  Sono domande a cui lo Stato deve saper rispondere. Questo sarebbe un buon esercizio di memoria».