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"Dalla manovra un'occasione per la politica", di Irene Tinagli

Nonostante la durezza della manovra e i malumori che ha sollevato, molti italiani continuano ad avere fiducia in questo governo. Forse perché erano stanchi di urla, liti e insulti, o di sudare freddo ad ogni meeting internazionale per il timore di essere derisi e di essere irrilevanti in decisioni chiave. Molti italiani hanno avvertito e apprezzato questo cambiamento. Ma attenzione: questo nuovo stile non è scontato né garantito per il futuro. Continuano a riemergere i segnali di quei pezzi di vecchia politica sguaiata e corporativa che ci hanno portato fin sull’orlo del baratro, e che non si rassegnano a rinunce e all’oblio. L’ultima vicenda del taglio delle indennità è solo un piccolo sintomo. E’ vero, come ricordano molti parlamentari, che c’è un vizio procedurale. Ma è anche vero, e non sfugge all’occhio del cittadino, che questo Parlamento si è ritrovato a mettersi in discussione e accelerare certe procedure solo quando costretto dall’opinione pubblica, ovvero dopo 4 anni dall’inizio della crisi e dopo manovre durissime che hanno pesato moltissimo sui cittadini. E anche se molti parlamentari da tempo si mostrano disponibili e anzi desiderosi di eliminare privilegi e aumentare rigore e trasparenza nella politica, quello che più colpisce i cittadini non sono i silenzi di quei parlamentari che accettano i tagli, ma le proteste scomposte di quelli più recalcitranti, la prontezza con cui questi sanno fare muro quando si tratta di mettersi in gioco. Ma a ben vedere i tentativi di autoproteggersi di alcuni politici non si limitano a benefit o vitalizi, e sono più sottili e profondi. A molti cittadini non sarà sfuggito il modo in cui molti di questi parlamentari, con la complicità di giornalisti e conduttori cresciuti a suon di risse politiche e incapaci di farne a meno, stanno tornando ad imperversare nei giornali, trasmissioni radio o tv con toni e argomenti da campagna elettorale. E così Bossi riparte con la Padania, Calderoli lancia il modello cecoslovacco, e Scilipoti, forse in crisi di astinenza da attenzioni, insulta gratuitamente la collega Paola Concia e con lei tutti i cittadini omosessuali, equiparandoli a delinquenti, usando questo attacco per rilanciare a modo suo il classico tema elettorale della famiglia.

La veritè è che molti politici sono pronti a supportare il governo Monti quel tanto che basta per non fare default nei prossimi mesi, ma prontissimi ad azzannarlo appena vedono la possibilità di rimettersi in sella e ricominciare come prima. Per questo, dopo aver portato l’Italia sull’orlo del baratro, adesso si riscoprono tutti paladini dell’interesse dei cittadini (o quantomeno dei propri elettori). Perché più che guardare all’Europa e ai debiti, stanno puntando alle prossime elezioni. Non tutti i politici, certo. Ma quel numero sufficiente ad indignare e spaventare molti italiani. Perché l’incubo che comincia a farsi strada tra chi si è accorto di questi giochi è: e dopo? Cosa succederà quando, sperabilmente, avremo salvato l’Italia dal default e dovremo tornare a votare con le stesse regole, gli stessi partiti e gli stessi nomi imposti di prima? Cosa sarà veramente cambiato? Altro che «Terza Repubblica»…

E allora vale forse la pena tentare di lanciare un appello a tutti quei politici e parlamentari che con serietà e dedizione hanno servito e continuano a servire il loro Paese. Anziché soccombere a quella parte di politica vecchia e corporativa, premete più che potete per aiutare il Paese ad uscire da questa crisi in modo serio. E fatelo non solo contribuendo a varare in tempi rapidi le necessarie manovre e riforme economiche, ma approfittando di questo tempo per rimettere in discussione anche i vostri partiti, il loro modo di fare politica, di selezionare e premiare candidati e dirigenti, proponendo finalmente al Paese qualcosa di veramente nuovo, nei modi, nelle idee e nelle competenze. E magari approfittandone anche per mettere sul tavolo una seria riforma elettorale che dia finalmente ai cittadini la facoltà di scegliere i propri rappresentanti parlamentari. Una riforma di cui non parla più nessuno, ma che potrebbe essere, se fatta bene, un buono strumento di rinnovamento. Un modo per restituire ai cittadini, cui tanto è stato tolto, la possibilità di sentirsi parte attiva della vita politica del Paese. Non avrete nulla da temere. La maggioranza dei cittadini sa riconoscere chi, tra i loro rappresentanti, ha lavorato con serietà e chi invece ha saputo solo destreggiarsi tra demogogie, insulti e opportunismi. Dategli fiducia e restituite loro dignità politica, così come loro la stanno dando oggi al proprio Paese, accettando sacrifici anche molto duri per un futuro e un’Italia migliori.

La Stampa 14.12.11