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Bersani: “Un errore rifare le correnti usciamo dai recinti e rimescoliamo tutto”

Intervista a Pierluigi Bersani di Goffredo De Marchis, Repubblica 11 maggio 2008

Massimo D’ Alema dice che ci sono sempre state, non le ha inventate lui. Ma a Pierluigi Bersani non piacciono: «Altro che correnti, qui dobbiamo uscire dai nostri recinti e rimescolare tutto». Da venerdì Bersani è il nuovo ministro ombra dell’ Economia per il Partito democratico e soprattutto è entrato nel coordinamento, la vera cabina di regia. è stato fra i più critici con Walter Veltroni sulla politica delle alleanze e sulla scelta dei capigruppo. Adesso le sue parole d’ ordine sono: «Libertà di confronto e solidarietà».

è più importante stare nel governo ombra o nell’ ufficio politico del Pd? «Noi abbiamo adesso bisogno di rafforzare il progetto. è importante perciò che ci siano dei punti di riferimento per il profilo organizzativo e identitario, assieme alla struttura dei segretari regionali, dove ognuno sta con la propria libertà di pensiero ma in nome di uno sforzo comune».

è un antidoto al correntismo o una sua versione aggiornata? «Nella fisiologia di un partito, il confronto su piattaforme programmatiche diverse ci sta. Ma bisogna rimescolare tutto, darsi un pensiero che vada oltre quello che siamo stati fin qui, nel proprio piccolo o grande recinto. Non immagino un partito del futuro senza aree politiche però non voglio che esista uno schema di correnti fermo a dieci anni fa. Nei fatti io non lo vedo neanche adesso. Pensare che D’ Alema abbia in testa di fare, di mestiere, il capo dei dalemiani vuol dire non conoscerlo. Ciascuno dalla propria postazione partecipi al dibattito ma in un clima non correntizio, che sarebbe un errore. Non possiamo chiuderci, abbiamo davanti un mare piuttosto aperto».

Fatto sta che D’ Alema è rimasto fuori dalla cabina di regia. è in atto un tentativo di emarginarlo? «Non credo proprio. Qualche volta bisogna prendere per buono quello che la gente dice. D’ Alema ha spiegato che intende operare nella Fondazione Italianieuropei, questa è la sua ambizione».
Lei era stato alla prima riunione della Fondazione dopo la sconfitta… «Perché per me le fondazioni hanno ruolo utilissimo al Pd e ho tutta l’ intenzione di partecipare ad altre iniziative di questo tipo. Il dualismo D’ Alema-Veltroni è ormai una formula stucchevole, non c’ è più. è piuttosto un problema mediatico. Eppoi non è giusto inchiodare le persone sempre allo stesso schema. Detto questo, pretendere che D’ Alema non parli, non esprima le sue opinioni sarebbe davvero impensabile».

Il congresso tematico annunciato dal segretario è utile? «Veltroni lo ha chiamato così, ora ne discuteremo in direzione e in assemblea. Per quel che mi riguarda significa un percorso per coinvolgere tutti i livelli di partito. Dobbiamo conquistare un’ identità univoca. Le elezioni ci hanno detto che da noi la gente vuole sapere quale programma abbiamo ma anche chi siamo in maniera molto più netta».

E il tema delle alleanze? «Due punti sono chiari: nessuno nel Pd è per l’ autosufficienza, ma nessuno vuole ripetere l’ Unione. A sinistra le forze fuori dal parlamento hanno ora l’ occasione per approfondimenti e ripensamenti. Noi seguiamo con grande attenzione le loro vicende e auspichiamo che alla fine emergano posizioni che dal punto di vista programmatico consentano di riprendere un filo. Una sinistra radicale esiste nella realtà, ne dobbiamo tenere conto. E non possiamo pensare di affiliare, in assenza di altro, quest’ area culturale al Pd».

Vuol dire che a Bologna per esempio Cofferati farebbe un errore ad andare da solo? «Sappiamo che dalla crisi della sinistra estrema usciranno comunque dei soggetti politici. Quindi, pur rispettando l’ autonomia dei territori, pensare che ognuno faccia per sé è improponibile».

Una maggioranza forte, un’ opposizione scossa dalla sconfitta. Non c’ è il rischio di un’ implosione del Pd, magari con gli ex Ds da una parte e i cattolici dall’ altra? «è vero che la vittoria del centrodestra poggia su fatti di fondo ma non è scritta sulla pietra. Non dobbiamo immaginare che ci siano tempi biblici davanti a noi. Io credo che serva una mossa del cavallo, dobbiamo mescolarci mettendoci su terreni nuovi. Non sopporto i “trattini” tra laici e cattolici, tra centro e sinistra, tra Nord e Sud. è necessario parlare la stessa lingua in tutto il Paese e su tutti gli argomenti. Per questo rispetto molto il lavoro culturale delle fondazioni. Abbiamo la fortuna incredibile di avere con noi i radicali e la Binetti: ma cosa dobbiamo fare, trovare sempre dei punti di equilibrio in cui ognuno recita la sua parte o sfruttare questo patrimonio per trovare proposte nuove, non tattiche e non diplomatiche? Ecco perché dico: ma che correnti, guardiamo avanti».

Il ministro dell’ Economia Tremonti chiede sacrifici alle banche e ai petrolieri, non ai poveri. Finalmente qualcuno dice una cosa di sinistra? «Il populismo è fatto esattamente di questo: miliardari che suonano il piffero ai poveracci. Se Tremonti vuole fare davvero un dispetto ai petrolieri cominci dal prezzo della benzina. Ho sentito che Scajola, il mio successore, non vuole confermare la sterilizzazione dell’ Iva. Ma non è questione di due centesimi. Intervenire sull’ Iva vuol dire far capire ai cittadini che lo Stato non partecipa alla corsa degli aumenti, non guadagna sull’ esplosione dei prezzi. Poi se Tremonti vuole che a pagare siano le banche faccia in modo che come prevede la mia legge tutti i trasferimenti di mutuo siano gratuiti». Il tesoretto c’ è o no? «Non amo la parola tesoretto. So che le condizioni strutturali della finanza pubblica consentono qualche margine di manovra che prima non c’ era. Per me è possibile un’ operazione significativa sui salari e le pensioni più basse. Se il Pdl preferisce togliere l’ altra metà dell’ Ici e prendere misure sugli straordinari ne discuteremo. Ma visto che pensano a questi interventi, non vengano a dirci che mancano i soldi»

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