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L’offensiva del Pd: in Parlamento bisogna cambiare", di Maria Zegarelli

Il Pd lavorerà affinché la manovra venga modificata per allegerire le misure su pensioni e Ici. «Ci aspettavamo misure più eque». Bersani: «Proporremo agenda di riforme in Parlamento». Una manovra dura, «di cui si percepisce la dolorosa necessità», come dice Pier Luigi Bersani, ma «ce l’aspettavamo più equa». Per questo ora ci si aspetta «correzioni, anche se ci sono tracce delle nostre proposte». Il segretario Pd commenta così gli interventi da 30 miliardi di euro lordi tesi a «salvare l’Italia» dal rischio fallimento.
Si può e si deve migliorare, lo dice il numero uno del Nazareno nel corso del coordinamento del partito, lo dicono i due capigruppo di Camera e Senato Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, e lo dice la quasi totalità dei democratici, compresi i Modem, con sfumature più morbide i lettiani.
Ed è per questo che da ieri pomeriggio, subito dopo il discorso del premier alla Camera, è entrata in azione l’alta diplomazia dei partiti con il governo alla ricerca di una «sintesi» che lo stesso esecutivo dovrebbe trovare sulla base delle indicazioni arrivate ieri e sotto forma di un emendamento al dl. Troppo rischioso avventurarsi sul terreno scivoloso degli emendamenti e poco, pochissimo, tempo per approvare la manovra. Ma così come è entra nella carne viva della fascia medio-bassa dei cittadini e i partiti sanno bene quale sia l’umore dei propri elettori ai quali, come dicono sia Franceschini sia Cicchitto, vanno dati dei segnali.
IL CONFRONTO CON IL GOVERNO
Durante il coordinamento di ieri il Pd si è trovato su una posizione unitaria circa i punti sui quali sarà necessario aprire il confronto con il governo per intervenire nel senso dell’equità e sulla necessità, come ha detto Bersani, di proporre «un’agenda di riforme in Parlamento» tra cui sicuramente la legge elettorale e il superamento del bicameralismo perfetto. Quanto all’emergenza, ha detto il segretario, «confermiamo che siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità ma abbiamo detto anche con nettezza cosa faremmo noi e cosa chiediamo che si faccia: dobbiamo assolutamente migliorare la manovra alleggerendola su alcuni punti».
Sono Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, dopo aver fatto il punto in una capigruppo con il segretario, ad elencarli in Aula: «Sia noi che la destra probabilmente avremmo rispettato gli impegni europei facendo manovre diverse dice il primo avremmo lavorato su una maggiore equità, un intervento più graduale sulle pensioni, su chi si vede alzare l’età avendo già perso il lavoro, e poi non bisogna dimenticarsi dei lavoratori precoci. Vorremmo una franchigia maggiore sulla prima casa, avremmo voluto di più dai grandi patrimoni, avremmo cercato risorse dal patrimonio pubblico immobiliare e dall’asta sulle frequenze».
Alla base di tutto, dice Franceschini tra gli applausi Pd, deve esserci un principio: «Quello della giustizia sociale, il principio che il sacrificio va chiesto a ognuno in base ai propri mezzi e che non si tollerano più furbizie e vigliaccherie».
Oggi il Pd incontrerà l’Idv, Casini e cercherà di sondare gli umori del Pdl per capire i margini di intervento. Per i democratici la tassa sui capitali scudati va alzata almeno al 2% (Sergio D’Antoni la vorrebbe al 15), per poter lasciare l’indicizzazione a chi prende 1500-2000 euro di pensione, mentre un altro «correttivo» dovrebbe riguardare le pensioni di anzianità per i lavoratori precoci: no alla penale per chi lascia il lavoro prima dei 42 anni e 1 mese di contribuzione gli uomini e 41 e un mese le donne. Lo ribadisce la capogruppo al Senato: «Vorremo più coraggio sui grandi patrimoni per alleggerire l’intervento sulle pensioni per i lavoratori precoci e incrementare l’esenzione dell’Ici sulla prima casa». Preoccupata Livia Turco: «Le modifiche sono necessarie, le fasce sociali più deboli non sono ancora sufficientemente tutelate». Dalla minoranza Pd Walter Veltroni e Valter Verini sono convinti che sia possibile apportare modifiche. Altro fronte caldo, di cui si è discusso al coordinamento, è l’Europa e la linea Merkel-Sarkosy. È Rosy Bindi a chiedere che Monti apra in quella sede un confronto sulle scelte future, «altrimenti i nostri sacrifici saranno vani».

L’Unità 06.12.11

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“Una carezza a chi ha fatto rientrare i capitali grazie allo scudo”, intervista ad Anna Finocchiaro di Paolo Festuccia

Questa manovra è ancora sbilanciata. Penso, ad esempio, alla vicenda degli scudati: per quei soggetti che hanno violato la legge portando all’estero i loro capitali, per poi farli rientrare pagando solo il 4 per cento, francamente è ancora una carezza». La pensa così, Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito democratico che aggiunge: «E’ giusto che chi con quello “scudo” ha guadagnato molto, ora aiuti il Paese».
Sulla patrimoniale le richieste del Pd non hanno trovato spazio nelle proposte del governo Monti…
«Anche la questione degli scudati non era prevista nella prima stesura. E’ stata introdotta dopo la concertazione, che è stata vera, e mi auguro che prosegua nelle commissioni. Comunque, dopo quel confronto c’è stato anche un alleggerimento sulle pensioni di vecchiaia e di anzianità con la revisione sulle indicizzazioni. Penso, però, che si possa agire di più sui grandi patrimoni, sulla dismissione dei beni dello Stato, e sulle frequenze televisive. Ma certamente occorre insistere sulle grandi ricchezze».
I sindacati sono sul piede di guerra. La Cgil ha proclamato uno sciopero di quattro ore…
«Tutti i sindacati si sono mossi in questo senso. Noi lavoreremo perché nella discussione parlamentare questa manovra venga rimodulata in maniera da garantire meglio il principio di equità».
Pensate a degli emendamenti?
«Ci troviamo in una situazione un po’ strana: perché non essendoci in aula né una maggioranza ne un’opposizione ben definita si potrebbero registrare anche cose un po’ stravaganti. La mia opinione è che dobbiamo cercar di far approdare in aula il testo sul quale nelle commissioni si sia svolto il massimo della concertazione possibile».
Crede che il governo porrà la fiducia?
Non lo so. Vedremo. Noi, però, abbiamo davvero la necessità di agire al meglio e in un tempo più che ragionevole. Ricorderà che il mio partito, i nostri gruppi parlamentari hanno garantito l’approvazione di manovre che non erano le nostre, che non condividevamo assolutamente nel giro di tre giorni per il bene dell’Italia, e quindi, penso che ci si debba muovere con la stessa responsabilità anche adesso».
Perché così pochi applausi per Monti in aula?
«L’applauso più significativo è arrivato dai mercati. Lo avevamo detto che sarebbe potuto accadere se si fosse dato un segnale di serietà. Ma comunque è una situazione esclusivamente psicologica, perché l’aula è una realtà che bisogna conoscere per interpretare. Il rapporto tra le forze politiche e il governo è una relazione tutta nuova. E quindi, quel pezzo che è esclusivamente legato al tifo di partito è ovvio che non c’è. E’ tutto più asciutto, più laico. E la cosa, francamente, non mi sconvolge».

La Stampa 06.12.11