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"Università: valutare come nel resto d'Europa", di Giunio Luzzato

Un tema decisivo per il sistema universitario italiano è rappresentato dalla valutazionen di esso attraverso l’entrata in funzione della Agenzia Nazionale a ciò preposta (ANVUR). Il precedente governo ha presentato in Parlamento, per acquisire i pareri delle competenti Commissioni, undecreto che tratta di valutazione e di accreditamento dei corsi universitari e di meccanismi di finanziamento basati sulla qualità dei loro risultati: obiettivi eccellenti. Per conseguirli, il testo però propone strumenti del tutto inadeguati. Esso afferma anche che occorre conformarsi agli standard europei; mai contenuti normativi smentiscono
l’affermazione. Due sono i punti principali che caratterizzano
le procedure europee. Primo, la valutazione si attua attraverso tre fasi successive strettamente correlate: l’autovalutazione interna all’Ateneo, la valutazione esterna e l’accreditamento come conclusione. Secondo, essa si fonda su elementi diversi nella fase iniziale, quando si tratta di autorizzare il decollo di un nuovo corso di studio, ovvero a corso attivato, quando si tratta di monitorare la qualità del suo funzionamento. Entrambi i punti non trovano rispondenza nel decreto proposto. Esso prevede infatti tre sistemi del tutto separati, in cui accreditamento, valutazione esterna e autovalutazione procedono su percorsi non comunicanti. Non si distingue inoltre tra elementi di valutazione in fase iniziale e indicatori per i giudizi sul concreto svolgimento delle attività: la conferma
periodica dell’accreditamento si basa esclusivamente sul mantenimento nel tempo dei requisiti iniziali, sicché la qualità dell’insegnamento risulta irrilevante.
Negli ultimi anni le università sono state sottoposte dal Ministero, oltre che alla fortissima riduzione delle risorse disponibili, a un vessatorio sistema di vincoli che ha ingabbiato l’intero sistema con requisiti burocratici: per colpire, spesso senza riuscirci, alcune pessime iniziative dei viziosi, ha paralizzato i virtuosi.
Dall’attuazione di un serio processo di valutazione ci si deve attendere una modifica radicale: puntuale, e severa, attenzione ex post alle modalità con le quali il lavoro viene svolto, in luogo dei requisiti meramente quantitativi ex ante.
A tal fine, il decreto oggi in esame va sostanzialmente trasformato. Ciò non contraddice l’esigenza di dare piena operatività all’ANVUR, ed è anzi necessario affinché il finanziamento delle università sia finalmente fondato sulla qualità dei loro risultati. Le necessarie modifiche al testo possono essere infatti introdotte in tempi brevissimi se si adotta davvero, come punto di riferimento, la piena adesione alle indicazioni fornite dal sistema di valutazione europeo.

L’Unità 06.12.11