«Il futuro? Per gli italiani è un vampiro», di Carlo Buttaroni
Se un eccesso di senso dominava il mondo della modernità, la postmodernità si caratterizza, al contrario, per il dissolvimento di quei significati unificanti che, fino a pochi decenni fa, tracciavano una linea tra passato e futuro. Il mondo appare, oggi, disperso in una miriade di frammenti difficili da ricostruire e da collocare, caratterizzato dallo sfaldamento di certezze che erano in grado di indicare all’individuo sentieri certi, delimitati, definitivi. La nostra epoca è caratterizzata da una molteplicità irriducibile, da un mutamento veloce che non può essere in alcun modo ricondotto a una matrice univoca di senso e di significati. E pare affermarsi un nichilismo tenue, dove una ragione universale sembra non dominare più il tutto e dove la frammentazione è il sentimento dominante. Un’epoca in cui l’individuo appare come un soggetto debole, costretto a convivere con una libertà e un’autodeterminazione che non sa più utilizzare nel momento in cui guarda il futuro davanti a sé. ETERNO PRESENTE E, forse, la crisi del nostro tempo nasce proprio da qui, da un deficit di senso e di futuro, …