Mese: Maggio 2012

«Il futuro? Per gli italiani è un vampiro», di Carlo Buttaroni

Se un eccesso di senso dominava il mondo della modernità, la postmodernità si caratterizza, al contrario, per il dissolvimento di quei significati unificanti che, fino a pochi decenni fa, tracciavano una linea tra passato e futuro. Il mondo appare, oggi, disperso in una miriade di frammenti difficili da ricostruire e da collocare, caratterizzato dallo sfaldamento di certezze che erano in grado di indicare all’individuo sentieri certi, delimitati, definitivi. La nostra epoca è caratterizzata da una molteplicità irriducibile, da un mutamento veloce che non può essere in alcun modo ricondotto a una matrice univoca di senso e di significati. E pare affermarsi un nichilismo tenue, dove una ragione universale sembra non dominare più il tutto e dove la frammentazione è il sentimento dominante. Un’epoca in cui l’individuo appare come un soggetto debole, costretto a convivere con una libertà e un’autodeterminazione che non sa più utilizzare nel momento in cui guarda il futuro davanti a sé. ETERNO PRESENTE E, forse, la crisi del nostro tempo nasce proprio da qui, da un deficit di senso e di futuro, …

«Nelle città l’affluenza cala del 6%», di Natalia Lombardo

La percentuale di votanti alle ore 22 di ieri è stata del 49,6% contro il 55,8 del 2007. A Genova, Palermo, Verona e Parma le sfide principali. Un test nazionale per le future alleanze È di ben sei punti il calo di affuenza alle urne registrato alle 22 di ieri per le elezioni amministrative: ha votato il 49,6 per cento degli aventi diritto, rispetto al 55,86% delle precedenti consultazioni del 2007. Un calo molto forte, il 6,2% anche se alle 19 l’affluenza era sotto di un punto e quattro: 37,72% contro il 39,11 e alle 12 di due punti: 13,06 %, rispetto alla media del 15,48 del 2007. Sono le prime elezioni amministrative al tempo del governo tecnico, che comunque riguardano 9 milioni e 231mila elettori. Le sfide più significative sono a Genova, Palermo, Verona, Parma, Verona e Monza; si presentano più che mai come un test sul quadro politico in movimento, dal quale dipenderanno anche le future alleanze, tanto più a seconda di quanto si sposterà l’asse politico: attualmente infatti 18 Comuni capoluogo sono …

«Il voto ai sindaci evita il crollo di partecipazione», di Renato Mannheimer

È bene ricordare che i risultati delle consultazioni locali non sono immediatamente comparabili con quelle nazionali e proiettabili a questo livello. Specie perché sia i contenuti su cui si vota, sia l’offerta in termini di liste e di candidati, sono spesso molto legati alle specifiche realtà territoriali. In altre parole, nello scegliere la propria opzione, si ha molto più di frequente presente la figura di questo o quel candidato o il dibattito su questo o quel problema locale. Occorrerà tenere presente questi elementi nell’interpretare i risultati. Resta il fatto che, malgrado i limiti nella possibilità di dare loro un valore pienamente politico, i risultati delle amministrative hanno sempre dato luogo a indicazioni che vengono reinterpretate sul piano nazionale. Ad esempio, riguardo ai dati sull’astensione che, in effetti, dipendono anche dal clima politico e sociale nazionale. Secondo le prime rilevazioni giunte nella serata, avrebbe votato complessivamente nella giornata di domenica, poco più del 49% degli aventi diritto. Nelle passate amministrative, questa percentuale aveva invece raggiunto quasi il 55%. La differenza, attorno al 6%, è dunque significativa, …

"Intervista a Bersani: «Ha unito sinistra e centro Un modello anche per l'Italia»", di Monica Guerzoni

Bersani: foto di Vasto o Casini? Con Hollande sia Mélenchon sia Bayrou ROMA — «È una grande soddisfazione, una bella notizia per l’Europa». Per scaramanzia non ha voluto parlare fino all’apertura delle urne, ma alle otto di sera Pier Luigi Bersani è «ovviamente» contento. Il socialista Hollande ha detronizzato Sarkozy e lanciato la «campagna elettorale europea» dei progressisti, che nel 2013 potrebbe portarlo a Palazzo Chigi. Spera in un’onda lunga per la sinistra, segretario? «È una vittoria che attendevo. Penso possa essere un passo determinante per invertire un ciclo decennale di governo delle destre e per trattenere quelle tendenze populiste regressive che, in una crisi così acuta, insorgono in Europa. Ora si può imboccare una strada di cambiamento». Lei ci ha creduto da subito, è salito sul palco con lui, ha firmato a Parigi il manifesto dell’Europa progressista. Quanto le somiglia, Hollande? «Non lo so… Si dice che sia arrivato il momento della normalità, della sobrietà e se è così dico alla buon’ora. Non è solo una questione di rapporto personale tra me e Hollande, …

«Fassina: ora una svolta Il governo deve rinviare il sì al “Fiscal compact. E rallentare il processo-riduzione del deficit», di Fabio Martini

Il primo, tangibile rimbalzo in Italia della vittoria socialista in Francia si può misurare attraverso le parole di Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, che non si limita a compiacersi per la vittoria di Hollande, ma si spinge oltre: «A questo punto credo che il governo italiano debba sintonizzarsi sulla novità francese, disponendosi, da una parte a rinviare l’approvazione in Parlamento del Fiscal compact, dall’altra rallentando il processo verso la riduzione del deficit». Parole impegnative ma meditate quelle di un raggiante Stefano Fassina, coriaceo assertore di una linea di sinistra dentro il Pd, ma anche parole destinate ad aprire qualcosa più di un dibattito accademico. Era da 23 anni che un socialista non conquistava l’Eliseo: che segno è? «E’ il segno che si riapre una prospettiva progressista in tutta l’area Euro e cambia l’agenda in Europa. Anche alla luce dei risultati in Grecia». Della piattaforma di sinistra con la quale Hollande è riuscito a vincere, c’è qualcosa che può essere importato in Italia? «Una piattaforma di buonsenso più che di sinistra. Esce battuta la linea …

«Ora si sposta l´asse della Ue Mario corregga la linea Merkel», intervista a Franceschini di Goffredo De Marchis

Franceschini: “L´avanzata dei progressisti avrà delle ricadute concrete sulle scelte della Ue”. Assurde le regole di Merkel e Sarkozy. Con la massima crisi non ci può essere anche il massimo di austerità. Il doppio turno alla francese garantisce maggiore rappresentatività. Il Pdl ci pensi ROMA – Dario Franceschini festeggia la vittoria di Hollande e dei progressisti. Una vittoria che può «spostare l´asse europeo, ripristinare la superiorità della politica sui mercati e concentrare gli sforzi sulle persone e le famiglie che non ce la fanno più, oltre che sul rigore». In Italia anche Mario Monti è chiamato a dare un segnale nuovo. E in vista del nostro dibattito sulla legge elettorale il capogruppo del Pd alla Camera osserva: «Il voto proporzionale in Grecia e nel Land tedesco esprime una totale ingovernabilità. Il doppio turno francese invece garantisce rappresentatività e una scelta di governo. Il Pdl ci rifletta su». Davvero pensa che cambieranno subito le politiche europee? «La Francia è un Paese assolutamente centrale nell´Unione. Il successo di Hollande perciò non può non avere un effetto immediato. …

«Il politico di professione che distingue destra e sinistra», di Michele Prospero

È un socialista moderato quello che conquista l’Eliseo turbando non poco il sonno della grande borghesia (non solo) francese con la sua proposta scioccante di una elevata tassazione delle grandi fortune finanziarie. Con un padre di estrema destra e una madre di sinistra, Hollande sin da studente maturò la scelta della militanza attiva, dapprima a fianco dei comunisti, e poi avvicinandosi ai socialisti. Dopo i primi passi nella scuola cristiana, la laurea in giurisprudenza e un periodo di studi in America, hollande si diploma nella celebre scuola dell’alta amministrazione (l’Ena) e diventa anche docente di economia. Il suo percorso di “specialista più politico” mette insieme una severa formazione burocratica e una collaudata esperienza amministrativa. Con la sua prestigiosa carriera politica (per 11 anni è stato il segretario del Ps, deputato, vicepresidente di regione, sindaco) Hollande archivia la stagione dell’antipolitica che in Francia celebrò i suoi fasti soprattutto nelle presidenziali del 2007. Si fronteggiarono allora «Sarko l’americain», che aveva accentuato la presidenzializzazione del partito e imposto la selezione del candidato all’Eliseo con le primarie, e Ségolène …