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Matematica, sostantivo femminile – Manuela Ghizzoni

Ha fatto notizia il riconoscimento (quasi un Nobel) assegnato dal Congresso dei Matematici per la prima volta dopo 78 anni ad una donna, l’iraniana Maryam Mirzakhani. Tanto scalpore la dice lunga sugli stereotipi ancora radicati nel mondo scientifico e non solo. L’articolo di due firme illustri del campo fa il punto sulle eccellenze femminili nella matematica, a dimostrazione che le donne non sono solo quelle che “danno i numeri”. Al di là delle considerazioni di genere, mi auguro che l’eco della notizia possa stimolare tante ragazze a superare i condizionamenti culturali che le frenano ad affrontare percorsi di studio in ambiti non tradizionalmente femminili. La matematica, l’informatica, l’ingegneria sono sfide che le donne, conti alla mano, possono affrontare con successo.

Il Sole 24 Ore 18.08.14
MATEMATICA ECCELLENZA
di Roberto Natalini e Stefano Pisani

«Fa piacere vedere che anche le donne hanno un cervello» diceva a una sua studentessa un beffardo Carlo Cecchi, impersonando il geniale e tragico Renato Caccioppoli nel film Morte di un matematico napoletano. La frase rifletteva pienamente il clima ingeneroso che circondava le (poche) donne che si occupavano di matematica nella prima metà del ‘900. Da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti, delle cui equazioni, dell’acqua e dei ponti, si occupano ora con successo anche tante matematiche di valore.
Il 13 agosto scorso, il Congresso Internazionale dei Matematici che si sta svolgendo in questi giorni a Seoul ha incoronato i quattro matematici sotto i 40 anni più talentuosi del mondo, assegnando le medaglie Fields, il riconoscimento più prestigioso nel settore (spesso paragonato a un “Nobel” per la matematica): per la prima volta dopo 78 anni e 52 medaglie, questo premio è andato a una donna, l’iraniana Maryam Mirzakhani. Nel recente passato, la studiosa si era aggiudicata altri importanti premi, come il Clay Research Award 2014 e l’Ams Ruth Lyttle Satter Prize in Mathematics nel 2013, occupandosi di geometria iperbolica, teoria ergodica e geometria simplettica, campi all’intersezione tra settori diversi della matematica come la geometria, l’algebra e i sistemi dinamici.
Inutile dire quanto sia significativa questa vittoria nell’ambito della «questione di genere» che torna a galla ogni volta che si parla di donne e di matematica e quanto scalpore abbia suscitato la notizia in tutto il mondo anche se, come ha commentato Timothy Gowers, medaglia Fields 1998, «questa volta c’era un numero fuori dall’usuale di persone che avrebbero facilmente potuto averla, tra cui altre donne. Quest’ultimo punto è importante: si dovrebbe pensare alla medaglia a Mirzakhani come la nuova normalità, non come a un curioso evento singolare». Un commento che da solo basterebbe a sgombrare il campo da tutte quelle elucubrazioni neuro/bio/antropologiche che, per tentare di spiegare una presunta debolezza delle donne in matematica, invocano volta per volta la prevalenza dell’emisfero destro, il testosterone o la variabilità del Qi. Per esempio, una teoria del premio Nobel James Watson, richiamata proprio pochi giorni fa da Piergiorgio Odifreddi in un articolo su «La Repubblica», vorrebbe il cervello femminile con un Qi superiore a quello maschile ma privo di “punte” di genialità come quello dell’uomo.
Il miglior commento alla notizia è di Elisabetta Strickland, a Seoul come capo della delegazione italiana all’Assemblea generale dell’Unione Matematica Internazionale, e vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica: «Trovo una sola parola adatta a commentare questa notizia: finalmente». Infatti, per chi conosce almeno un po’ il mondo matematico, la vittoria della Mirzakhani è solo arrivata con grande ritardo a sancire una situazione di fatto ben consolidata. Oltre alla Mirzakhani ci sono tante altre matematiche sotto i 40 anni, come Laure Saint-Raymond, Sophie Morel, Silvya Serfaty, Kathryn Bringmann o Maria Chudnovsky, che avrebbero meritato questo riconoscimento: insomma era ormai inevitabile che vincesse una donna. Questi nomi forse non dicono nulla al grande pubblico ma, solo per far capire di cosa parliamo, la Saint-Raymond è madre di sei figli (sic!) e a soli 39 anni è appena entrata a far parte dell’Accademia delle Scienze in Francia. I suoi risultati eccezionali sulla dinamica dei fluidi le hanno anche valso nel 2008 uno dei premi della European Mathematical Society come migliore matematica europea sotto i 35 anni. C’è da chiedersi se in campo maschile si siano mai viste punte di questo genere.
E non dimentichiamo la stessa presidentessa dell’Unione Matematica Internazionale, Ingrid Daubechies, grandissima matematica, capace di ottenere risultati straordinari nel settore della compressione delle immagini, con grandi ricadute a livello tecnologico per esempio nella definizione del popolare formato jpeg. Anche tra le italiane non mancano le matematiche di valore assoluto che non hanno nulla, ma proprio nulla, da invidiare ai loro colleghi maschi (piuttosto si direbbe il contrario). Pensiamo a Gigliola Staffilani, che ha una cattedra di matematica pura al Mit, a Matilde Marcolli, professoressa di fisica matematica a Caltech, ad Annalisa Buffa, 41 anni, che oggi dirige l’Istituto di Matematica Applicata e Tecnologie del Cnr e che nel 2007 ha vinto uno Starting Research Grant dello European Research Council. E questa lista potrebbe continuare a lungo.
Certo, come in tante altre discipline, la carriera accademica può non essere facile per le donne, con difficoltà che non nascono solo da problemi familiari, ma anche, e troppo spesso, da situazioni ambientali in cui è difficile anche solo immaginare che per una donna sia possibile farcela. Le ambizioni e le capacità vanno sostenute e nutrite adeguatamente, e molto è stato fatto in questi anni sia in Italia sia all’estero per ottenere questi risultati. Ora, finalmente, anche l’ultimo riconoscimento ufficiale di questa nuova realtà è arrivato. Insomma, se per il signor Maston di Jules Verne una donna, vedendo cadere una mela, non avrebbe potuto mai scoprire le leggi della gravitazione universale ma si sarebbe limitata a mangiarla secondo l’esempio di Eva, adesso, parafrasando Hilbert, potremmo dire che nessuno riuscirà più a cacciare le donne dal Paradiso che si sono conquistate.

Roberto Natalini è il direttore
dell’Istituto per le Applicazoni del Calcolo del Cnr
Stefano Pisani è giornalista scientifico
e dirige la redazione del sito MaddMaths