Giorno: 22 Settembre 2014

Perché la cultura non sia un luogo comune – Manuela Ghizzoni 22.09.14

Nei dibattiti sulla “cultura”, c’è sempre il rischio di trovarsi inevitabilmente ad alimentare due opinioni, che scivolano ormai in luoghi comuni. La prima riguarda la cultura come patrimonio che ha valore in sé in quanto somma di saperi, testimone di identità e strumento di conoscenza. Queste connaturate virtù la rendono esclusivo oggetto di finanziamento pubblico e non contaminabile dalle regole del mercato. La seconda, più mondana, è ormai sintetizzabile in una affermazione attribuita ad un famoso ministro dell’Economia: “Con la cultura non si mangia”; si tratta, pertanto, di intrattenimento, mediamente inutile, soprattutto nei periodi di crisi. I dati sono incontrovertibili: secondo l’Osservatorio sulle Strategie Europee per la Crescita e l’Occupazione, “in Germania le 237mila PMI culturali e creative hanno fatto crescere il Pil, al tempo della crisi, di quasi il 3% e l’occupazione di quasi il 2%. Al livello comunitario, il fatturato di settore e, in particolare, dei prodotti culturali legati all’ICT… ha superato i 600 miliardi di euro che, con margini superiori al 2,5 %, sono arrivati a contribuire più di quanto non abbiano …

"Ritorno a Marzabotto", di Michele Smargiassi – La Repubblica 21.09.14

«Etu, quanti?». Come ogni anno davanti a questo altare sbrecciato ci si rinfresca la memoria: «Io cinque, e tu?», «Io sette». Non sono i figli. Neppure i nipoti. Sono i morti ammazzati. I passi di Tina van da soli, fra questi ruderi. Da settanta dei suoi ottantasei anni viene a trovarli, i suoi fantasmi su questo calvario di settecentosettanta cristi in croce che si chiama Monte Sole, nome splendente di una storia buia. Gli italiani la conoscono, ammesso che la ricordino ancora, come “la strage di Marzabotto”, ma a Marzabotto non accadde quasi niente, quel 29 settembre 1944. «Marzabotto è il paese dove ogni anno mettono i banchi di mortadella e i politici pronunciano il loro bla-bla di circostanza», mormora Tina, «i nostri morti sono quassù». Passeggiamo sullo sterrato verso Casaglia. Sui pendii galleggiano i ruderi di sasso delle case bruciate, delle chiese fatte esplodere coi fedeli dentro. «La nostra Pompei», scrive un vecchio partigiano, Francesco Berti Arnoaldi. Com’è vero. Una colata di lava sanguigna seppellì tutto, qui, lasciando la pace disabitata delle pietre. «Ecco, qui spararono alla Vittoria, perché non voleva camminare, era …