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Fuoco e macerie

Fassino: “Tutto deve essere fatto in queste ore per far tacere le armi, evitando che un nuovo incendio bruci il Medio Oriente”.
Piove. Un diluvio di bombe da più di 24 ore si abbatte su Gaza, quartier generale degli estremisti islamici di Hamas.
Morti tra gli israeliani, morti tra i palestinesi. In 24 ore le vittime sono state oltre 400 e pare non si riesca a fermare la girandola impazzita di raid, contro-raid a suon di missili e promesse di attentati kamikaze.
Ieri Israele ha sferrato massicce incursioni aeree contro Hamas nella Striscia di Gaza, uccidendo circa 230 palestinesi e ferendone altri 400 in rappresaglia alla ripresa dei lanci di razzi dal territorio controllato dagli integralisti islamici. E’ guerra, e secondo il presidente palestinese Abbas “questo massacro si poteva evitare”. Nella striscia di Gaza domenica segna il secondo giorno di un conflitto che conta già un bilancio drammatico: oltre 270 vittime ieri e 620 feriti, tra cui molte donne e bambini. All’alba nuovi massicci raid dell’aviazione israeliana mentre una salva di razzi, sparati da Gaza, è caduta in diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod dove non si ha notizia di vittime e neppure di danni.
“Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza; chiedo un sussulto di umanità e di saggezza in tutti quelli che hanno responsabilità nella situazione, domando alla comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi alla logica perversa dello scontro e della violenza”. E’ l’appello di Benedetto XVI dopo l’Angelus, di fronte alla nuova escalation di violenza in Terra Santa.
Come chiede dalla mattina di sabato Piero Fassino, ministro degli esteri del Governo Ombra bisogna far tacere subito le armi: “La comunità internazionale agisca immediatamente per ottenere la sospensione dei bombardamenti israeliani su Gaza e la cessazione dei lanci di razzi di Hamas sui villaggi israeliani. Tutto deve essere fatto in queste ore per far tacere le armi, evitando che un nuovo incendio bruci il Medio Oriente. Non sono le armi – ha aggiunto Fassino – che daranno la pace al Medio Oriente, al contrario ogni razzo palestinese sparato sui villaggi israeliani, ogni raid israeliano contro la popolazione palestinese non fa che scavare un solco sempre più profondo di odio, di incomunicabilità e di negazione reciproca”.
Fassino sa che le buone intenzioni non bastano e chiama in causa “una responsabilità della comunità internazionale che non può limitarsi a evocare la pace, ma deve promuovere subito iniziative concrete per far intraprendere alle parti l’unica strada che può portare alla pace: un negoziato che riconosca due diritti e li salvaguardi entrambi.”
Veltroni: la soluzione 2 popoli in 2 stati. “In questi momenti drammatici in cui tutte le prospettive di pace sembrano ogni ora più lontane è assolutamente indispensabile che, oggi più che mai, la comunità internazionale prenda sulle proprie spalle la responsabilità di non limitarsi ad appelli generici ma di attivarsi immediatamente con iniziative decise e tangibili che possano far sospendere la violenza e rimettere in cammino la strada del dialogo”. Lo afferma il segretario del Pd Walter Veltroni. “Al tempo stesso sarebbe bene che la parti in causa facessero da subito uno sforzo per ristabilire una tregua nel più breve tempo possibile ed evitare così ulteriori, inaccettabili stragi di innocenti. L’uso della forza non potrà mai dare la pace al Medio Oriente. Tutti coloro che in buona fede aspirano alla pace hanno il dovere di tenere sempre a mente che la sola e unica soluzione perseguibile è quella di due popoli e due Stati in condizioni di sicurezza e riconoscimento reciproci. Un negoziato che riconosca i diritti di israeliani e palestinesi e li salvaguardi entrambi è la sola alternativa ad altre morti, altro dolore ed altro odio”, conclude.
Anche Franco Frattini, ministro degli esteri, chiede come primo passo il cessate il fuoco mentre stamani il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari nella striscia di Gaza. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell’Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. Ma la richiesta non ha valore vincolante.
Intanto gli integralisti che impediscono anche il trasporto dei feriti come denuncia l’Egitto: “Abbiamo aperto il valico di Rafah e aspettiamo che i feriti di Gaza lo attraversino, ma questo non è permesso loro”. Lo ha affermato il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit, nella conferenza stampa congiunta con il presidente palestinese, Abu Mazen. Alla domanda di un giornalista di chi impedisca il trasferimento dei feriti in Egitto, Abul Gheit ha risposto: “Chiedetelo a chi ha il controllo del territorio a Gaza”, con evidente riferimento al movimento integralista di Hamas, che ha assunto il potere nella Striscia dal luglio 2007.
La guerra aperta sembra sempre più vicina tanto che il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak ammette l’ipotesi di un’operazione militare terrestre contro Hamas nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato un portavoce del suo dicastero. “Siamo pronti a tutte le eventualità. Se necessario impiegheremo le truppe per difendere i nostri cittadini”. E’ vero, carri armati israeliani sono schierati al confine meridionale del paese con la Striscia di Gaza. Lo testimoniano le immagini mandate in onda alle 11 ora italiana dalla televisione israeliana.

Marco Laudonio da www.partitodemocratico.it

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