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"La gran caciara sulla corruzione" di Gianluigi Pellegrino

Più che allarmati c´è da restare basiti. Non sapessimo nulla degli ultimi quindici anni, l´ostruzionismo e la gran caciara messi in atto dal Pdl sul disegno di legge anticorruzione, risulterebbero incomprensibili. Vagamente surreali. Il progetto infine composto, con indubbia pazienza, dal ministro Severino è davvero il minimo che ci si possa aspettare sotto il titolo dell´anticorruzione.
Bene inteso, la politica legislativa e il diritto penale possono avere le più varie curvature, tutte in teoria legittime. Il punto è il dato di partenza. Se si ritiene, che in Italia vi sia un´emergenza corruzione allora la direzione è una sola. Guardato, con queste lenti obbligate, il progetto del Governo porta con sé lo stretto indispensabile. Anzi qualcosa in meno. Ed infatti se risulta nel complesso animato dal necessario rigore nel mettere a fuoco nuove fattispecie criminose imposte dalla cronaca, per altro verso non solo si astiene dal riparare la ferita al sistema delle prescrizioni inferta dalle leggi ad personam; ma purtroppo fa anche di più. Senza che ve ne sia alcun bisogno spacchetta la concussione, prevedendo per l´ipotesi più diffusa e odiosa (il pubblico ufficiale che nulla fa, sino a quando l´imprenditore o il cittadino non lo unge) ad abbassare notevolmente la pena del colletto bianco. Che viene anche promosso a semplice induttore. Pena abbassata vuol dire prescrizione sforbiciata. E non di poco ma di ben 5 anni. Se questo progetto diventasse legge così com´è, un numero sicuramente non basso di imputati verrebbe improvvisamente baciato dalla grazia estintiva di ogni reato. E addio processi e sentenze. Non fosse per il rispetto che dobbiamo alla buona fede e competenza di Paola Severino, dovremmo parlare di autentico colpo di spugna.
Né si possono invocare le richieste europee, senza proferire una grossolana bugia. Gli organismi internazionali, che del resto pretendono da noi maggior rigore, non ci chiederebbero mai questo harakiri. Ci invitano soltanto a non lasciare impunito l´imprenditore che alla fine si sia fatto indurre a versare la mazzetta senza opporre adeguata resistenza, cogliendovi magari l´occasione per entrare nelle grazie del colletto bianco.
Ma se è così, basta integrare la norma oggi vigente con i tre anni di pena che pure Severino prevede per quell´imprenditore, lasciando però ferma la pena attuale per il pubblico ufficiale concussore. E ferma pertanto anche la relativa prescrizione. Tutto più semplice. E tutto più chiaro.
Ma allora come si giustifica quest´ombra nella proposta del pur ottimo guardasigilli? Quale tra i partiti le ha chiesto questa soluzione? Quanti processi a colletti bianchi andranno a farsi benedire? E sarà per questo che nessuno dice nulla? Il Pdl ovviamente se ne guarda bene e grida insensatamente al giustizialismo. In realtà sa bene che non può avere nulla di più; vuole piuttosto mettere le mani avanti perché non vi sia quella correzione che il buon senso, prima del diritto, sicuramente richiedono. Sarebbe davvero beffardo che un progetto “anticorruzione” partorisse come prima cosa un grappolo di prescrizioni. E proprio per i reati più odiosi.

La Repubblica 16.05.12

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“Corruzione, il veto Pdl affossa la legge”, di Cuzzocrea e Milella

Il disegno di legge sulla corruzione è in mezzo al guado si è impantanato a causa del veto del Pdl. Mentre in commissione è passato un emendamento Pdl-Udc-Fli che di fatto, con l´assenso del governo che poi ha corretto il tiro, ha svuotato il reato di falso in bilancio. Suscitando l´ira di Pd e Idv. Una raffica di interventi del Pdl che impantana la legge anticorruzione. Poi, un blitz misterioso che svuota la proposta di legge sul falso in bilancio dell´Italia dei Valori. È stata la giornata dell´assalto alla giustizia, ieri, alla Camera.
Il presidente della commissione Giulia Bongiorno aveva fiutato l´aria il giorno prima e anticipato i lavori temendo lo stop di 24 ore dovuto alla fiducia sul decreto commissioni bancarie. Sapeva di dover correre, il suo intervento però non è bastato. In un´ora e mezza i deputati delle commissioni congiunte, Giustizia e Affari Costituzionali, sono riusciti a votare solo un emendamento alla legge anticorruzione. Enrico Costa (pdl) ha aperto le danze del suo partito con un lungo intervento, seguito dai colleghi Vitali, Sisto, Contento, Pecorella, Paniz. «Ostruzionismo strisciante», lo definisce il centrista Pierluigi Mantini. «Sciocco e becero», dice l´Idv Di Pietro. «Ogni anno sugli italiani pesa una tassa occulta di oltre 70 miliardi di euro- spiega Donatella Ferranti, pd – questo ddl dev´essere legge entro l´estate. Siamo disposti a lavorare giorno e notte». Di più, i democratici accusano il Pdl di voler andare in aula con il vecchio testo uscito dal Senato, firmato da Angelino Alfano in persona. Una versione extralight di una legge anticorruzione che comunque – dopo le lunghe consultazioni con la maggioranza del ministro Severino e dopo i suoi emendamenti – non si prevede durissima. «La mia preoccupazione resta, anzi è cresciuta – dice Giulia Bongiorno – spero nella prossima seduta di giovedì con il ministro». Non vede il problema, invece, il segretario pdl Alfano: «La data dell´aula è fissata e credo verrà rispettata».
Poi succede di peggio. La commissione Giustizia discute la proposta di legge dell´Italia dei Valori che reintroduce pene più dure per il falso in bilancio. A sorpresa, i deputati di Pdl, Fli e Udc, col parere positivo del governo, votano un emendamento che di fatto la svuota. Una modifica firmata da Manlio Contento che porta le pene da 2 a 3 anni e annulla tutto l´articolo uno della proposta (prevedeva pene di 5 anni, com´era prima che la norma fosse modificata dal governo Berlusconi, nel 2001).
Idv e Pd insorgono. Fli e Udc dicono di non aver capito e di essersi rimessi alla decisione del governo. La radicale Bernardini si è astenuta, per sbaglio. Pare non avesse capito neanche il sottosegretario Mazzamuto, che ha dato quel parere positivo. Si giustifica: «Il testo formulato era talmente succinto che non si poteva desumere la cancellazione dell´articolo 1 del ddl e la preclusione degli altri emendamenti». Rao, Udc, assicura: «Valuteremo interventi correttivi insieme al governo». Dagli Stati Uniti, dov´è in missione, il ministro Severino sconfessa Mazzamuto: «Se c´è stato un errore lo correggeremo in aula, al sottosegretario erano state fornite dall´ufficio legislativo tutte le schede necessarie a dare i pareri».
Ma sono proprio i “tecnici” di via Arenula a entrare nel mirino dell´Idv: «Quando cambia il governo è bene sempre cambiare gli uffici legislativi», dice Di Pietro. L´allusione è ad Augusta Iannini, magistrato fuori ruolo, moglie di Bruno Vespa, vicina al Pdl, capo dell´ufficio legislativo prima dell´arrivo della Severino. Era lì ad accoglierla al suo ingresso al ministero. Il suo fu l´abbraccio più caloroso: si conoscono da anni.

La Repubblica 16.05.12

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La tattica del Cavaliere per far saltare tutto “Con quelle leggi il Pd vuole colpire me”

Per l´ex premier resta sullo sfondo la preoccupazione per il processo Ruby. Si passano di bocca in bocca, a Montecitorio, la reazione entusiasta di Berlusconi: «Andate avanti così ragazzi, mi state dando una grande soddisfazione». E ancora: «State tranquilli, non vi lasciate intimidire da chi agita lo spauracchio della caduta del governo, il Pd e l´Udc vogliono quelle leggi contro di me. Ma Monti può crollare solo sulle misure economiche, non certo sulla giustizia».
Eccoli i “ragazzi” del Cavaliere, la “covata” di Niccolò Ghedini, il suo avvocato. I protagonisti della débacle del governo su anti-corruzione e falso in bilancio. Ridacchiano quando apprendono che Pd e Idv hanno tenuto una conferenza stampa assieme. Enrico Costa, il capogruppo in commissione Giustizia, Manlio Contento, l´avvocato civilista friulano, Francesco Paolo Sisto, il penalista di Bari. Ma anche Maurizio Paniz, il ricco legale di Belluno e Luigi Vitali, l´ex sottosegretario della Cirielli. Loro hanno tessuto la “rete” degli emendamenti che alla fine ha imbrigliato il governo. Ammette Costa: «Sì, siamo stati bravi. Abbiamo lavorato con attenzione sul piano tecnico. Noi il provvedimento sulla corruzione lo vogliamo, ma dev´essere corretto. Non deve aprire la strada a una nuova stagione giustizialista».
Parole. Pronunciate pure in commissione. Che hanno innervosito il presidente Giulia Bongiorno. Che hanno aperto la strada all´ostruzionismo e hanno confuso il governo, prima sulla corruzione, poi sul falso in bilancio. Lontana, negli Usa, il Guardasigilli Paola Severino. Via l´altro sottosegretario Andrea Zoppini, che alle 14 sa già di essere indagato per frode e ovviamente si tiene alla larga dalla Camera. Di mezzo ci finisce Salvatore Mazzamuto. Convocato ad horas, arriva in abbondante ritardo. Se ne lamenta con tutti pure con i berlusconiani. Ammette: «Questa roba non l´ho studiata».
In mano ha le carte che producono il clamoroso incidente, il governo che affonda se stesso. È il parere sugli emendamenti al falso in bilancio. Quattro pagine. Ma contano le prime righe. Carte vergate di pugno dal capo dell´ufficio legislativo Augusta Iannini. Sotto la copia di Mazzamuto la sua firma è cancellata con più di un tratto di penna. Ma appare riconoscibile. Per Severino ha sbagliato tutto Mazzamuto. Per Di Pietro è tutta colpa della “talpa” che si annida al ministero. Un fatto è certo e lo ricostruisce più di una fonte della commissione: per come è scritto, il parere ha taciuto un elemento fondamentale per orientare il voto. Lì è scritto che il primo emendamento al “nuovo” falso in bilancio del dipietrista Federico Palomba, prodotto da Sisto, «sopprime» il primo articolo. Quindi il parere del governo deve essere contrario. Poi si passa al secondo emendamento, quello di Contento, l´oggetto dello scontro. Il parere di via Arenula scrive che la proposta Contento «prevede come unica modifica all´articolo 2621 del codice civile l´aumento della pena edittale (reclusione fino a tre anni)». Non specifica che esso «sostituisce» il cuore della legge Palomba, quella che porta la pena per il reato fino a cinque anni, dagli attuali due, ed elimina la formula dell´inganno ai soci. Accanto, nella tabella, c´è il parere ed è «favorevole». Mazzamuto pronuncia quella parola. Il Pdl ovviamente vota a favore perché non vuole un falso in bilancio rafforzato. Dolo? Severino lo nega, anzi si arrabbia con Mazzamuto. Mazzamuto se la prende con il parere. I sospetti si addensano su chi ha scritto quel foglio.
Il Pdl si aggiudica un altro round. Chi, come Vitali, ha il polso dell´aula, si slancia in un pronostico: «Queste leggi in aula non passano. Io, di sicuro, non le voto». Costa è prudente: «Certo, il voto segreto è un rischio». Chi ha parlato con Ghedini, pur preso dai processi di Berlusconi, lo ha trovato soddisfatto. I “suoi” ragazzi gli hanno una bella soddisfazione. Lui è pronto a dire che non pensa affatto alla norma salva-Ruby, che pure Sisto ha presentato, perché il processo di Berlusconi non ne ha bisogno. Lo hanno sentito dire che finirà come è finito Mills. Quanto al falso in bilancio i berlusconiani non vedono neppure il problema: «Perché tanta agitazione? È solo un proposta di legge in quota opposizione. Non impegna il governo in alcun modo. Nessuno ci può chiedere di tornare indietro sulle norme che abbiamo sostenuto e in cui abbiamo creduto. Proprio a partire dal falso in bilancio».
(l. mi.)

La Repubblica 16.05.12

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“Giulia Bongiorno: nel Pdl non c´è volontà di combattere la corruzione, è una cosa che sgomenta”, di Liana Milella

“La legge salva-Silvio non ci sarà ma la maggioranza è spaccata Sulla giustizia il governo rischia”. La corruzione è un veleno, e la mancanza di legalità uccide l´economia. Necessario occuparsene ora. Spazi per norme salva-Silvio «non ce ne sono più», ma sulla corruzione – «un veleno per il Paese» – il governo può andare incontro alla crisi. Giulia Bongiorno, la presidente finiana della commissione Giustizia della Camera, lancia di nuovo il suo allarme e ricorda che «proprio sulla giustizia si ruppe l´intesa tra Fini e Berlusconi».
Una giornata di scontri da dimenticare per la giustizia nella sua commissione, non le sembra?
«Sì, e temo che non sia l´esito di una congiuntura astrale, piuttosto una condizione permanente».
In che senso?
«In materia di giustizia, all´interno dell´attuale maggioranza, ci sono visioni diametralmente opposte. Dunque era prevedibile».
Perché prevedibile? Se Abc trovano sintesi sui temi economici come mai sulla giustizia non si trova l´accordo?
«Io credo che la giustizia rappresenti, prima di altre materie, la vera identità dei partiti. E non c´è accordo politico che possa annullare l´identità. Faccio un esempio: io sono molto amareggiata perché oggi si è persa l´occasione di creare una figura di reato di falso in bilancio più efficace rispetto all´attuale. Altri hanno tirato un sospiro di sollievo. Ecco, l´idea che si possa tirare un sospiro di sollievo mi turba».
Protestano duramente Pd e Idv, nuova opposizione all´interno del governo. Il governo esiste ancora su questi temi?
«In politica, purtroppo la giustizia è sempre stata considerata un tema di secondo piano. E invece non lo è affatto. Temo che la grande attenzione giustamente riconosciuta alle questioni economiche abbia portato a sottovalutare il peso della questione giustizia, peraltro trascurandone l´incidenza sull´economia. Non dimentichiamo che la mala-giustizia uccide l´economia, che gli investitori esteri fuggono quando scoprono che in Italia si può restare impelagati in vicende giudiziarie per un decennio».
Il parere del sottosegretario Mazzamuto sul falso in bilancio lo vede come un errore, una svista o una cosa voluta?
«Lui era alla mia destra e leggeva un foglio. Non so altro. In aula avremo comunque la possibilità di lavorare ancora sul testo».
Come giudica l´ostruzionismo del Pdl sul ddl anti-corruzione?
«Sono molto preoccupata perché oggi in un´ora e mezzo abbiamo votato un emendamento: ne abbiamo circa 150 da votare entro la prossima settimana».
Ma in questa fase politica l´anti-corruzione è una priorità?
«Le dico cosa penso della corruzione: è un reato abominevole. Si diffonde a macchia d´olio azzerando il merito, è subdola, si annida anche là dove non te lo aspetteresti, distorce le prospettive e falsa i valori, è un veleno… L´idea che non ci sia una volontà comune di combatterla usando i mezzi a disposizione del legislatore mi disorienta. Ma si torna al discorso di prima… visioni diverse».
Il Pdl vorrebbe una nuova norma salva-Ruby. Ma in questo momento politico a destra esistono ancora margini di possibili alleanze per approvarla?
«Non so se vogliono una salva-Ruby, so però che in commissione la Lega non vota con il Pdl e non credo che altre forze voterebbero attualmente ulteriori norme ad personam».
Giustizia e stabilità di governo: che succederà in aula se, come tutto lascia prevedere, l´attuale maggioranza dovesse spaccarsi sul ddl anti-corruzione, come è avvenuto sul falso in bilancio?
«È un allarme che ho lanciato da tempo. Da quando ci furono i primi incontri con le forze della maggioranza promossi dal ministro. Mi fu subito chiaro che la maggioranza non andava nella stessa direzione. Infatti oltre che di corruzione si parlava di responsabilità dei giudici e di intercettazioni, come se i temi fossero intrecciati tra loro».
Non sarebbe stato meglio, quando è nato l´esecutivo Monti, escludere del tutto il capitolo della giustizia?
«Il risanamento del Paese non può prescindere da un risanamento morale. Escludere la giustizia avrebbe significato perdere in partenza».
Esiste la possibilità che il governo cada sulla giustizia?
«La cosiddetta frattura Fini-Berlusconi nasce sul tema della legalità. Ripeto: sbaglia chi considera la giustizia un tema politico di secondo piano».
La Repubblica 16.05.12