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"Fattore D L’economia salvata dalle donne", di Vera Schiavazzi – La Repubblica 18.11.14

È singolare (ma pensandoci bene forse no) che associazioni e forum nati spontaneamente dalle donne imprenditrici, manager e quadri d’impresa, e ormai accreditati da anni, abbiamo cambiato il proprio linguaggio. E dalla protesta, ben motivata, sulle disparità che mantenevano e mantengono le donne al di fuori dei board siano passati al coraggio: coraggio di investire, di comunicare, di migliorare il welfare aziendale e di studiare da se stessi quali “pratiche invisibili” tendono a rendere molte aziende incapaci di tutelare quel quadro medio, la donna intorno ai 40 anni, e magari con un figlio, che potrebbe rivelarsi così utile per loro.
In effetti, “Il coraggio per crescere” è il titolo del loro terzo Forum nazionale in programma domani 19 novembre alla Luiss di Roma, sottotitolo “L’Italia che ce la fa”. Senza imprese coraggiose, non potranno esserci soffitti di cristallo che crollano, insomma. Lo spiega bene Claudia Parzani, presidente di Valore D, partner dal 2007 nel dipartimento di Capital Markets e fondatrice di Breakfast@Linklaters, network della business community femminile. «Viviamo in un Paese che tende a enfatizzare il lato negativo», esordisce Parzani, «senza riuscire sempre a vedere le opportunità che possono nascere dalle fasi di crisi e dai cambiamenti che determinano. Noi invece pensiamo che siano proprio queste opportunità di business a incontrare il genere, le donne che sono dentro le aziende. Nel prossimo Forum, così come in altri precedenti, insisteremo anche su come trattenere queste dipendenti, discutendo sull’impresa del benessere e il benessere d’impresa, sull’organizzazione invisibile (cioè le pratiche che non sono scritte in nessun manuale né regola organizzativa, ma possono influenzare moltissimo le politiche interne) e le sue dinamiche, sull’investimento sui leader dell’oggi per la crescita di leader di domani». Insomma, un approccio “invitante”, che ha come scopo principale quello di far capire alle aziende, le 115 italiane e multinazionali già associate e le altre che ancora non fanno parte di Valore D, quali vantaggi potrebbero ricevere adottando pratiche diverse. «Le donne giovani e meno giovani alle quali pensiamo hanno un grande talento, che se bene utilizzato porterebbe notevole valore al business della propria azienda», conclude Claudia Parzani. «È questo che diciamo quando usiamo la parola coraggio, coniugata al crescere». Discorsi che, come è evidente, non avrebbe senso fare solo tra donne.
E di fatti molti sono gli uomini invitati al Forum, come Fabio Benasso, presidente e amministratore delegato di Accenture. Che sta pensando al suo intervento proprio a partire dal cambiamento: «Siamo al centro di una rivoluzione tecnologica che ac- celera la trasformazione digitale del lavoro, delle imprese e del vivere quotidiano. Un meccanismo travolgente che genera discontinuità fortissime ma che apre opportunità di crescita anche per le donne, proprio perché la tecnologia – intesa come fattore che abilita il cambiamento e l’innovazione, tende a prescindere dalle questioni di gender così come le intendevamo fino a non molto tempo fa».
Una strada tecnologica, insomma, per uscire da antiche contraddizioni? Benasso pensa di sì: «La tecnologia supera le differenze uomo-donna e punta direttamente alla concretezza dei risultati, alla condivisione, all’emersione del talento. Nelle sfide che questo Paese ha di fronte, dall’agenda digitale a Expo 2015, dalla formazione dei giovani alla internazionalizzazione delle imprese, la maggiore presenza di donne nel business porta nuove competenze e diversità che si traducono in un valore unico per accelerare il cambiamento». Coraggio e crescita, ma pensati invece come strategia di un processo culturale, sono alla base di un altro intervento molto atteso al Forum, quello dell’avvocato (ed ex ministro nel governo di Mario Monti) Paola Severino: «Parlerò di crescita», spiega, «non solo come obiettivo macroeconomico, ma come obiettivo di progresso culturale e sociale del Paese. Credo in una crescita che sia sostenibile, equa, capace di generare giustizia e di garantire più diritti. Si tratta di un percorso lungo, faticoso, che richiede coraggio. Non ci mancano le idee e non partiamo da zero».

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