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Verso la legge sul testamento biologico-Paola Binetti e Ignazio Marino a confronto

Etica e medicina. Religione e biologia. Vita e libertà. Il teatro Lorenese della Fortezza da Basso di Firenze, dove è in corso la Festa Democratica nazionale, ha ospitato un dibattito di alto livello sulla delicata questione del testamento biologico. A confrontarsi, con la moderazione del giornalista televisivo Rai Giuliano Giubilei, due senatori democratici, che meglio di tutti gli altri rappresentano le due anime del partito in materia di rapporto tra etica e medicina. Hanno discusso, davanti ad una platea molto attenta e partecipativa, Paola Binetti e Ignazio Marino, capogruppo del Partito Democratico in commissione Sanità a Palazzo Madama.

Si sono confrontate due visioni – che sono state tra l’altro tradotte in due proposte di legge – differenti tra loro, che individuano nel principio di autodeterminazione del paziente la vera discriminante. Chiaro a tutti il punto di partenza: serve, al più presto, una legge che regoli la questione del testamento biologico. “I parlamentari – afferma Ignazio Marino – sono pagati per legiferare e per trovare delle soluzioni. Il caso Englaro (Eluana Englaro è la paziente ricoverata in stato vegetativo da oltre sedici anni il cui padre ha chiesto di poter sospendere le cure, ndr) è emblematico: si è chiesto al Parlamento se la magistratura avesse o meno diritto all’attribuzione del quesito, una cosa del tutto inutile. Sarebbe meglio invece che il Parlamento desse una legge chiara sulla questione, la chiedono gli stessi magistrati che non vogliono decidere caso per caso”.

Quanto al merito della questione, le divergenze in seno al Parlamento continuano ad essere forti. Come detto, al centro della disputa c’è il principio di autodeterminazione del paziente, riguardo alle cure mediche che egli voglia o meno ricevere, nel caso di perdita della facoltà di intendere e di volere. “Io – dice Marino – devo poter scrivere nero su bianco le cure e le terapie che voglio ricevere, e questo diritto devo averlo anche se ho perso la facoltà di esprimermi”. C’è chi la pensa in modo diverso. Tra questi la senatrice teodem Paola Binetti: “Stiamo trattando di una tematica tutt’altro che scontata. Stiamo parlando di individualità dell’uomo, ma ci dimentichiamo del rapporto medico/paziente. Sulla base del principio di ‘beneficenza’, di una rinnovata alleanza tra medico e malato si costruisce la nostra proposta di legge” che non lascia quindi al puro arbitrio del paziente la parola finale.

Insomma, due modelli a confronto. Da una parte si parla esplicitamente di “testamento biologico” e dall’altra neppure si menziona, da una parte alcune terapie (come la nutrizione e idratazione indotta, come per il caso di Eluana Englaro) vengono ritenute accanimento terapeutico e dall’altra no, da una parte si considera ‘sacra’ la volontà del paziente e dall’altra l’interazione con il medico e la sensibilità di quest’ultimo. Si riuscirà a trovare un’intesa in Parlamento? “E’ difficile – riconosce Ignazio Marino – le divisioni ci sono sia tra i diversi schieramenti sia all’interno dei vari schieramenti, come nel Partito Democratico. La legge deve essere approvata ad ampia maggioranza”. Secondo il senatore del PD (chirurgo di fama mondiale che ha operato per anni negli Stati Uniti e rientrato in Italia per candidarsi nelle liste del centrosinistra alle elezioni del 2006) però non si possono fare passi indietro rispetto alla nostra Costituzione”. Il riferimento corre all’articolo 42 della carta costituzionale e al principio di autodeterminazione rispetto alle terapie mediche: ‘Nessuno può essere sottoposto a trattamento medico senza esplicito consenso’.

Secondo Marino si tratta di andare ad arricchire la Costituzione e applicare questo principio anche al caso in cui il paziente non sia più capace di esprimersi. “Quando è stata scritta la legge, non esistevano strutture mediche che tenevano in vita un uomo o una donna per mesi o anni in condizioni vegetative. Secondo me la nuova legge deve partire da questi principi: la scelta spetta alla persona, il medico deve partecipare ma non può decidere, nessuna terapia può diventare in qualche modo obbligatoria”. Diversa la visione di Paola Binetti, che vede nel rapporto tra consenso alle cure e corretta informazione una relazione fondamentale, “e quindi tra il paziente e il tipo di informazioni che esso riceve dal suo medico riguardo alla sua malattia”. Secondo la senatrice teodem, “il medico è egli stesso terapia per il paziente. Qua non si tratta di crudeltà mentale, ma se non mettiamo dei paletti chiari a servizio della vita, finiamo per favorire l’abbandono terapeutico. La medicina può fare dei progressi che tutti ci auguriamo”. Insomma, i principi che Paola Binetti persegue sono questi: “No all’accanimento terapeutico, sì alle terapie palliative, no all’eutanasia”.

Ribatte Ignazio Marino: “Non voglio una legge per staccare la spina. Personalmente sono contro l’eutanasia e non credo che sia nell’agenda di nessuno”. Il problema qual è dunque? Si torna sempre al punto di partenza: da una parte stabilire quali cure mediche possano essere ritenute ‘accanimento terapeutico’, dall’altra considerare o meno il principio di autodeterminazione del paziente anche quando egli non sia più in grado di esprimersi (quindi tramite testamento biologico). “Io – conclude Marino – voglio una legge che garantisca la libertà e permetta a tutti di scegliere in base alla propria convinzione, la propria cultura e, per chi ce l’ha, la propria fede. Non può essere un ente terzo – sia esso il medico o lo Stato o un magistrato – a stabilire cosa sia accanimento terapeutico”. Applausi convinti dalla platea. “Io difenderò sempre e comunque la vita”, dice invece Binetti. “E’ possibile avere idee diverse – chiude – ma l’importante è che chi ha la responsabilità di legiferare lo faccia sempre con vera coscienza”. Il Partito Democratico è anche questo: dialettica e sviluppo di idee, a volte anche in contrasto tra loro. E’ la sfida di un grande partito che vuole contribuire a cambiare un grande paese.

Stefano Cagelli
www.partitodemocratico.it

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