Giorno: 23 Febbraio 2014

Ma perché il merito vale solo per le donne?" di Fiorenza Sarzanini

Otto donne su sedici ministri, la metà esatta. Nasce così il governo guidato da Matteo Renzi. Ed è la prima volta che accade. Ma le consuetudini sono evidentemente difficili da superare e quando si arriva ad esaminare la componente femminile il livello di critica inevitabilmente si alza. I giudizi si fanno taglienti, addirittura sprezzanti. Soprattutto ci si sofferma sulla mancanza di esperienza di alcune, sull’incapacità (presunta) delle altre. Con la convinzione, neanche troppo velata, che siano state scelte per una questione di immagine, per ottenere un risultato politicamente corretto. L’Italia sta attraversando un momento difficile a causa della crisi economica, la questione dei marò ci ha esposti anche dal punto di vista internazionale. Nessuno è disponibile a concedere cambiali in bianco, tanto meno ad un governo nato con una «manovra di palazzo». Ma non si capisce perché,aprioristicamente, l’eventuale fallimento dovrebbe essere determinato — come già qualche analista prevede — dal fatto che «le ministre» non hanno (o non avrebbero?) le competenze giuste. Perché questo criterio non viene applicato anche per giudicare i loro colleghi? Come …

"La doppia sfida sull’economia", di Paolo Guerrieri

La posta in gioco del nuovo Governo è davvero alta. Se non riuscirà a riformare il paese il declino dell’Italia potrebbe divenire inarrestabile. La sfida è duplice: le riforme istituzionali e la ristrutturazione dell’economia. Due piani strettamente intrecciati che richiedono al governo Renzi una agenda snella e fatta di chiare priorità. Sul piano economico la strada è obbligata: il problema atavico del nostro indebitamento pubblico va affrontato attraverso il rilancio a pieno ritmo della crescita. Se il ristagno dovesse perdurare, non vi sarà modo di contenere il debito italiano e la sua ristrutturazione (default) diverrebbe inevitabile. E qui c’è un primo problema che il governo e il nuovo ministro dell’economia Padoan dovranno affrontare: l’anemia della ripresa in corso, attestata su dinamiche assai modeste intorno allo 0,5%, molto al di sotto dell’1,1% previsto nella legge di stabilità approvata a dicembre. Per accrescere la flebile ripresa servono due ordini di misure, in qualche modo complementari: fornire sostegno a breve termine alla domanda aggregata (consumi e investimenti), e incidere, nel medio periodo, sulle debolezze strutturali che limitano la …

“Ecco la mia idea di destra e sinistra”, di Matteo Renzi

C’È stato un tempo in cui a sinistra la parola “sinistra” era una parolaccia. Sacrificata al galateo della coalizione di centrosinistra, tanto da giustificare dibattiti estenuanti e buffi sul trattino, ricordate? “CENTRO-sinistra” o “centrosinistra” era la nuova disputa guelfi-ghibellini, tra chi pensava il campo progressista come un litigioso condominio, caseggiato rumoroso di partiti gelosi delle proprie convenienze e confini e chi, invece, vagheggiava il Partito-Coalizione, area politica aperta, il cui orizzonte schiudeva l’universo del campo progressista. In questo incrocio, che ha opposto due linee in parte intente a far baruffa ancora adesso, c’è il Partito democratico, la parola “sinistra” come un laboratorio, sempre in trasformazione, sempre ineludibile. Una frontiera, non un museo. Curiosità, non nostalgia. Coraggio, non paura. Erano quelli gli anni dell’Ulivo, il progetto di Romano Prodi di abbattere gli steccati che separavano gli eredi del Partito comunista da quelli della Democrazia cristiana, di una forza che raccogliesse istanze liberaldemocratiche, ambientaliste, in una nuova unità, una nuova cultura politica semplicemente, finalmente potremmo dire, “democratica”. Erano, nel mondo, gli anni della “terza via”, di Bill …

Bersani: «Anche la politica deve guarire», di Claudio Sardo

Pier Luigi Bersani sta bene. È dimagrito ma l’ho visto mangiare con appetito, rendendo il giusto onore a quegli straordinari tortelli piacentini fatti in casa. Sulla testa sono ormai pallidi i segni dell’operazione che ha bloccato la sua emorragia cerebrale: bisogna cercarli per riconoscerli. Gli sono pure ricresciuti i capelli (dove possono). Da quella drammatica mattina del 5 gennaio non ha più fumato: «Nessuno me lo ha imposto, ma visto che c’ero…». Il suo volto, le reazioni, lo sguardo sono quelli di sempre. E così la voglia di scherzare, che penso sia diventata per lui una sorta di autodisciplina, un modo per darsi un limite, per non prendersi mai troppo sul serio. I collegamenti con Roma tornano a farsi giorno dopo giorno più intensi, soprattutto attraverso il telefonino che ronza nonostante la moglie Daniela fulmini quell’oggetto con gli occhi. La passione per la politica resta per lui una carica vitale. S’arrabbia nel parlare del- le cose che non gli sono piaciute in questi giorni, a partire dai modi con i quali Renzi ha scalzato Letta …

"Le lacrime sul paese diviso", di Bernardo Valli

In carrozzina, in lacrime, Yiulia Tymoshenko, appena uscita di prigione, ha chiuso una giornata ricca di drammi, non conclusi, tra le barricate di piazza Indipendenza. ATARDA sera l’ex primo ministro e capo dell’opposizione ha ringraziato le centomila persone che l’acclamavano, dicendo che erano state loro a liberarla, e non i diplomatici venuti da fuori. Soltanto allora la “rivoluzione” ha sorriso e ha sparato fuochi d’artificio nel cielo grigio in onore della prigioniera liberata. Prima di quel momento le strade di Kiev erano gremite da una folla più angosciata che trionfalistica. Pesava sulla città, e pesa ancora, la minaccia di una secessione. La soddisfazione per gli avvenimenti della notte era velata dall’ansia. Il detestato presidente, Viktor Yanukovic, aveva lasciato Kiev; il Parlamento l’aveva giudicato «non in grado di adempiere alle sue funzioni» e quindi l’aveva deposto. Alcune radio raccontavano che da Kharkiv, dove era approdato, aveva poi cercato di ripartire in aereo per la Russia, ma che era stato bloccato sulla pista di volo da un gruppo di manifestanti. Mi aspettavo che questi avvenimenti suscitassero canti …

"Capi di Gabinetto e Dirigenti inamovibili il Potere Ombra cresciuto nei Ministeri" di Sergio Rizzo

Non sappiamo ancora se quella lettera partirà mai. Ma che nelle ore precedenti alla formazione del governo fosse circolata l’idea di emanare come primo atto dell’epoca renziana una direttiva per sbarrare la strada verso i vertici dei ministeri ai consiglieri di Stato e ai giudici dei Tar, è garantito. Atto senza precedenti, capace di ribaltare i rapporti fra la politica e un grumo di potere che da decenni ha in mano le leve operative dell’esecutivo con l’egemonia incontrastata sugli incarichi da capo di gabinetto o degli uffici legislativi. Una burocrazia che si sovrappone alla burocrazia, tenendosi per mano e passandosi spesso il testimone da un ministero all’altro. Alcuni casi hanno letteralmente fatto scuola. Uno per tutti, quello di Corrado Calabrò: nel 1963 era già con Aldo Moro a Palazzo Chigi, un trampolino che gli ha consentito in seguito di attraversare tutto l’universo governativo, alla guida dei gabinetti di Bilancio, Mezzogiorno, Sanità, Industria, Agricoltura, Marina Mercantile, Poste, Istruzione, Politiche comunitarie, Riforme… Monumento ineguagliato a una potente stirpe di ministri ombra cresciuta irresistibilmente fino ai giorni nostri, …