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Per la pace

“Quello che sta avvenendo in queste ore in Medio Oriente è estremamente grave: c’è il rischio di una pesante radicalizzazione della situazione con conseguenze drammatiche per la stabilità e la sicurezza della regione oltre che per il gran numero di vite umane già travolte o messe a rischio”. Il leader del Partito Democratico, Walter Veltroni, commenta così la drammatica situazione che ha trovato il suo palcoscenico nella Striscia di Gaza.

“Siamo davanti alla conclusione fallimentare della strategia di chi, come l’attuale amministrazione Usa, riteneva che le crisi non vadano affrontate con le armi della politica bensì con la politica della forza. – continua il segretario dei democratici – Una strategia lontana da quella praticata dalle amministrazioni democratiche americane che si era concretizzata in iniziative di pace come Camp David. L’obiettivo rimane quello di una risoluta lotta al terrorismo, che è stato in tutti questi anni una minaccia alla sicurezza dello stato e dei cittadini di Israele, e questo obiettivo passa attraverso il difficile ma necessario reciproco pieno riconoscimento. Chiediamo che l’Italia si muova per un immediato cessate il fuoco, facciamo appello per un immeditato aiuto umanitario alle popolazioni civili duramente colpite, chiediamo che la parola torni all’iniziativa politica. Per questo è anche fondamentale un ruolo attivo sulla scena politico diplomatico degli organismi internazionali e dell’Europa, che però oggi, in una situazione tanto drammatica e delicata,
appare divisa e incerta”.

Veltroni poi attacca la posizione del governo italiano in merito alla vicenda e la definisce “inadeguata” alla drammaticità e all’urgenza imposta dalla crisi in Medio Oriente. “Frattini aveva annunciato, solo pochi giorni fa, di aver ricevuto assicurazioni che non vi sarebbe stata una offensiva di terra a Gaza e in queste ore ora viene smentito. Lo stesso ministro degli Esteri aveva parlato di una iniziativa congiunta italo-francese senza che alle parole seguissero i fatti”. Oggi, il ministro Frattini ha cercato di difendere la posizione espressa il 30 dicembre davanti alle commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, addebitando l’errore di valutazione a Israele, convinta di poter annientare le basi missilistiche di Hamas con i bombardamenti aerei ed evitare così l’attacco via terra.

Sulle “ipotesi”, peraltro sbagliate, del ministro Frattini, è meglio far prevalere i fatti. “L’Europa e l’Italia – dice ancora Veltroni – debbono ritrovare una forte presenza e iniziativa sulla scena mediorientale e come due anni fa in Libano assuma concrete iniziative che consentano di ottenere la tregua, di garantirne il rispetto. Questo con l’obiettivo di ricostruire le condizioni trovare una soluzione dei conflitti basata sul riconoscimento dei diritti dei due popoli.
Nessuno può pensare di affrontare la crisi usando la forza piuttosto che non attraverso una chiamata all’impegno degli organismi internazionali”.

L’urgenza di un’iniziativa Europea e di una “sveglia” per quella italiana è stata più volte sottolineata anche da Piero Fassino, ministro degli Esteri del governo ombra del PD. “Come due anni fa in Libano, sia l’Unione Europea ad agire subito per ottenere la sospensione immediata del conflitto, dichiarando la disponibilità anche a inviare gli osservatori e le forze necessarie a garantire il rispetto della tregua da parte di tutti”.

“E ottenuta la tregua – ha aggiunto Fassino – si lavori subito alla convocazione di una Conferenza internazionale di pace che faccia uscire il Medio Oriente dal buco nero della guerra della guerra e dell’odio”.

“Chiediamo al governo italiano – ha ribadito il ministro ombra, intervenendo anche in un’intervista su l’Unità – di non limitarsi a dichiarazioni formali o a generici quanto inutili auspici, ma di assumere in tutte le sedi internazionali iniziative immediate e concrete, utili a spegnere l’incendio che sta nuovamente bruciando in Medio Oriente”.

Dunque, come ha sottolineato anche Andrea Orlando, portavoce del Partito Democratico, è inutile che il governo si affanni tanto a criticare Veltroni per aver giustamente segnalato una debolezza e una incertezza dell’Ue e in particolare dell’Italia. “E’ il momento di smetterla – replica Orlando alle escandescenze della maggioranza – e di dedicarsi seriamente alla ricerca di una soluzione politica alla crisi di Gaza e di ottenere nel tempo più breve possibile una tregua: nuovi morti, nuovi combattimenti non aiutano il processo di pace”.

Per questo il Pd si sta mobilitando per tentare di dare il proprio contributo per il raggiungimento di una tregua. Pierluigi Bersani ha incontrato a Ramallah, nella tarda serata di sabato 3 gennaio, il consigliere politico del presidente dell’Anp Abu Mazen, Nemer Ammad. “Ho ascoltato parole molte forti di condanna per l’intervento israeliano” , ha sottolineato Bersani al termine dell’incontro con Nemer Ammad, avvenuto nelle stesse ore in cui partiva l’intervento di terra dell’esercito israeliano e nel quale il parlamentare del PD ha ribadito le posizioni espresse più volte in questi giorni dai dirigenti del partito, “In particolare, ho percepito la radicata e sincera convinzione dell’autorità palestinese intorno a tre punti fondamentali: senza l’accordo di pace ogni battaglia, anche la più sanguinosa, può solo prolungare la guerra senza mai concluderla; non si tratta solo di Gaza, anche la Cisgiordania alla lunga non reggerà la tensione; la politica israeliana sta distruggendo il ruolo e il prestigio dei moderati e questo provocherà non solo in Palestina ma in tutto il Medio Oriente l’espansione a macchia d’olio del radicalismo e dell’integralismo. Queste le convinzioni dell’autorità palestinese che si prepara, mi pare senza
troppa fiducia, agli appuntamenti delle prossime ore alle nazioni Unite e con i diversi esponenti europei. Dagli incontri di questi giorni l’iniziativa israeliana appare senza proporzione alcuna e con obiettivi ancora non decifrabili”.

“Bisogna- conclude Bersani, in questo momento a Gerusalemme insieme a una delegazione delle istituzioni locali di Padova in visita in questi giorni in Medio Oriente per una serie di incontri di carattere culturale ed economico, con autorità civili, religiose e con associazioni umanitarie – che la comunità internazionale trovi la chiave per fermare la guerra, che l’Europa faccia meglio e con più forza la sua parte e che l’Italia si metta nel gruppo di testa e non i coda all’iniziativa europea”.

Tuttavia, per ora, l’unica certezza sul futuro della crisi è il sangue che continua a scorrere sulle terre martoriate dagli attacchi. All’inizio dell’ottavo giorno dell’operazione “Piombo fuso”, sabato 3 gennaio, i caccia israeliani hanno effettuato almeno 25 incursioni mentre, nel pomeriggio, sono iniziano i tiri dell’artiglieria. In serata militari e blindati israeliani sono entrati a Gaza, accerchiandola. E’ l’inizio della “seconda fase” dell’operazione. Alla richiesta di “cessate il fuoco” della Francia, si aggiunge anche quello dell’Inghilterra.  Un appello che anche il viceministro degli esteri russo Alexandre Saltanov , ha rivolto al presidente palestinese Abu Mazen, in un incontro avuto tra i due, e in cui Mazen ha ricordato che “la priorità assoluta in questo momento è la sospensione immediata e senza condizioni degli attacchi contro la Striscia di Gaza”.

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