Mese: Marzo 2012

Una squadra arcobaleno nel Nord-est "Con il calcio sfidiamo i pregiudizi", di Jenner Meletti

Idris El Omari, marocchino di 22 anni, ha chiesto la maglia numero 5, «quella di Zidane al Real Madrid». Marcelo Pincini, argentino di 25 anni, ha scelto la numero 16, «come Aguero, il mito del Manchester City». Ibrahim M., un sudanese di 32 anni scappato dalla guerra di Libia, punta ancora più in alto. «Il mio idolo è Messi, ma non sono un originale. Quasi tutti i miei compagni vorrebbero essere come lui». Quattro fari illuminano il campo di allenamento, alla periferia di Feltre. «Passa a destra poi punta alla porta. Vai, vai, vai». Dialetto veneto, italiano, inglese e altre lingue arrivate da mezzo mondo si mescolano nel campo da calcio sotto il monte Grappa. Se si esponessero le bandiere di tutti i giocatori, sarebbero necessari undici pennoni. Quattordici dei ventotto calciatori tesserati alla Porcenese Calcio, torneo Csi, sono infatti nati in terre lontane, dall´Argentina alla Macedonia, dall´India al Gambia, dalla Polonia all´Albania. «In un mondo normale – dice il presidente della squadra, Marco Zanella, 25 anni – il fatto di avere mezza squadra di …

"Una nuova generazione", di Alfredo Reichlin

Come è naturale che sia, le primarie riservano sorprese. Ma sbaglia sia chi non le accetta e sia chi le usa per mettere in crisi il Partito democratico. Cos’è il Pd? Io penso che sia ancora un partito in formazione che si sforza (o dovrebbe sforzarsi) di collocarsi su un terreno nuovo e più avanzato rispetto a vecchi giochi. Che cosa voglio dire? Voglio dire che a parte il fatto che delle 122 elezioni svoltesi dal 2008 al 2011 novantasei sono state vinte dal candidato ufficiale del Pd a me sembra che i Pisapia, i Doria e gli Zedda (non conosco il palermitano Fabrizio Ferrandelli) siano la conferma del tipo di classe dirigente nuova che questo partito deve avere. Il fatto vero è che stanno scomparendo i vecchi nomi e i vecchi schieramenti. Sbaglierò, ma questo è il punto su cui riflettere. Come può procedere la costruzione del Pd senza l’avvento di una nuova classe dirigente? La quale oggi non può che partire dalla consapevolezza che nel mondo reale stanno avvenendo cose che toccano come …

“Una nuova generazione”, di Alfredo Reichlin

Come è naturale che sia, le primarie riservano sorprese. Ma sbaglia sia chi non le accetta e sia chi le usa per mettere in crisi il Partito democratico. Cos’è il Pd? Io penso che sia ancora un partito in formazione che si sforza (o dovrebbe sforzarsi) di collocarsi su un terreno nuovo e più avanzato rispetto a vecchi giochi. Che cosa voglio dire? Voglio dire che a parte il fatto che delle 122 elezioni svoltesi dal 2008 al 2011 novantasei sono state vinte dal candidato ufficiale del Pd a me sembra che i Pisapia, i Doria e gli Zedda (non conosco il palermitano Fabrizio Ferrandelli) siano la conferma del tipo di classe dirigente nuova che questo partito deve avere. Il fatto vero è che stanno scomparendo i vecchi nomi e i vecchi schieramenti. Sbaglierò, ma questo è il punto su cui riflettere. Come può procedere la costruzione del Pd senza l’avvento di una nuova classe dirigente? La quale oggi non può che partire dalla consapevolezza che nel mondo reale stanno avvenendo cose che toccano come …

"I prof hanno paura e il «Raffaele Viviani» rischia di chiudere", di Massimiliano Amato

Nella scuola media del rione Parco Verde di Caivano, Napoli, disponibili 17 cattedre a tempo indeterminato. La preside va a prendere i ragazzi con la sua auto. Solo due iscritti. Era necessario uno scatto d’orgoglio. Costruire una trincea, decidere di indossare l’elmetto e accettare di combattere. Perché nella «banlieue» dei deportati del sisma dell’80, dove i guaglioni dello spaccio improvvisano spericolati rodei in sella agli scooter, tra falansteri di vetrocemento verde marcio, orridi, fatiscenti e senza fogne perché c’è il sospetto che siano stati utilizzati per tombare i bidoni tossici arrivati dal Nord, la «Raffaele Viviani» era un raggio di luce. Una speranza. Invece la Regione Campania ha deciso che quello in corso sarà l’ultimo anno scolastico per la scuola media del Parco Verde di Caivano, dove la preside, per combattere la dispersione, i ragazzi li va a prendere casa per casa con la sua Peugeot ammaccata che tutti hanno imparato a riconoscere in questi vialoni lunghi, dritti e senza nomi. Eugenia Carfora, bionda, minuta, un fascio di nervi che è un concentrato di energia, …

“I prof hanno paura e il «Raffaele Viviani» rischia di chiudere”, di Massimiliano Amato

Nella scuola media del rione Parco Verde di Caivano, Napoli, disponibili 17 cattedre a tempo indeterminato. La preside va a prendere i ragazzi con la sua auto. Solo due iscritti. Era necessario uno scatto d’orgoglio. Costruire una trincea, decidere di indossare l’elmetto e accettare di combattere. Perché nella «banlieue» dei deportati del sisma dell’80, dove i guaglioni dello spaccio improvvisano spericolati rodei in sella agli scooter, tra falansteri di vetrocemento verde marcio, orridi, fatiscenti e senza fogne perché c’è il sospetto che siano stati utilizzati per tombare i bidoni tossici arrivati dal Nord, la «Raffaele Viviani» era un raggio di luce. Una speranza. Invece la Regione Campania ha deciso che quello in corso sarà l’ultimo anno scolastico per la scuola media del Parco Verde di Caivano, dove la preside, per combattere la dispersione, i ragazzi li va a prendere casa per casa con la sua Peugeot ammaccata che tutti hanno imparato a riconoscere in questi vialoni lunghi, dritti e senza nomi. Eugenia Carfora, bionda, minuta, un fascio di nervi che è un concentrato di energia, …

“Dedicare l’8 marzo a tre donne vittime della ’ndrangheta”, di Vera Lamonicas

Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo, erano donne di ’ndrangheta, cresciute e vissute nel contesto di famiglie potenti della più potente tra le organizzazioni criminali. Di quell’appartenenza avevano assorbito le regole, e dentro quelle regole erano vissute fino alla negazione di sé, della propria libertà e della propria dignità. Maria Concetta,ad esempio, era stata sposata a 14 anni, a 15 era diventata mamma, più volte pestata a sangue, a 31 anni aveva tre figli ed è morta ingerendo acido muriatico. E le altre non hanno storie meno tragiche: sono tutte, insieme a tante altre, vittime della più sconvolgente delle sorti, quella di nascere in una famiglia di ’ndrangheta, l’organizzazione criminale che nella famiglia e nei legami di affetto e di sangue che la caratterizzano, trova una delle basi della sua forza e della sua impenetrabilità e una delle ragioni del radicamento anche culturale che la caratterizza nel contesto calabrese. Perciò ribellarsi alla ’ndrangheta, ribellarsi dall’interno, non è solo un atto di pentimento e di dissociazione, è un atto di lacerazione profonda che porta con …

"Dedicare l’8 marzo a tre donne vittime della ’ndrangheta", di Vera Lamonicas

Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola, Lea Garofalo, erano donne di ’ndrangheta, cresciute e vissute nel contesto di famiglie potenti della più potente tra le organizzazioni criminali. Di quell’appartenenza avevano assorbito le regole, e dentro quelle regole erano vissute fino alla negazione di sé, della propria libertà e della propria dignità. Maria Concetta,ad esempio, era stata sposata a 14 anni, a 15 era diventata mamma, più volte pestata a sangue, a 31 anni aveva tre figli ed è morta ingerendo acido muriatico. E le altre non hanno storie meno tragiche: sono tutte, insieme a tante altre, vittime della più sconvolgente delle sorti, quella di nascere in una famiglia di ’ndrangheta, l’organizzazione criminale che nella famiglia e nei legami di affetto e di sangue che la caratterizzano, trova una delle basi della sua forza e della sua impenetrabilità e una delle ragioni del radicamento anche culturale che la caratterizza nel contesto calabrese. Perciò ribellarsi alla ’ndrangheta, ribellarsi dall’interno, non è solo un atto di pentimento e di dissociazione, è un atto di lacerazione profonda che porta con …