Giorno: 3 Gennaio 2011

«Ai sindaci non piace il federalismo: ci toglie 2,5 miliardi. Calderoli: subito la riforma o il voto», a cura di Gianni Trovati

Ai sindaci i conti del federalismo fiscale non tornano. Mentre il decreto attuativo è dovuto approdare in parlamento senza il parere dei diretti interessati, proprio a causa delle incertezze sui fondi, i tecnici dell’Ifel, la fondazione dell’Anci per la finanza locale, si sono tuffati nelle tabelle del ministero dell’Economia e della commissione tecnica per l’attuazione della riforma, e ne sono riemersi con un timore circostanziato: la riforma disegnata dal decreto attuativo può costare ai comuni quasi 2,5 miliardi, cioè circa il 10% delle risorse in gioco, e conferma a regime tutti i tagli imposti dalla manovra estiva (la sforbiciata ai trasferimenti vale 1,5 miliardi per il 2011 e un altro miliardo per il 2012). Non solo, perché le stime fornite dal governo sul gettito dei nuovi tributi, per esempio l’emersione del “nero” sugli affitti grazie alla cedolare secca, sembrano spesso ottimistiche, e se si rivelassero contraddette dalla realtà il conto per i sindaci diventerebbe anche più pesante. Dubbi, obiezioni e timori dei sindaci sono finiti in un dossier elaborato dall’Ifel, che ora offrirà la base …

"Presidi, mai bandito il concorso:«E’ tardi, rischiamo la paralisi»", di Alessandra Migliozzi

Promesso entro il 2010 da Gelmini, manca il sì di Tremonti ROMA – «Entro il 2010 verrà bandito un nuovo concorso per assumere 2.800 presidi». Parola di Mariastella Gelmini. A settembre il ministro dell’Istruzione aveva annunciato l’infornata di dirigenti scolastici (da quattro anni non si fanno assunzioni di questo tipo) per risolvere il problema ormai esplosivo delle reggenze: quest’anno circa 1.600 scuole su 10.000 non hanno un preside loro, ma un supplente preso in prestito da un istituto vicino. In quasi una scuola su cinque non c’è un dirigente titolare, ma un sostituto a ‘tempo’. Per migliaia di famiglie è un’impresa riuscire a parlare con il reggente, che deve barcamenarsi fra due istituti, far fronte a decine di consigli di istituto, confronti con i professori e scrutini. Per questo il ministro aveva annunciato un nuovo concorso da 2.800 posti. Una selezione innovativa e “basata sul merito”, sui titoli e non sulle anzianità. Ma quel bando non è mai uscito in Gazzetta Ufficiale e ora le associazioni della dirigenza e i sindacati di categoria lanciano l’allarme. …

«Il Pd e il grande equivoco delle primarie. La scelta che cambia il futuro del partito», di Ilvo Diamanti

Non è un passaggio solo tecnico, ma nel centrosinistra assume un forte carattere simbolico. Eppure tra gli elettori di sinistra solo un terzo le giudica indispensabili. Parisi le definì “il mito fondativo dell’Ulivo”. In 4 milioni scelsero Prodi. L’utilizzo però è stato à la carte: sì per Veltroni e Bersani, no per Franceschini Il Pd e il grande equivoco delle primarie La scelta che cambia il futuro del partito Da qualche tempo, nel Pd, la passione per le primarie sembra in declino. Nel gruppo dirigente, perlomeno. Lo stesso Bersani, di recente, ne ha messo in dubbio il ricorso in caso di alleanza con il Terzo Polo (di Centro). Al quale le primarie – per usare un eufemismo – non piacciono. D’altronde, l’atteggiamento verso le primarie è sempre stato contraddittorio. Basti pensare al caso della Puglia, in vista delle Regionali di un anno fa, quando alcuni dirigenti del Pd (D’Alema e Letta, in particolare) tentarono di bloccarle. Per impedire la ricandidatura di Vendola. Senza esito. Anzi, con l’effetto opposto: rafforzare Vendola. Trionfatore delle primarie e ri-eletto …

«Interruzione di gravidanza. Il Tribunale amministrativo: «illegittime» le linee guida lombarde», di Mariagrazia Gerina

Aborto, il Tar boccia i limiti imposti dal crociato Formigoni. Il tribunale amministrativo della Lombardia ha dichiarato «illegittime» le linee guida che prevedevano nuovi limiti all’aborto terapeutico. «Una materia così sensibile non può essere disciplinata» dalle Regioni. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni non l’ha presa bene. Alla bocciatura delle “sue” linee guida regionali sull’aborto, che il Tar ha dichiarato totalmente «illegittime», replica con una dichiarazione degna del principe di Salina. «Dopo la sentenza del Tar tutto rimane come prima negli ospedali lombardi», assicura, cercando di mantenere in vita, a dispetto della legge, la delibera 22 gennaio 2008 che i giudici amministrativi hanno cassato. La sentenza, che sostanzialmente Formigoni si ostina a non riconoscere, parla molto chiaro. Intanto, spiega che «sarebbe del tutto illogico permettere che una materia tanto sensibile» come l’aborto, «possa essere disciplinata differentemente sul territorio nazionale, lasciando che siano le Regioni a individuare, ciascuna per il proprio territorio, le condizioni per l’accesso alle tecniche abortive». Poi, entra nel merito bocciando il limite perentorio, che la delibera introduceva ex novo e fissava a …

«Il tramonto dei "duri" in politica», di Federico Geremicca

L’anno appena concluso ha di fatto arenato la legislatura in un pantano che ancora pochi mesi fa era difficile perfino da immaginare. E invece la situazione – sul piano della stabilità politica, certo, ma non solo su questo – è quella che è. L’eredità che il 2010 lascia all’anno che comincia, insomma, è pesante: ma nella lunga crisi politica che ha preceduto i voti di fiducia e di sfiducia del 14 dicembre, almeno un paio di questioni sono emerse con la forza dell’evidenza. E non sarebbemale tenerne conto per cercare di correre finalmente ai ripari. La prima è certamente il naufragio dell’idea che una politica spiccia e muscolare sia sempre meglio che confrontarsi per poi, se possibile, scendere a patti: o almeno provare a cercarli.Da settembre in poi (mese in cui la crisi ha iniziato ad avvelenarsi) non un solo canale di comunicazione è stato aperto, non una posizione politica è cambiata, nulla si è mosso: «colombe » ed ambasciatori di pace sono stati subito additati come potenziali traditori ed il risultato è stato il …

«I nodi irrisolti della rappresentanza e della democrazia sindacale», di Pippo Frisone

Quella della rappresentanza e della democrazia sindacale che lascia l’ultima parola decisiva, non solo consultiva ai lavoratori, è l’unica vera “riforma” senza la quale i nuovi modelli contrattuali rischiano di essere delle scatole vuote L’ultimo documento unitario di CGIL-CISL-UIL è del 2008 e risale alla Piattaforma sui nuovi assetti contrattuali che aveva l’ambizione di riformare l’oramai obsoleto accordo di luglio del 93 , patrocinato e fortemente voluto all’epoca da Carlo Azelio Ciampi. Bisognava passare dalla lotta all’inflazione al recupero salariale, con nuovi assetti di contrattazione mantenuti su due livelli sia pure integrati da loro, alla durata triennale dei contratti , al nuovo indice di calcolo dell’inflazione. Poi tutti sappiamo come è andata a finire. Accordo separato e mancata firma della CGIL, cui seguirono altri accordi separati di categoria, compreso quello del secondo biennio economico 08-09 del comparto scuola che videro la FLC-CGIL non firmataria di quell’accordo. Per arrivare all’era Marchionne, con la Fiat a Pomigliano e a Mirafiori che mette fuori gioco la Fiom-Cgil , il sindacato dei metalmeccanici più rappresentativo ( 26,3% ) e …