Giorno: 5 Gennaio 2011

«Cari Cofferati e Damiano questa è una sconfitta…», di Carlo Ghezzi*

Ho letto ieri su l’Unità le interviste di Cesare Damiano e di Sergio Cofferati sul caso Fiat e devo francamente dire che entrambe non mi hanno convinto a partire dall’analisi di fondo su quanto accaduto. Innanzitutto non partono dal fatto che alla Fiat la Fiom-Cgil ha subito una pesante sconfitta paragonabile a quella gravissima, subita sempre a Mirafiori, nel 1955 nel rinnovo della commissione interna e nel 1980 dopo la marcia dei 40.000. Poco importa se, come sottolinea Damiano, l’accordo di Mirafiori sia un po’ meno peggio di quello di Pomigliano, nè regge la sua tesi di una lettura articolata. E’ un accordo a perdere. Punto e basta. Quando si perde una battaglia non si può negarlo, si può solo cercare di ottenere un trattato di pace meno umiliante e rimettersi alacremente al lavoro per ricostruire il proprio futuro. Anche quando vi sono lesioni dei diritti contrattuali sottoscritti tra le parti. E non è affatto la prima volta che accade. Voglio ricordare a Cofferati che il 31 luglio del 1992 – insieme a Bruno Trentin …

«Studenti a prova di fiducia», di Roberto Ciccarelli

Dopo il 14 dicembre e l’incontro con Napolitano, i giovani più «sfiduciati» d’Europa preparano le nuove iniziative per bloccare la riforma dell’università. A partire dallo sciopero Fiom del 28 gennaio Il movimento no-Gelmini ha dunque avuto un esito rassicurante. Dopo avere distinto i «violenti» protagonisti del tumulto del 14 dicembre a Roma dagli studenti «non violenti» che hanno parlamentato con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una settimana dopo, l’ordine del discorso è stato riportato allo zero. Gli studenti, cioè i ragazzi tra i 18 e i 30 anni più disoccupati d’Europa (il 28 per cento, mentre più alto è il tasso di «sfiduciati» che il lavoro nemmeno lo cercano o, più semplicemente, lavorano «in nero») hanno avuto un buon voto sui quaderni delle loro doglianze e sono andati in vacanza soddisfatti. L’«unico interlocutore» ha ribadito che sul loro futuro si gioca il destino della democrazia. All’apice della commozione nazionale, nessuno però ha ricordato la «profezia» del presidente dell’Inps Antonio Mastropasqua il quale ha sostenuto che «se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati …

Blocco dei tribunali, parte il duello Alfano-Tremonti

L’Anm (associazione nazionale magistrati) annuncia il “rischio di paralisi totale della Giustizia” a causa del blocco informatico causato dai tagli imposti dal ministero dell’Economia a quello della Giustizia. La colpa, secondo il sindacato delle toghe, questa volta non sarebbe però del Guardasigilli Angelino Alfano, ma del collega Giulio Tremonti. Alfano risponde al presidente e al segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, spiegando di “aver chiesto aiuto a Tremonti, senza averlo finora ricevuto”. Si consuma così l’ennesimo strappo tra colui che è considerato da molti il delfino, il successore naturale di Berlusconi, stiamo parlando di Alfano, e colui che al momento ne è considerato l’antagonista, Tremonti, pronto a farsi strada al posto del premier. Il Guardasigilli sulla questione blocco informatico però non cede al pessimismo e annuncia sibillino: “Non dispero – spiega riferendosi a un intervento del ministro dell’Economia – perché conosco la sua sensibilità per l’informatizzazione. Intanto faccio da solo. Farò l’impossibile e confido proprio di riuscirci, anche se i margini di manovra sono strettissimi”. “Salveremo il servizio. Siamo al lavoro e …

La lezione di stile di un innocente *

In un’Italia perennemente in ostaggio dei “15 minuti di celebrità” predetti a chiunque da Andy Warhol, era pressoché scontato che passasse sotto silenzio il gesto di ribellione di Marco Previati. Che si è rivelato un modello di anti-retorica. Arrestato il 31 dicembre perché «fortissimamente sospettato» dagli inquirenti per l’attentato alla sede della Lega di Gemonio e scarcerato il 3 gennaio perché le accuse a suo carico erano, secondo il gip, dettate da «delazioni nate per piaggeria», il 21enne operaio ha preferito dribblare la selva di taccuini e telecamere che lo aspettavano all’uscita del carcere dei Miogni. «Sono contento di essere uscito, ma sono stanco e adesso voglio solo riposare», queste le uniche parole pronunciate dal giovane mentre lasciava il penitenziario varesino. Con in mano una busta di plastica gialla contenente i suoi pochi effetti personali e tanta rabbia per le tre notti passate in cella. Il suo silenzio è parso ancora più assordante se paragonato alla continua ricerca dei riflettori a cui altre vicende recenti ci avevano abituato. E qui il pensiero va ad Avetrana …

«Tremonti-Berlusconi, restano le distanze», di Marco Galluzzo

Doppio no alla riduzioni delle tasse e quoziente familiare MILANO – Berlusconi sogna di intercettare la ripresa, di irrobustirla, ripete che la Confindustria ha le sue ragioni, che bisogna dare ossigeno alle imprese, e anche alle famiglie, a tutti insomma, perché oggi finalmente si può fare, il peggio della crisi è alle nostre spalle e si scorgono i primi segnali di una stabilizzazione verso l’altro delle curve dei prodotti interni. Berlusconi compulsa i dati economici e sofferma l’attenzione su quelli positivi. Tremonti no. O non solo. Riconosce i segnali ma sottolinea anche quelli negativi: l’occhio puntato dei mercati internazionali, la nostra condizione di eterno osservato speciale, l’impossibilità di dare alibi a chi può giocare brutti scherzi al nostro Paese. Il Cavaliere definisce «chiacchiere» dei media le indiscrezioni sulle frizioni con il suo ministro. E magari anche di questo avranno parlato ieri pomeriggio, in una telefonata che è parsa agli staff conciliante, eppure nessuno dei due fa mistero di pensarla in modo opposto sulle capacità della nostra finanza pubblica, su quello che Palazzo Chigi può fare …

«La Lega cala, si divide e c’è chi chiama il Pd», di Francesco Lo Sardo

Nel Carroccio non esiste un’unica strategia. E sul federalismo si cercano sponde nell’opposizione. C’è un dato utile per capire quel che sta accadendo nella Lega: il vero elemento di destabilizzazione del governo Berlusconi, che sta in piedi per tre soli voti di maggioranza. Gli ultimi sondaggi segnalano che l’inarrestabile corsa del Carroccio verso il 13 per cento (12,8 certificato da Euromedia) s’è fermata ed è iniziata la discesa. Dati Digis (dal 12,4 di fine novembre all’11,5), dati Emg (11,4) e Lorien (dal 12,7 del 13 dicembre all’11,7 della vigilia di Natale). Dati che allarmano Bossi, che innervosiscono la Lega, la rendono inquieta, instabile e che, per la prima volta, la paralizzano: rendendola incapace di decidere. Con conseguenze nefaste per Berlusconi, che è appeso alle scelte leghiste. Elezioni o no? Dalla rottura di Fini e fino a qualche mese fa nella Lega c’erano due fronti. C’era chi puntava alla mietitura dei voti prima che la stagione peggiorasse con danni al raccolto e chi non voleva scossoni a Roma per tenersi un interlocutore governativo certo. La Lega …

«Battisti e la Francia. L’ignoranza militante», di Barbara Spinelli

La lettera più difficile, più scabrosa, Bernard-Henri Lévy avrebbe dovuta scriverla non al Presidente Lula ma, informandosi sulla storia italiana, al Presidente Napolitano. Non mi consta l´abbia fatto. Il gesto più difficile e scabroso sarebbe stato quello di visitare, oltre a Cesare Battisti, le sue vittime. Non mi consta abbia fatto neanche questo. Né che abbiano fatto cose simili Philippe Sollers, Daniel Pennac, Fred Vargas, e i tanti francesi che guardano all´Italia come a un paese di scimmie, privo di magistrati dignitosi: bellissimo e incivilissimo, diceva Stendhal. I francesi in questione sono esteti e assai selettivi: contro la mafia o la cultura dell´illegalità dilatata da Berlusconi, mai alzano la voce. Usiamo la parola scabroso perché letteralmente deriva da scavare, cercare sotto la superficie. Con le sue dichiarazioni giubilanti e la lettera a Lula, Lévy pensa d´aver pensato, chiude il ragionamento in un boccale come una pietanza che si riscalda di tanto in tanto. Non ha preso neppure una pala, per smuovere la terra alla maniera in cui Rilke, meditando il buio, «ascolta come la notte …