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Bersani: «Sul lavoro basta con le ipotesi Adesso giù le carte», di Simone Collini

«Adesso basta discutere di ipotesi, bisogna vedere il testo della riforma del lavoro». Pier Luigi Bersani definisce «positiva» la lettera con cui Mario Monti riconosce l’apporto dato dai partiti in questa fase di emergenza, anche se assicura che non ne sentiva
«particolare bisogno»: «Su questo punto sono sereno, noi siamo stati leali, generosi, se avessimo voluto andare a votare ne avremmo avuto l’occasione. Ora siamo impegnati sulle riforme, e le faremo, dicendo la nostra». Ma soprattutto, il leader del Pd lancia al governo un preciso messaggio sulla riforma del lavoro, perché lo stillicidio di indiscrezioni che va avanti da giorni non fa bene a nessuno. Bersani è a un convegno organizzato dal suo partito sulla giustizia, e a chi lo avvicina spiega che sulle modifiche all’articolo 18 non ci sarà «persuasione» che tenga: «Noi siamo flessibili ma su certi punti, sui diritti dei lavoratori, non ci spezziamo».
NESSUNO SCAMBIO
Il convegno sulla giustizia è l’occasione per mettere in chiaro che non ci sarà uno scambio tra Pd e Pdl sui temi di questo settore – a cominciare dalle norme sulle intercettazioni – e la riforma del lavoro. Ma in questa giornata in cui su alcuni giornali compaiono nuove indiscrezioni circa le modifiche che il governo vorrebbe apportare all’articolo 18 (potrebbero valere solo per i nuovi assunti e non più per tutti) dal Pd arrivano anche un paio di messaggi. Dice Bersani a chi gli chiede un commento sulle correzioni di rotta dell’esecutivo: «Basta parlare di ipotesi, anche perché dobbiamo ancora vedere la norma del governo, e questo è piuttosto curioso. Noi abbiamo espresso la nostra posizione,
ora vediamo i testi». Il secondo messaggio arriva dal responsabile economico del Pd Stefano Fassina, che definisce «una pezza peggiore del buco» l’ipotesi che le modifiche ai licenziamenti senza giusta causa per motivi economici (solo indennizzo e non più possibilità di reintegro) si applichino solo a un nuovi assunti: «Un intervento che nasceva con l’obiettivo di ridurre le disparità normative tra generazioni le amplierebbe». Insomma, el caso in cui il governo pensasse di poter trovare una mediazione per questa via, il Pd fa sapere preventivamenteche la proposta non sarà accettata.
Ma poi c’è un altro motivo di irritazione che, parlando con i dirigenti e parlamentari del Pd presenti al convegno sulla giustizia, emerge. Il fatto è che il Gurdasigilli Paola Severino, applaudita ospite dell’appuntamento di ieri, ha incontrato i capigruppo delle forze che sostengono Monti in Parlamento per discutere di intercettazioni, norme anticorruzione, responsabilità civile dei giudici. E la domanda è: perché questo metodo non è stato applicato anche per le nuove norme sul lavoro?
TECNICI-POLITICI SCHEMA PERICOLOSO
La riforma, assicura Bersani, «andrà avanti e anzi verrà rafforza», nel senso che dovrà portare il nostro sistema «all’altezza delle migliori esperienze europee»: «E nessuno può negare che siano quelle danese e tedesca» (in Germania il giudice decide, sui licenziamenti economici senza giusta causa, per il reintegro o per l’indennizzo). Per questo il Pd chiede al governo di applicare anche al lavoro il metodo del confronto a cui si è deciso di ricorrere per la giustizia. Anche perché solo se si abbandona lo schema tecnici-politici – «stucchevole discussione che rischia di essere pericolosa» – solo se si riconosce che bisogna guardare all’«emergenza» e insieme alla «questione sociale», si può «trovare un equilibrioper portare il Paese fuori dalle secche».
È di questo che Bersani vuole parlare con Monti quando il premier
rientrerà dal suo viaggio in oriente. E anche di «cosa fare per dare un po’ di lavoro», perché per il leader del Pd nuove norme non bastano ad affrontare la recessione in atto e invece servono investimenti e politiche per lo sviluppo. Su questo, come sulle altre questioni sul tappeto («se si può cambiare lo Statuto dei lavoratori, si può cambiare o no la legge Gasparri sulla Rai?», è la domanda che rilancia Bersani), il Pd attende dal governo fatti concreti.

l’Unità 31.03.12

“Basta con le ipotesi pasticciate il nostro modello è quello tedesco”

“Monti farebbe un servizio al Paese se fornisse dati tra licenziamenti e nuovi investimenti”, di GIOVANNA CASADIO

“Il punto è sempre lo stesso: il reintegro nel caso di licenziamento illegittimo”. Fassina, il governo sta studiando correttivi alla riforma dell´articolo 18 che affidano ai giudici il compito di smascherare le discriminazioni. Il Pd cosa ne pensa?
«Le anticipazioni sono piuttosto fumose. Ma il punto è sempre lo stesso, cioè la possibilità di reintegro nel caso di licenziamento illegittimo. Se inoltre si pensa di applicare la revisione dell´articolo 18 solo ai neo assunti, è inaccettabile. Sarebbe profondamente contraddittorio proprio da parte di chi come Fornero e Monti, hanno indicato nella discriminazione dei giovani il problema fondamentale da risolvere. Gli interventi sul mercato devono essere ispirati a principi universalistici».
Dov´è il punto di mediazione, quindi? I Democratici a cosa mirano?
«Alla previsione, ripeto, del reintegro in caso di licenziamento illegittimo per motivi economici. È davvero contraddittorio da parte del governo sostenere da un lato che l´intervento sull´articolo 18 eviterà abusi, e proporre una misura che è di fatto una sollecitazione per l´impresa ad abusare di licenziamenti per motivi economici. Depotenziando la sanzione, si sta dicendo all´impresa che può liberarsi di forza lavoro. Non lo avrei condiviso, ma sarebbe stata molto più coerente la soluzione scelta dal conservatore Rajoy in Spagna, e cioè ampliare le fattispecie in base alle quali l´impresa può ricorrere al licenziamento individuale per motivi economici. Almeno la sanzione rimane la stessa, il reintegro».
Sul “no al reintegro” farete le barricate?
«È una strada non percorribile, perché si apre al licenziamento arbitrario, lo legittima. La via da prendere è quella che va verso Berlino e non verso Madrid».
Il clima tra il Pd e il governo si sta svelenendo?
«Bersani è stato chiaro quando ha indicato la necessità di abbassare i toni. Siamo rimasti sorpresi dalle parole del presidente Monti dal Giappone. Continuiamo a non capire questa insistenza sulle virtù miracolistiche dell´eliminazione del reintegro. Il professor Monti farebbe un servizio utile al paese se fornisse una bibliografia dove trovare dati o correlazioni robuste tra l´eliminazione del reintegro nel posto di lavoro e l´afflusso di investimenti. Sembra piuttosto fantasioso che gli imprenditori cinesi o giapponesi siano in attesa di capire se c´è o no la possibilità di reintegro per riversare fiumi di investimenti in Italia».
Questo è uno degli argomenti.
«È diventato un mantra, infondato. Gli investimenti non si fanno in Italia per i problemi della pubblica amministrazione, per il peso del fisco, per l´assenza di infrastrutture, per il malfunzionamento della giustizia, per la presenza della criminalità. Dobbiamo decidere se le sfide dell´innovazione si affrontano attraverso un patto tra impresa e lavoro oppure ci si illude di poter continuare a svalutare il lavoro come via per la crescita».
Fornero si dice amareggiata.
«Anche noi lo siamo molto. C´era la disponibilità da parte di tutti i sindacati, anche della Cgil, attorno al modello tedesco, ma il governo non ha voluto coglierla».

La Repubblica 31.03.12