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“Un super-prefetto per salvare Pompei vigilerà contro le infiltrazioni della camorra”, di Francesco Erbani

Bruxelles ha sbloccato 105 milioni per i restauri: una figura ad hoc controllerà come saranno spesi. Non solo archeologi. E neanche solo architetti. Per salvare Pompei arriverà anche un prefetto. Avrà il compito di vigilare che vengano ben spesi i tanti soldi che l´Europa ha destinato per il restauro e la salvaguardia del sito. E di assicurare che sui 105 milioni appena approvati dalla Commissione di Bruxelles non possa mettere le mani la camorra. Si conosce anche il suo nome: Fernando Guida, attualmente viceprefetto, responsabile dell´ufficio che al ministero dell´Interno si occupa dello scioglimento dei consigli comunali condizionati dalla criminalità.
L´annuncio verrà dato giovedì prossimo a Napoli in un incontro al quale parteciperanno tre ministri, Lorenzo Ornaghi, Fabrizio Barca e Anna Maria Cancellieri, oltre al prefetto del capoluogo campano, Andrea De Martino, e alla Soprintendente Teresa Cinquantaquattro. La quale, però, assicura di non sapere nulla della decisione. E cade letteralmente dalle nuvole. «Giovedì firmerò con il prefetto di Napoli un protocollo d´intesa sulla legalità», dice Cinquantaquattro, «ma di prefetti ad hoc per Pompei nessuno mi ha mai detto niente».
La voce di un prefetto che controllasse gare d´appalto, procedure di assegnazione dei fondi e sicurezza dei cantieri circolava da tempo. Si era parlato anche di un coordinamento fra alti funzionari. Ma la conferma che l´orientamento sia invece quello di designare un prefetto con competenze specifiche su Pompei arriva da fonti molto autorevoli del governo. Troppi appetiti potrebbero scatenarsi intorno a quei soldi e l´Europa non tollererebbe che su una questione del genere la camorra possa prevalere. Quando alcuni mesi fa ha visitato Pompei, il Commissario europeo Johannes Hahn è stato esplicito: eserciteremo un monitoraggio costante sul modo in cui verranno spesi i soldi.
La Soprintendenza di Napoli e Pompei è stata tenuta fuori dalla decisione. E non è questione di poco conto, visto che sarà comunque quell´ufficio a dirigere i restauri e a gestire gli appalti. L´esclusione della Soprintendenza pesa anche per l´esperienza del passato. Nel sito archeologico si sono infatti succeduti prima una serie di direttori amministrativi, definiti anche city manager, e poi alcuni commissari. Il primo commissario fu proprio un prefetto, Renato Profili, al quale è succeduto Marcello Fiori, che proveniva dalla Protezione civile e le cui iniziative hanno lasciato una scia di polemiche e di inchieste giudiziarie. Fra questi funzionari e la Soprintendenza i rapporti non sono mai stati semplici. L´allora soprintendente Piero Guzzo arrivò al punto di presentare le dimissioni per i contrasti insanabili con il direttore amministrativo Luigi Crimaco.
Ora la partita è delicatissima. E lo sblocco dei fondi, già annunciato nei mesi scorsi, non scioglie i nodi, che invece si aggrovigliano. Pompei vive in una condizione di perenne emergenza. Gran parte di via dell´Abbondanza, sulla quale si affacciano le domus colpite da crolli, è chiusa. E in questa zona persiste il pericolo che cedano i muri sui quali preme un terrapieno. Nel frattempo prosegue lo stillicidio di danni alle strutture e di distacchi di intonaco.
Nelle scorse settimane sono stati messi a punto cinque bandi di gara per altrettanti progetti di restauro. Ma il ministro Ornaghi, in visita agli scavi, ha detto che i primi cantieri si apriranno soltanto in autunno. A Pompei sono arrivati anche nuovi funzionari, sia archeologi che architetti. Ma il loro inserimento non è stato semplice, a causa del fatto che pochi di essi avevano approfondite conoscenze del sito.
Mentre Pompei rischia di perdere pezzi ogni giorno che passa, fioccano i progetti nelle aree fuori dello scavo. L´ultimo è patrocinato dal sindaco Claudio D´Angelo. È una specie di archeo-park, la ricostruzione fedele di alcuni edifici pompeiani, il foro, le terme, le domus. Una Pompei finta, una patacca estesa su oltre un chilometro quadrato nella zona a nord del sito, verso il Vesuvio, una zona che nel rapporto stilato tempo fa dall´Unesco veniva indicata come assolutamente inedificabile. D´Alessio è andato anche in America a raccogliere fondi (sembra ci vogliano 15 milioni). Così se Pompei crolla è pronto il suo clone.

La Repubblica 31.03.12