Giorno: 17 Gennaio 2014

"Gli enti lirici tentano la riscossa", di di Giovanna Mancini

Difficile distinguere tra vincitori e vinti in una vicenda complessa come quella del Teatro San Carlo di Napoli, con il sindaco della città (presidente della Fondazione che lo gestisce) che insiste nella proposta di mettere in ordine i conti puntando sulle risorse interne e, sul fronte opposto, il ministero dei Beni culturali che richiama la fondazione al rispetto della legge «Valore cultura». Comunque lo si voglia giudicare, il caso di Napoli è emblematico della frattura creata, nel mondo della lirica italiana, dalle regole introdotte con la legge Bray, approvata lo scorso ottobre per sanare la disastrosa situazione economica delle fondazioni liriche. Il ministero ha previsto, per il 2014, un fondo a rotazione di 75 milioni, per la concessione di finanziamenti di durata massima trentennale, oltre a un altro fondo di 25 milioni. Il tutto però, a condizione che gli enti presentassero dei «credibili» piani industriali di ristrutturazione. La definizione di questi piani ha scatenato l’inferno nei teatri, sollevando in particolare le proteste dei sindacati, preoccupati per possibili tagli o ridefinizioni delle condizioni lavorative ed esasperando …

«L'Emilia sia da esempio per il Paese», di Ilaria Vesentini

Una palestra che sembra un covone di fieno e diventa faro che illumina la notte nella campagna ferrarese. Residenze protette nel Modenese che con i loro muri bianchi a gelosia richiamano i fienili archetipo dei film di Don Camillo e Peppone. Una casa della musica nel Bolognese che ricorda un alveare in cui nove bolle-favo in legno diventano salette acustiche per i bambini delle scuole. Sono sti tre progetti-plastici presentati ieri in viale dell’Astronomia a Roma che entro il prossimo anno diventeranno cinque innovative opere architettoniche a disposizione delle comunità emiliane terremotate, grazie ai 7,766 milioni di euro raccolti dal fondo di solidarietà interconfederale di Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Confservizi per aiutare la ricostruzione post sisma. «Un fondo partito il 30 maggio 2012, il giorno dopo la seconda scossa, e chiuso a metà 2013 che ha raccolto una cifra andata ben oltre le nostre aspettative – dice il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – e che conferma la solidarietà e la comunanza di intenti tra imprese e lavoratori in questo Paese. Un’unitarietà, una coesione …

"I cattolici democratici. Vent’anni fa moriva la Dc ma non ha lasciato eredi", di Claudio Sardo

Era il 18 gennaio 1994. Mino Martinazzoli annunciò la rifondazione del Partito popolare nella sede storica dell’Istituto Sturzo, a Palazzo Baldassini. Poco distante, nell’hotel Minerva di Roma, la mattina di quella stessa giornata, Pier Ferdinando Casini, Clemente Mastella e Francesco D’Onofrio avevano dato vita al Ccd. La Democrazia cristiana il partito che aveva governato per quasi mezzo secolo, guidando la ricostruzione, l’industrializzazione, la crescita democratica del Paese e poi anche la degenerazione del potere chiuse così i battenti. Era appena iniziata la campagna elettorale che avrebbe portato Berlusconi al clamoroso successo. I referendum di Segni avevano imposto la svolta maggioritaria. E il ciclone di Tangentopoli aveva azzerato un’intera classe dirigente. Tuttavia entrambe le filiazioni della Dc, benché in compitizione tra loro, andavano incontro alla sconfitta. Sì, perché anche Casini, che pure accettò da subito la sfida bipolare e uscì dalle urne del ’94 tra i vincitori, si ritrovò in posizione subalterna rispetto a quel Berlusconi, che alla Dc aveva strappato tanti elettori, ma della Dc non aveva neppure un cromosoma. La convivenza col Cavaliere è …

"Musei e servizi: cambiare si può", di Vittorio Emiliani

Lo Stato può incassare più soldi senza spendere un euro? Sì, basta che si decida a emanare i nuovi bandi di gara (fermi da quattro anni) per l’appalto dei servizi nei musei. La legge Ronchey n.4/1993 cominciò a risolvere un annoso problema consentendo finalmente l’ingresso di società private per creare guardaroba, librerie, caffetterie, ristoranti, audioguide, visite guidate e servizi simili. Con una crescita promettente: fra il 2000 e il 2002 i musei coinvolti erano passati da 41 a 139. Col tempo però, come succede da noi, 7-8 società hanno finito per spartirsi la parte più ghiotta dei servizi, evitando investimenti troppo impegnativi (la ristorazione) e ritagliandosi «comode» rendite. Nel 2006 soltanto il 10% dei Musei statali risultava offrire servizi di caffetteria e di ristorante. Mentre le librerie (pardon, Bookshop) c’erano nel 41,2 % dei casi e le mostre temporanee nel 48-49% . Perché? Perché sulle ultime le concessionarie lucrano un’alta quota (anche il 70 % secondo la Corte dei conti) sul biglietto aggiuntivo rispetto a quello di ingresso al museo condizionando la gestione di quest’ultimo. …

"Anno costituente o tutti a casa, Renzi strattona governo e Pd", di Mario Lavia

Bando agli indugi, è il messaggio che Matteo Renzi ha insufflato nelle orecchie dei membri della direzione del Pd, la prima da quando è segretario, nella medesima sala che vide le relazioni di Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani, le polemiche di D’Alema e Bindi, le argomentazioni della Finocchiaro, le frecciate di Fioroni, la vis oratoria di Marini. Un’altra éra. Renzi ha fatto Renzi. Ha avvolto la platea con un discorso a braccio, “tecnologico” e al tempo stesso pane al pane e vino al vino: ha strattonato il suo partito e soprattutto il governo. Il senso politico è tutto qui: o portiamo a casa le riforme o la gente ci spazzerà via. Tutti, mica solo io. Perché è esattamente questo – è la sua convinzione – il senso delle primarie, l’urlo di quei 3 milioni di elettori ai gazebo, abbiano votato essi «per me, per Gianni o per Pippo». Non vanno traditi, adesso. E allora datemi il via libera per trattare, trattare e ancora trattare, come dicevano un tempo i sindacalisti. Trattare con tutti, certo, perché « …

"Prezzi e redditi ancora in picchiata in Europa è l’Italia a rischiare di più", di Federico Fubini

Certi scorci del panorama urbano a volte possono lasciare una sensazione di déjà vu che gela il sangue. L’altro giorno un bar della Garbatella, a Roma, ha messo fuori un cartello: abbonamenti da 15 euro per dieci cappuccini e cornetti. Prezzi quasi dimezzati per una colazione. Nel 1934, anche Mussolini annunciò una decisione che oggi suona curiosamente simile: decretò che i commercianti che non avessero ridotto i prezzi sarebbero stati espulsi dal partito fascista. Quando la grande depressione iniziò a mordere in Italia nel 1930, il duce impose un taglio ai salari del 12% lasciando sperare che sarebbe stato l’ultimo. Nel gennaio del ‘32 i disoccupati erano 640 mila, un anno dopo erano raddoppiati. Nel ‘34 il fascismo impose una nuova riduzione di tutte le remunerazioni, quando ormai il prezzo dell’abbigliamento o della spesa al mercato erano dimezzati o quasi. Prezzi e redditi si stavano avvitando, gli uni all’inseguimento circolare degli altri. Solo i debiti continuavano a salire per effetto dei tassi d’interesse, fino a quando il regime decise ciò che allora fu definito «ammortamento» …

"Quelle indulgenze ai razzisti padani", di Piero Ignazi

La Lega ha infranto ogni dubbio e dissolto ogni ambiguità. Non è più quel movimento, osservato con troppa comprensione anche da sinistra, che rappresentava i bisogni del popolo ed esprimeva le pulsioni, confuse ma fattive, della classe produttiva della mitica padania. È un partito che è entrato a pieno titolo nel circolo del neopopulismo xenofobo di estrema destra. L’incontro del segretario leghista Matteo Salvini con Marine Le Pen azzera la speranza-illusione che la Lega post-Bossi sia un partito più “istituzionalizzato”. La virata estremistica del Carroccio, per ora non contestata in alcun modo nemmeno dalle espressioni più moderate del leghismo, in primis il sindaco di Verona Flavio Tosi, non solo radicalizza in maniera vistosa il discorso politico (e gli attacchi razzisti al ministro Cécile Kyenge ne sono la prova), ma pone un problema “sistemico”. Come è possibile infatti che un partito che si sta alleando con l’estrema destra di tutta Europa governi il cuore produttivo del nostro paese, Piemonte, Lombardia e Veneto. Il semplice fatto che un partitino del 4% abbia in mano le chiavi di …